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L'UOMO
CHE NON C'ERA 31/10/2001,
USA Data
di uscita nelle sale italiane
30/11/2001 Sceneggiatura
Joel e Ethan Coen VALUTAZIONE 8 Produzione
USA Films Produttori
esecutivi Tim Bevan e Eric Fellner Co-produttore John Cameron Produttore associato Robert Graf Fotografia Roger Deakins Montaggio
Roderick
Jaynes e Tricia Cooke Musiche Carter Burwell Scenografie
Dennis Gassner Costumi
Mary
Zophres Sonoro Peter Kurland Trucco Jean Black Effetti speciali Janek Sirrs TRAMA Crane è un uomo normale, che conduce una vita normale in una casa normale dell'America fine anni '40: la moglie fa l'impiegata contabile in un grande magazzino, è una donna ciarliera quanto lui è silenzioso ed ha una storia col proprio principale. La cosa non pare turbare troppo l'uomo la cui piatta esistenza viene scossa dalla possibilità, prospettatagli da uno sconosciuto, di investire una forte somma per l'apertura di un'innovativa lavanderia a secco: per procurarsi il denaro, Crane ricatta anonimamente l'amante della moglie, e tutto pare filare liscio fin quando l'uomo non scopre il suo gioco e, dopo una colluttazione, Crane lo uccide per difendersi. La normale vita di Crane da quel momento non sarà più la stessa... RECENSIONE Intenti
ancora una volta a sviscerare la propria, particolarissima "poetica
dell'uomo comune", i fratelli Cohen realizzano un altro piccolo
capolavoro, costruito con abilita magistrale a partire dalla sceneggiatura
fino alla regia, un vero esempio di straordinaria eleganza e capacità
espressiva. La scelta del bianco e nero non è solo un'effimera
velleità autoriale, ma diviene esso stesso parte integrante
della narrazione, intrisa di bianchi e neri, luci e ombre dosati
magistralmente a seconda degli svincoli della storia. Se un appunto
si può fare al film è quello di perdersi troppo
nel piacere puro della narrazione, che in alcuni momenti prende
il sopravvento sulla vicenda rallentandone i ritmi peraltro perfetti.
Ma si tratta di un difetto del tutto trascurabile visto che, comunque,
la raffinatezza del tocco resta inalterata per tutta la durata
della pellicola, e si rimane inevitabilmente ammaliati dalla calda
voce narrante dell'invisibile protagonista.
Grande merito va poi dato a Thornton, capace di un'immedesimazione nel personaggio da Oscar, che riempie di sfumature l'espressione di pietra dell'apatico protagonista; gli altri sono i più o meno consueti caratteristi di cui i Cohen amano circondarsi, presi in parte dai film di serie B e in parte in prestito dalla televisione (ricordiamo qui Gandolfini de I SOPRANOS e Badalucco di THE PRACTICE): le "facce da Cohen" che, assieme all'inevitabile sequenza onirica, sono ormai il loro marchio di fabbrica. Un film in definitiva non perfetto (siamo lontani dal vero capolavoro che era, per esempio, IL GRANDE LEBOWSKY), ma che riprende il filo di uno stile inimitabile che si era un po' perso nei vischiosi meandri dell'autorialità col discutibile (ma pur sempre piacevole) FRATELLO, DOVE SEI?, e che torna a dare a tutti una sonora lezione di vero cinema. |
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