Di
disco in disco Josh Rouse rivela un effettivo e costante affinamento
della sua sensibilità pop elegante e notturna. Under Cold Blue
Stars non si discosta in fondo enormemente dallo stile vellutato ed
intimista dei precedenti lavori, anche se si accentuano le tonalità
più ricercate della sua scrittura. Un raffinato folk-pop d'autore,
con arrangiamenti semplici e minuziosi al tempo stesso (merito della nuova
produzione di Roger Moutenot), qualche inoffensivo abbellimento dell'elettronica,
tra tastiere minimali e calibrati inserimenti di parti campionate, ma
soprattutto canzoni soffici che inseguono quell'incrocio di tradizione
e modernità portato avanti da altri giovani talenti del pop-rock
americano. Scorgiamo infatti tra le note una comunanza di intenti con
la strada percorsa ultimamente da Jeff Tweedy e dai suoi Wilco (Ugly
stories avrebbe fatto un figurone su Summer Teeth), anche se il feeling
notturno, tra tentazioni soul (Nothing gives me pleasure) e cadenze
jazzate (la stessa title-track), che scaturisce da molti di questi brani,
può a volte ricordare una versione più aggraziata dell'ultimo
Joe Henry, altro geniale alchimista di suoni antichi e moderni al tempo
stesso. Atmosfere raccolte e malinconiche, parecchi guizzi pop
di gran classe (Feeling no pain è un buon esempio) alternati
a ballate umide (splendide Summer kitchen ballad e Women and
men), in cui gli inserti degli archi e della tromba sono la carta
vincente di questo triste e raffinato songwriter del Nebraska, che sembra
riflettere in un modo del tutto non convenzionale la desolazione della
sua terra.
(Fabio Cerbone)
www.joshrouse.com
|