PORCELLI  ENZO

Dopo un lungo percorso di ricerca come autodidatta, E. Porcelli approda  finalmente alla ComputerArte, trovando un terreno fertile e ancora quasi del tutto inesplorato per la sua sperimentazione artistica. Oggi si occupa a tempo pieno delle sue ricerche in questo campo, non dimenticando tuttavia, le altre forme espressive che hanno accompagnato la sua evoluzione artistica, a cominciare dagli albori della sua carriera, quei “tentativi giovanili di disegnare e di trasformare in rilievo qualunque cosa potesse attrarre l’attenzione” come ricorda lui stesso, per passare poi attraverso numerose  forme espressive come la pittura, ed in particolare la grafica e la scultura, per arrivare infine alla ComputerArte. Le varie sperimentazioni formali lo hanno reso un’artista maturo, completo e “multimediale” (nel senso più proprio del termine), tanto da poter fare riferimento alla sua arte con una definizione sintetica, quella della “Triade”, che raccoglie in un unico concetto le tre fasi principali del suo lavoro e si concretizza poi nelle grafiche, nelle videografiche e nelle sculture, riassumendo in pratica tutte le tappe della sua produzione artistica precedente e contemporanea. In definitiva il concetto della “Triade” secondo Porcelli, deriva dal fatto che  “Durante la fase creativa nasce dentro di me un'idea, suscitata  spesso da  stimoli esterni, che va maturando e va prendendo contorni sempre più definiti, fino a quando sento che l'opera è completa. Questa è la fase conclusiva in cui l'opera è creata e finita ma ancora soltanto mia e non espressa, soltanto immaginaria e virtuale.  A questo punto nasce l'esigenza di esternarla, materializzarla, renderla fruibile. Questa fase consiste in un lavoro tecnico e di routine, oserei dire noioso se confrontato con quello della fase creativa, consistente nel trovare il modo di rendere al meglio, ciò che fino a questo punto è immateriale, col mezzo espressivo più adatto. Potrebbe essere un disegno, una videografica, una lito-serigrafia, uno sbalzo, un rilievo, una scultura a tuttotondo; usando carta, tela, lamine di rame o argento, bronzo, legno, resine, cera e gesso, servendomi di matite, inchiostri, bulini, pennelli, colori, macchina fotografica, videocamera e negli ultimi tempi impiegando il computer con tutti i suoi accessori quali dischi, hardisk, monitor, digitalizzatore, scanner, genlock, CD, floppy disk stampante, videoregistratore, Le videografiche per me  rappresentano il superamento della staticità delle opere che di solito sono fissate alle pareti o sui piedistalli. La novità rappresentata dalle videografiche, realizzate al computer, ha appagato il desiderio di vedere i soggetti rappresentati in sequenze dinamiche, però resta da risolvere il problema della realizzazione e diffusione dell'opera d'arte, la sua materializzazione e se vogliamo la possibilità di esporla e commercializzarla. Il superamento di ciò si ha collegando reciprocamente il nuovo che sono le videografiche col tradizionale, già noto, cioè grafiche, lito-serigrafie, sbalzi e sculture. Pertanto le grafiche rappresentano la riproduzione di un momento fotografico, di un fotogramma, di un frame ricavato dalla sequenza videografica, superando il limite temporale del prima e del poi riferito a quanto rappresentato dalla grafica stessa. Con le grafiche si rende tangibile, fisico, reale ciò che nelle sequenze videografiche è virtuale, infine la realizzazione finale si compie nella resa scultorea, che in definitiva chiude il ciclo.”La materializzazione  vera e propria, ultima fase, dunque, ribadisce la vocazione scultorea di Enzo Porcelli già ampiamente riconosciuta nella sua carriera artistica dal pubblico, dai critici, e in particolare da amici e colleghi come Pericle Fazzini, Marcello Avenali e Corneille. A questi ultimi e ad altri artisti va il tributo di Enzo Porcelli quando spiega a quali maestri fa riferimento la sua arte:“Essendo autodidatta probabilmente nel mio modo di fare arte non si riscontra alcun appiglio accademico.  