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  Interviste


 

Emergency. Un miracolo chiamato Gino Strada

di Stefano Boldrini - Gen. 2002

C'è una frase riportata nel libro "Afghanistan anno zero"da Vauro, giornalista e vignettista de "Il Manifesto", che aiuta a capire chi sia Gino Strada: "E qui pianteremo le buganvillee perché questa gente ferita dalla guerra, con negli occhi solo orrore, ha diritto a un po' di bellezza". Questo raccontava il medico chirurgo milanese, fondatore ed anima di Emergency, nel febbraio 2001, quando i lavori per l'ospedale di Kabul erano ormai agli sgoccioli. L'ospedale è diventato operativo il 25 aprile 2001 e le buganvillee sono fiorite in tempo perché gli occhi degli afghani vittime della guerra scatenata dagli attentati alle Torri Gemelle potessero vederle. Non sappiamo se davvero - talvolta si sguazza nella retorica anche nelle cose più serie - i criminali atti terroristici che hanno sbriciolato le Twin Towers di New York, quel fatidico 11 settembre 2001, abbiano cambiato la storia del mondo. Di sicuro, hanno provocato la morte di almeno diecimila vite, cinquemila scomparse nel disastro newyorkese e altrettante vittime della guerra scatenata dall'Occidente per precisa volontà degli Stati Uniti e del loro più fedele alleato, la Gran Bretagna. Di sicuro, hanno choccato la più potente nazione del terzo millennio, gli Usa, minandone certezze che sembravano inossidabili. Hanno costretto miliardi di coscienze, soprattutto di coloro che non hanno creduto di poter liquidare il problema con l'ennesima guerra, a riflettere su temi che sembravano troppo alti, ma che sono diventati in questi mesi di quotidiana conversazione come i conflitti culturali e il peso delle disuguaglianze economiche. E, nel nostro piccolo, nella nostra Italia eternamente rissosa, hanno portato in copertina Emergency, l'associazione umanitaria fondata nel 1994, e la sua anima, il medico chirurgo Gino Strada.
Gino è un medico di frontiera e di passione civile come t'immagini sia un medico di frontiera e di passione civile: un omone, con i capelli grigi e la barba bianca, un uomo coraggioso con gli occhi di chi ne ha viste per cento vite. Un uomo di cui l'Italia dovrebbe essere orgogliosa e che invece nei mesi scorsi è stato attaccato dal premier Silvio Berlusconi che lo ha definito "un medico con le idee un po' confuse" e dal cattolicissimo filosofo Rocco Buttiglione di cui non si hanno finora notizie di un pensiero che valga almeno la pena discutere. Ma queste sono le solite pinzillacchere italiane. C'è però un altro aspetto che, per fortuna, riscatta il nostro Paese ed è la mobilitazione della società civile per sostenere Emergency. A questa mobilitazione ha dato un discreto contributo il mondo del calcio. L'input è partito da Milano, sponda Inter. Gino Strada è infatti un appassionato di calcio e tifossimo dell'Inter. È ottimo amico del presidente Massimo Moratti. Anche nei momenti più delicati e cruenti del lungo autunno 2001 il medico chirurgo milanese ha seguito, dall'inferno di Kabul, le vicissitudini della sua Beneamata (definizione breriana). Altre società di calcio, altre piazze pallonare hanno seguito l'esempio dell'Inter. Non è azzardato affermare che, in un'ipotetica (e, se vogliamo, gratuita, perché in questi casi è davvero importante partecipare) classifica di solidarietà, la Roma occupa il secondo posto. Si è mossa la società, si sono mobilitati i giocatori. Un esempio? La raccolta di fondi promossa nel suo centro sportivo della Longarina, a due passi da Ostia, da Francesco Totti. In questa fitta rete, sull'asse Emergency-calcio è stato consegnato, il 7 gennaio, una specie di Pallone d'Oro dell'altro calcio a Gino Strada. Bella storia questa che vi raccontiamo ora: il pallone e un medico chirurgo.
Come nasce la passione di Gino Strada per il calcio?
"Nasce per strada e all'oratorio, come accadeva ai miei tempi. Era lo sport più accessibile e più semplice: un prato, un pallone, un gruppo di ragazzini e si giocava".
Ha giocato a pallone e in che ruolo?
"Ho giocato prima all'oratorio e poi nella Pirelli. Ero una mezzala di regia, tecnica discreta, buona visione di gioco. Avevo solo il piede sinistro. Il destro, come si dice in gergo, lo usavo per salire sull'autobus. Mi fermai ai campionati giovanili. Ai tempi del liceo mio padre mi disse "non ti sembra il caso di studiare più seriamente?".
