La madre


Uscito a puntate su "Il Tempo" dal settembre del 1919, il romanzo fu pubblicato da Treves nel 1920. Nel 1928 fu tradotto in inglese e presentato al pubblico con una introduzione di David Herbert Lawrence.
E' un intenso dramma di coscienza che si risolve nel giro di due giorni. Il numero ridotto di personaggi, la mancanza di pause descrittive, la concentrazione degli eventi intorno al nucleo della storia, conferiscono al racconto una forza particolare e una grande suggestione difficilmente evidenziabili nella sintesi della vicenda, che si riduce al rendiconto di una tentazione d'amore vinta da un sacerdote grazie al sacrificio salvifico della madre.
Per certi aspetti Paulo, il parroco di Aar è simile ad Elias Portolu: come lui combattuto tra una vocazione alla santità e un'oscura esigenza di affetti terreni e abbandoni sensuali; come lui tarato da una scelta di vita non effettuata in piena libertà, ma per condizionamenti di vario genere; come lui debole nelle decisioni da prendere, pauroso della vita, timoroso di scandali.
Agnese, la creatura indifesa che ha implorato da lui aiuto e amore, si è rivelata una minaccia per la sua reputazione, perchè ha promesso di rivelare a tutti il suo peccato. E' simile ad altre figure deleddiane di donne forti nel diffendere il proprio amore; Annesa di "L'Edera", Maria Maddalena di "Elias Portolu", Marianna sirca. La madre, col suo spirito do sacrificio, l'innata rettitudine, certa una durezza di carattere, la forza di dominio sul figlio da "idolo misterioso", sembra anticipare talune caratteristiche di Annalena Bilsini. E' lei che sorregge lo spirito vacillante di Paulo e sembra infondergli il coraggio di affrontare il proprio, alto dovere, anche a prezzo di uno sforzo immane, di cui la scrittrice ha saputo rendere efficacemente la portata, in un linguaggio forte, anche se un pò enfatico:

"...le pareva di essere invecchiata di venti anni, in quella lunga giornata di emozioni. Ogni ora le aveva dato un colpo alle reni, ogni minuto le aveva levigato l'anima come lo scalpello del tagliapietre levigava i massi aspri là dietro il ciglione..."

Anche se ostenta con il figlio di credere ai suoi propositi di ravvedimento, per incoraggiarlo e trasmettergli la propria confidente sicurezza, si logora nel trepido timore dell'ignoto che può sopravvenire.
Il dramma raggiunge la massima tensione nella conclusiva cerimonia religiosa officiata da Paulo, spaventato per la minaccia di Agnese, ma deciso a non cedere e ad accettare l'umiliazione dello scandalo come pena per la trasgressione; la madre dal fondo della chiesa partecipa alla sua lotta interiore con tutta se stessa, fino al sacrificio estremo della vita:

"..immobile e dura, ferma sulle sue ginocchia, pareva che vigilasse l'ingresso della chiesa e la chiesa tutta, pronta a sostenere anche il crollo, se fosse avvenuto [...]. Il viso era fermo e duro, gli occhi socchiusi, i denti ancora stretti nello sforzo di non gridare."

Di rilievo, nell'esiguo numero di protagonisti, nonostante il valore simbolico che la sua presenza assume nella dinamica della vicenda, è il giovanissimo Antioco, dalla fede innocente e dalla vocazione sicura, incontaminata; al suo confronto il sacerdote si vergogna della sua debolezza e tenta rovinarne l'ardente purezza dell'animo trasmettendogli i suoi dubbi.
Ma ben al dilà delle caratteristiche psicologiche dei personaggi e ben oltre il problema morale che li esamina, il libro riesce a fissare un'atmosfera di grande tensione, di estrema incertezza e ansia, che corrisponde a certi motivi ricorrenti della narrativa deleddiana.
Primo fra tutti il problema della debolezza degli uomini di fronte alle tentazioni -davvero infernali- di oscure forze demoniache temute con un superstizioso timore. Un fitto gioco di simboli e un'intricata rete di immaginazioni mostruose, ricordi conturbanti, premonizioni e figure fantastiche, servono a costruire le ossessioni dei personaggi, cui corrisponde un altrettanto terrificante paesaggio, travolto da un vento insistente:

"..gli ontani in fila davanti al parapetto della piazza della chiesa si sbattevano furiosi al vento neri e sconvolto come mostri; al loro fruscio rispondeva il lamento dei pioppi e dei canneti della valle: e a tutto quel dolore notturno, all'ansito del vento e al naufragare della luna fra le nuvole, si confondeva l'angoscia agitata della madre che inseguiva il figlio...
...Si sentiva sbattere alle spalle l'ala nera del suo mantello: e per alcuni momenti stette così come un avvoltoio inchiodato alla porta."


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