Il nuovo songwriter che aspettavamo, il rock'n'roller che può inaugurare
una nuova stagione dopo i Tom Petty, i Bruce Springsteen, i John Mellencamp,
è lui, Ryan Adams. Ormai non ci sono più dubbi: la qualità e la
prolificità del suo songwriting; l'energia e i delirio dei concerti; la
continuità e la coerenza assunta dallo scioglimento dei Whiskeytown lo
distingono nettamente da tutti quelli che ci provano. Paradossalmente,
poi, è proprio nei dischi minori, nelle outtakes che Ryan Adams si conferma
(come già a suo tempo è successo con Pneumonia)
un songwriter straordinario, visionario e lucidissimo nello stesso tempo.
Demolition, disco che raccoglie brani sparsi tra Heartbreaker,
Gold e un paio di dischi prossimi futuri, è la prova del nove. Ci sono
ritmiche che sembrano uscire dalla New York fine anni Settanta (Nuclear),
ballate sfavillanti (Desire e Cry On Demand su tutte), raffinatezze
da fuoriclasse (Dear Chicago), molta carne al fuoco, niente fumo
e tutto arrosto. La differenza rispetto a Gold o a Hearbreaker è in una
certa informalità negli arrangiamenti e nell'atmosfera in generale, ma
anche questo (soprattutto questo) è rock'n'roll.
(Marco Denti)
www.ryan-adams.com
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