E
pensare che questi quattro ragazzi sono canadesi! Ascoltando la cavalcata
spaghetti-western di Lay Down Your Arms mi veniva da pensare ad
una band dell'Arizona, abbagliata dal fascino del deserto e dalla magia
creata della coppia Leone-Morricone. Niente di più sbagliato: Stories
Often Told è stato registrato negli studi di Greg Keelor
(ricordate i Blue Rodeo?) nel freddo Canada con il supporto di numerosi
ospiti, ma ad essere sinceri i contatti con la terra d'origine finiscono
qui. Al quarto tentativo (hanno già inciso tre dischi per la prestigiosa
Bloodshot di Chicago, tra cui Tremendous
Effort) questa formazione sembra aver raggiunto uno stile ormai
definito, pur con tutti gli inevitabili riferimenti. Il marchio di fabbrica
rimangono quelle atmosfere country&western che permeano molte delle
loro ballate: country-rock da cavalieri solitari (Oak Ridges, The
Story's Often Told) qualche scopiazzatura dei cari vecchi Byrds (Such
a Little Word), con la voce baritonale di Dallas Good in primo
piano ed arrangiamenti scarni che vanno alla ricerca dell'essenza di questo
genere. Aiutano molto in questa operazione le chitarre del fratello Travis
Good, piene di riverberi e vibrati, davvero un maestro nel riprodurre
le ambientazioni di certa surf-western music. Credo tuttavia che la fortuna
dei Sadies sia quella di possedere un intelligente gusto per sperimentare
col passato: in questo modo riescono ad evitare le facili accuse di un
suono troppo monolitico. Fanno al caso strumentali come A#1 e Mile
Over Mecca (con trombe e vibrafono), che rimandano direttamente alla
musica dei Calexico; oppure Tiger Tiger, un garage-rock'n'roll
che non va troppo per il sottile, e le spirali psichedeliche di Of
Our Land. I Sadies continuano ad essere una band dedita al revival
del country-rock d'epoca, ma lo fanno con qualche idea originale in più
rispetto alla media.
(Davide Albini)
www.thesadies.net
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