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  Inchieste


 

Violenza Punto e da capo

di Andrea Di Caro - Nov.2001

È sempre molto difficile ottenere l'unanimità. La Legge antiviolenza entrata in vigore c'è riuscita: scontentando tutti. Ha diviso i politici, sconcertato i media e l'opinione pubblica, deluso il Palazzo del calcio, demoralizzato le Forze dell'Ordine, irritato gli Ultras. A creare caos e polemiche i punti fondamentali del decreto legge del governo Berlusconi del 20 agosto cancellati o attenuati dal Parlamento al momento della conversione in Legge, grazie agli emendamenti della Camera. Modifiche o possibilità di scelta per il giudice che secondo molti svuotano, o quantomeno attenuano molto, l'iniziale decreto. Ma andiamo con ordine.

L'ESEMPIO INGLESE
Le violenze diffuse fuori e dentro gli stadi, il clima sempre più teso, i bollettini di guerra che domenica dopo domenica riempivano le cronache che sarebbero dovute essere solo calcistiche, spinsero il presidente della Lega Franco Carraro alla fine dello scorso campionato a minacciare: "Non cominceremo la stagione se non avremo le spalle coperte". Tutti d'accordo e il governo Berlusconi pensò di provvedere con un decreto Legge (20 agosto) da molti giudicato simile alla Legge con cui in Inghilterra si è stroncato o quanto meno ridotto molto il fenomeno hooligans. Tra i punti fondamentali del Decreto il primo e più importante era la cosiddetta "quasi flagranza, o flagranza allargata, o flagranza postuma", ossia la possibilità per la polizia di arrestare (senza il vaglio del pubblico ministero) chi commetteva reati anche fuori flagranza, cioè nelle 48 ore successive e attraverso l'ausilio delle telecamere a circuito chiuso. Recitava così il decreto di Berlusconi e dei ministri Scajola (Interno), Castelli (Giustizia) e Urbani (Beni culturali): "…nel caso di reati commessi con violenza alle persone o alle cose in occasione o a causa di competizioni agonistiche, per i quali è obbligatorio o facoltativo l'arresto ai sensi degli art. 380 e 381 del codice di procedura penale (sulla flagranza di reato) e per lanci o pericolosi scavalcamenti, la polizia giudiziaria, qualora non sia possibile procedere nell'immediatezza ma siano stati acquisiti elementi dai quali emergano gravi precisi e concordi indizi di colpevolezza nei confronti dell'autore del reato, può comunque eseguire l'arresto entro e non oltre il termine delle successive 48 ore…". Arresto vuol dire che la persona responsabile dei reati viene "messa a disposizione dell'autorità giudiziaria" e "la pena dell'arresto va da un minimodi 5 giorni ad un massimo di tre anni". Al momento della conversione in legge, mentre a Palazzo Madama i senatori approvavano la norma cardine della flagranza allargata, una volta arrivato alla Camera l'art. 1bis della legge è stato così mutato: "Nel caso di reati commessi con violenza alle persone o alle cose in occasione o a causa di manifestazioni sportive, si applicano gli art. 381 e 384 del codice di procedura penale". Cioè, l'arresto in flagranza vera, ossia mentre viene commesso il reato, o "fermo di indiziato di delitto". Tale fermo "deve essere autorizzato dal Pubblico ministero di turno, che può anche scegliere una denuncia a piede libero…". Il testo rimandato al Senato è stato approvato. Di fatto si è così tornati al passato: al di là dei tifosi colti in flagranza a compiere atti di violenza, la polizia dovrà procedere rispettando le regole sul fermo che prevedono l'intervento del magistrato. Ma oltre alla cancellazione della norma sulla quasi flagranza altre parti importanti del Decreto pur essendo convertite in Legge hanno avuto delle appendici che consentono di scegliere linee più morbide tramutando l'arresto la detenzione in multe. Per quanto riguarda il divieto di ingresso negli stadi il decreto prevedeva: "Nei confronti delle persone che risultano denunciate o condannate, anche se non in maniera definitiva, nel corso degli ultimi cinque anni, per aver preso parte attiva ad episodi di violenza su persone o cose in occasione o a causa di competizione agonistiche o che nelle medesime circostanze abbiano incitato, inneggiato, o indotto alla violenza, il questore può disporre il divieto di acceso ai luoghi in cui si svolgono manifestazioni agonistiche (…) Alle persone alle quali è notificato il divieto il questore può prescrivere di comparire personalmente una o più volte negli orari indicati, nell'ufficio o comando di polizia competente, in relazione al luogo di residenza (…) Il divieto (di ingresso negli stadi) e l'ulteriore prescrizione di presentarsi al commissariato non possono avere durata superiore a tre anni e sono revocati o modificati qualora, anche per effetto di provvedimenti dell'autorità giudiziaria, siano venute meno o siano mutate le condizioni che ne hanno giustificato l'emissione (…). Il contravventore alle disposizioni è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi". Su questo punto alla Camera è stata inserita (grazie all'emendamento presentato da Buontempo) la possibilità per il giudice di scegliere l'alternativa al posto della reclusione di "una multa fino a tre milioni di lire". Infine, altra parte del decreto prevedeva l'introduzione di nuove figure di reato (lancio di oggetti contundenti e d invasione di campo): "Chiunque lanci corpi contundenti o altri oggetti, compresi gli artifizi pirotecnici, comunque idonei a recare offesa alla persona, nei luoghi in cui si svolgono competizioni agonistiche, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni (…) Chi supera indebitamente una recinzione o separazione dell'impianto ove ne derivi pericolo per la pubblica incolumità o per la sicurezza pubblica, ovvero, nel corso delle competizioni medesime, invade il terreno di gioco, è punito con l'arresto fino a sei mesi". Anche in questo caso, grazie ad un emendamento divenuto legge, è stata data al giudice la possibilità di commutare l'arresto fino a sei mesi in un'ammenda da 300000 lire a due milioni.

