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Aldair: la storia infinita

di Ugo Trani

Aldair ha trentacinque anni, Stefano molti di meno, sei e mezzo, anche se il carattere è già quello di chi sa farsi rispettare. Stefano è il primogenito del difensore rossogiallo, romanista e soprattutto innamorato di Roma. Da almeno un anno è stato chiaro con il papà: «Voglio vivere qui, mi sento italiano e romano», in sintesi il pensiero del piccoletto (presto si farà sentire anche Giulia, quattro anni). Il padre più di una volta aveva pensato di lasciare la squadra rossogialla, ma a quanto pare è stato Stefano a fargli cambiare sempre idea. E se il brasiliano è ancora qui, se rispetterà il contratto sino al 2000 che lo lega alla società di Sensi, bisogna ammettere che il figlio del campione ha avuto e avrà sempre un ruolo nella vita del padre e, perchè no?, in quella del club di Trigoria. Il nono anno di Aldair in rossogiallo può essere il più importante, sicuramente offre tanti spunti da analizzare e molti retroscena da raccontare. Meglio se è poi proprio il diretto interessato a rivelare quello che è accaduto nei primi quattro mesi della stagione agonistica, gli ultimi quattro del novantotto.

LA FASCIA DA CAPITANO
Capitano, per la prima volta, a fine agosto. Zeman lascia che siano i giocatori a scegliere chi deve indossare la fascia lasciata a Trigoria da Balbo. Il gruppo vota Aldair: «Ho accettato, perché così volevano i miei compagni. Ma non ero troppo convinto. Ho sempre detto che non volevo fare il capitano e non dicevo una bugia. Infatti...».
Spiegherà tre mesi dopo perché non intendeva mettere la fascia al braccio sinistro, bisognerà aspettare la prima settimana di dicembre. Gara d'andata di Coppa Italia con l'Atalanta, Aldair sostituito dopo un'ora. Il brasiliano si avvelena, impreca e getta la fascia. Un brutto gesto, anche perché il difensore, solo due giorni prima, aveva detto chiaramente e pubblicamente che gli sarebbe piaciuto saltare il match di Bergamo perché aveva bisogno di riposo. «Ho reagito così, perché ormai ero in campo e volevo vincere. Ma so di aver sbagliato, il capitano deve dare l'esempio. Mi sono pentito subito, tant'é vero che ho subito raccolto la fascia». Tre giorni dopo contro l'Udinese all'Olimpico il capitano è Totti. Decisione presa da Aldair già tornando da Bergamo, comunicata ai compagni prima della sfida contro la squadra di Guidolin. «Non la volevo in estate e non era un bluff. Meglio darla a Francesco, lui è la Roma del futuro». Dietro alla rinuncia, l'amarezza del passato. Dopo il derby di fine ottobre, Aldair finalmente dice tutta la verità: «Quella fascia potevo averla tanti anni fa, almeno cinque. Nessuno ha pensato a me. Sono sempre stati presi in considerazione altri ragazzi, io al massimo ero preso in considerazione come vice. La delusione è stata grande, per questo quando quest'anno mi è stata proposta non la volevo più. C'ero rimasto molto male in passato, così ho preferito rinunciare definitivamente ad essere capitano della Roma. Per una questione d'orgoglio». Non c'entra dunque Zeman, ma la Roma di qualche tempo fa.

IL RAPPORTO CON ZEMAN
Il brasiliano cerca di spiegare: «Non abbiamo mai litigato. Con lui parlo spesso. Discutiamo molto, anche perché a volte mi permetto di dare qualche consiglio, di dire la mia. Tutto con educazione. Poi è sempre Zeman a prendere una decisione definitiva, senza farsi influenzare dai nostri discorsi. Ma non ho niente contro di lui, anche questa è una favola della città. Del resto con lui ho giocato sempre, se ci fossero problemi tra noi, non sarei titolare della Roma. Ho sempre obbedito, rispettando le sue scelte. Poi abbiamo, nel calcio, idee diverse, ma questo non pregiudica niente».

