IL SINDACO MANAGER

 

 

Quando occupò il posto sulla poltrona del municipio gonnese, i “giornalisti” giullari di qualche periodico locale esultarono: “ Viva Franco Porta! Viva Franco Porta!”. Era il risultato di una campagna elettorale all’insegna del sindaco-manager, le grancasse dei “giornalisti” voltagabbana suonarono per l’avvento del “salvatore di Gonnos”.  Non posso nascondere che l’arrivo di Franco Porta aveva scosso anche me. Speravo in una piccola rivoluzione gonnese, dopo anni di difficile “sindacato” di molti suoi predecessori. E poi Porta aveva (e ha) l’aria di una persona perbene, onesta, affidabile. Ligio al dovere, è partito imponendo ritmi inusuali nel nostro municipio, fedele al principio “io non parlo, lavoro”. Si è sicuramente impegnato per rendere meno complicata la situazione gonnese. Ma è una parola fare il sindaco manager. Dopo circa un anno e mezzo di “gestione” è scivolato sulla più spinosa delle “questioni” di governo: la spartizione degli assessorati, e via ad un primo rimpasto, a casa il vice sindaco Congia e dentro un altro vice “più capace” imposto, dicono i maligni, dai vertici regionali di Forza Italia, dentro anche altri “capacissimi” assessori in appoggio a quelli già esistenti. È ancora una storia dei tempi nostri, con colpi di scena, notti insonni in consiglio comunale, molti consiglieri e assessori delusi, altri soddisfatti, anche se a” mezzo stipendio”. L’importante è partecipare!

Altra nota stonata del “sindacato” Porta, a detta dei suoi collaboratori, è l’assoluta mancanza di umiltà e l’esasperante presenzialismo da parte del primo cittadino. Dicono di lui: “ La sua auto-stima è tale che può essere paragonata solo a quella di Berlusconi. Il nostro sindaco non si tira indietro davanti a niente e nessuno, ha assunto le lavorazioni del Comune ad interim, come usa fare il suo presidente: Lui è assessore, Lui è vigile urbano; Lui è ingegnere; Lui è geometra; Lui è operaio; Lui è segretario comunale; Lui è l’impiegato all’anagrafe e all’abigeato; Lui è tutto. Ma per favore signor sindaco sia magnanimo, dia spazio anche a noi comuni mortali!”

Dopo queste vicende le grancasse dei “giornalisti” giullari che volevano il sindaco-manager, forse non suoneranno più. D’altronde essere sindaci e manager nello stesso tempo è, secondo il mio modestissimo parere, una contraddizione. Un manager vuole agire, non accetta la burocrazia della politica, non può lavorare avendo le mani legate, è insofferente verso le segreterie dei partiti. E così dovrebbe essere quando il sindaco è eletto direttamente dalla gente, ma così non è stato per il dottor Porta. Peccato!

Soltanto i grandi sindaci riescono a sfuggire a questi vincoli, ma Porta, evidentemente, fino ad ora, non è stato un grande sindaco. Eppure avrebbe potuto fare qualcosa in più mostrando quel  coraggio che certo non gli fa difetto. Di fronte ai molto, troppo, miseri curricula degli uomini scelti dal “partito” poteva e doveva imporsi come un vero manager. Per una volta avremmo, anche noi gonnesi, scardinato le ferree regole della spartizione. Ma forse dovremo aspettare altri tempi, altri uomini e altri sindaci.

Porta insomma ha perso un’occasione. In futuro, forse, se i gonnesi lo vorranno, avrà altre opportunità, glielo auguro di cuore,  per dimostrare di che stoffa è fatto: dura è la vita del primo cittadino di Gonnosfanadiga.

Sono sicuro che, anche questa volta, il nostro sindaco perdonerà il mio bonario sfogo, perché egli sa benissimo che è l’incondizionato amore per il mio, e suo, “sfasciato” paesello che mi fa dire  quello che penso.

 

Pinuccio Vacca