Il vecchio della montagna
Il romanzo, essenziale nell'intreccio imperniato su
pochi personaggi, presenta con un rigore piuttosto nuovo nella giovane
scrittrice, una drammatica vicenda d'amore, gelosia e morte, ambientata
tra Nuoro e le montagne circostanti.
Come in molte novelle precedentemente composte, l'autrice si è
ispirata alla vita che i pastori sardi consumano nella solitudine della "tanca"
sorvegliando le greggi nei pascoli montani, riparandosi in una primitiva
capanna priva di ogni comodità. Il tema, così
radicato nella diretta esperienza di vita della Deleddda (come il lettore
potrà riscontrare attraverso la lettura dell'ultimo romanzo, "Cosima") è
destinato a segnare gran parte della produzione letteraria posteriore al trasferimento
(1900) nel continente, è trattato in questo romanzo in un'ottica
che non è soltanto quella documentaria (folkloristica o veristica che fosse)
tipica delle prime opere, nè soltanto quella enfatizzante
e simbolica di alcune novelle.
Infatti lìorrore dei dirupi, l'estraneità alla vita sociale, l'atten
zione ad un proprio mondo interiore pervaso da leggi arcaiche e impulsi ancestrali, cor
rispondono obiettivamente alla situazione esistenziale di Pietro Carta, il vecchio della
montagna, che è cieco:
"zio Pietro, seduto davanti al fuoco, con le mani appoggiate una sull'altra sul
bastone fermo fra le gambe, pareva una figura preistorica, con gli occhi chiusi
nel sogno d'apocalittiche visioni."
La sua autonomia è molto limitata, ristretta all'interno della misera casa e agli immediati dintorni;
se è capace di assolvere ancora semplici compiti -con una ritualità gestuale descritta
dall'autrice con attenta partecipazione- e può spingersi con l'aiuto del bastone fino al piccolo orto,
appena è solo soffre, comprensibilmente, di una "vaga inquietitudine" o di un "arcano timore",
destinati ad ingigantire, quando avverte che il figlio Melchiorre si sta allontanando da lui.
Così in una delle prime apparizioni nel romanzo:
"In alto, al di là delle rocce, il vecchio sentiva il bosco stormire, percosso
da un brivido di brezza: e questa voce lamentosa e monotona gli echeggiava dentro,
nel buio dell'anima inquieta, dandogli un senso disperato di tristezza e di abbandono.
Per lui la luce era la presenza del figliuolo. Ma da qualche tempo
sentiva che Melchiorre, incalzato dalla sua passione, lo abbandonava anche lui,
e talvolta provava un terrore simile a quello d'un bimbo smarrito in luoghi deserti."
La passione che allontanava Melchiorre dal padre nacse dal difficile rapporto con una
giovane donna, Paska: attrazione sensuale e repulsione, amore e gelosia lo confondono e lo stordiscono,
mentre lo dilania la sofferenza di vedere che Paska gli preferisce altri, molti altri,
persino un suo servo, il giovane porcaro Basilio, dall'anima "selvaggia e incosciente".
"Creatura bella e affascinante chepossedeva la malefica potenza di far perdere il sonno a chi l'avvicinava",
Paska simboleggia più che la perversione o la crudeltà femminili (tipiche di tante donne fatali della
letteratura ottocentesca) un trasgressivo ideale di libertà
ed emancipazione. Deciso a recuperare il suo equilibrio, Melchiorre decide di dimenticarla e chiede in moglie un'altra donna.
Per vendicarsi, poichè segretamente anche lei lo ama, Paska mette in giro voci diffamatorie su Melchiorre, lasciando intendere
che è lui il responsabile di certi furti di bestiame che da tempo si verificano negli ovili della zona.
Le accuse sono rafforzate da Basilio che è il vero ladro ed ha nascosto la refurtiva
proprio nella tanca dei padroni, e Melchiorre viene arrestato.
Le oscure paure di Pietro sono così destinate a realizzarsi,
perchè è effettivamente lasciato solo nell'ovile. Più forte el terrore che lo sconvolge è però
il desiderio di essere utile al figlio. Di qui la decisione, impensabile, di andare a Nuoro da solo, seguendo da lontano i passai di Basilio,
per testimoniare. Con grande forza drammatica l'Autrice descrive il pellegrinaggio terribile del vecchio che attirato da qualcosa di
"arcano e d'irresistibile" (il pensiero del figlio, l'attrazione del vuoto o la volontà di sfidare il pericolo) vaga tra le rocce, perde ogni riferimento
e finisce in un burrone.
L'incidente ha una valenza particolare, di rito sacro, di sacrificio espiatorio e propiziatorio:
come se il vecchio avesse offerto la sua vita perchè tutto tornasse nell'ordine e le passioni si
placassero.
Basilio maturerà in effetti nella disperazione del rimorso il proposito di riconoscere le sue colpe e riabilitare
il rivale, mentre Melchiorre e Paska, che ormai si sono chiariti
i reciprochi, profondi sentimenti, potranno godere nella legalità del loro amore.
La serrata, intensa storia che uscì a puntate sulla "Nuova Antologia" nel 1899 e fu pubblicata in volume nel
1900, ha già in sè il segno deciso della narrativa deleddiana incentrata su precise tematiche:
il senso della fatalità del destino, la forza primigenia e irriducibile della passione
che porta alla colpa, il sacrificio eroico che ristabilisce la norma.
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