IL RUOLO SGRADITO
«Non mi piace fare il terzino destro». Massima sincerità da parte di Aldair, che non vuole giocare sulla fascia. Ma qui c'è una precisazione da fare: «Ne ho sentite tante su questa questione. Non è vero che contro lo Zurigo ho rifiutato di fare il terzino, costringendo Zeman a cambiare l'assetto difensivo. Sono state dette tante cattiverie sul mio conto. Ho solo detto quello che penso: non possocomportami sulla fascia come Cafu. Non è una questione d'età, ma di caratteristiche. Tra l'altro avrei fatto il male della Roma: nel nostro gioco, il difensore che spinge in continuazione è necessario, sennò non riusciamo a fare quello che vogliamo. Purtroppo c'è chi non vuol capire e non mi riferisco a Zeman. Per il bene della Roma sono disposto ad adattarmi, ma resto un centrale. Feci il terzino destro con Mazzone e quello sinistro con Boskov, ho già giocato in posizione decentrata, ma questo non vuol dire niente. Mi trovo a mio agio in mezzo». Addirittura ha proposto a Zeman di provare in quel ruolo Zago: «Il mio compagno ha dato la disponibilità, avendo più volte in passato ricoperto quel ruolo. Sarebbe più facile per tutti». Zeman ha detto no: per l'allenatore Zago è troppo importante al centro.

LA SAUDADE
«Ho avuto tante richieste, basta chiedere al mio procuratore, ma non andrò via prima della scadenza del mio contratto, giugno del Duemila». Aldair stavolta ha una posizione ben precisa. In tante occasioni ha manifestato dubbi sul proprio futuro, lasciando capire e non capire. Invece ora è uscito allo scoperto. «Un'altra bugia: hanno associato la questione del ruolo al fatto che sarei stufo della Roma. Io sto benissimo qui, non è vero che voglio lasciare questo club. Poi quello che accadrà dopo, non lo so. Se avessi veramente voluto andar via, di occasioni ne avrei avute tante. Eppure sono ancora qui, capitano senza fascia». La Roma o il Brasile, non si scappa. «Le offerte riguardano l'Italia e altri paesi europei, ma la mia preferenza resta un club brasiliano, l'ho sempre detto, che un giorno mi sarebbe piaciuto tornare a giocare a casa mia. Ma non è detto nemmeno questo...».

LA ROMA DA VERTICE
«Una sensazione nuova e soprattutto piacevole anche per me». Al nono anno in rossogiallo, finalmente Aldair scende in campo per lo scudetto. «Non mi era mai successo ed è veramente bello stare in alto. Noi vogliamo rimanerci sino in fondo, siamo convinti che quest'anno possiamo toglierci grandi soddisfazioni. Io lo dico da anni. Il mio sogno è vincere con questa maglia, ma non ci sono mai riuscito e vorrei farcela prima di chiudere la mia carriera. La gente ci trasmette entusiasmo, ma noi dobbiamo restare con i piedi per terra». Frasi che sembrano scontate. Aldair, però, per la prima volta si sbilancia. «Il gruppo sta funzionando: sta mettendo in pratica gli insegnamenti di Zeman. È stata utilissima l'esperienza dell'anno scorso. Tanti giocatori ora sono più maturi, la base è formata da grandi campioni, la mentalità è quella giusta. Siamo, insomma, sulla strada che porta al successo, ora dipende solo da noi». È convinto che la Roma possa addirittura migliorare: «Perché alcuni dei miei compagni, fondamentali lo scorso anno per il nostro gioco, ancora non stanno al meglio. Vedrete quando saranno al top dove arriveremo».

LA SCUOLA BRASILIANA E IL PROFESSOR ALDAIR
«Sensi mi ha parlato di questa iniziativa che è davvero interessante». Calcio do Brazil a Trigoria, il capitano senza fascia diventerà il capo del settore sudamericano. «Dobbiamo approfondire il discorso, c'è tempo. Ho ancora tanta voglia di giocare».