Francesco Nesi

 

Francesco Nesi, entra a far parte di questo folto gruppo di artisti pur non essendo un pittore Sardo per il semplice motivo che l’artista ha sempre nel cuore gli amici ,i colori forti, vivaci e ricchi di storia come la nostra terra a cui è molto affezionato.

 

Toscanissimo e dunque ironico per dote di stirpe Francesco Nesi, pittore pieno di fantasia e amante di visioni “gioiose e giocose”, è nato il 30 settembre 1952 a San Casciano Val di Pesa, uno dei paesi più belli e laboriosi del Chianti e ricco, come tutti sanno nel mondo intero, di un vino che ha reso celebre l’Italia. Nesi dipinge con grane passione fin dalla prima giovinezza, ma è dal 1993 che  partecipa con grande successo a mostre collettive e personali, a rassegne d’arte contemporanea e a concorsi a premi. Da segnalare in particolar modo le personali alla Biblioteca Nazionale di Firenze, alla Galleria Due Quadri di Siena, al Centro d’Arte Puccini, sempre di Firenze, e la partecipazione a numerosi premi. Nel biennio 2000-2001 ha esposto alla Galleria Paoli di Pietrasanta alla Galleria Lovetti di Ferrara etc. Francesco Nesi è anche molto apprezzato all’estero con esposizioni in Germania, negli USA, etc. Un’artista, insomma, che possiede una freschezza di inventiva capace di tradurre immediatamente l’osservazione del vero in immagine fantastica provocando negli ammiratori dei suoi quadri un sentimento di allegria e felicità.

“… poesia pura, quella di Nesi, rilevata per immagini lungo un filone figurale di carattere onirico  nel quale la distorsione fisica dei personaggi e della raffigurazione del paesaggio, l’esasperazione dei gesti come quella delle forme delle case, e l’ossessiva ricerca di modelli e soluzioni sempre stranamente mutevoli che richiama la mente quella del cappellaio della favola, divengono naturalmente accettabili perché il modo di esprimersi del pittore collima con la sua dialettica ed è pertanto naturalmente scorrevole ed efficace…

Ritengo che questo accada perché Nesi è un pittore vero, comunicativo non soltanto per quel suo umorismo sbrigliato e tuttavia bonariamente aggressivo, ma anche e soprattutto per la civilissima condizione nella quale riesce a condurre il colloquio con l’interlocutore eventuale. Anzi Immaginario…”

Firenze marzo 2001 Tommaso Paloscia