Seminario di studio sulla fede
21 gennaio 2010



IL SACERDOTE NON SI APPARTIENE
Icone sul sacerdozio missionario


A. UNA VOCAZIONE PER GLI ALTRI

1. CHIAMATA
- Lc 5,1-11: Sulla tua parola getterò le reti

Il lago quella notte non gli era stato amico. Aveva faticato tutta la notte e non aveva preso niente. Ma il pescatore è "l'uomo che sa aspettare". Una voce scuote Pietro: "Simone, prendi il largo e cala le reti nuovamente".
Per è difficile tacere quello che sta pensando: "Conosco questo lago come il palmo della mia mano. Il lago oggi non mi dà niente. Chi sei tu per dirmi di gettare le reti ?" .
Eppure Pietro ha anche l'umiltà dei pescatori e decide di fidarsi: "Sulla tua parola getto le reti. "E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti quasi si rompevano"(…) Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: 'Signore, allontanati da me che sono un peccatore' ".
E Gesù presenta a Pietro la sua proposta, il suo progetto:
"D'ora in poi sarai pescatore di uomini". E "tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono ".
Seguire vuol dire lasciare, lasciare il mondo che ci siamo costruiti, il mondo delle nostre sicurezze, il nostro mondo, per camminare verso un mistero, il mistero del progetto di Dio.

Per riflettere
L'incontro personale con Cristo è il momento decisivo della vocazione del sacerdote. Solo dopo avere scoperto che è stato amato da Cristo e conquistato da Lui, egli può lasciare ogni cosa e stare con Lui. Il sacerdote diviene capace di seguire Cristo rivivendo continuamente questo incontro e approfondendo la sua comunione col Signore.


2. FEDELTA'
Lc 9,57-62: Esigenze della vocazione

Dio è misterioso ed esigente. Vuole una risposta sincera, generosa e immediata. Gesù esige e mette delle condizioni. Gesù vuole i suoi discepoli liberi. Liberi da ogni ricchezza, liberi dagli affetti, liberi da ogni condizionamento.
- Liberida ricchezza, cioè poveri . Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada ". Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo" (Lc 9,58). Gesù è chiaro. Le ricchezze sono un ostacolo e frenano la missione dell'apostolo. Gesù raccomanda ai suoi discepoli:
"Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno. In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino" (Lc 9,3).
Ma cosa dovrà portare il discepolo? La sua persona, la sua fiducia in Dio, il suo amore verso il popolo, la sua totale donazione per il regno.
- Liberi da ogni vincolo familiare, cioè capaci d'amare l'Amore. A un altro Gesù disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre". Gesù replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio ". Un altro disse: "Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa". Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio ".
Il discepolo non è un senza cuore. Il discepolo ama. Ama soprattutto la sua famiglia e la porta sempre nel suo cuore. La famiglia è il massimo, ma la missione è qualcosa di più. La famiglia partecipa alla vocazione del discepolo, riceve la stessa vocazione di andare e costruire il regno. L'apostolo trasforma la sua famiglia in famiglia evangelizzatrice. Famiglia e discepolo fanno le stesse scelte, prendono la stessa croce e godono dello stesso privilegio: essere aiutanti di Dio per il regno.
- Liberi da ogni programma personale, cioè amanti del progetto di Dio. Gesù disse ai suoi discepoli: "Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?"(Lc 9,23-25). E aggiunge senza esitazioni: "Non salutate nessuno lungo la strada" (Lc 10,4).
Non salutare nessuno: la missione è urgente e non c'è tempo da perdere. Nessuno può permettersi di rubare tempo alla missione. Il discepolo non può permettersi il lusso di perdere tempo in cose o con persone o programmi che non hanno senso per la sua missione.
E il Dio esigente aggiunge anche un'altra condizione per essere fedeli alla chiamata: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua" (Lc 9,23)