Perché tifa Inter?
"Mio padre era tifosissimo dell'Inter. Quando c'erano i soldi si andava allo stadio, altrimenti si seguivano le partite alla televisione".
Chi è stato il campione della sua gioventù?
"Beh, nella mia Inter giocavano veri fuoriclasse: Luisito Suarez, Corso, Facchetti. Ricordo poi i campioni stranieri, i Sivori e gli Altafini. Del calcio moderno dico Ronaldo, perché riesce a compiere gesti tecnici da campione ad altissima velocità".
Spesso si fanno confronti tra il calcio Anni Cinquanta e Sessanta con quello moderno: la tecnica contro i muscoli. Gino Strada da che parte sta?
"Sono per la tecnica. Il calcio muscolare mi annoia".
Quali sono le squadre che la divertono di più?
"Inter e Roma. Sono le squadre che esprimono il miglior calcio".
Che cosa pensa di questa mobilitazione del mondo del pallone a favore di Emergency?
"Non può che farmi piacere. Nello sport c'è ancora aria pura, nonostante la presenza di mercanti, nonostante le quotazioni in Borsa e nonostante il flusso di denaro".
Sapeva che la città di Roma e la Roma si sono adoperate con una serie d'iniziative per sostenere Emergency?
"Roma ha dimostrato di essere avere un grande cuore. So che Damiano Tommasi si è dato molto da fare e ci tengo a ringraziarlo pubblicamente per l'ennesima volta. Damiano è un bel simbolo di questo calcio: è un grande centrocampista ed è un ragazzo che ha un grande cuore e un bel cervello".
Anche Totti ha promosso un'iniziativa per sostenere Emergency...
"Lo apprendo ora ed è una bella notizia. Francesco è un fuoriclasse, uno che compie magie con i piedi, ma sono contento di sapere che è un fuoriclasse anche nella solidarietà".
Gli afghani amano il calcio? "Lo apprezzano, ma il loro sport preferito è la pallavolo. Sa, non è facile diffondere il calcio in un paese di montagne".
Tra i suoi pazienti ha avuto giocatori di calcio?
"Non lo so, forse sarà capitato anche qualche calciatore. Posso però dirle che nei nostri ospedali il calcio viene usato come terapia di riabilitazione. Quando un amputato, uno che vive con gli arti artificiali, riesce a scendere in campo per inseguire un pallone, significa che il più è fatto. Passare dallo choc della perdita di una gamba e dalla paura che ti prende quando arrivi in ospedale mezzo dissanguato allo stadio della partita di pallone, equivale ad aver scalato una montagna di ottomila metri".
Non teme che la mobilitazione a favore di Emergency possa produrre il cosiddetto effetto saturazione?
"Non credo, perché chi sostiene Emergency sa per chi e per che cosa lo fa. Il mio, il nostro libro "Pappagalli verdi"ha venduto duecentocinquantamila copie, che per l'Italia sono un'enormità ed è stato un grosso contribuito per farci conoscere meglio. Emergency ha vinto lo scorso anno l'Oscar per il miglior bilancio perché siamo un esempio di trasparenza. Il novantacinque per cento delle somme versate viene impiegato per l'intera attività, dalla costruzione di ospedali all'acquisto di macchine o medicinali. E non scappiamo dalle zone di guerra come hanno fatto le organizzazioni dell'Onu che il 12 e il 13 settembre si sono allontanate dall'Afghanistan".
CHE COS'È EMERGENCY
E dopo il colloquio con il suo fondatore, cerchiamo di entrare meglio e con maggiori informazioni nel mondo di Emergency, associazione umanitaria senza fini di lucro nata a Milano nel 1994. Il suo obiettivo è quello di fornire assistenza alle vittime civili delle guerre, ai feriti, a tutti coloro che patiscono le conseguenze dei conflitti come fame, malnutrizione ed assenza di cure.
Come spiega un depliant del suo ufficio stampa, Emergency interviene nelle zone di guerra con progetti umanitari. Gli obiettivi dell'organizzazione sono: 1) prestare soccorsi ai feriti organizzando ospedali e centri di riabilitazione; 2) garantire l'assistenza sanitaria di base nelle zone devastate dalle guerre, con una particolare attenzione alle mine antiuomo, ordigni dei quali l'Italia è stata purtroppo tra i maggiori produttori. In tal senso, Emergency ha condotto una lunga battaglia per chiedere all'Italia di mettere al bando queste armi ottenendo una grande vittoria nel 22 ottobre 1997, quando il governo Prodi approvò la legge numero 374 che impedisce la produzione e il commercio delle mine antiuomo; 3) addestrare personale locale a fronteggiare le necessità mediche e chirurgiche. Emergency usa protocolli terapeutici e metodi di lavoro standardizzati e già sperimentati. Utilizza tecnologie non sofisticate e materiali a basso costo per facilitare l'addestramento del personale. Presta assistenza umanitaria indistintamente e gratuitamente su base neutrale ed egualitaria. Riferisce regolarmente ai propri sostenitori sull'uso delle risorse economiche, sulle scelte operative e sui risultati ottenuti.