In origine i miei “amori” si identificano con Campigli, le cui opere ancora oggi mi entusiasmano, con Matisse e con Giacomo Balla del periodo futurista. Per la scultura sono diversi gli artisti che ammiro ma sopra tutti c’è il mio grande amico Pericle Fazzini che ancora sento vivo vicino a me. I contatti che ho intrapreso con lui, fin dal periodo in cui ho organizzato la Rassegna Internazionale d’Arte di Fiuggi, sono stati sempre improntati a reciproca stima e non esagero se dico che abbiamo scambievolmente provato all’unisono, dinanzi alle nostre opere, le stesse emozioni. Tra gli ultimi incontri ricordo quello della Sala Paolo VI in Vaticano, presso la sua “Resurrezione”, che ha suscitato in me grande emozione tanto da farmi scrivere un pezzo lirico  a lui dedicato. Tra gli altri emerge Manzù, che alcuni vogliono intravedere nella mia produzione, e inoltre devo anche ricordare gli affettuosi e amichevoli  incontri con Corneille, M. Avenali e con F. Bellini che ho conosciuto presso la sua Chapelle, a Cannes.  L'incontro in questo periodo con Alfredo Barbati jr. mi indusse ad una analisi introspettiva che mi portò alla creazione delle prime sculture e, se vogliamo, alla mia realizzazione artistica come scultore. Le mostre personali di Colleferro, presentata da A. Barbati jr., e del Centro Letterario del Lazio di Roma, presentata da Mario Di Bitonto, riconoscono con l'apporto del pubblico, questa mia vocazione scultorea, in seguito suggellata dal successo della personale all'Abbazia di Casamari, presentata da Franca Calzavacca e della prima personale all'estero alla Galleria Crucitti di Antwerpen (Belgio),   patrocinata dall’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles”. Ma gli sviluppi più recenti dell’instancabile ricerca e sperimentazione dell’artista, portano inevitabilmente ad analizzare la sua ComputerArte.Il termine Computerarte è un neologismo che sembra già inflazionato, ed ha bisogno di qualche commento esplicativo soprattutto per i “profani” che si accostano per la prima volta a questa forma d’arte contemporanea. La crescente diffusione delle nuove tecnologie e dei nuovi media, fenomeno positivo di per sé, ha generato una certa confusione soprattutto in campo artistico.  Secondo E. Porcelli infatti Il computer come macchina è un mezzo multimediale, intendendo con questo  la  integrazione di testi, grafica, suono, video, immagini e quant'altro la tecnologia nel tempo va sviluppando. A mio avviso è da distinguere nettamente la fase creativa, o meglio, il momento creativo proprio dell'artista dalla fase tecnico-pratica di realizzazione in cui si opera con la macchina, col computer. Il momento creativo è quel momento misterioso e magico in cui operano i "geni" propri dell'artista frammisti alle sue fantasie, alla sua cultura, al suo gusto estetico ed al suo stile. In genere l’esplicazione del momento creativo coincide con l'elaborazione dell'idea, germe della ispirazione, che si ha quando questa si materializza su carta, su tela o sullo schermo del computer. Ecco, allora, che il computer equivale, oggi, agli altri mezzi di espressione artistica. La macchina elaboratrice o, dall'inglese, computer, per mezzo di programmi idonei, che costituiscono il cosiddetto software, è oggi per me il mezzo tecnico per la rappresentazione. L'uso della macchina e l'aiuto molto sofisticato  che i programmi oggi offrono all'artista-progettista, ampliano  la sua conoscenza della geometria, offrendo velocemente e con estrema precisione, la rotazione dell'immagine lungo gli assi ortogonali, l'immagine riflessa, ruotata e traslata in tutte le direzioni. Inoltre si ottengono le proiezioni prospettiche del soggetto in modo corretto ed immediato, la colorazione fino a svariati milioni di tinte, l'animazione del soggetto, la creazione veloce delle ombreggiature. Penso