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Dossier Liverpool

di David Rossi - Gen.2001

Liverpool non è quella che si può definire una bella città. Il porto, le fabbriche, il cielo grigio e triste come un film di Zeffirelli. Il freddo, la birra da pochi soldi fanno il resto, il fine settimana da quelle parti non è mai stato il massimo della vita. Poi furono i Beatles e il Liverpool FC. Sorvolando sulla grandezza dei quattro "scarafaggi" e del loro impatto nella storia della musica, possiamo però parlare dell'importanza dei "Reds" nel calcio inglese e non solo. Quando si affronta un argomento così vasto il rischio di perdersi nei meandri delle statistiche e del "già scritto" è altissimo e, forse, inevitabile. Difficile, soprattutto, sottrarsi all'inevitabile ritorno a quella sera di fine maggio, il 30 per l'esattezza, anno del signore 1984, quando il volto dei vari Souness, Grobbelaar, Neal e compagnia bella apparirono come il simbolo dell'Apocalisse rossogialla. Quella notte il sogno più grande della storia della AS Roma si infranse contro lo scoglio insormontabile dei rigori e su quello scoglio, a lettere cubitali, era scritto un solo nome: Liverpool. Quella degli anni Settanta/Ottanta è stata una squadra che ha lasciato il segno nell'albo d'oro inglese e continentale. I Reds imperversarono con il loro calcio sfrontato, improntato non solo sul classico "kick and run" britannico (letteralmente "calcia e corri", nel gergo calcistico più comune "palla lunga e pedalare"), ma anche sulle capacità individuali di calciatori dotati di grande talento e di una incredibile fame di vittorie. E se questo dominio si è interrotto non è stato per motivi esclusivamente calcistici, ma anche e soprattutto per i demeriti dei tifosi, i veri, unici, inimitabili "hooligans" che hanno infangato l'onore della squadra e di un intero paese. Alla difficile notte dell'Olimpico dell'84 si è aggiunta la terribile serata dell'Heysel dell'anno dopo, altra finale di Coppa dei Campioni, altra avversaria italiana, stavolta la Juventus: una strage di innocenti italiani, quasi tutti emigranti, schiacciati dalla violenza dei famigerati supporters dei Reds, violenza costata ben cinque anni di squalifica dalle coppe europee per tutte le squadre inglesi. Da lì è iniziato il declino per quella che all'epoca appariva come una delle squadre più forti del mondo, un po' come il Manchester United dei nostri giorni. Oltre all'inevitabile difficoltà generata dalla squalifica (minori incassi al botteghino, minori entrate dal merchandising, limitate risorse economiche per acquistare giocatori di spicco, scarso fascino sugli eventuali campioni da acquistare data l'impossibilità di vincere in Europa) i Reds hanno dovuto subire l'ira del resto dell'Inghilterra calcistica, ferita gravemente dal comportamento degli hooligans di Liverpool. Il pegno da pagare è stato duro, il periodo oscuro si è protratto a lungo fino ai margini del 2000. La voglia di riscatto porta il nome e il volto di Michael Owen, la giovane punta ventenne che ha fatto di nuovo sognare i frequentatori di "The Kop", il mitico settore tempio del tifo del Liverpool nell'altrettanto mitico stadio "Anfield Road". Michael è la speranza di riscatto di tutti quelli che hanno immolato il proprio tifo calcistico sull'altare dei Reds e che hanno dovuto masticare amaro per tantissimo tempo, decisamente troppo per chi è abituato non bene, ma benissimo. Con l'avvento del talentuoso numero dieci, il tifo ha ripreso vigore, ha ritrovato un idolo che è rappresentativo della città, della sua voglia di dimenticare le brutture di un'atmosfera che è difficle da mandare giù per il resto della settimana. Insieme con Callagher e Fowler, Owen costituisce il nucleo formatosi all'ombra dell'Anfield Road, incontaminato, ed è quello che The Kop aspettava da tempo. Il grave infortunio che l'ha colpito un paio di stagioni fa ne ha forse frenato la freschezza e la confidenza nei contrasti, ma la verde età dell'attaccante di Chester gioca sicuramente a suo favore per un pieno recupero in un immediato futuro. Altro grandissimo beniamino dei "dockers" (i portuali di Liverpool, l'anima della città) è il succitato Robbie Fowler, bomber implacabile che per primo ha fatto rivivere ai supporters le gesta del compianto gallese Ian Rush. Capace di giocate mirabolanti, Fowler è spesso protagonista di episodi particolari: dall'esibizione di una maglietta inneggiante proprio ai dockers dopo un gol, allo "sniffamento" del gesso di una