ROSENCRANTZ----> Archivio ----> Il cubo
home angel buffy cinema smallville guestbook links mail blog

IL CUBO
(The cube)

1998, Canada

VALUTAZIONE 9

Sceneggiatura Vincenzo Natali, Andre Bijelic e Graeme Manson

Regia Vincenzo Natali

Interpreti Nicole DeBoer, David Hewlett, Nicky Guadagni, Andrew Miller, Maurice Dean Wint, Wayne Robson

Il sito ufficiale del film

Produttori Colin Brunton, Mehra Meh e Betty Orr


Musiche Mark Korven

Fotografia Derek Rogers

Montaggio John Sanders (II)

Scenografia Jasna Stefanovic

Costumi Wendy May Moore

Trucco Susann Greenwood

TRAMA

Un gruppo di persone che non hanno nulla in comune si ritrova rinchiuso in una strana struttura senza sapere chi ce li abbia portati nè perchè. Ogni stanza è un cubo perfetto, e su ogni faccia si trova un portello che conduce ad una stanza assolutamente identica, ad eccezione del colore: niente indicazioni, nessun nesso, niente. Scoprono presto come in alcune stanze si trovino delle trappole mortali e come su ogni portello si trovi un numero di serie che identifica ogni stanza. Con l'aiuto di Leaven, una studentessa di matematica, e di un autistico scopriranno che essi non solo indicano le stanze sicure, ma anche l'uscita dalla struttura.
Le frizioni fra le varie personalità non tardano a mostrarsi, e presto la frustrazione diventa ira e l'ira diviene furia, con mortali conseguenze...

RECENSIONE

Uscito ovviamente in sordina ed ignorato dal pubblico (e avreste dovuto sentire i commenti in sala di quelli che l'hanno scelto "alla cieca"...), questo gioiello del cinema canadese indipendente, lo stesso che ha dato i natali a David Cronenberg, altro regista "per pochi", si concentra proprio su quell'innerspace, lo spazio interno tanto caro alla SF inglese di qualche decennio fa. Il film non ci da nessuna risposta, non ci consegna nessuna sicurezza: alla fine non sapremo chi ha costuito la struttura, a quale scopo, perchè abbia scelto quelle persone e, soprattutto, se effettivamentel'uscita tanto agognata fosse davvero tale. Ma, d'altronde, è proprio questo lo scopo del film: lacerare le nostre certezze, mettere in discussione quel senso di sicurezza che permea una società adagiata sulle proprie regole, convinta che esse resisteranno nonostante tutto, che ogni cosa alla fine possa essere inquadrata e inserita nel nostro piccolo mondo.
Non a caso è propio il poliziotto Quentin a perdere il controllo, lui che rappresenta più di tutti l'Ordine, e non a caso la chiave della salvezza si nasconde in complessi algoritmi matematici nascosti nei numeri di serie dei portelli: la matematica, il vero, unico Ordine che possiamo trovare nell'Universo e che, ironicamente, verrà compreso appieno solo da un autistico, la cui mente è dominata dal caos.
E l'assenza di un vero scopo per la tortura cui queste persone sono sottoposte, l'inutilità delle loro morti risulta ancora più disturbante, come se un motivo, anche malvagio e perverso, potesse in qualche modo rendere tutto più accettabile.
Gli spunti di riflessione offerti dal film sono innumerevoli e, soprattutto (e qui sta la forza dell'opera), sono aperti all'interpretazione personale di ogni spettatore, che può ricercarvi il proprio significato.
E corre d'obbligo un'analogia con la prima serie di TWIN PEAKS: col pretesto del mistero nell'omicidio di Laura Palmer, Lynch realizzò un'analisi superba ed impietosa della realtà umana ed americana, dove il nome dell'assassino era infine ininfluente per il significato dell'opera. Ma, essendo un prodotto destinato al grande pubblico, si dovette infine dare una risposta (non senza concedersi comunque un'ulteriore tocco di follia), ed è ciò che, grazie al suo essere prodotto minore ed indipendente, non accade in THE CUBE, restando coerente fino in fondo.
Per concludere, vale la pena citare la frase con cui Worth giustifica il suo rifiuto ad imboccare l'uscita del cubo:
"Lì mi aspetta solo la grande stupidità umana".

Sito curato e realizzato da Rosencrantz