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  Interviste


 

Intervista con Zdenek Zeman

di Daniele Lo Monaco - Mag. 2001

Zdenek Zeman è rimasto sorpreso del successo della Roma?
"No. L'ho detto all'inizio dell'anno che stavolta avrebbe vinto la Roma. Anzi, me l'avevano detto".
In che senso?
"Che me l'avevano detto".
Che cosa ha avuto la Roma più delle altre quest'anno?
"Non ha un'altra domanda?".
La classifica finale è corrispondente al valore delle squadre?
"Un'altra ancora?".
C'è qualcosa in questa Roma di suo, a parte qualche giocatore?
"Come "qualche" giocatore? Mi offendo".
Mica sono tanti.
"Dei titolari, sette. Più due che ho voluto io".
Cioè?
"Aldair, Zago, Cafu, Candela, Tommasi, Delvecchio, Totti, più Montella e Samuel".
Dei grandi restano fuori Antonioli e Batistuta.
"Li avevo chiesti anch'io, ma costavano troppo".
Troppo quanto?
"Per Batistuta chiedevano venti miliardi, mi pare".
Soprassediamo: vede ancora qualcuna delle sue giocate nella Roma?
"Nella Roma no. In nazionale sì. Il gol di Totti alla Georgia su assist di Tommasi, ad esempio. Tommy ha sbagliato anche lì, a dir la verità, ma almeno era un passaggio in verticale".
(sorride)
È contento di questo successo?
"Per i ragazzi sì. Si vede che hanno acquisito la mentalità vincente".
Come direbbe Ferradini, lei parla da uomo ferito. E invece tutti sanno che dal suo cuore questi colori non sono mai usciti.
(si fa serio)
"Merito della tifoseria. È l'ultima rimasta".
In che senso?
"L'ultima che non bada solo al risultato. E per alcune tifoserie non basta neanche il risultato".
Ha visto quasi tutte le partite della Roma: ha visto un buon calcio?
"Purtroppo mi sono perso quella con l'Udinese. Mi hanno detto che quel giorno ha giocato bene?".
Capita l'antifona. Dica almeno se prima di accordarsi con la Salernitana non ha pensato di accettare la corte dello Sparta Praga per affrontare la Roma in Champions League.
"La Roma? No, è troppo forte. Non avrei avuto chances".