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  Inchieste


 

Scusa mi fai un autografo?

di Emanuele Sersali - Feb.2002

Un giorno difficile da dimenticare. Dalla partenza all'attesa fuori i cancelli. Dalla notte insonne alla delusione per la mancata passerella di Totti. Storia di un tifoso accampato fuori il Fulvio Bernardini.
Vi siete mai chiesti cosa ci fa tutta quella gente fuori i cancelli di Trigoria , nei giorni di allenamento? O come riesce a soggiogare l'ostilità dei minuti che non passano mai nell'attesa che succeda qualcosa che la renda partecipe dell'evento? rosso&giallo ha deciso di svelare il mistero e così ci siamo adoperati per raccontare ogni particolare di quegli interminabili momenti. E lo facciamo proprio come farebbe un tifoso qualunque, mimetizzandoci tra la folla senza far leva su particolari privilegi. La partenza da casa è fissata per le 9 e 30, con me un mio amico, compagno di mille avventure. Dopo numerosi contrattempi, finalmente si parte. Neanche il tempo di ingranare la marcia, che subito ci ritroviamo a fare i conti con il Mostro di Roma. Il traffico. Questo non fa che alimentare il nostro nervosismo, ansiosi come siamo di precedere l'arrivo dei calciatori e rubare qualche secondo ai ''colleghi'' tifosi. Vi chiederete perché colleghi. Per il semplice fatto che fare il tifoso è una vera professione: faticosa, non retribuita e allo stesso tempo assai costosa. Un po' come fare il giornalista nei primi periodi. Unica sottile differenza le spese, che nel caso del tifoso superano di gran lunga quelle del cronista. Mentre percorriamo in macchina l'ultimo tratto che ci separa dal nostro capolinea, incontriamo sulla nostra strada lo 077, il bus che percorre la via Laurentina dall'EUR a Trigoria. Non ci sono molte persone a bordo, soprattutto perché i maggiori frequentatori di Trigoria sono ragazzi che marinano la scuola e arrivano al campo con i propri motorini. Ma l'episodio più divertente accade qualche istante dopo. Mancano ormai pochi metri, quando sentiamo un insolito boato alle nostre spalle. All'improvviso vediamo una spettacolare Ferrari color grigio superarci in un baleno. Il mio amico mi fa: "È Candela, non lo perdere". Suona di presa in giro, perché lo perdiamo in un attimo. Finalmente arrivati alle 10 e 30 circa, parcheggiamo, mentre Candela, attorniato dai tifosi già presenti, fa frettolosamente il suo ingresso nel centro tecnico. Mi riferiscono che sono già arrivati tutti, ma che non si è fermato nessuno ad omaggiare i tifosi di qualche autografo, fatta eccezione del grande Tommasi. La notizia mi fa piacere, perché mi libera dal rimorso di non esserci messi in viaggio qualche istante prima. L'allenamento è fissato per le undici. Ci accingiamo così a posizionare l'auto al bordo delle mura che delimitano il campo, per salirvi sopra e scorgere qualche momento del training rossoegiallo, visto che l'accesso alle tribune è severamente vietato.
Ognuno occupa la postazione preferita, c'è anche chi si arrampica sui pali della luce, ma la visibilità è ulteriormente ridotta dagli striscioni affissi sulla rete del terreno di gioco. Molti resistono per l'intero arco dell'allenamento mentre altri, in special modo le ragazze, si limitano ad attendere il fischio finale per poi gustarsi l'uscita dei giocatori dal centro tecnico. L'attesa scivola via tra battute simpatiche e personaggi particolari che assiepano i muri di recinzione. Bisogna stare attenti anche a non esporsi troppo, perché sotto ci sono i guardiani che vigilano attentamente. Un po' innervosito dalla situazione, chiedo a uno dei controllori se Capello avesse mai visto in che condizioni sono costretti a seguire l'allenamento i suoi tifosi. Rammaricato, mi risponde che purtroppo a Capello non importa nulla, e mette anche lui in evidenza il fatto che gli striscioni affissi sulla rete sono un'ulteriore, inutile, beffa. Pur di farci allontanare dal Fulvio Bernardini, dal gabbiotto centrale ci riferiscono che possiamo anche andarcene, perché il giovedì c'é doppia seduta e i giocatori non escono prima delle sedici. Per fortuna l'informazione viene smentita: la doppia seduta non c'é. Lo riferisco anche agli altri presenti e aspettiamo fino all'una circa. L'allenamento è finito, bisogna solo attendere il tempo della doccia e potremo così esaudire il desiderio di incontrare i nostri beniamini. Finalmente cominciano ad uscire. Il primo ad attraversare il cancello di Trigoria è Fuser. Si ferma e rilascia autografi a bordo di una fiammante fuoriserie rossa. Poi accellera e scivola via tra gli applausi. Molti sono i giocatori che si fermano dopo di lui per salutare i tifosi, ma sembra non arrivare mai il momento del capitano. Sembra ci sia Carlo Zampa, all'interno, che lo sta trattenendo per un'intervista a Roma Channel.
