Società Anonima Degli Omnibus a Milano

 

 

L’inaugurazione dell’ippovia Milano-Monza

 

 

Si giunge così all’8 luglio 1876.

 

Dalla scuderia di via Sirtori 1, escono otto vetture a due piani di nuovo modello, trainate da coppie di cavalli dello stesso colore.

Quattro vetture sono di costruzione straniera, quattro di costruzione nazionale e precisamente della ditta Felice Grondona.

Alle otto vetture seguono due carri scoperti destinati al personale.

E’ sabato e dopo l’insistente pioggia dei giorni precedenti, su Milano è tornato a splendere il sole.

Il campanile di Santa Francesca Romana non ha ancora finito di battere nove colpi che puntualissimo il Principe di Piemonte, il trentaduenne Umberto, giunge salutato dalle note della marcia reale.

Superati i convenevoli sale sulla prima vettura col generale De Sonnaz, col sindaco di Monza, col Prefetto, col cavaliere Belinzaghi, con i rappresentanti della stampa cittadina, tra i quali Don Davide Albertario, direttore dell’”Osservatorio Cattolico”, e con il signor Emilio Osculati, concessionario dell’esercizio e direttore della S.A.O..

Questi, imponente e baffuto, prende personalmente il comando della vettura e, zufolo a tracolla, inizia il percorso trionfale preceduto da due staffieri.

E via per il corso Loreto, tra rigagnoli, paracarri ed alberi fronzuti, salutati da una folla immensa.

Sfiorato il Lazzaretto e la “Trattoria del Ponticello”, l’Osculati si volge con aria di sfida a guardare quei bastioni simboli di tirannide straniera e di titubanza municipale, poi lancia soddisfatto i cavalli al galoppo alla volta di Gorla.

Ovunque tripudio, entusiasmo, delirio.

Si giunge a Sesto, si oltrepassa Casignolo …

A una curva troppo stretta in prossimità di Monza, prima fra tutte, la vettura del Principe subisce un leggero deviamento per colpa delle piogge dei giorni precedenti che avevano fatto cedere il terreno.

Avviene così il primo sviamento della storia dei tramways a Milano.

Il Principe scende con gli altri convitati e attende che l’Osculati  provveda a far rimettere sul binario la vettura.

Le altre vetture, alla stessa curva, seguono l’esempio della prima.

I due carri scarichi degli operai della Grondona, invece, subiscono un incidente di diverso genere.

Sotto il ponte della ferrovia, ove la folla è più compatta, vi è un tale scambio di clamorose grida di allegria e di evviva che i cavalli spaventati si impennano. Domati a fatica, si riprende il viaggio con un rilevante ritardo.

Verso mezzogiorno, allorquando i baffi del Principe si allargano in un sorriso di ringraziamento alla folla di Monza che lo attende acclamante al suono dei suoi ottoni, l’ippovia Milano-Monza è inaugurata.

Al banchetto offerto dalla S.A.O., l’Osculati, che si sente al centro dell’attenzione, appare commosso.

Il suo brindisi è più volte interrotto dall’emozione sino a che il Principe lo toglie abilmente d’impaccio.

L’Osculati declama che «la presenza dell’Augusto Ospite quanto questi avesse a cuore l’industria italiana …. » (pausa emotiva).

 

«Brindiamo allora all’industria italiana! », interrompe il Principe, e tutti alzano il calice mentre sul petto dell’Osculati, tra un fragore di applausi e di evviva, viene appuntata la Croce di Cavaliere d’Italia.

Il Direttore della S.A.O. , liberato così dall’emozione, torna a sedere.

Fra i brindisi che seguono non manca quello del Sindaco di Milano. Il cavaliere Giulio, che appare più imbarazzato del solito, deve, sia pur velatamente, promettere di appoggiare il progetto di posa dei binari da Porta Venezia a San Babila attenuando così quella forma di misoneismo tranviario che è la caratteristica del Parlamento milanese.