Montis Daniele
 

 

 

 

 

Daniele Montis è nato a Sassari nel 1960 dove vive e lavora in Abozzi, 22 .Compiuti gli studi classici, ha intrapreso quelli universitari, prediligendo però, in particolare l’impegno artistico – e non soltanto nel campo pittorico -, sempre attento a quanto di nuovo emerge localmente e nel più vasto contesto, anche oltre confine. “La sua espressione pittorica  - ha scritto Luigi Nieddu – non è meccanica ripetizione di questa o quella scuola in particolare, avendo egli acquisito diversi indirizzi e tematiche mediante armonica fusione ed originale linguaggio figurativo, cromatico e prospettico, sempre frutto di una profonda fusione emotiva”  La sua produzione artistica ha avuto inizio orma da diversi anni e le sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private, nell’Isola e fuori dall’Isola, per aver partecipato a diverse mostre personali e collettive.


I cancelli del sogno

Mi pare che la produzione pittorica di Daniele Montis, pittore autodidatta, sia innanzi tutto fondata su un fantasioso gioco di cromie che traducono il discorso artistico in un linguaggio quasi surrealista capace tuttavia di operare una sorta di convergenza tra realtà e sogno. Potrei dire che i paesaggi che ci presenta nelle mostre, sono frutto di fattori diversi in cui prevale una certa combinazione onirica dove il risultato cromatico non si nutre dello spessore del colore, ma da questi pretende eleganza e levità di tono, quasi che il discorso figurativo possa divenire discorso immaginario, travalicando tempo, cose e spazi anziché tradurli in realtà oggettive. Daniele Montis esprime il sentimento genuino dell’essere nelle immagini e riesce a trasmigrare volando la stessa staticità della tavola dipinta, senza stupori, ai confini del tempo, operato da inesprimibili colori d’arcobaleno, quasi annuncio di quiete dopo il turbinio dei sentimenti. Così dalle cromie egli fa emergere storie di tempi perduti dove i personaggi sfumano lontano in una prospettiva quasi rovesciata: la donna, l’uomo in lunghe vesti, avviati in un misterioso cammino. All’interno dello spazio pittorico di Daniele Montis c’è sempre un disegno oltre l’orizzonte del visibile, in un infinito procedere iconografico, ricco per sé, anche se non sempre percepibile con immediatezza. Questa pittura è infatti come un grande scenario in cui si propongono rinascimenti barocchi all’immaginazione cromatica, mai lasciata in pura libertà, ma continuamente guidata negli spazi di una significazione solo vagamente riducibile al realismo delle cose. Osservando i quadri di Daniele Montis, si percepisce più che la realtà stessa una sorta di trascrizione delle cose e si scoprono ascendenze vagamente nordiche temperate dall’atmosfera mediterranea, a tradurre la tiepida freddezza della visione con la corposità della materia realizzata, amalgama e sviluppo di forme, che sembrano avvolte richiamare le illustrazioni della Commedia di Dante o del Paradiso di Milton; viaggio di immaginazione, insomma, cui non è aliena una tentazione illustrativa o fiabesca. Ma per non fermarsi a questa tentazione, del resto molto sfumata, mi pare siano da rimarcare in Daniele Montis le prospettive che oscillano dai paradisi perduti alle atmosfere tempestose, immenso teatro della coscienza e della tragica vicenda umana, lontana  referenza in sintonia con una realtà diversa o soltanto immaginata. La fantasia è certo un requisito essenziale della pittura dell’artista e forse la sua assidua fatica vuol tradurre proprio i pensieri misteriosi che si annidano nel cuore dell’uomo, reconditi o stranieri alla realtà del mondo, ma pur radicati alla vita di ogni giorno.

Marco Antonio Aimo