FRANCESCHINO SATTA

e il suo "Cantos de amistade"

 

DI

PAOLO PILLONCA

 

Francescano Satta - per naturale ritrosia al protagonismo – s’è deciso soltanto nell’ultimo decennio a pubblicare i suoi versi. Ne aveva sempre scritto, di nascosto , fin dalla prima infanzia. Ma il suo essere poeta era un segreto custodito gelosamente e svelato soltanto ad una selezionata cerchia di amici.

Uno dei primi a sapere della sua passione per l’ amabile dono delle Muse fu Antioco Casula "Montanaru", che Satta conobbe a metà degli anni quaranta quando – giovane maestro – fu destinato alle scuole di Desulo.

Non mancarono le esortazioni, ma Franzischinu resistette, allora e per diversi lustri anche in seguito. Finché gli inviti divennero pressanti e lui ruppe il ghiaccio incontrando subito notevole favore presso le giurie che presiedono ai concorsi in limba.

Così son venute fuori le cose "semplici e vere" che gli son care: il ricordo struggente della rude giovinezza nuorese , cantato, però, senza ombra di mitizzazione e soprattutto senza l’ angustia intellettuale del "laudator temporis acti"; i sogni puliti e tersi dell’ età successiva, vivificati alla luce di una fede in un mondo liberato dalle miserie terrene (Satta è quel che si direbbe un "socialista di Dio"); i canti sociali e i messaggi d’amore che traggono forza da immagini fresche e originali.

Una varietà di filoni attraverso cui il verso del poeta si libra senza le ombre che troppo spesso offuscano la strada a chi si fa sedurre dal fascino di una monodìa alla lunga fastidiosa. Ma in questa varietà sembra di poter cogliere ugualmente un motivo predominante e – si potrebbe dire – unificatore : la capacità – che si mantiene intatta negli anni – di prestar fede ai sogni.

Condizione essenziale per chi fa poesia , la forza di sognare ("E dego sonno galu") conserva al poeta l’animo di quel fanciullino di cui parlava Giovanni Pascoli e gli permette di non arrendersi mai, nemmeno davanti alle disillusioni più crude. Franceschino Satta ha la corazza interiore che gli consente di procedere oltre. E di non invecchiare "dentro", anche , dono peculiare di chi coltiva la poesia. Forte di un tirocinio lungo e sofferto nella palestra ideale del verso ,Franzischinu ha le carte in regola anche dal punto di vista tecnico ( ammesso che i poeti seguano un qualche "binario" prestabilito). In questa raccolta si potrebbe perfino documentare l’evoluzione formale formale cui Satta è andato incontro, dal patrimonio della tradizione nuorese ai modi di espressione poetica tipica del nostro tempo, cui il verso barbaricino si piega con una duttilità senza dubbio eccellente.

Il libro – arricchito da pregevoli "intuizioni" di Salvatore Pirisi – incontrerà sicuramente la buona fortuna che merita e che gli auguriamo di tutto cuore.

(Prefazione "Cantos de amistade", luglio 1983)

 

 

COSA SI PUBBLICA IN SARDEGNA

 

FRANCESCHINO SATTA:

I CANTI DELL’AMICIZIA

 

DI

FRANCO FRESI

 

Da ragazzo, fra i tanti miei desideri,c’era quello di conoscere di persona gli autori delle poesie che leggevo. E li immaginavo, mi inventavo i loro connotati, il timbro della voce. Montale, a esempio, lo "vedevo" magrissimo, quasi secco , poroso come un osso di seppia; sempre Beaudelaire, chissà perché, grasso molliccio, un bel po’ disordinato. Così per i minori, anche gli sconosciuti; se non riuscivo a dare ad ognuno un volto ed una voce, senza peraltro avere la pretesa di azzeccarne l’esatta fisionomia, non riuscivo a gustare i loro versi.

Con Franceschino Satta, poeta nuorese già noto, che pubblica quest’anno la sua prima raccolta di poesie "in limba" ("Cantos de amistade", Cooperativa Grafica Nuorese, con prefazione di Paolo Pillonca), non ci sarebbe da sbagliare: la sua poesia gli rassomiglia in modo impressionante. E’ una poesia "campata" giorno per giorno, ora per ora, luogo per luogo, ricavata, raschiata, anzi, dall’ intimo di ogni più riposta emozione, da ogni più soggettivo vissuto. Il suo è un messaggio buono come lui, religioso come lui, come lui frizzante e salace, vivo e intensamente quotidiano. Leggendo le sue cose più significative, non si può non immaginare Franzischinu intento a "raccontarti l’ultima", a commuoversi per un ricordo, ad ammirare uno squarcio di terra o di monte, a declamare i suoi versi sui tanti palchi di "tavole a canne" dei concorsi di poesia. Ed è proprio dal colloquio con la natura e dall’ incontro con i concorsi di poesia che si affranca e irrobustisce la vocazione lirica di Franceschino Satta. "Su chelu est nettu.Tottu sos isteddos/ luchen d’amore paris chin sa luna./Dego sonniu a s’antica, A una a una/ torro a bier sas fadas de una die". La identificazione tra uomo e natura tra realtà e favola, degna del miglior Montanaru, nasce da un preciso stato d’animo, nel cui sintagma emozionale - chiaro netto nel suo momento di proposta- sentimenti e ricordi, sogni e volute illusioni, forme e segni, operano lo scarto necessario perché uomini e piante, animali e voci della natura possano essere  riconosciuti e riconoscersi in un unico spessore storico vivibile. L’incontro con i concorsi gli ha dato invece il coraggio di passare, dolorosamente ma vittoriosamente, da un modo di poetare secondo "la tradizione nuorese, ai modi di espressione poetica tipica del nostro tempo", come dice nell’ introduzione Paolo Pillonca. Ed è proprio in questa nuova dimensione che Franceschino Satta è riuscito a raccontare la parte più significativa del su credo poetico.