linea di fondo sempre dopo una marcatura, gesto che gli è costata l'ira di tutta l'Inghilterra. Fuori dal campo, poi, Fowler è stato vittima di una pio di aggressioni: la prima qualche anno fa ad opera di un tifosi della squadra rivale, l'Everton, in un pub del centro; la seconda sempre in un pub, pochi giorni fa, quando un non ben identificato rissoso quarantenne ha colpito al volto il giocatore del Liverpool, costringendolo al ricorso del pronto soccorso. Episodi che hanno aumentato la popolarita in The Kop del bravissimo Fowler. Com'è successo per l'Arsenal, il rilancio dell' immagine del Liverpool passa per un allenatore-manager francese, Gerard Houllier. Deciso ma educato, competente ma senza un passato da giocatore professionista, il tecnico transalpino ha lavorato in questi ultimi anni per dare nuovamente una forte identità alla squadra, cercando un equilibrio (difficile) tra le esigenze di bilancio e acquisti di prestigio. Per chi vuole mettere in piedi un progetto serio in Inghilterra è praticamente impossibile acquistare giocatori inglesi di livello internazionale, dati i costi eccessivi e la concorrenza praticamente imbattibile di Sir Alex Ferguson sul mercato interno. Ecco perchè la dirigenza del Liverpool ha pensato di ricorrere a un tecnico europeo, facilitato nell'acquisto di calciatori stranieri, in mercati decisamente più accessibili. Dopo un primo infruttuoso periodo di francesizzazione, Houllier sta recentemente cambiando rotta, puntando su calciatori di fama mondiale, provenienti da altri paesi: i tedeschi Babbel, Hamann e Ziege, il finlandese Hyypia, i cechi Berger e Smicer, lo svizzero Henchoz, il portiere olandese Westerveld e il norvegese Heggem. Tutti atleti nel giro delle rispettive nazionali, che hanno aumentato il prestigio dei Reds a livello europeo. I primi seri risultati Houllier li ha ottenuti riportando la squadra in Europa e proprio quest'anno Owen e compagni sembrano aver riacquisito la grinta necessaria per contare di nuovo in Europa, attraverso un cammino importante in Coppa Uefa (Roma permettendo). In campionato il Liverpool lotta per le prime posizioni, Manchester a parte: i Red Devils viaggiano verso il terzo titolo inglese consecutivo (impresa riuscita solo all'Huddersfield nella notte dei tempi, all'Arsenal e al Liverpool dall'82 all'84) e sembrano inarrestabili, dietro ci sono proprio i Gunners di Londra, la rivelazione Sunderland, la matricola Ipswich e il Liverpool. Viste le crisi di Chelsea, Newcastle e Aston Villa non è impensabile un terzo posto finale per i Reds in questa stagione, un risultato che spalancherebbe le porte della Champions League alla squadra di Houllier. La squadra titolare non è un mistero per gli addetti ai lavori. Il 4-4-2 praticato dal buon Gerard è fin troppo accademico, ricorda per certi versi il modulo consacrato da Arrigo Sacchi col Milan delle meraviglie di qualche tempo fa: difesa in linea, centrocampo dedito al pressing e due punte molto mobili e veloci a cercare di mettere in difficoltà i movimenti della squadra avversaria. Come Sacchi, Houllier non ha un vero e proprio passato da calciatore, se si eccettuano alcune esperienze da dilettante e forse proprio per questo il francese appare talvolta distaccato, quasi scostante agli incalzanti commentatori britannici. Le lacune dal punto di vista tecnico di alcuni elementi della rosa hanno determinato alti e bassi nel rendimento e nei risultati dell'intero team, ma questa stagione potrebbe segnare il definitivo reingresso dei Reds del Gotha del calcio inglese ed europeo. L'arrivo nelle ultime ore di Jari Litmanen, centrocampista finlandese grande amico di Hyypia, ex Ajax, proveniente dal Barcellona, aumenta il tasso tecnico della rosa e il prestigio continentale della squadra. Un altro tassello nel mosaico che Houllier sta pazientemente cercando di mettere insieme da qualche tempo. Dicevamo 4-4-2. Nessun dubbio su chi difende i pali del Liverpool, ovvero Sander Westerveld. Il portierone olandese nonostante qualche incertezza qua e la nella stagione, è entrato subito nel cuore della tifoseria. Davanti a sè una linea a quattro composta da gli inamovibili centrali Henchoz-Hyypia, alti e, come nella migliore tradizione britannica, molto forti di testa, e dai laterali Marcus Babbel (a destra) e Jamie Carragher (a sinistra), quest'ultimo trasformato da centrocampista laterale a terzino con grande costrutto. Il pregio del reparto sta nella solidità e nell'abilità sulle palle alte, il difetto principale