Spero vivamente ci sia dell'ironia nell'intitolare un disco The
Scene of The Crying. Se poi decidi di dare il via con una canzone
come Two Empty Glasses pensi che l'ascoltatore non abbia già
capito dove vuoi andare a parare? E' una dichiarazione che non lascia
troppi dubbi: arrivano lacrime, amori infranti, bottiglie di whisky per
affogare i dispiaceri ed mille altri luoghi comuni della country music
più classica, quelli che affollano le note del terzo lavoro di
Justin Trevino. Piccola stella della scena tradizionale di Austin,
cieco dalla nascita ed innamorato pazzo dell'età dell'oro del country
texano (Rick Price e Johnny Bush i suoi eroi), Trevino si appoggia ad
un coscienzioso repertorio di cover (più interprete che autore,
dunque) e se ne esce con un disco assolutamente fuori tempo. Duetti con
dimenticate icone country quali Wanda Jackson (in What have
We Done) e Jimmy C. Newman (nella deliziosa Daydreaming)
ed interpretazioni fedelissime di canzoni portate al successo da leggende
come Geroge Jones, Tammy Wynette ed Ernest Tubb sono il suo piatto forte.
Voce melodiosa ed arrangiamenti finissimi, roba extra-lusso insomma, per
chi, beninteso, apprezza la forza della vecchia country music d'orgine
controllata. Pedal Steel (Dick Overbey) e fiddle (Bobby Flores)
a guidare le danze, ballatone strappalacrime (Sound That a Breaking
Heart Makes, Rest of My Tears), honky-tonk da struggimento
(Three's a Crowd, Old Faithful), per una resa complessiva
da accademia del Grand Ole Opry. Forse il problema sta proprio in una
eccessiva attenzione alla forma: suona tutto perfetto e un po' troppo
pulito, nonostante le qualità canore ed il trasporto del ragazzo
non siano messe in discussione. Piacerà agli animi gentili, ai
vecchi nostalgici e naturalmente a tutti querlli che hanno avuto un cuore
spezzato dalla propria amata...
(Davide Albini)
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