Vincenzo Pinna

Vincenzo Pinna e i misteri del tempo

Pinna è uno dei protagonisti dell’arte post-spadiana a Sassari, intendendo in questo modo l’appartenenza a quel gruppo di pittori che di Spada hanno avvertito certi umori, e soprattutto il linguaggio del colore. Per il resto egli vive una meravigliosa autonomia di costruire e di pensare, che in un certo versi può essere chiamata solitudine. Che gli consente di dare forma a un discorso pittorico che ha come centro e involucro il suo appassionato amore per la Sardegna. E’ diventato un maestro del colore, con quei contrasti di rosso alterati a vaghe stratificazioni luminose, che utilizza per dar vita a certe immagini della Sardegna che per lui sopravvivono in una serie di atti arcaici. E per questo i suoi quadri sempre concepiti in piccole dimensioni, sono figurazioni di persone, schiere e moltitudini di fedeli, gruppi di uomini o folle che celebrano riti ora arcaici ora semplicemente umani, dentro i quali l’artista rimane sempre il centro che esprime il senso della cultura della terra. Il critico Verdirosi, scrivendo di lui, ha detto che nelle opere del Pinna “c’è come l’attesa di un evento nascosto” . E credo che in questo possa individuarsi una delle componenti profonde dell’artista. Perché quando i suoi lavori ti accorgi che c’è sempre qualcosa che trascende gli atti,  riti, o il fare e il vivere delle figure e delle persone. E in questi quadri non trovi la formula, l’ideologia: trovi un essere consacrato all’arte, con quei colori che non mutano quasi mai, e tuttavia sono sempre diversi: un rosso fiammeggiante che ti comunica i misteri della notte e le suggestioni del fuoco, cime nel compimento di un rito. Da trentenni trascorrono nella mente di Vincenzo Pinna questi pensieri: che ti paiono sempre simili, ma che tuttavia-lo ripeto- sono sempre diversi. Perché nuovo e diverso è l’uomo che vagheggia queste attese e questi miti. Quando si guardano le opere di Vincenzo Pinna, si avverte immediatamente il bisogno di cercare l’artista, per scoprirne gli umori, la personalità, per stabilire certe corrispondenze tra la sua persona e quelle figure che ritrae all’interno della patina dei suoi colori rossi invecchiati. Per intuire le sue varianti definite, e scoprire che cosa c’è dentro quel misterioso spessore di colore. Certo, tu puoi pensare o invochi il movimento del tempo, la realtà nuova a cui l’uomo è chiamato. Ma i quadri di Pinna ti conducono come ad una visione del mondo che par che voglia conciliare l’uomo con le cose; con molti altri esseri, uguali o diversi, e con la terra. Che voglia conciliarti felicemente con la vita l’arte.

Enzo Espa