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  Inchieste


 

L'ordine del giorno numero 1

di Massimo Izzi - Nov.2001

Italo Foschi, quasi certamente, non era neanche a Roma quel 22 luglio. Assegnò al Segretario Sebastiano Bartoli il compito di battere a macchina, in bella copia, l'organigramma della As Roma, la nuova società nata più di un mese prima (il 7 giugno 1927 in Via Forlì 16) e in seguito non si preoccupò neanche di controfirmare il documento. L'unico autografo a vergare il foglio rimase quello di Bartoli, ex impiegato del Ministero di Grazia e Giustizia, e uomo di grandi orizzonti, se è vero come è vero che dopo il 1935 sarebbe finito in Eritrea per ricoprire il ruolo di Cancelliere capo del tribunale di Asmara. Ad onta di questo curriculum, la corvée che gli era stata affidata non sembrava delle più stimolanti. Non si trattava solamente di copiare pazientemente il lungo rosario di nomi che davano linfa ai tre organismi incaricati di gestire la Roma (le Commissioni Sede, Tecnica e Finanza. Come si vede, un giocattolo assai complesso fin da allora), ma anche di armarsi di santa pazienza, carta carbone e francobolli in quantità, per spedire a ciascuno degli interessati, copia dell'atto che ne sanciva ufficialmente la nomina. Il Segretario romanista svolge il compitino (compiendo anche qualche comprensibile errore, che gli fa trasformare il cognome del Cavalier Biancone in Bianconi), e con un vezzo, in cui c'è molto dello stile di quei giorni, intesta la circolare con un numero di protocollo che entrerà nella storia: "ORDINE DEL GIORNO NUMERO 1". Quindi, si rimette alla macchina da scrivere e realizza due brevi bigliettini, entrambi datati 25 luglio, che verranno acclusi, quali allegati, nelle spedizioni. Nel primo era scritto: "Per norma della S.V.Ill.ma e per la parte che la concerne ho il pregio di comunicarle l'unito Ordine del Giorno". Nel secondo, si annunciava: "Si prega di volersi trovare domani alle ore 21.30 nei locali sociali in via Uffici del Vicario 35. Sarà presente il Comm. Italo Foschi che prega di non mancare". Gli interessati a cui recapitare il plico sono 27, l'operazione deve scattare in modo sollecito. Mentre il postino compie il suo dovere, uno degli originali, assieme ai biglietti d'accompagnamento, viene trattenuto in sede, prime scartoffie del nascente archivio sociale (ahimè, destinato ad uno sventurato destino di trascuratezza, abbandono e saccheggio). Nel corso dei decenni, i documenti che testimoniavano, se non la nascita, quantomeno l'alba giallorossa, scamparono ai bombardamenti alleati, al furto del 18 ottobre 1946, ai periodici traslochi di sede. Nel 1977, quando il Presidente Gaetano Anzalone incaricò Enrico Mania di realizzare un volume dedicato al mezzo secolo della storia romanista, il giornalista ebbe modo di consultare le ingiallite carte del 1927, ancora al loro posto. La sede di Via del Circo Massimo, però, era un porto di mare, e la relativa facilità con cui si poteva accedere al balcone del primo piano, espose i cimeli sociali a nuovi rischi. Ci furono altri furti in seguito ai quali, fra le altre cose, si involarono la Coppa Herrera, un trofeo d'argento massiccio, alto due metri, che venne smontato pezzo per pezzo e poi calato dalla finestra, e la Coppa delle Fiere. Sparì anche "L'ORDINE DEL GIORNO NUMERO 1", ma senza un archivista che se ne occupasse, la cosa passò assolutamente sotto silenzio, tanto che non sappiamo né quando, né come, si sia consumata questo "smarrimento". L'unica certezza è che nel 1993, anno in cui ebbi modo di parlare con Aldo Pasquali, a Trigoria, dei documenti in questione non c'era più traccia. A quei tempi, avevo iniziato, già da un anno, a raccogliere testimonianze sulla nascita della Roma, per la realizzazione della mia tesi di laurea, pensai che un modo per ricavare testimonianze preziose, fosse proprio quello di mettermi sulle tracce degli eredi dei componenti di quelle commissioni che erano entrate in azione il 22 luglio 1927. Nel corso della mia indagine, presi contatti con Giulio Sacchetti, all'epoca Delegato Pontificio per lo stato della Città del vaticano, e figlio di Giovanni Sacchetti, mecenate della SGS Fortitudo, (una delle tre fondatrici della Roma) nominato nei ranghi della Commissione Finanza. Gli chiesi se conservasse testimonianze del passato sportivo di suo padre e per tutta risposta ottenni di poter visionare tre volumi dell'archivio di famiglia. Il 16 gennaio 1995, presi posto in un saloncino straboccante di libri, rigorosamente ammobiliato in legno. Un'assistente mi mise a disposizione quello che avevo chiesto. Aprii l'ingombrante raccoglitore e cominciai ad esaminare il materiale conservato al suo interno. Su una busta era stampigliato: "MINUTE E RICORDI DI ASSOCIAZIONI SPORTIVE". Feci un salto di gioia quando rinvenni un tesserino della Fortitudo del 1926, con tanto di coccarda rossoblù, quindi venni attirato dal secondo plico: "CARTEGGIO CIRCA LA NOMINA DEL Mse G. B. SACCHETTI A MEMBRO DELLA COMMISSIONE DI FINANZA DELLE ASSOCIAZIONI SPORTIVE DI ROMA". Due secondi più tardi avevo fra le mani la copia del primo documento della storia della più amata squadra della capitale. Il fascicolo era accompagnato anche da un altro dattiloscritto, su carta intestata della Roma, firmato da Carlo Conti, ( Segretario della Commissione Finanza), datato 26 luglio e dalla minuta con cui il Marchese avrebbe risposto il giorno seguente. Sostanzialmente, c'era scritto che aveva appreso dai giornali della nascita del nuovo sodalizio, ma che i suoi impegni, non gli avrebbero consentito di prendere parte all'avventura del nuovo club. Il particolare confermava al di là di ogni dubbio come il 22 luglio, a Via Uffici del Vicario, non ci fosse stata nessuna riunione, ma l'emozione del momento mi impediva altre sensazioni che non fossero di pura gioia. Ho deciso di parlare del ritrovamento solo adesso, perché finalmente sembra in fase di decollo il progetto per dare vita ad un Museo della Storia giallorossa. Qualora questo sogno si avverasse, non si potrebbe prescindere, dal tentativo di rientrare in possesso di quello che a ragione, può essere considerato il sacro Graal romanista.