I DATI
Molte delle polemiche e delle critiche alle variazioni al decreto vengono dall'analisi dei dati. Lo scorso anno nel mese di ottobre, ma con solo due partite all'attivo gli incidenti erano stati 27, i feriti 74, gli arresti 14 e le denunce 28. Quest'anno in sei partite di campionato: 12 incidenti, 35 feriti, 52 arresti e 84 denunce.

LE DIVISIONI POLITICHE: PRO LEGGE
Teodoro Buontempo, autore dell'emendamento (approvato con 264 sì, 220 no e 16 astenuti) finalizzato a infliggere un'ammenda (fino a tre milioni) in alternativa al carcere (da sei mesi a tre anni) per gli ultrà più intemperanti, commenta: "Se li spediamo in cella questi ragazzi finiscono per rovinarsi e per rovinare le loro famiglie. Il giudice deve poter valutare caso per caso basandosi sulla pericolosità del soggetto". Sulla stessa lunghezza d'onda l'ex Guardasigilli Alfredo Biondi di Fi: "La casa delle Libertà non deve essere la casa delle costrizioni, non appartengo alla categoria dei garantisti a corrente alternata". In riferimento alla flagranza Guido Calvi dei Ds sostiene che la Camera ha cancellato "un pericoloso precedente per la democrazia che magari, in un secondo tempo sarebbe stato esteso alle manifestazioni politiche e sindacali". Secondo il deputato Nicola Ghedini che lo ha ispirato, l'emendamento tanto discusso non rappresenta affatto un passo indietro, anzi è un notevole inasprimento: "Fino a oggi il fermo che è certamente istituto eccezionale nel sistema costituzionale era previsto solo per gravi reati. Si tratta quindi di un estensione di non poco conto".

A METÀ STRADA
Il sottosegretario allo Sport Mario Pescante: "Abbiamo scontentato tutti, vuol dire che nella legge c'è qualcosa di buono. Innanzitutto era importante averne una, dopo che lo scorso anno il bilancio è stato di un morto e 1200 feriti. Il governo ha provato a tenere in piedi il decreto così com'era, ma poi è nato un problema con il partito trasversale degli avvocati. La quasi flagranza è stata così cancellata a sorpresa dalla Camera. Il passo indietro ha provocato un certo disorientamento nell'opinione pubblica ed i mass media si sono fatti interpreti di questo sconcerto. Il decreto aveva dato risultati eccezionali nelle prime sei giornate di campionato. Ma voglio rilevare che da un attento esame dell'emendamento dell'On. Ghedini si evince che non è volto al lassismo e al buonismo. Al contrario si consentirà alla Polizia giudiziaria di provvedere al fermo degli indiziati, senza i limiti di tempo prima previsti. Il Decreto consente di utilizzare norme già esistenti (art 384 cpp 3° comma) applicando il fermo che fino ad oggi era consentito soltanto per gravissimi reati quali, ad esempio la rapina... Rispetto alla previsione iniziale del Decreto si è tolto il limite delle 48 ore e sono sufficienti i meri indizi di colpevolezza anziché quelli gravi, precisi e concordati, anche indipendentemente dal pericolo di fuga. Sono invece contrario all'emendamento di Buontempo, figlio di un'Italia buonista e lassista che cerca per ogni cosa un'attenuante".