Lo attendiamo, intanto però l'orologio segna quasi le due e la stanchezza si fa sentire. Ci pensa Pendolino Cafu a confortarci. Chiamato da un tifoso, risponde con una battuta e si avvicina verso di noi a piedi. Sembra un sogno. Concede autografi a tutti e foto a volontà, per poi ritornare verso il piazzale dove lo attende una persona che gli fa da autista. Inutile quantificare il calore manifestatogli dal pubblico quando poi sale a bordo dell'auto, per il gesto fatto in precedenza. Per lui è semplicemente un tripudio. Bisogna dire comunque che sono molti i calciatori che non prestano alcuna attenzione a chi è dalla mattina che li sta aspettando. La lista nera è formata da Lima, Balbo, Zebina, Guigou, Assunçao, Aldair, Emerson e Zago, ma a chiuderla in bellezza ci pensa Don Fabio Capello, che si giustifica dicendo di essere in forte ritardo per un appuntamento. Ma per fortuna ci sono altri giocatori più sensibili a questo proposito. Tommasi lo vediamo addirittura fermarsi a parlare con un tifoso che avevamo conusciuto prima e che chiamava tutti lupacchiotto/a ( un ragazzo simpatico di nome Tiziano, che è anche riuscito ad entrare all'interno dei cancelli). In precedenza ci aveva raccontato di aver lavorato all'interno del centro tecnico per un anno, ma non gli avevamo creduto anche se evidentemente era vero. Anche Siviglia segue le orme di Cafu, e una volta messo il muso dell'auto fuori dai cancelli scende e concede una girandola di foto a tutti. Un siparietto simpatico si accende anche quando è il turno di Antonioli. Anche lui molto disponile, trova all'uscita un tizio che dice di somigliargli e in effetti è così. Allegramente lo fa avvicinare e incornicia questo momento storico con una bella fotografia ricordo. In precedenza il suo secondo, Pelizzoli, aveva gratificato le ragazze con il suo volto solare, permettendo loro di avvicinarlo, abbracciarlo e baciarlo. Cassano si ferma, anche se è un po' disorientato da tutta questa gente. Per lui una valanga di domande, in quanto un istante prima avevamo visto una troupe della Rai riprendere la prima pagina del Corriere dello Sport sulla quale erano riportate le sfuriate di Antonio riguardo la sua permanenza a Roma. Lui ci tranquillizza dicendo di essere stato frainteso, ma la domanda è: "A chi dobbiamo credere?". Anche perché il baby pugliese non poteva certo confermare quei titoloni davanti ai numerosi tifosi.
Candela e Delvecchio non fanno molti complimenti e cercano di dribblare tutti il più in fretta possibile. I pezzi forti ancora non sono usciti. Dentro ci sono Totti, Batistuta, Montella, Panucci e Samuel. Nel frattempo scalda l'ambiente il massaggiatore, Giorgio Rossi, che fa molta tenerezza quando un tifoso gli chiede un autografo, dicendo: "Perché chiedete l'autografo a me? Chiedetelo ai giocatori". Ma in fin dei conti lui è un pezzo di storia della Roma e va acclamato più degli altri. Finalmente esce Panucci, che ha concluso la conferenza stampa nel padiglione vicino all'uscita. Dice di aver fame, ma non sa quanta ne abbiamo noi. Poi ecco Bati sulla sua Ferrari blu notte, molto disponibile a dispetto delle attese. Gli chiediamo la data del suo rientro e lui risponde: "Rientro presto, non vi preoccupate" (vedi il gol del tre a due al Verona). Grande Batigol. Infine ecco Montella, che scherza con tutti anche se appare un po' irritato quando lo invitiamo a scendere dall'auto per migliorare la resa delle foto ricordo. Anche lui dichiara di essere prossimo al rientro, ma in definitiva rimane a bordo dell'auto. Samuel non lo vediamo, ma è molto probabile che sia già uscito. L'amaro in bocca resta invece per un Grande Assente, ma poco prima delle 15 decidiamo a malincuore di congedarci. C'è chi dice che se ne sia già andato da un'altra porta, ma sembra difficile visto che le teniamo tutte sotto controllo, e chi dice che sia ancora all'interno. Purtroppo il dubbio che sia ormai andato via si fa pressante, e con il motore della mia macchina che si accende svanisce il sogno di incontrare Francesco Totti. Il Sogno, il Bimbo (come lo chiamo io), il Capitano, l'uomo che ha riportato lo scudetto sulle maglie rossogialle e che aveva fatto passare una notte insonne al sottoscritto solo all'idea di potergli parlare.