Per riflettere
“Hai forse timore di donarti totalmente a Dio per annullarti? Al contrario: ti perdi proprio se non ti doni…Ti vuole per intero Colui che ti ha creato” (S. Agostino)


3. AUTENTICITA'

E' bello poter dire: sono felice del mio sacerdozio della mia consacrazione.
Apriamo, allora, una pagina di San Matteo: Giovanni Battista mandò alcuni dei suoi discepoli da Gesù con una semplice domanda da porgergli: Chi sei? Che dici di te stesso?” E Gesù rispose: “Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete:i ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella” (Mt.11,1-5) Ecco la carta di identità del Cristo Gesù: il Dio-Uomo preoccupato ed occupato con gli ultimi, con i dimenticati, con chi cerca fede, speranza e amore vero.
E quale è la nostra carta di identità? Come ci presentiamo agli occhi della gente, agli occhi di chi crede in noi, di chi crede nella nostra missione?

Per riflettere
La missione ha bisogno di spingersi con maggior audacia sulle frontiere della povertà e dell'evangelizzazione. Accanto allo slancio vitale, capace di testimonianza e di donazione fino al martirio, è sempre in agguato pure «l'insidia della mediocrità nella vita spirituale, dell'imborghesimento progressivo e della mentalità consumistica». (Ripartire da Cristo, n. 12) Quando cominciano le comodità o le agiatezze, comincia al tempo stesso la decadenza di un Istituto e il fallimento della missione.


4. FORZA

“Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.7Pregando poi, non sprecate parole” (Mt. 6,6-7)
- La stanza è lo spazio dove ti incontri con Dio e con te stesso. E' lo spazio che ci permette di allontanarci dalle occupazioni e preoccupazioni
- La stanza è il tuo cuore che vuole cristificarsi, che vuole essere abitato da Dio.
- Entrare nella stanza è abbandonare il mercato dei rumori e fare “missione con la preghiera”
- La preghiera è il nostro vero apostolato, è la forza della nostra azione. “Il sacerdote riconosce che non può far nulla senza Cristo che lo manda e che la diffusione del Vangelo è legata alla preghiera: senza di questa gli mancherebbe una insostituibile forza interiore e la sua attività sarebbe presto pervasa da una visuale puramente umana; la preghiera è infatti il pane quotidiano del sacerdote”

Per riflettere
- “Un po' di tempo di vera adorazione ha più valore e produce più frutto spirituale che non la più intensa attività, si trattasse pure della stessa attività apostolica” ( Puebla 529)
- L'Eucaristia, sorgente e vertice dell'evangelizzazione, è per il sacerdote missionario il centro della vita. In essa egli trova ogni giorno ristoro, luce e forza per proclamare a tutti gli uomini la morte e la risurrezione di Cristo.



B. SERVIZIO: ICONE DELLA MISSIONE SACERDOTALE

1. PRIMA ICONA: SEGUIRE CRISTO IL CONSACRATO:

“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore”. LC. 4, 16-21)

Gesù è il consacrato del Padre. E la sua consacrazione deve diventare grazia per gli altri. Consacrazione è anche santità, è “essere persone consacrate dallo Spirito di Dio”.
“Lo spirito del Signore è su di me”: questo è santità. E la santità è vera se veramente contagia. La santità è una esperienza da comunicare, da condividere. Questa santità deve diventare grazia e beneficio per gli altri, particolarmente per i più poveri, per i sofferenti, per gli ultimi. E' significativo come la Chiesa ci fa pregare nella preghiera eucaristica quinta C: “DIO, Padre di misericordia, donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli; infondi in noi la luce della tua parola per confortare gli affaticati e gli oppressi: fa che ci impegniamo lealmente al servizio dei poveri e sofferenti. La tua Chiesa sia testimonianza viva di verità e di libertà, di giustizia e di pace, perché tutti gli uomini si aprano alla speranza di un mondo nuovo”