CONTRO
Il Senatore Francesco D'Onofrio (Ccd): "Il testo corretto dalla Camera è lassista poliziesco e quindi inutile, se ora riprendono le violenze negli stadi vuol dire che il governo dovrà fare un altro decreto. Rincara la dose il Senatore Giuseppe Consolo (An) per il quale le modifiche apportate al decreto sono un netto passo indietro: "La norma funzionava tant'è che tutti i 52 arresti effettuati nelle prime giornate di campionato sono state convalidate dall'autorità giudiziaria". D'accordo anche il Senatore Zancan: "Le modifiche apportate dalla Camera, lo dico con profonda amarezza, o sono inutili o, peggio ancora, peggiorative". E Nando Dalla Chiesa: "Si è deciso di ritirare la mano nel momento in cui essa doveva mostrarsi ferma nei confronti della violenza organizzata". Molto critico anche Giulio Andreotti che parla di "vistose lacune" e ipotizzava addirittura di far approvare d'urgenza un altro Ddl.

IL PALAZZO DEL CALCIO
Sulla non flagranza bocciata esprime tutti i suoi dubbi Franco Carraro: "In questo inizio di stagione si era constatata l'eccezionale validità del decreto grazie al quale non vi sono quasi stati incidenti gravi e si è molto ridotta la necessità di intervento da parte della Polizia. L'unica speranza è che gli emendamenti apportati in sede di conversione del Parlamento non diminuiscano l'efficacia del provvedimento e che Magistratura e Forze dell'Ordine continuino ad avere gli strumenti per poter affrontare i delinquenti". Dello stesso tenore le osservazioni del Presidente del Coni Gianni Petrucci, commisssario straordinario della Figc: "Il decreto del governo aveva in questo primo scorcio di stagione dimostrato una gran forza di dissuasione dando riusltati eccellenti. Speriamo che la Legge con tutte le modifiche apportate possa avere la stessa e se possibile ancor maggiore efficacia".

I MEDIA
Durissimo Candido Cannavò, direttore della Gazzetta dello Sport: "Molti sostengono, meglio questa Legge che niente. Io non sono d'accordo. In tre mesi dal decreto alla Legge Governo e Parlamento hanno confezionato una commedia buffa che con tutto il rispetto sfiora la pagliacciata. Non si può definire altrimenti lo smantellamento di un decreto che da agosto aveva funzionato ottimamente e che lo stesso Parlamento aveva benedetto. Questa legge in gran parte disarmata arma ancor di più la violenza. Le statistiche, forniteci mensilmente dal Ministero dell'Interno, ci avevano testimoniato di un crollo dei fatti violenti rispetto alla scorsa stagione. Non c'era motivo di cambiare. Ma non avevamo fatto i conti con il potere di Buontempo, parlamentare di An, uomo di maggioranza, ma soprattutto un difensore delle Curve che gli danno i voti. Avevamo trascurato i legulei sparsi dovunque, i profeti di un garantismo totale che privilegia i delinquenti rispetto ai cittadini. Ci eravamo scordati delle connivenze politiche. Così è nato questo aborto di Legge che trasforma l'arresto in fermo e fissa in una multa il prezzo di una invasione di campo. C'era un modo migliore di questa Legge per scoraggiare le Forze dell'Ordine e i magistrati e dare forza ai violenti di professione? Credo proprio di no".

TECNICI E GIOCATORI
Il tecnico del Lecce Cavasin dissente dalla Legge e ricorda l'esperienza inglese: "In Inghilterra le maniere forti hanno portato dei frutti, anche se alla base dell'annullamento della violenza c'è l'educazione del tifoso. Ritengo comunque che in generale le pene dure aiutino. Per questo penso che sarebbe stato meglio continuare sulla strada intrapresa in base al decreto legge". Ancora più netto Renzo Ulivieri: "Sono totalmente in disaccordo con le modifiche apportate al decreto e dunque con la nuova legge anti-violenza. L'unico deterrente alla violenza è una pena sicura e certa. Se questi accorgimenti serviranno ce lo dirà solo il tempo". Secco l'attaccante del Torino Marco Ferrante: "Cambiare le cose che funzionano è sempre e solo un errore".

LE FORZE DELL'ORDINE
Non lascia attenuanti il Sindacato di Polizia Sap: "Un grave passo indietro. Un testo giunto in Parlamento blindatissimo, è stato stravolto per una malintesa generosità nei confronti degli ultrà. Ancora a lungo il Paese vedrà un terzo delle sue Forze dell'ordine impegnate ad essere il bersaglio della rabbia degli spalti con il risultato di distrarre uomini e risorse".

