Arturo Parisi

"Una storia bolognese"
Arturo Parisi ha 60 anni, vive a Bologna da 33 anni con la moglie e il figlio, ed è docente ordinario di Sociologia dei fenomeni politici all'Università di Bologna.
Orfano del padre a 6 anni, Arturo Parisi cresce a Sassari, completa gli studi classici nella Scuola militare della 'Nunziatella' a Napoli, poi torna a Sassari dove si laurea in Giurisprudenza. Durante gli studi lavora come operaio forestale e come insegnante in un centro professionale. Fra il 1963 e il 1968 è segretario e poi vicepresidente nazionale dei giovani dell'Azione Cattolica, presieduta da Vittorio Bachelet. Inizia la carriera universitaria a Sassari come assistente di Statistica; nel '68 arriva a Bologna come ricercatore del 'Cattaneo'; è quindi assistente ordinario di Diritto ecclesiastico all'Università di Parma e di Storia delle istituzioni religiose a Firenze. Nel '71 è docente della cattedra di Sociologia delle religioni dell'Alma Mater. In quegli anni dirige la rivista 'Il Mulino' e per circa vent'anni dirige il 'Cattaneo'. Tra i promotori del Movimento per le riforme istituzionali, è consigliere politico di Romano Prodi; nel '96 Sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri del Governo dell'Ulivo, nel '99 vicepresidente esecutivo de i Democratici. Nel dicembre '99 vince le elezioni suppletive e succede a Romano Prodi nel collegio 12 di Bologna. Nel febbraio 2000 è eletto presidente nazionale de i Democratici.

Un chiaro impegno politico
In una democrazia governante - quella che mi sento impegnato a costruire - gli elettori non si limitano a delegare agli eletti la scelta di chi, e su quali programmi, dovrà governare il paese. Essi sono invece chiamati a decidere direttamente, a scegliere tra i programmi che le coalizioni di governo sottopongono al loro giudizio. Non esistono quindi programmi di partito, né programmi di singoli candidati e meno che mai programmi di quartiere. Il mio impegno è pertanto quello di sostenere il programma dell'Ulivo oggi guidato da Francesco Rutelli, il programma del risanamento che ha portato l'Italia in Europa, il programma che ho sostenuto a fianco di Romano Prodi e poi nei 15 mesi da parlamentare con i governi D'Alema e con il governo Amato.
Quanto alle priorità, la prima è il compimento della democrazia bipolare. La transizione non può durare all'infinito. L'Italia ha bisogno di governi stabili che la rappresentino alla pari in Europa e nel Mondo. Se l'Italia è entrata nell'euro, questo è stato certo per la qualità dei governanti e dell'azione di governo, ma non meno per il credito e la credibilità guadagnata dalla ritrovata prospettiva di stabilità incarnata dal governo Prodi.
La seconda priorità è quella della liberazione dell'iniziativa, del tempo e delle risorse della nostra società. Liberazione dai gravami della burocrazia attraverso lo sviluppo delle riforme già avviate. Liberazione dagli assetti monopolistici che impediscono la concorrenza e lasciano nelle mani di pochi meccanismi importanti dell'economia, alcuni dei quali ancora sotto il controllo della mano pubblica.
La terza priorità è la difesa del sistema di sicurezza del cittadino: a cominciare dalla salute e dalla giustizia, dall'ambiente e dal controllo delle città e dei quartieri. L'iniziativa personale, elemento essenziale dello sviluppo, può dispiegarsi solo se sostenuta da solide “reti” di sicurezza e solo se poggia sulla piena valorizzazione delle risorse umane che soprattutto una buona scuola può assicurare.
Infine, un impegno: contare fino a un milione prima di proporre una nuova legge. Ce ne sono già troppe. Prima di inventarne una nuova bisogna assicurarsi che quelle esistenti siano rispettate: innanzitutto dal governo.
Oggi siamo orgogliosi di quanto abbiamo già fatto. Assicurato il risanamento, ora dobbiamo passare senza incertezze all'attuazione delle riforme che garantiscono lo sviluppo. La strada aperta da Prodi nel '96 continua con la candidatura di Rutelli. Siamo sicuri che il governo da lui guidato porterà a compimento il cammino.