nella lentezza dei due centrali. Il centrocampo è quello più vessato dagli infortuni: i gravi stop di Jamie Redknapp e Patrik Berger costringono Houllier a reinventarsi la linea dei quattro ogni volta che deve metterla in campo. Sicuri di una maglia sembrano l'ex grande promessa del calcio inglese Nick Barnby e il giovane e promettente Steven Gerrard. A questi vanno aggiunti due tra il ceco Smicer, che spesso si piazza a sinistra in sostituzione del connazionale Berger, il veterano Gary McAllister, 36 anni e ancora tanta voglia di giocare, il croato Igor Biscan, acquistato di recente battendo la concorrenza del Milan e l'altro tedesco Dieter Hamann, impiegato soprattutto a destra. Il reparto è ben assortito anche se paga qualcosa dal punto di vista della freschezza atletica quando gioca McAllister e sotto l'aspetto delle marcature, anche perché Smicer è un attaccante che viene arretrato di 30 metri rispetto alle due punte di ruolo. Punte che subiscono più degli altri il turn over: Houllier ha a disposizione forse i tre centravanti inglesi più forti, eccezion fatta per l'eterno Shearer. Ai beniamini di casa Owen e Fowler, lo scorso calciomercato ha visto l'approdo ai docks del colored Emile Heskey, ex imperatore di Leicester e nuovo alfiere della nazionale inglese. Il gol non sembra proprio un problema per una coppia d'attacco comunque dinamica, prolifica e talentuosa, a prescindere da chi indossa le maglie. Resta da verificare la consistenza del reparto davanti a difese più smaliziate e concrete di quelle britanniche. Nei precedenti turni di Coppa Uefa, il Liverpool ha eliminato, nell'ordine, i rumeni del Rapid Bucarest (vittoria in Romania per 1-0 e scialbo 0-0 all'Anfield Road), lo Slovan Liberec (doppia vittoria, 1-0 in casa e 3-2 fuori) e i greci dell'Olympiakos, reduci dalla Champions League (pareggio ad Atene 2-2 e vittoria per 2-0 nel ritorno). L'urna svizzera ha poi messo di fronte i Reds alla Roma, in un remake della finale dell'84 che tutti si aspettavano. "È l'avversario peggiore che potesse capitarci", ha commentato Capello, mentre Totti, che all'epoca aveva otto anni aveva anticipato il sorteggio: "Spero proprio di affrontare il Liverpool, così ci rifacciamo della sconfitta di Coppa Campioni. Io ero troppo piccolo - ha ricordato il capitano rossogiallo - ma ho rivissuto spesso la delusione di allora dai racconti di mio fratello. Vorrei fare questo regalo ai tifosi". Detto fatto. Capitolo tifosi. Anche se non sono più ai livelli degli anni Ottanta, gli hooligans sono comunque attivi. Recentemente, un gruppo di supporters dei Reds ha anche ideato un videogioco che presto arriverà anche sugli scaffali italiani. Il gioco si chiama "Hooligans - Storm over Europe", ovvero "Tempesta sull'Europa": in pratica bisogna svezzare un gruppo di ragazzotti a base di birra e di tafferugli, fino al debutto sugli spalti con tanto di punteggio a seconda dei danni inflitti alla tifoseria avversaria. La speranza è che in questo modo possano sfogarsi i soggetti più violenti, sul computer, lontano dalla realtà. Proprio adesso che il Liverpool sta rialzando la testa in modo deciso non c'è bisogno di tornare ai "fasti" di un tempo. Altro segnale non incoraggiante per la Liverpool calcistica il provvedimento del municipio della città inglese: in seguito agli schiamazzi e alle risse conseguenti all'abitudine di giocare a calcio nelle piazze, la sera, dopo le abbondanti bevute al pub, è stato vietato il ricorso al pallone come passatempo in strada. Vibranti le proteste di tanti ex giocatori illustri del club britannico: "In questo modo si mortifica la cultura calcistica della città", l'amaro sfogo di Sammy Lee, stella degli anni passati e ora responsabile di una rappresentativa giovanile dei Reds, "tanti calciatori importanti per la nostra storia sono cresciuti nelle strade, a tirare calci a un pallone tra le macchine e i mercatini. Non credo che un paio di scazzottate possano portare a un provvedimento del genere". Se lo dice lui... La vincente dello scontro tra Roma e Liverpool affronterà nei quarti di finale la vincente dell'ottavo tra i Portoghesi del Porto e i francesi del Nantes, secondo un tabellone tennistico inaugurato dall'Uefa lo scorso anno, iniziativa che fa storcere il naso ai tradizionalisti. L'appuntamento con i Reds è allo stadio Olimpico il 15 febbraio, ritorno solamente sette giorni dopo all'Anfield Road. Con la certezza che, stavolta, a tirare gli eventuali rigori non ci sarebbero Bruno Conti e Ciccio Graziani...