GLI ULTRÀ
Striscioni come: "La repressione fa male a tutti" e "Leggi speciali: la domenica agli ultrà, gli altri giorni alle città" sono comparsi in numerosi stadi. E così almeno per una volta gli ultras di Roma, Lazio, Inter, Milan, Juventus e tante altre squadre si sono trovati d'accordo al di là delle differenze semantiche, politiche, geografiche e semplicemente del diverso tifo per la squadra del cuore. Come spiega Progetto Ultrà di Bologna la legge è iniqua "perché mira soltanto a reprimere, senza essere accompagnata da adeguate misure di prevenzione". Una legge figlia "di una lettura emergenziale del fenomeno della violenza negli stadi" e fatta su misura per togliere voce ai gruppi "da sempre impegnati nella lotta contro l'eccessiva commercializzazione del calcio e a favore della rivalutazione della cultura popolare del tifo". Secondo gli ultras "si è affrontato il problema solo dal punto di vista della repressione facendo riferimento all'Inghilterra, senza sapere che il fenomeno hooligans non è scomparso, si è solo spostato dagli stadi ai pub o ai tragitti per le trasferte. La nuova legge frammenta le curve e amplificherà le difficoltà di chi cerca una mediazione".

Terminate le polemiche si tratta ora di verificare se le modifiche apportate dalla Camera risulteranno efficaci. Chi provoca incidenti sarà punito con il carcere fino a18 mesi o se la caverà con una multa fino a 3 milioni? Contro i teppisti era più efficace l'arresto effettuato su iniziativa della polizia in flagranza differita, fino alle note 48 ore successive agli incidenti (testo del governo) oppure il fermo di polizia giudiziaria che non prevede limiti di tempo ma scatta solo col pericolo di fuga? Interrogativi senza risposta, e tali resteranno fino al prossimo caso, al prossimo arresto, alla prossima polemica.

IL COMMENTO di Daniele Lo Monaco
MURO CONTRO MURO

Tipico esempio di problema - affrontato e (non) risolto - all'italiana: dati due sistemi non complementari, visto che non lo sono frullateli nello stesso calderone senza isolare gli elementi dei due sistemi che rendono impossibile la complementarietà. Le immancabili ferite che si apriranno staranno lì a testimoniare, almeno, la volontà di fare qualcosa. E pazienza se il problema non sarà risolto. Ecco, in paradossale sintesi, il senso di una legge che somma violenza a violenza e che se avrà il merito di ridurre il numero di coloro che scavalcano da un settore all'altro di uno stadio e di evitare le invasioni di campo anche pacifiche, riuscirà probabilmente nell'impresa di inasprire in maniera davvero pericolosa i rapporti tra ultrà e forze dell'ordine. L'ultimo derby sta lì a testimoniarlo: eventi di cui è stata data nota ma non spiegazione (ci riferiamo alle perquisizioni e ai fermi che hanno impedito poi agli Irriducibili della Lazio di mostrare la coreografia che avevano preparato con giorni e giorni di lavoro) hanno portato ad uno stato di guerra che ha coinvolto prima della partita un alto numero di inconsapevoli tifosi che si avvicinavano allo stadio, compreso chi scrive. La giustificazione è stata questa: sapevamo che erano in preparazione scontri pericolosi, l'abbiamo impedito con perquisizioni e fermi mirati. Sarà vero? Non si saprà mai. E questo è l'aspetto inquietante della vicenda: come avviene nelle dittature, la repressione non viene mai giustificata se non con testimonianze di comodo. Dire che ciò non va bene è populismo? È qualunquismo? Liberi tutti di pensarla come è più conveniente: ma finché si tenterà di risolvere un problema perdendo il quadro d'insieme, le cose non miglioreranno mai. Di sicuro, a protestare stavolta non sono stati solo i presunti teppisti, ma anche civili tifosi (il figlio di Paparelli,, per esempio) e rispettabili professionisti (Cragnotti in persona, per dirne un altro). Per essere più chiari, tutti devono capire che sono due gli aspetti centrali della violenza negli stadi: da una parte ci sono i delinquenti che usano lo stadio per sfogare i loro bassi istinti, e vanno combattuti con il massimo impegno, anche con leggi repressive; dall'altra, però, ci sono elementi delle forze dell'ordine spesso impreparati e sicuramente sottopagati, che non vanno allo stadio per far rispettare le leggi ma per combattere i soldati dell'altro esercito, talvolta insensatamente. In mezzo ci sono le società che pensano solo a far soldi. E costruiscono (o accettano) stadi inadeguati e pericolosi, vendono biglietti di posti da cui è impossibile vedere la partita, si rendono conniventi con falsari e bagarini e spremono il loro cliente con prezzi inaccettabili o pacchetti tutto-compreso. Finché il problema stadio non verrà analizzato nella sua interezza, insomma, niente verrà risolto: e l'unico obiettivo raggiunto sarà quello di allontanare gli appassionati dal loro sport.