che "umanizzando" il rapporto artista/macchina si possa creare un rapporto appassionante e coinvolgente a tal punto da offrire emozioni inenarrabili e mai prima provate”. Il confondere la computerarte con la computergrafica è ancora all’ordine del giorno, soprattutto per chi non è in buoni rapporti con le nuove tecnologie, ed è interessante vedere come Porcelli spiega in modo chiaro la differenza tra questi due concetti: “Qualche tempo fa non recepivo questa differenza, poi avanzando nella ricerca e quindi nell'apprendimento dei mezzi grafici offerti dal computer, lentamente ma in maniera chiara e definita è emersa la "diversità" e ne ho preso coscienza. E’ vero che la computerarte adopera i metodi tipici della grafica al computer, ma essa si distingue e differenzia, da questa,  perché sottintende nella sua rappresentazione grafica un momento creativo e il voler trasmettere le sensazioni dell'artista. Alla computergrafica manca tutto questo che è "l'anima", cioè l'essenza della computerarte. Quando l'osservatore o fruitore percepisce il messaggio che l'opera trasmette, ciò è evidente ed inoppugnabile. Volendo essere più espliciti dobbiamo esemplificare la cosa dicendo che le videate grafiche sono prettamente legate alla computergrafica, ottenute applicando equazioni ed algoritmi, anche complessi, ma pur tuttavia ottenuti sempre con  procedimenti matematici,  mentre le videografiche che permettono di realizzare litografie e sculture non possono che essere computerarte. Agli inizi, lavorando al computer e spesso casualmente, gli addetti ottennero degli "effetti" gradevoli e tipici, alcuni esempi furono ottenuti con il linguaggio Basic. Ciò fece improvvisare artisti, i cosiddetti computer artmen, persone ben preparate tecnicamente ma che non possedevano il dono della creatività. Allora scambiando per Arte le Videate grafiche, ottenute al computer, si è propagandato come forma nuova di espressione artistica ciò che arte non è, creando diffidenza sia nei fruitori che negli stessi artisti, mentre i critici hanno taciuto. Penso che il chiarimento sia in atto e favorito da riviste specializzate e da manifestazioni a livello mondiale”.  Anche l’accoglienza del pubblico è cambiata con il tempo, come considera Porcelli“Inizialmente, mi riferisco ad alcuni anni fa, quando parlavo di arte al computer, la reazione era di scetticismo e di avversione. Si nascondeva la propria incompetenza dicendo che l'apporto dell'artista era relativo o addirittura nullo poiché faceva tutto il computer, ciò è vero se riferito alle videate. Probabilmente si sopravvalutava il P.C. ritenendolo capace di espletare   qualità tipiche dell'uomo e della sua creatività. Successivamente, esponendo le prime grafiche progettate col computer alla mostra di Veroli, cominciai  a proporre delle installazioni che avevano lo scopo di dimostrare come il computer fosse anche un   mezzo per fare arte,  allo stessa stregua del pennello, della matita, dello scalpello. Certamente a far chiarezza hanno contribuito le trasmissioni televisive su Europa 1 che A. Barbati jr. ha condotto nella rubrica "Obiettivo su ...". Partecipando a queste trasmissioni ho avuto la sensazione che lo scetticismo andava trasformandosi in meraviglia, e nel frattempo veniva recepito il fatto che a determinare un'opera d'arte è il suo momento creativo e non il mezzo tecnico con cui viene realizzata. La conferma di tutto ciò si è avuta nella mostra di Isola Liri dove il contatto con i visitatori ha messo in rilievo l'interesse che la computerarte aveva  suscitato”.  