Emergency programma i suoi interventi basandosi su due criteri di selezione: l'effettiva necessità della popolazione di ricevere assistenza medico-chirurgica specializzata e la scarsità o la mancanza di altri interventi umanitari nel paese. I paesi dove finora l'organizzazione italiana è intervenuta sono: Iraq (Kurdistan), Cambogia, Afghanistan, Sierra Leone, Eritrea, Jugoslavia, Cecenia e Ruanda.
Emergency informa sulle sue attività e cerca di promuovere una cultura di pace e solidarietà attraverso il periodico "Emergency" il sito Internet www. EMERGENCY.it, il libro "Pappagalli verdi - cronache di un chirurgo di guerra", un vero e proprio diario di Gino Strada, lo spettacolo teatrale "Kamille va alla guerra", progetti didattici, interventi nelle scuole, mostre fotografiche, audiovisivi, conferenze.
Dal giugno 1994 al dicembre 2000 sono stati costruiti e gestiti sette centri. Ecco nel dettaglio come hanno operato le sette "basi"di Emergency.
NORD IRAQ
Nell'area nota come Kurdistan iracheno, l'organizzazione italiana è presente dal marzo 1995. Sono stati costruiti due centri chirurgici: a Sulaimaniya (1996) ed Erbil (1998), entrambi dotati di 100 posti-letto ciascuno, all'interno dei quali funzionano unità speciali per ustionati pediatrici e pazienti con lesioni al midollo spinale. A Sulaimaniya è stato realizzato anche un centro di Riabilitazione, Protesi e Reintegrazione sociale. Ai centri chirurgici sono stati affiancati 16 posti di Pronto Soccorso. Complessivamente, dall'inizio dell'attività sono state assistite oltre 112 mila persone. Il personale impiegato da Emergency in quest'area è di 563 unità.
CAMBOGIA
Un centro chirurgico per le vittime di guerra è stato costruito a Battambang, è operativo dal luglio 1998 ed è intitolato ad Ilaria Alpi, la giornalista italiana uccisa in Somalia nel 1994. A questo centro sono stati affiancati 5 posti di Pronto Soccorso e due cliniche mobili, che hanno il compito di raggiungere i villaggi più isolati e di prestare assistenza sanitaria non strettamente chirurgica. Sono state curate oltre 127 mila persone. Il personale di Emergency impiegato in Cambogia è di 226 unità.
SIERRA LEONE
È in funzione dal 2001 un centro chirurgico a Goderich, nei sobborghi della capitale, Freetown. In questa struttura vengono curati non solo i feriti di guerra, ma anche i casi di poliomelite e altre malformazioni e traumi gravi che necessitano di chirurgia specializzata.
AFGHANISTAN
L'intervento di Emergency è cominciato nel 1999, con la costruzione di un centro chirurgico nel villaggio di Anabah, nella valle del Panshir e nel 2000 è stato realizzato un secondo centro a Kabul. Al centro di Anabah sono stati affiancati 6 posti di Pronto Soccorso. È stato avviato anche un programma sociale in favore delle donne afghane nel Panshir.
Emergency è intervenuta inoltre in altre zone del mondo devastate dalle guerre con interventi mirati e collaborazioni.
RUANDA
Nel 1994, durante la guerra civile, Emergency ha ristrutturato e riattivato l'ospedale della capitale, Kigaly. Particolare cura è dedicata alle vittime delle mine antiuomo, vero flagello di questo paese africano. È stato attivato anche il reparto maternità.
CECENIA
In quest'area Emergency è stata presente nel 1995 con la distribuzione di farmaci e di materiale di pronto soccorso.
ERITREA
È stato istituito un servizio di supporto ai medici del posto per l'assistenza e la cura delle vittime della guerra tra Etiopia ed Eritrea con un team composto da due chirurghi, un anestesista e quattro infermieri.
JUGOSLAVIA
Dall'estate 1999 sono sostenuti il Centro Culturale Stari Grad, scuola multietnica di educazione alla pace, e l'orfanotrofio Jovan Jovanovic Smaj di Belgrado, che ospita 96 bambini.