(da "L’Unione Sarda" n° 290 del 1983)

 

PRESENTATO DA PAOLO PILLONCA

E  ILLUSTRATO DA SALVATORE PIRISI

 

"CANTOS DE AMISTADE"

DI FRANCESCHINO SATTA

 

 

IN QUESTO LIBRO IL POETA TRATTEGGIA MOMENTI TRISTI E LIETI DELLA SUA ESISTENZA , IN UNO STILE LIMPIDO OVE IL VERSO SCORRE CON DOLCEZZA E DUTTILITA’.

 

di

DOLORES TURCHI

 

Franceschino Satta, le cui poesie molto spesso abbiamo letto sulle pagine de "L’Ortobene", nonché in varie riviste in limba, si è deciso a raccogliere in volume il meglio della sua produzione. Ha dato in questi giorni alle stampe il libro "Cantos de amistade", presentato da Paolo Pillonca e illustrato da Salvatore Pirisi, il qual, con raro intuito, nel figurativo anima i personaggi e vivifica i momenti intimi di vita familiare cantati dal Satta. In questo libro il poeta tratteggi momenti tristi e lieti della sua esistenza, in uno stile limpido ove il verso scorre con dolcezza e duttilità. Durante la lettura assistiamo al graduale passaggio dalla poesia rimata "che lenta i petti molce" , fino ai moderni versi sciolti, densi di contenuto ed altamente significativi. Il passaggio dalla poesia tradizionale a quella moderna sembrerebbe decisivo, quasi una rottura, a giudicare da questi versi : "Comme chi su ghentone est prus larghittu/ ei sa chintorja m’istat che pintada/ chene rima torrida/ m’intendo prus pasau/ ca non so obbricau/ a camminare tetteru che broccu".

Poi ci si accorge che, nonostante gli sforzi che il Satta fa per staccarsi dalla rima, questa continua ad emergere, qua e là, ed egli non riesce a liberarsene del tutto. E’ una vena che erompe improvvisa, prepotente, al di fuori della sua volontà e si impone , spontanea, anche nella nuova forma poetica. Che il Satta sia un poeta nato si sente ad ogni pagina. Leggendo la ninna nanna a Zubanne Battista, pare di vedere le donne sarde d’un tempo, sedute accanto al "brozzolu", ad improvvisare i versi più belli e più spontanei. E’ il canto di ogni madre sarda che rivela il desiderio segreto di una vita serena ed agiata per il bimbo in fasce.

A questo punto il pensiero corre ad un’altra bellissima ninna nanna, quella del Montanaru. I momenti più belli della vita del Satta sono tutti fissati in queste rime :le ricorrenze familiari , la nascita dei figli, dei nipoti la figura del padre, della madre…E tutta la sua vita, attraversi i versi, appare permeata da una fede intensa, da quella fede che aiuta a vivere nei momenti di sconforto. Fede che alfine trabocca nel canto "Deus onnipotente" , che è una delle poesie più belle, ove senti vivo l’amore per i Creatore. Nella rievocazione di personaggi e ambienti orma scomparsi, il Satta diventa il cantore della vecchia Nuoro, e non manca di darci il ritratto del classico nuorese, quasi a completare l quadro che , con mirabili tocchi, dipinse il Solinas nei suoi versi. Sentimenti di intensa umanità affiorano un po’ ovunque in questi canti e si condensano soprattutto nella poesia "Mammedda proite".

I premi e le segnalazioni che Franceschino Satta ha avuto nei vari concorsi di poesia "in limba" ,che si svolgono in Sardegna, sono parecchi e giustamente meritati perché, a prescindere da contenuti, egli mostra una buona padronanza del verso che la sua penna plasma e armonizza con estrema facilità. A buon diritto è perciò entrato a far parte dell’Antologia dei poeti dialettali nuoresi curata da Gonario Pinna. Non possiamo che augurargli : ad maiora!

(da "L’Ortobene" 1983)

 

 

ESPERIMENTO ORGANIZZATO DA BOCHETEATRO

 

LA POESIA SARDA SALE

SUL PALCOSCENICO

 

Da poeta ad attore, interprete sul palcoscenico delle sue stesse liriche. L’esperimento tentato da Franzischinu Satta , poeta in lingua sarda, si presenta estremamente interessante anche perché rappresenta solo il primo passo di un’operazione di più vasto respiro che la compagnia nuorese "Bocheteatro" intende portare avanti.

La rappresentazione si chiama "Cantos de amistade", come la raccolta di poesie di Satta e verrà portata in scena oggi all 21, nella sala di Bocheteatro, in piazza Santu Caralu, nei pressi di via Chironi.

A fianco di Franzischinu Satta ci sarà sul palcoscenico l’attore Giovanni Carroni, mentre l’ accompagnamento musicale sarà a cura della chitarra di Roberto Cardia. "Questo lavoro – si legge nella presentazione dello spettacolo – rappresenta un tentativo di usare la lingua sarda a teatro. attribuendole la dignità di lingua d’uso contemporaneo. Le poesie e i racconti di Franzischinu Satta costituiscono il giusto mezzo per tentare un primo approccio con un uso della lingua e della cultura sarda non tradizionale né folcloristico".

(da "L’Unione Sarda")