DESSY

PAOLA

 

 

Figlia del pittore e incisore Stanis Dessy , studia all’istituto d’arte di Sassari, dove subito dopo entra a lavorare come insegnante, dedicandosi inizialmente alla creazione con la ceramica, con lavori decorativi di ispirazione naturalistica e di contenitori di forma essenziale e all’incisione, nella quale adotta un linguaggio figurativo di tono analitico. Come ceramista emerge negli anni Cinquanta partecipando alle prime mostre dell’Isola. All’arrivo di Mauro Manca alla direzione dell’istituto sassarese. Nel 1959, è coinvolta dal nuovo clima di ricerca e sperimentazione che si viene a creare nella scuola;  nei primi anni Sessanta fa parte del Gruppo A, così chiamato dall’omonima galleria sassarese, insieme a Manca e agli artisti della sua cerchia, con i quali svolge attività di progettista per l’artigianato, disegnando gioielli, cestini, tappeti, ecc. e esponendo più volte alle biennali dell’Isola. Nel 1976, è tra i membri del Gruppo della Rosa, effimera formazione fondata a Sassari da Aldo Contini, in bilico tra Pop e Concettuale: Nella prima mostra inaugurale del Gruppo della Rosa espone i primi lavori in metacrilato, giocando sulla trasparenza e sulla sovrapposizione nella serie delle “Rose”, cui fanno seguito i “Cubi” serigrafati, le “Pagine ritagliate”, e le “Scatole”. Il clima “freddo” analitico degli anni Settanta è congeniale alla Dessy, nella cui opera l’esigenza di controllo formale maturata nella consuetudine con tecniche “esatte” come quelle dell’incisione sul metallo entra in tensione con un parallelo interesse rispecchiato dalla pratica ceramica, per i materiali naturali, la manualità e l’artigianalità tradizionalmente associate alla sfera femminile. Dal 1996 l’artista ha focalizzato la sua indagine sul tema dell’identità personale con “Esplosione 1” un corpo di donna in terracotta ridotto in frammenti ed “Esplosione 2” lo stesso cumulo di detriti in terracotta, spropositatamente allungato in una foto manipolata al computer, presentati nel 1997 in una personale al Centro Man Ray di Cagliari per la quale l’artista realizzava anche una grande torta riproducente il proprio corpo, offerta ai visitatori e mangiata la sera dell’inaugurazione.