DOMANI LA CERIMONIA

DEL PREMIO OZIERI ASSEGNATO A FRANCESCHINO SATTA

 

LE FRECCE DEL POETA FANCIULLO

DI

LEONARDO SOLE

 

Il premio "Ozieri" di letteratura sarda è stato assegnato quest’anno a un poeta non più giovanissimo, ma che molti conoscono in Sardegna come il poeta dei giovani e dell’ infanzia.

Franceschino Satta – Franzischinu per gli amici – è nato a Nuoro nel 1919. Poi tutta una vita dedicata alla scuola , tra quei bambini che sono anche i protagonisti e i principali ispiratori della sua poesia.

Uomo buono e poeta delicato, Franceschino Satta non ama la pubblicità e solo da pochi anni si è fatto convincere dagli amici a pubblicare le sue poesie. I nostri lettori sono tra i primi ad averle potute conoscere.

All’ amicizia e agli affetti familiari è dedicato il suo primo libro : "Cantos de amistade", uscito da pochi mesi. I buoni sentimenti ("sos granos de su coro") sbocciano, dice il poeta, dalle ferite del cuore:"Su tempus/ m’hat puntu su coro allinnau/ e chene chìschiu/ nadro in corbarjos d’anneu".

E’ questa l’ unica risposta che il poeta fanciullo ( in senso pascoliano) sa dare a chi cerca di bruciargli l’ anima con frecce avvelenate , ed è questa

l’ unica risorsa d’amore che consente di recuperare, tra le tempeste della cattiveria, i campi luminosi della vita.

(da "La nuova Sardegna del 3 dicembre 1983)

 

 

 

 

SPECIALE PREMIO OZIERI

 

 

OGGI AL TEATRO DE CANDIA DI OZIERI

SARANNO CONSEGNATI I PREMI

DEL PIU’ PRESTGIOSO

CONCORSO LETTERARIO IN LINGUA SARDA.

 

ECCO IN UN’ INTERVISTA LE OPINIONI DI

FRANCESCHINO SATTA

VINCITORE DELLA SEZIONE POESIA INEDITA.

 

 

UN PATRIARCA

TRA I LECCI DEL MONTE

DI

PAOLO PILLONCA

Paolo Pillonca

Come il filo tagliente di una scure, i ricordi gli fendono l’anima : allori a mani piene, raccolti dovunque a decine, dispute accese, rivalità accanite per garantirsi il favore del pubblico delle muse.

Mancava il lauro dei lauri, il premio "Città di Ozieri".

E’ arrivato, finalmente. In omaggio alla "vampa delle idee che vivono nel nuraghe della virtù".

E lui l’ ha saputo una mattina, mentre passeggiava tra i lecci del suo rifugio dell’ Ortobene, a due passi dalla statua di Vincenzo Jerace.

Cosa prova un uomo di sessant’anni davanti a una notizia che solletica la vanità?

"Un piacere immenso".

-Ci teneva?

"Moltissimo".

-In fondo aveva pur vinto decine e decine di premi…

"E che vuol dire? Questo è diverso".

-Perché mai?

"Il concorso di Ozieri è più prestigioso, c’è una giuria più qualificata".

-Vuol forse dire che la poesia premiata a Ozieri è la migliore fra tutte quelle presentate ai concorsi?

"Difficile rispondere. Ma intendat, si non est sa menzus, è certamente una delle più felici".

-Nel suo libro "Cantos de amistade", lei ha tentato spesso di definire la poesia. Ci riprovi ora, in prosa.

"Un modo come un altro di comunicare sentimenti".

-Un modo come un altro o il migliore?

"Tenet resone. Il più alto.Chi fa poesia è un creatore, riesce perfino a ricreare se stesso".

-Lei scrive anche in prosa. Quale delle due dimensioni sente più congeniale?

"In prosa si racconta.Si inventano fatti, pur senza un impegno totale: si tratta di avere un po’ di fantasia e molta capacità linguistica".

-Il verso invece?

"Impegna totalmente,coinvolge.Sotto un certo aspetto almeno, direi che allontana dal mondo.In positivo voglio dire.E’ un’ ansia continua di catarsi".

-Che cosa, tra le sue creazioni, le resta più cara?

"Tutte quelle poesie in cui sono riuscito ad esprimere , con maggiore sincerità, i sentimenti che mi legano ai valori più genuini.

-Che sono?

"L’amore fraterno, il rispetto reciproco, l’ incanto delle cose belle e pulite".

-Lei ha vasta esperienza di premi di poesia. Quale funzione ritiene che svolgano?

"Contribuiscono alla riscoperta della nostra lingua.Ma direi anche della nostra identità di Sardi e, più in generale, di uomini".

-Potrebbe essere svolta meglio questa funzione?