2. SECONDA ICONA: SEGUIRE CRISTO, TESTIMONE DEL PADRE

Gesù disse ai suoi discepoli: “Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me”.(Gv. 12,45-50)

Cristo ha consegnato ai fratelli la parola del Padre. Nella vita di Cristo, il Padre ha detto tutto. Con la sua vita Gesù ha fatto conoscere e vedere il Padre. E questa è la nostra missione: Consegnare agli altri la parola di Dio, far parlare Dio attraverso la nostra parola. E non abbiamo altra alternativa : o facciamo parlare Dio o lo facciamo tacere; o riveliamo Dio oppure lo offuschiamo. Non è idealismo affermare che la gente, incontrandoci, dovrebbe dire: Ho scoperto Dio perché conosco te. La tua vita mi parla di Dio. E noi con tutta umiltà dovremmo arrivare a dire: Chi vede me, vede “qualcosa” di Dio. La mia vita ti aiuta a conoscere Dio.
E' proprio vero che gli altri vogliono vedere qualità nella vita del cristiano, in noi. Quando la gente non vede qualità, non ha più bisogno di noi e si allontana. Si allontana da noi, e forse anche da Dio. Lo aveva detto Gesù: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà rendere salato? A null'altro serve che ad essere gettato via ed essere calpestato”. (Mt. 5, 13)


3. TERZA ICONA: SEGUIRE CRISTO VIA , VERITA' E VITA.

Alcuni Greci si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono condussero i Greci alla conoscenza di Gesù.(Gv. 12, 20-22)

I Greci, pagani, chiedono a Filippo ciò che la gente ha diritto di chiedere a noi: “Filippo, tu che conosci Gesù, tu che sei della scuola di Gesù, tu che sei amico e confidente suo, portaci da lui. Aiutaci a conoscerlo”
Missione è, allora, far conoscere Cristo, mostrare Cristo con la nostra vita. Il vangelo che viviamo deve rendere visibile Cristo agli occhi degli altri. Gli altri si aspettano da noi una risposta di fede; una risposta frutto di una testimonianza di vita, non solo risposta di parole. Ma che cosa vuol vedere la gente nella vita di ogni Sacerdote e Cristiano? Vuol vedere una persona che ha esperienza di Dio, una persona che vive con la mentalità di Dio, che si è incontrato con Dio e ha sempre la preoccupazione di comunicare questa esperienza di vita con Dio.
Tutto questo lo aveva sottolineato Paolo VI nell'enciclica missionaria “Evangelii Nuntiandi”: “Tacitamente o con alte grida, ma sempre con forza, ci domandano: Credete veramente a quello che annunciate? Vivete quello che credete? Predicate quello che vivete?” (EN n. 76) Sono tre domande che ci questionano e ci fanno capire se siamo veramente fedeli alla missione di Evangelizzatori.


4. QUARTA ICONA: IMITARE CRISTO BUON PASTORE:

Gesù disse: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. (GV. 10)

