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  Inchieste


 

La vera storia del comunicato

de Il Guardiano di Testaccio - Set.2001

IL COMUNICATO "SINDACALE"

Ecco il testo del comunicato diramato dai giocatori rossogialli il pomeriggio del 23 agosto 2001:
"La rosa di prima squadra della Roma dichiara di aver lungamente quanto vanamente atteso fino alla gara di ieri a Palermo, dove tra l'altro era presente l'intero vertice aziendale, un cenno di non solo formale riconoscimento per il successo raccolto anche in Supercoppa di Lega. Sottolineando quindi la sua assoluta sorpresa e delusione in relazione a questo atteggiamento, la rosa di prima squadra della Roma vuole tuttavia rassicurare i suoi tifosi: se c'è qualcuno che già comincia a perdere la voglia di vincere, nello spogliatoio la determinazione a proseguire sulla strada appena iniziata è totale e assoluta".

LA VERA STORIA DEL COMUNICATO

Il 23 agosto 2001 è una data che resterà scolpita nella storia rossogialla non solo per la prima partecipazione a un sorteggio di Champions League, ma anche per il "comunicato". Un'iniziativa senza precedenti, una vicenda che ha creato non pochi imbarazzi a Trigoria. Tutti più o meno, ricordano i riferimenti al "riconoscimento non formale" invocato dai giocatori della Roma, dopo la vittoria in Supercoppa, e della presunta mancanza di "voglia di vincere" nella dirigenza romanista, dopo la conquista di un appagante scudetto. Ma come sono andate realmente le cose quel giorno? Chi ha fattivamente partecipato alla stesura del breve comunicato stampa letto agli increduli giornalisti presenti a Trigoria? Innanzitutto bisogna precisare che la squadra aveva chiesto un incontro con il presidente Sensi tramite il direttore generale Fabrizio Lucchesi il giorno precedente alla disputa del match di Supercoppa (quindi il 18 agosto). Da quel momento l'incontro slitta di volta in volta, anche per la scarsa volontà del patròn di riconoscere il premio per la vittoria contro la Fiorentina. Il 22 agosto, in occasione dell'amichevole giocata a Palermo, i giocatori tentano un nuovo approccio nei confronti della dirigenza: Candela bussa alla porta della stanza d'albergo del direttore generale rossogiallo un paio d'ore prime del match contro i siciliani ma l'incontro non si fa. In extremis la squadra decide comunque di disputare l'amichevole ma l'umore generale è pessimo. Il giorno seguente Sensi si reca a Montecarlo per assistere al sorteggio di Champions League. Intanto a Trigoria i componenti della rosa di prima squadra decidono di dare un segnale forte alla società, manifestando la propria delusione per il mancato incontro e il relativo mancato accordo sul premio partita. Dalla riunione scaturisce un foglio scritto, sul quale non tutti i giocatori sono totalmente d'accordo (in particolare Totti, Candela e Montella, preoccupati non della sostanza ma della forma della protesta) ma viene presentato come parto unanime per dare l'impressione di compattezza della squadra. Il messaggio viene consegnato da Abel Balbo (uno degli irriducibili, insieme con Batistuta, Cafu e Zago) all'addetto stampa della Roma Dario Brugnoli che, prima di sistemarne la sintassi, informa Lucchesi. Il dg rossogiallo dà il nullaosta all'iniziativa, pensando anche all'effetto boomerang che avrebbero pagato i giocatori, evitando quindi una soluzione pacifica della vicenda. Il comunicato viene reso pubblico. Sensi, una volta al corrente del fatto si imbufalisce, prendendosela soprattutto con Brugnoli. Col passare delle ore, però, il numero uno di Trigoria rende giustamente partecipe della "colpa" anche Lucchesi, che in un secondo momento viene costretto proprio da Sensi a riallacciare i contatti con Capello (tra i due da un po' di tempo non c'è più grandissimo feeling), che nel frattempo si è schierato a favore della squadra. Il lavoro di ricucitura dei rapporti comunque vede protagonisti anche alcuni giocatori: il pomeriggio del 24 agosto Totti, Montella, Tommasi e Candela si recano a Villa Pacelli dal presidente per chiedere scusa soprattutto del tono del comunicato stampa. Sensi accetta le scuse dopo aver comunque espresso il proprio disappunto per l'accaduto. Intanto alcuni membri della squadra non gradiscono le scuse porte a Sensi. Su tutti Batistuta che il 30 agosto, si presenta in conferenza stampa, e dopo aver risposto a un paio di domande sul pareggio di Verona della domenica precedente, si lascia andare a ricordi adolescenziali: "A 15 anni vendevo le galline per strada e se qualcuno mi diceva una bugia o non manteneva una promessa lo odiavo. Anche se oggi guadagno tanti soldi per me è ancora così. Do molto valore alla parola data…". Il Re Leone conferma quindi indirettamente che il motivo del contendere non è soltanto il premio per la Supercoppa ma qualcosa che non può evidentemente apparire sui comunicati ufficiali. E quando gli viene chiesto se è d'accordo con le scuse presentate al presidente, prima muove la testa orrizzontalmente, poi afferma: "Meglio non rispondere, sennò con questa storia non si finisce più...".