INGIUSTIZIA E’ FATTA!
Purtroppo avevamo ragione. Dopo aver passato mesi, noi
come molti altri, a cercare di denunciare all’opinione pubblica i rischi
derivanti dall’incompatibilità della carica di Presidente del Consiglio con le
numerose pendenze giudiziarie in capo al Cavaliere
Silvio Berlusconi e ai suoi più stretti collaboratori, ricevendo in tutta
risposta una marea di critiche provenienti soprattutto da coloro che si sono
fatti “narcotizzare” dalle fantasmagoriche promesse elettorali dell’alleanza di
centro destra, non possiamo fare a meno di costatare che, ahinoi, non ci
eravamo sbagliati.
In questi due anni di governo, infatti, nonostante si sia dovuto fare i conti con gli effetti di un economia in
forte crisi e sebbene i conti pubblici siano in sostanza fuori controllo, la
nostra beata maggioranza non ha saputo fare di meglio che concentrare impegni e
risorse al solo fine di dar vita a tutta una serie di norme di diritto penale
tendenti a salvaguardare gli interessi di alcuni imputati eccellenti. Norme in
molti casi estemporanee, prive di una loro organicità, approvate in tutta
fretta e alle quali è stata da priorità rispetto a problemi più importanti come
il risanamento dell’economia o a riforme strutturali come quella della scuola
(solo per citarne alcuni). Si è passati dalla legge sulle rogatorie, inutile e
di dubbia costituzionalità, alla depenalizzazione sul
falso in bilancio, che oggi registra le sue prime assoluzioni guarda caso in
personaggi come Marcello Dell’Utri (perché il fatto
non costituisce più reato!), fino ad arrivare al disegno di legge Cirami sul “legittimo sospetto”, norma realizzata al solo
palese fine di consentire al Cavaliere e al suo fedele Cesare Previti di “sfuggire” alla sentenza del Tribunale di Milano
nel processo Imi-Sir. E non ci vengano a dire che
tutto questo “scempio” è stato realizzato in nome del garantismo e dei diritti
di tutti perché non farebbero altro che aggiungere all’inganno la beffa: fino a
quando, per citare un esempio, la fattispecie del “legittimo sospetto” era
ancora in vigore nel nostro ordinamento, e cioè fino
al 1988, esso è stato invocato soltanto una manciata di volte, e non per
sottrarre dei poveri cristi dalla persecuzione giudiziaria, come vogliono farci
credere, ma per salvare dalla galera alcuni conclamati mafiosi.
Un disegno politico
perverso, architettato nei minimi particolari, che tuttavia non è stato
assolutamente indolore. Questa volta
a causare i malumori (sempre più seri) all’interno del Polo sono stati sia
l’azione del Quirinale, il quale
è intervenuto prepotentemente per chiedere alcune modifiche al testo della Cirami al fine di salvaguardare la legittimità
costituzionale di un provvedimento generico e disorganico, sia la scarsa
convinzione (testimoniata dal ritorno in aula dei franchi tiratori)di molti
parlamentari della Casa delle Libertà nel votare un provvedimento immorale, il
che ha causato la riapertura delle profonde spaccature poltico-culturali
di una maggioranza tenuta in piedi solo perché il padre padrone alla fine
rimette in riga tutti gli inquilini. Un problema che appare
non di poco conto e che rischia di avere
riflessi sui prossimi importanti provvedimenti, tra cui, in primis, la
finanziaria. La sensazione, o se ci permettete il “sospetto” dato che
siamo in tema, è che in tutta questa storia a rimetterci non saranno solo i
cittadini, ma prima e più di tutti il governo.
Andrea Lisci