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  Inchieste


 

Io, poliziotto vi racconto lo scandalo di Salernitana-Roma

di Gianmarco Chiocci

Attenzione, "curva" pericolosa. Attaccarsi al treno per raggiungere Napoli o Salerno con una sciarpa rossogialla al collo andrebbe sconsigliato ai passeggeri tutti appassionati di Totti. Ciò che attualmente accade sui convogli speciali, nelle stazioni blindate, lungo i binari di ferro e asfalto che in un modo o nell’altro scortano Boys e girls della Roma sin dentro il San Paolo o l’Arechi, rasenta l’isteria collettiva. Specie quando, dall’altra parte della barricata, invece dei supporters campani bisogna guardarsi dalle manganellate dei poliziotti partenopei in assetto antisommossa. Quando alla caserma del Reparto Mobile del centro polifunzionale di Castro Pretorio incontriamo uno dei "celerini" più celebri e abituati ai corpo a corpo con manifestanti più variegati (disoccupati, allevatori, squatter, kurdi, ultras ecc...) il contraddittorio passa dal malessere quotidiano agli incidenti della vergogna. Quelli di domenica 24, per intendersi, quelli fra poliziotti (nonché supporters) romani e colleghi napoletani. "Mai vista una cosa del genere" commenta amaro. "Roba dell’altro mondo, noi contro loro, stessa divisa, stessa pagnotta..." Sibila con un filo di voce colui che per comodità e incolumità personale chiameremo Antonio.

Legga qua. La rivista si chiama Rosso&giallo. Parla della gazzarra di Salerno. Lettere e articoli: legga e smentisca, se è il caso.
(Il tempo di lavorare con gli occhi la paginetta e...). "Smentire? E che vuoi smentire. Quel giorno chi se lo dimentica più, faccia un giro fra i nuclei (i reparti in caserma, ndr) e chieda. Senta che le rispondono. Un inferno. Eravamo di scorta alla solita carovana con quelli d’Opposta Fazione, i Boys, il Commando... Sapevamo dei rischi ma in curva s’è scatenato il finimondo per colpa — mi raccomando non lo scriva — dei colleghi di giù".

Che poi sarebbe la Celere di Salerno?
"Salerno non c’entra nulla, il nucleo che ha combinato quel popo’ di casino arriva dal Reparto Mobile di Napoli. Se non sbaglio la squadra del Napoli giocava fuori casa, nessuno era comandato a presidiare il San Paolo".

Popo’ di casino. Lei ha il dono della sintesi: ma in soldoni a cosa si riferisce?
"Allo stadio s’era venuta a creare la solita tensione anche per la cattiva ubicazione dei tifosi ospiti, piazzati al piano di sotto a mo’ di facile bersaglio. Quelli (gli ultras della Roma, ndr) rumoreggiavano e inveivano contro la gente dell’anello sovrastante che sputava, lanciava monete, petardi. Il clima si stava surriscaldando ma era ancora lontano dal degenerare in rissa. Purtroppo i romanisti se la sono presa (a parole) coi nostri colleghi ed è stato l’inizio della fine".

Botte da orbi?
"E passi. Il guaio è che se la sono presa pure con noi che cercavamo di portare calma. Non c’è stato un gran che da fare: siamo dovuti indietreggiare fino alla vetrata, costretti a ripiegare, a schivare le mazzate degli sfollagente. Sinceramente pensavo di sognare. Noi contro loro, loro contro noi. Uno spettacolo deprimente per la polizia, una colossale mancanza di organizzazione. Volevamo solo evitare sfracelli, ed è stato peggio. Mi creda, il sottoscritto non è un pivellino, uno che si commuove facilmente: quando c’è da pistare, io sono il primo e non mi tiro mai indietro anche perché, è provato, che una tortorata quando ce vo’, ce vo’. Ma stavolta abbiamo toccato il fondo. E la sa la cosa simpatica, per modo di dire?".

Dica.
"La Celere, che non è proprio un corpo scelto e d’élite, è composta per l’80 per cento da gente del sud. A Salerno è capitato che di scorta ai tifosi della Roma, ci fosse anche gente del Reparto Mobile di Castro Pretorio originaria di giù. Una doppia beffa".

C’è chi parla di accanimento premeditato, concorda?
"Non credo. L’esperienza ci dimostra che, a parte un breve periodo, fra i tifosi romanisti e napoletani raramente è corso buon sangue. Spesso ci sono stati scontri, agguati, cariche. È "normale" una certa attenzione delle forze dell’ordine napoletane, una predisposizione, diciamo così, all’uso delle maniere forti. Ma a Salerno il limite è stato superato per una cattiva, direi pessima, organizzazione del servizio".

Scusi Antonio, ma nessuno di voi ha protestato?
"Sappiamo che ad alto livello, grazie ad articoli, trasmissioni radiofoniche, denunce e interrogazioni parlamentari, sono stati chiesti chiarimenti e minacciato eventuali sanzioni. Ma sono voci. A che serve protestare? Con chi ce la prendiamo? Ciò che posso dirle con certezza riguarda il morale dei colleghi: è a terra. Più basso del solito. Già siamo tanto tartassati che ci mettiamo a litigare pure fra di noi. Cinque colleghi del Reparto Mobile di Firenze, per dirla tutta, sono finiti sotto inchiesta perché avrebbero usato il manganello senza motivo contro due tifosi a passeggio. Altri agenti passano guai analoghi in altre zone d’Italia. È la bancarotta".

E i tifosi se la prendono con voi...
"Già. Nel match in casa, dopo Salerno, la Curva Sud ci ha rifilato una serie di striscioni devastanti. Una volta in caserma, forse per la prima volta, abbiamo dato loro ragione".

Che fa improvvisamente diventa dolce e buono?
"Chi, io? Non credo proprio. A Firenze un collega rischia di perdere un occhio per il lancio di una bottiglia durante gli scontri in curva Fiesole. A Bologna hanno fermato tifosi giallorossi (rossogialli, ndr) armati di accette e coltelli. La Digos lavora a mille per stanare chi si diverte a fare striscioni razzisti e xenofobi, e noi non possiamo sottrarci quando i più irriducibili danno il là ai tafferugli. La guerra è dura. Lunga. Infinita. Cerchiamo solo di non "battagliare" fra soldati del medesimo esercito...Speriamo".