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  Inchieste


 

Barca nella tempesta

di Dario Castaldo - Feb.2002

Una storiella che da un po' di tempo circola tra gli immigrati maghrebini di Plaza de Catalunya vuole Joan Gaspart ridotto a rubare di notte gli oboli destinati al completamento della Sagrada Familia, la centenaria cattedrale-simbolo di Barcellona. Ora che le autorità spagnole gli hanno sequestrato fondi neri per 10 milioni di euro, malignano marocchini e algerini, il presidente della direttivo blaugrana ha bisogno di liquidi per portare avanti il carrozzone di avenida Aristides Maillol. È l'ironia più insolente, perché parte da chi dorme per strada, la più dissacrante, perché punge i catalani sul vivo dei due simboli a loro più cari, e la più efficace, perché gira il coltello nel grigo presente di uno dei club più titolati del Continente. La cui rispettabilità fa ultimamente più acqua della difesa. Il Barça che si riaffaccia in Champions League ricevendo la Roma al Camp Nou il 20 febbraio attraversa uno dei momenti più turbolenti dei suoi 102 anni di storia. Ben prima di scomodare i conti sospetti di Gaspart, l'anno era cominciato con la macchia della positività al nandrolone di Frank De Boer (un indizio che diventa una prova, se sommato al caso-Guardiola) ed era proseguito con la precoce eliminazione dalla Coppa del Re e l'ennesima grana con la giustizia di Patrick Kluivert, stavolta rinviato a giudizio con l'accusa di aver investito un passante mentre guidava in stato di ebrezza. Nulla in confronto alla soffiata che a metà gennaio ha riferito nei dettagli di un festino avvenuto all'hotel Hesperia di Madrid tra un gruppetto di giocatori di Rexach (due olandesi e tre spagnoli) e alcune prostitute - pagate, per la cronaca, 4800 euro - cui hanno fatto seguito due sconfitte consecutive in campionato contro Rayo Vallecano e Osasuna e l'inevitabile contestazione dei tifosi, inscenata con bambole gonfiabili e terminata con la richiesta della testa di Gaspart in diretta televisiva. Se i panni sporchi si potevano lavare con relativa serenità finché in testa alla Liga c'erano Betis, Alavés, Athletic Bilbao o Celta, la frittatona stagionale è diventata indigesta da quando il Real Madrid si è messo ad andare come una locomotiva. E poco importa che il Barça sia lì ad un passo dalla zona Champions League: gli spasmodici movimenti di mercato (leggi caccia a Mendieta) e la prima ammissione della dirigenza che "Rexach potrebbe non finire la stagione sulla panchina azulgrana" testimoniano di un clima tutt'altro che ovattato nei paraggi del Camp Nou.

Archiviati i 4 punti nelle due gare di Champions, con la ciliegina del 3-1 all'Anfield Road di Liverpool, il Barcellona che affronta la Roma due volte nel giro di una settimana può insomma mettere in campo una lista di nomi di lusso lunga almeno quanto quella dei problemi da risolvere. Va bene che con Maradona e Cruyff, Zamora e Suarez, Neeskens e Romario, Ronaldo e Figo, il passato blaugrana sembra una succursale della Hall of Fame del calcio, ma anche Carles Rexach (27 stagioni per un totale di 656 partite e 195 gol da calciatore del Barça tra il '65 e l'81) può guidare un bel numero di stelle di livello mondiale. A partire da Vitor Borba Ferreira, detto Rivaldo, che per Van Gaal "era uno normale" ma intanto nel '99 ha guidato il Barcellona al suo sedicesimo ed ultimo titolo nazionale e il Brasile alla conquista della Coppa America, dominando con merito la classifica del Pallone d'Oro. Poi c'è Patrick Kluivert, che con i 4 gol al Tenerife è salito in testa alla classifica marcatori della Liga, nella quale assomiglia più allo spauracchio visto con la maglia olandese che al pulcino bagnato ammirato in rossonero. Ma non solo: gente affermata e di classe - anche se un po' avanti con l'età - come Luis Enrique, Overmars, Cocu, De Boer, Alfonso e Sergi e giovani più che interessanti come Xavi, Gabri, Fabio Rochemback, Christanval e Puyol. Senza citare Coco, giusto perché il vero affare lo ha fatto il Milan cedendolo, ma senza dimenticare Javier Pedro Saviola. Nonostante il metro e 68 e la nazionalità argentina, non sarà ne' presto ne' mai il nuovo Maradona, ma a 20 anni è già uno che in mezzo alle difese europee parla al pallone in dialetto stretto. E se azzecca la giornata sono dolori per chiunque. La Roma è avvisata.