"Sicuro".

-E come?

"Bisogna partire dalla lingua sarda.E’ necessario che la si insegni nelle scuole, per mettere i ragazzi in condizione di esprimersi".

-In quali scuole?

"Elementari e medie".

-Torniamo ai concorsi letterari è vero che sono troppi?

"Forse si.Ma è anche vero che non è la quantità a dar fastidio".

-La qualità allora?

"Esattamente".

-In che senso?

"Molto concorsi lasciano il tempo che trovano".

-L’ermetismo potrà anche essere una caratteristica dei poeti, ma a tutto c’è un limite. Vuol essere più chiaro?

"Troppi premi nascono così, dall’ oggi al domani, tanto per dar vita a qualcosa.Che resta nel vago e muore in breve tempo".

-Il rimedio?

"La ricerca seria nell’ambito delle caratteristiche di ciascun premio".

-La poesia non è certo un’ attività che consente, a chi la pratica di dare consigli ai neofiti. Ma facciamo finta che si possa…coraggio.

"Cantare cose semplici e vere".

Se segreto c’è nella poesia di Franceschino Satta, potrebbe essere proprio questo : la capacità di incantarsi e di sognare sulla vita degli umili, sulla giovinezza di uomini e popoli, sul mistero della natura. Un segreto che gli consente di restar giovane nell’animo e di accarezzare con lo sguardo "sos ocros bellos in colore ’e mare" delle generazioni venute dopo la sua e che ora animano il microcosmo di Santi Predu, dove lui – quando torna dal rifugio del Monte Ortobene- continua a tener banco, ricamando parole di miele con l’ autorità di un patriarca.

(da "L’Unione sarda" dicembre 1983)

 

Consegnati domenica i premi del 27° premio "Città di Ozieri" di letteratura sarda

LA PERLA RIMANE LE POESIA INEDITA, QUALCHE SEZIONE STENTA A RINNOVARSI

 

"INVENTATE"MENZIONI E SEGNALAZIONI NON PREVISTE NEL BANDO"

Ozieri (a.c) – Se c’era bisogno di una riprova della vitalità e della grande validità culturale del "Premio Ozieri" di letteratura sarda, l’ottimo livello delle opere premiate, presentate domenica scorsa davanti a un attentissimo e appassionato pubblico, l’ha indubbiamente fornita. Perché, non c’è dubbio, la crescita della produzione poetico-letteraria in lingua sarda ha tratto alimento in buona misura proprio dal premio Ozieri, che da 27 anni, in misura sempre crescente, svolge un ruolo determinante di promozione culturale e costituisce il più autorevole punto di riferimento per poeti e scrittori isolani che vogliono e meritano di uscire dall’anonimato.

Certo c’è ancora una parte della produzione letteraria che stenta a rinnovarsi e a cogliere i distinti segnali di cambiamento che nel nuovo modo di vivere vengono da più parti. E’ il caso – come ha lamentato nel discorso introduttivo il prof. Leonardo Sole, vice presidente della giuria – della prodizione teatrale, ancora improntata a moduli falsamente realistici, ostinata a "scimmiottare"la vita, della quale non riesce a cogliere gli aspetti. Il giudizio poco lusinghiero si estende anche alla sezione emigrati, che continua a presentare dei lavori improntati sui logori moduli del lamento e del rimpianto nostalgico per la terra natale, quando nuove sollecitazioni potrebbero suggerire diverse ispirazioni.

Di ottimo livello, al contrario, le altre sezioni del premio, prima fra tutte quelle riservata alla poesia inedita, oggi come ieri la vera forza trainante del concorso letterario ozierese, che ha giustificato ampiamente il ricorso, da parte della giuria, all’assegnazione di premi speciali, menzioni e segnalazioni non previsti dal bando.

Il primo premio è andato a Franceschino Satta di Nuoro, per la poesia "Ispadas de sole", in cui l’autore- viene detto nella motivazione –

" risale ai meandri oscuri di un’epoca barbara per seminare grani d’affetto e buttare nei dirupi dell’oblio i veleni che intossicano il rigore immortale dell’anima".Di forte suggestione sul pubblico presente, anche la poesia "Chi seu eu?" di Dino Maccioni di Mogoro, secondo classificato, e meritato terzo premio per Giovann Fiori di Ittiri, con "Sonnos de poeta", in cui l’autore "disegna un paesaggio dell’anima in cui affiorano i segni, i ricordi e le speranze del poeta". (omissis)

Un buon successo , quindi, per la 27esima edizione del premio, che richiede però, proprio per questo motivo, come ha caldeggiato il vice segretario Antonio Canalis, la revisione e l’adeguamento della formula organizzativa.

(da "L’Unione Sarda")