Francesco Masia

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Francesco Masia è nato a Sassari nel 1957, dove vive e lavora. Ha compiuto gli studi tecnici e da oltre un decennio partecipa alla vita artistica locale e nazionale ottenendo premi e riconoscimenti. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private.

   

 Come tanti, tantissimi pittori agli inizi della loro attività, come tutti i pittori durante i primi anni di lavoro, dei primi entusiasmi e dei primi non facili risultati da ottenere, anche Francesco Masia, sassarese, geometra, autodidatta, allora avrà dipinto viottoli e portali della campagna sassarese, cesti di frutta e fiori, lembi di mare e spiagge deserte e assolate, colline e bianche case di campagna, alberi e cespugli, cieli tinti di azzurro e nuvole di cotone. Sogni. Avrà dipinto con colori ad olio, più pastoso e grumoso di altri materiali, più plastico e lucente di altri pigmenti, più tardivo ed indisponente nell'essiccarsi ma generoso nel regalare più tempo a ritoccare una foglia, un petalo di un fiore, a rendere più vivo il brillio di luce di una pupilla, ad addolcire il profilo nel ritratto di un amico d'infanzia, a rendere più tenera e morbida l'ombra azzurrina sulla guancia e sul collo di una fanciulla. Spontaneità creativa, gratificata in quel tempo dall'affettuoso giudizio degli amici, dei parenti, dal benevolo incoraggiamento di qualche estimatore.Una creatività indifesa, facile a smarrirsi, non sorretta dall'ala protettiva del maestro, dal conforto culturale e tecnico della scuola, della bottega. Una creatività messa in opera di tempo in tempo, quando la professione concede piccoli segmenti di giornata. Più faticoso a districarsi dal groviglio di difficoltà tecniche, di dubbi sul taglio compositivo del quadro, di ripensamenti sulla scelta del tema e della tavolozza. Dello stile. Lo stile di Francesco Masia, ora, dopo numerosi anni di lavoro, di riconoscimenti, anche di premi, rimanda sovente a una visione dove lo spazio dipinto è scandito in ritmi misurati di superfici e di equilibri quasi simmetrici. La ricerca stessa della composizione è pensata, calcolata, offerta mediante ricorrenti variazioni che sembrano appagare l'artista nella costante riproposta, modulare, quasi stereotipa e ripetitiva collocazione delle figure nell'ambiente prospettico. Qua, nell'aria, laceranti segmenti di luce graffiano e separano superfici che nel colore perdono ogni concetto di contiguità. Là, improvvise, abbaglianti accensioni di lampo e fasci di luce piovono svelando la scena, gli attori, gli eroi. Ombre. Misteriose presenze che nel loro divenire di immagine (uomo o cavallo o figura di donna) fanno a meno della connotazione che, nel contesto di un fare pittorico più realistico, le avrebbe distinte l'una dall'altra, le avrebbe differenziate, separate, catalogate, schedate. Immagini dipinte che vivono sulle tele di Francesco Masia una specie di identica esistenza fisionomica, dove il volto, gli occhi, le mani sono annullati, incorporati, assorbiti dentro la presenza e l'ombra di cui essi stessi fanno parte. Macchie di materia scura che verticalmente si estendono divenendo massa schiacciata senza volume, sembianza piallata, profilo compatto e chiuso campito e sospeso nella griglia dello spazio rappresentato. Immagini senza volto. Identiche, l'una all'altra, segrete vicende. Dove la indiscriminata, martellante eguaglianza iconografica nelle opere di questo pittore apre la strada nella nostra mente a concetti inquietanti.