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EYES
WIDE SHUT 1999, USA VALUTAZIONE 7 1/2 Sceneggiatura
Stanley Kubrick e Frederic Raphael basata sul racconto di Arthur Schnitzler
Regia
Stanley
Kubrick Produzione Warner Bros con Pole Star Productions e Hobby Films Produttore Stanley Kubrick Produttore esecutivo Jan Harlan Co-Produttore Brian W. Cook Produttore associato Jan Harlan Montaggio Nigel Galt Musiche Jocelyn Pokk Scenografie Roy Walker e Les Tomkins Costumi Marit Allen Sonoro Edward Tise TRAMA Una coppia agiata di coniugi, lui dottore lei disoccupata, tornati da una festa subisce uno scossone da quella che sembrava una banale discussione sui ruoli dei due sessi nel gioco della seduzione, che invece porta ad una rivelazione: la fedelissima moglie, un anno prima, aveva provato una forte attrazione per uno sconosciuto che sarebbe sicuramente finita in un adulterio se quest'ultimo le avesse fatto solo un cenno. Profondamente sconvolto, il dottore viene richiamato sul letto di morte di un proprio paziente, e da qui comincia per lui un viaggio nella notte newyorkese, dove quasi per caso si lasciacoinvolgere in trasgressioni sessuali sempre più spinte fino ad infrattarsi in un'orgia mascherata dalla quale viene scacciato. I toni si fanno quelli di un giallo: gli viene ordinato di non rivelare a nessuno ciò che ha visto durante l'orgia, e l'ex compagno di studi che l'aveva aiutato ad entrarci scompare misteriosamente. Non solo: una donna sconosciuta aveva accettato di essere punita al suo posto per il suo errore, e la notte seguente legge di una modella morta di overdose in una camera d'albergo. Ossessionato dall'idea di trovarsi nel mezzo di un oscuro complotto, il dottore scivola sempre più in una spirale dalla conseguenze per lui inattese... RECENSIONE Di
trasgressivo nel film non c'è proprio nulla, anzi: la pellicola
sembra voler distruggere uno per uno tutti i topoi della trasgressione
moderna. La "discesa agli inferi" del protagonista,
che si lascia trascinare casualmente in situazioni sempre più
ambigue (la figlia di un paziente defunto che gli dichiara il
proprio amore, una prostituta che lo adesca ma con la quale non
concluderà nulla, l'orgia nella quale si ritrova dopo esservi
stato infilato da un amico che non vedeva da anni), altrove sarebbero
state erotiche, ma qui finiscono per essere insignificanti o,
peggio, squallide. Persino il "mito" di lolita degrada
nella mercificazione di una ragazza ninfomane da parte del padre,
senza più la connotazione drammatica dell'omonimo (e kubrickiano)
film, scarnificato alla sua essenza di ricerca onanistica del
piacere. E quando il medico tornerà nell'appartamento della
prostituta, deciso a concludere il loro "contratto"
dopo tutto quello che ha passato, vi trova solo la coinquilina
che ritiene corretto rivelargli che l'amica aveva scoperto quella
stessa mattina di avere l'AIDS, riportando dunque alla sua dimensione
quello che era apparso quasi come un rapporto amoroso.
E la moglie, che aveva invece reiterato il proprio mancato tradimento in sogni di violenze e rapporti con uomini diversi, decide con lui di cancellare le ultime tre notti (perchè questo è il tempo del film) in nome della felicità coniugale, e riporta nel loro rapporto la trasgressione, reale o presunta, da entrambi così ricercata con un disarmante "scopiamo" sbottato nel mezzo di un negozio di giocattoli in piena atmosfera natalizia. Se questo, per sommi capi, può essere visto come il senso del film (ovvero che la trasgressione vera, di fatto, non esiste), altra questione è come viene messo in scena. Va detto che il film soffre di alcune lungaggini di troppo, tutta la parte inerente la ricerca della verità sulla festa orgiastica risulta alla fine fuori sincrono col resto della pellicola, che si trasforma per quasi un'ora in un thriller hitchcockiano, e poco spazio viene dato al personaggio del moglie, interpretata da una straordinaria Kidman (molte spanne sopra al marito come recitazione); in più, alcuni personaggi di contorno, specie il paziente interpretato da Pollack e la prostituta, risultano bozzetti alquanto banali, puramente finalizzati all'utilità nello scorrere degli eventi. Per il resto, la maestria di Kubrick c'è tutta: la mania per i dettagli, per i quadri, fonti di luce intensa presenti in ogni inquadratura, colori quasi sgranati, una colonna sonora perfetta e ricercatissima, nonchè la scena di ballo iniziale che ricorda tanto quella di SHINING. Ben lungi dall'essere un capolavoro, è un film che forse vale più per i suoi dettagli che per la visione d'insieme, il che lascia molto spazio al dubbio che, se non fosse morto prematuramente, forse Kubrick ci avrebbe mostrato un film diverso. |
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