I verbi-vita del buon pastore sono verbi-impegno apostolico :
Camminare con:
Il pastore cammina al passo delle sue pecore. Cammina per gli stessi sentieri e condivide ogni situazione: il caldo e il freddo, il vento e la pioggia, i sentieri tortuosi e i pascoli erbosi, il giorno e la notte. Il pastore cammina e vive con loro.
La missione richiede l'impegno di camminare con il popolo e condividere le sue vicende.
Conoscere:
Il pastore conosce le sue pecore e le chiama per nome. Le pecore conoscono la voce del pastore. E' il senso di appartenenza reciproca. Il pastore non è un estraneo, e, soprattutto, non è un mercenario. Il pastore ama le sue pecore perché sono sue; gli appartengono.
La missione ci chiede questo senso di appartenenza che ci porta a renderci conto, a conoscere le situazioni in cui vive il popolo, ad ascoltare il grido del suo dolore e vedere le sue sofferenze.
Condurre a
Il pastore non abbandona le sue pecore nello stesso prato col pericolo che l'erba finisca, si secchi e le pecore muoiano di fame. Il pastore cerca sempre pascoli nuovi, freschi, erbosi. La missione ci esige un rinnovamento: cercare sempre nuovi metodi, nuove strategie e nuovi cammini.
La missione, inoltre, richiede iniziative che possono liberare l'uomo dalla paura, dall'ignoranza, dalla fame, dalle malattie e dalle ingiustizie. Cercare “il nuovo dello Spirito” è amare il popolo.
Cercare
Il pastore lascia le sue novantanove pecore per cercare quella che si è persa. Rischia, lasciando da sole le novantanove per cercare quella che manca. Rischia perché anche la pecorella che si è persa è sua. Dio non può permettersi di perdere nessuno. Ogni creature su questa terra è sua. Ogni creatura è preziosa ai suoi occhi. Ogni creatura interessa a Dio.
La missione ci chiede di uscire, andare e cercare. Cercare chi nessuno cerca. Cercare chi manca, chi non è nell'ovile. Cercare sempre, uscire dal nostre tane. Uscire dal “circolo così comodo e simpatico dei credenti” e cercare le molte pecore che hanno abbandonato l'ovile, o che in quell'ovile non si sentono ancora accolte.
Curare:
Il pastore cura le ferite, e, se è necessario, se le mette sulle spalle la pecorella ferita perché non si affatichi. Il pastore alleggerisce la sofferenza delle sue pecore. La missione ci chiede di preoccuparci delle ferite sanguinanti del popolo. La missione ci chiede di impegnarci nella liberazione dell'uomo dal peccato, dalla violenza, dalla ingiustizia, dall'egoismo. E in situazioni di conflitto il cristiano cerca la verità e la giustizia, escludendo la violenza come soluzione ai problemi che affliggono il popolo.
Difendere:
Ogni nemico delle pecore è nemico del pastore. Il pastore non scappa quando arriva il lupo. Lo affronta perché ama le sue pecore. Il pastore vigila, è attento per difendere le pecore che gli appartengono. Le pecore sono la sua vita.
La missione ci chiede di amare il popolo fino ad affrontare il suo nemico sempre in agguato. I nemici del popolo, particolarmente del popolo povero, sono tanti: gli abusi del potere, tipici dei regimi fondati sulla forza, il terrorismo, un clero lontano da problemi del popolo e dai poveri, l'economia del libero mercato, l'emigrazione di masse di gente in cerca di pane, la dimenticanza dei gruppi minoritari….
Offrire la vita:
La vita ci è stata data per donarla. Nessuno può vivere per se stesso. Il cristiano sarà giudicato sull'amore, sulla vita donata. Dio vuole essere sempre amato in qualcuno: nel piccolo, nel bambino, nell'affamato, nel prigioniero, nel lebbroso, nell'ammalato. E alla fine dei tempi, Dio benedirà con amore: “Beato tu, perché ciò che hai fatto al più piccolo dei tuoi fratelli lo hai fatto a me”.

Per riflettere
“Dare la vita! - scrive Fulton Sheen - Solo chi è vero pastore darà la sua vita per le sue pecore. Il mercenario non sacrificherà mai niente di sé stesso. Ma anche il pastore deve vegliare per essere buon pastore, come Cristo. Quando il pastore dorme, le pecore sono in pericolo; quando il pastore è pigro, le pecore si perdono; quando il pastore è mercenario, le pecore rimangono ferite; quando il pastore non guida, le pecore muoiono di fame; e quando il pastore non si affronta col lupo o ,addirittura, si allea col lupo…il lupo sterminerà pecore e pastore. Solo i pastori “ secondo il cuore di Dio”(Gr. 3,15) ameranno il popolo con amore ed intelligenza evangelica


P. Teresino Serra mccj
Missionario Comboniano