AUTUNNO
Dopo aver archiviato la stagione estiva più
bizzarra degli ultimi decenni, ci prepariamo ad affrontare l’inverno
attraversando la stagione più malinconica dell’anno, l’autunno.
Sarà pure l’epoca della vendemmia, dei
funghi, delle castagne e ahi noi delle olive, ma è
innegabile che psicologicamente rappresenti un momento di bilanci, di
riflessioni per quanto realizzato e non nel corso dell’anno e soprattutto di rassegnazione, d’impotenza verso l’inevitabile stagione
invernale.
Anche la comunità Gonnese, e non da oggi, è immersa nel suo
interminabile autunno. Una mezza stagione zeppa di occasioni
mancate e non volute, di uno sviluppo economico-sociale solo parziale e senza
futuro che condanna una cittadina con indiscusse potenzialità ad un ruolo di Cenerentola
del circondario.Questa affermazione potrebbe sembrare generica e
pressappochista e concordo con quanti ricordano dell’esistenza di realtà
imprenditoriali e d’aggregazioni sociali che
smentiscono anche se solo parzialmente, questa teoria.
.Nessuno ha mai dubitato
delle capacità individuali dei gonnesi, ho semplicemente voluto esprimere
un concetto diverso.
La crescita sociale di una comunità si
esprime con la consapevolezza che il mantenimento o la conquista dei diritti e
di condizioni per lo sviluppo, sono momenti che non hanno bandiera né colore
politico, ma richiedono impegno e senso d’appartenenza alla società civile.
Che dire, e soprattutto che fare di fronte
alla rassegnazione e al senso d’impotenza della cittadinanza nei confronti
dell’operato di un’Amministrazione Comunale distintasi
per il balletto di poltrone, per l’infernale aumento delle tariffe e per il
preoccupante disinteresse mostrato verso settori fondamentali quali scuola e
agricoltura.
Molto, intanto la presa di coscienza collettiva
sul fatto che esistono nel tessuto sociale le energie
in grado di stimolare e controllare ogni iniziativa o entità che ricopra
incarichi di pubblica utilità, dal comitato per la festa patronale fino alla
Giunta Comunale.
E’ poi arrivato il momento di non concedere mai più “deleghe in bianco”in maniera automatica a nessuno, tantomeno ai “soliti noti”, che magari anche in questo momento fregano le mani in attesa di riaffondarle nella disponibile e smemorata pasta gonnese.
G. M. Mallica