Certamente hanno dato il loro contributo giornali e riviste, rubriche televisive e trasmissioni, articoli  e recensioni varie. Con la mostra di Segni si è aggiunto l'interesse di numerosi giovani vogliosi di sperimentare e capire la computergrafica trasferendo ad essa l'interesse che prima dedicavano esclusivamente al campo ludico, dove il computer regna sovrano ormai da tempo. Nella elegante mostra di Melbourne (Australia), presso l’Istituto Italiano di Cultura, finalmente la computerarte ottiene il crisma d’internazionalità, oltre che dalla stampa locale anche a mezzo di Teleitalia che  ha  diffuso su  tutto il territorio continentale le immagini  e le interviste fatte all’autore. Negli U.S.A. a Sherevport (Louisiana), il successo di varie esposizioni suggella definitivamente il riconoscimento universale della validità e della contemporaneità di questa forma d’arte. Oggi, dopo l’avvento d’internet, nel sito on line che Porcelli ha creato per il suo operare,  http://go.to/computerarte, la divulgazione è avvenuta in modo globale, suscitando consensi in migliaia di visitatori che le tradizionali esposizioni non avrebbero potuto avere. Inoltre chi vuole essere aggiornato in rete, sulle ultime opere da lui create e sulle manifestazioni programmate può accedere a:  http://communities.msn.com/Eventicomputerarte Ultime creazioni di una diversa e nuova forma di fare computerarte è quella che si può notare nelle composizioni ottenute con l’ambientazione di alcune sculture nel paesaggio e negli scorci di Picinisco, Atina, Abbazia di Casamari, e nell’accostamento delle sculture ad alcune poesie. A questo punto non possiamo trascurare una proiezione sul futuro prossimo della ricerca artistica del Porcelli nel campo della realtà virtuale. Con questa entriamo nel futuro abbastanza prossimo e l'arte sicuramente si svilupperà con essa in quanto come mezzo di comunicazione amplierà la capacità di espressione dell'artista.  “A mio avviso avremo ancora un rivoluzionamento”, dice Porcelli interrogato sull’argomento, “tutto a favore dell'arte e degli artisti, poiché avremo il superamento di talune costrizioni fisiche. Penso al fatto che oltre ad ammirare l'opera avremo l'opportunità di entrare ed immergerci in essa, di passeggiare tra gli scenari rappresentati, di muovere gli oggetti o parte di essi, realizzando un contatto oggi neppure immaginabile col soggetto rappresentato. Il fruitore partecipa e si integra, interagisce e naviga in tempo reale nell'opera fantastica e di simulazione che porta oltre la realtà apparente.    Egli oggi è osservatore passivo mentre domani potrà essere partecipe, interagendo con le creazioni artistiche. Attualmente è già possibile traslarsi all'interno della Basilica del Santo di Assisi e passeggiare a piacimento nei paesaggi degli affreschi di Giotto. E' possibile entrare nelle città metafisiche da lui dipinte. Tale possibilità già oggi è fattibile, esiste e potrà solo rafforzarsi con il passare del tempo e l'affinarsi delle tecnologie. Certamente, diversamente da oggi, c'è  la complicazione che questo tipo d'arte richiederà al momento un hardware  specifico quale il data-glowe (un guanto speciale),caschi per la full-immersion (immersione totale) nella realtà virtuale, e di altre apparecchiature. Le nuove realtà e le nuove forme di espressione certamente non riguarderanno le attuali generazioni di artisti e di critici, ma ci sarà finalmente una rigenerazione dell'arte per chi la fa, per chi la critica e chi l'osserva. Attualmente ho il desiderio, la voglia di indirizzare la   ricerca in questo campo. Debbo dire che ne vedo uno sviluppo possibile sulla base delle mieVideografiche. L'Inno alla danza è già, in un certo modo, l'emblema dei miei primi tentativi di collegamento dell'arte con la realtà virtuale, in quanto, in quest'opera, noi possiamo vedere come le ballerine rappresentino il tangibile, il reale, mentre, i pannelli o specchi rappresentino, in maniera statica e riflessa, l'immagine virtuale”. Queste  parole del Porcelli, sono indirizzate verso un ulteriore superamento della sua posizione artistica attuale,  e della sua cultura  artistica sempre pronta   nell'affrontare nuove tematiche con animo aperto e interessato. 

                                                   Paola Sinibaldi