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THE RING
(The ring)

2002, USA


Data di uscita nelle sale italiane 21/02/2003

VALUTAZIONE 8


Sceneggiatura Ehren Kruger basata sul romanzo di Koji Suzuki

Gore Verbinski

Interpreti Naomi Watts, Martin Henderson, David Dorfman, Brian Cox, Jane Alexander, Lindsay Frost, Amber Tamblyn, Rachael Bella, Daveigh Chase, Shannon Cochran, Sandra Thigpen, Richard Lineback, Shasha Barrese, Tess Hall, Adam Brody, Alan Blumenfeld, Pauley Perrette, Joe Chrest,
Ronald William Lawrence, Stephanie Erb, Sara Rue, Lindsey Stoddart, Joe Sabatino, Joanna Lin Black, Maura McNamara

Il sito ufficiale del film

Produzione DreamWorks, MacDonald/Parkes e Bender-Spink


Produttori Walter F. Parkes e Laurie MacDonald

Produttori esecutivi Michele Weisler, Roy Lee e Mike Macari

Co-produttore Christine Iso

Fotografia Bojan Bazelli

Montaggio Craig Wood

Musiche Hans Zimmer

Scenografia Tom Duffield

Direzione artistica Patrick M. Sullivan Jr.

Costumi Julie Weiss

Casting Denise Chamian

Sonoro Peter Miller e Lee Orloff

Effetti speciali Jennifer Lee, Burt Dalton, Christopher Anderson e Charles Gibson

Trucco Rick Baker e Jean A. Black

TRAMA

Una ragazza muore misteriosamente di infarto, un'amica di famiglia che fa la giornalista viene incaricata dalla madre di indagare, di capire il motivo di questa morte inspiegabile. La donna scopre che una settimana prima di morire la ragazza, assieme ad altri amici, aveva visto una strana cassetta mentre si trovava in una baita in montagna: al termine della visione, ricevettero una telefonata che li avvisava sarebbero morti dopo una settimana. La giornalista trova la cassetta, che contiene una serie di immagini inquietanti, e al termine della visione riceve la stessa telefonata. Inizia una corsa contro il tempo per comprendere il senso di quelle immagini e scoprire come evitare il destino che la attende...

RECENSIONE

Remake di una pellicola giapponese di grande successo in patria (RINGU, del 1998, a cui seguirono altri due film e due serie per la TV), il film inizia nel solco del più tradizionale horror americano (con una citazione nemmeno tanto nascosta di SCREAM), finendo poi per tradire la propria origine orientale non solo nella trama (la figura del fantasma è rappresentata in modo ben poco occidentale, specie nel finale) ma anche in buona parte delle invenzioni visive. Molto deve anche al filmato della famigerata videocassetta, che attinge dall'immaginario espressionista con un pizzico di BLAIR WITCH PROJECT, che da solo regge buona parte delle inquietudini iniziali del film, in definitiva costruito su elementi semplicissimi (immagini misteriose a cui i protagonisti trovano lentamente un senso) che proprio per questo fanno presa sullo spettatore senza l'uso di effettacci (una tradizione che è tornata a consolidarsi nel cinema americano).
La regia è a pieno servizio della storia, usando gli ormai consolidati movimenti lenti di macchina che si soffermano su dettagli di oggetti e persone per aumentare la tensione nelle immagini, ed è bravo Verbinski a non allentare la presa quando il mistero si avvicina alla soluzione, rialzando d'improvviso il terrore nel finale che, da solo, vale l'intera visione del film. Gli interpreti non brillano particolarmente per l'impegno, e l'ennesimo bambino dallo sguardo profondo paga il dazio ad una traidizione aperta da Shyamalan, altro regista cui questo film si richiama in più di un'occasione: è la storia stessa a far pulsare di vita il film, trovando nuova linfa in una (antica) tradizione orrorifica giapponese che per molto del pubblico è ancora da scoprire e che molto peso ha nel finale, atipico nella tradizione americana degli happy end e della redenzione, tutta cristiana, dei morti.
Il successo che ha baciato questa pellicola assicura quantomeno un sequel, che si spera non riduca a macchietta la bella figura dello spirito di Samara, e fa sperare che avremo la possibilità di vedere quantomeno la pellicola capostipite il cui remake, per una volta, vibra di sincera passione filmica.

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