Ragioniamoci prima! (consulta la Scheda tecnica dell'Impianto salernitano)
31/10/2008 12.40.03 - Dietmar x una giusta informaz
(x la redazione vi prego di non censurare!)L'incentivazione
alle fonti di energia rinnovabili (energia ricavata dal Sole, Vento, Acqua ed
altre fonti rinnovabili) fu introdotta per la prima volta dalla legge 9/1991 e
dalla successiva delibera n.6 emessa dal Cip nel 1992 che, furbescamente
qualcuno,aggiunse le parole "ED ASSIMILATE" includendo quindi anche l'energia
prodotta da combustibili fossili ed INCENERITORI. Con queste due semplici parole
"ED ASSIMILATE" per 16 lunghi anni circa il 7% della bolletta Enel pagata dai
contribuenti italiani e stato quasi interamente dirottato verso il finanziamento
di nuove centrali a combustbili fossili e termovalorizzatori. Tali normative
hanno previsto che i finanziamenti, in parte, gravino indirettamente(circa 7%
bolletta Enel) sul singolo utente finale, quale parte del sovrapprezzo del costo
dell'energia. Non esiste o almeno nn esisteva, uno specifica norma che
stabilisca un obbligo per il singolo di provvedere al pagamento di una data
somma a titolo di finanziamento delle fonti di energia: la normativa in materia
difatti stabilisce che il costo della energia per il pubblico applicato
dall'Enel sia costituito da un sovrapprezzo in parte destinato a tale scopo. La
"quota" CIP6 viene corrisposta dal singolo utente all'Enel che, a sua volta, la
versa allo STATO. Dal momento che questa quota è "annegata" nel prezzo del KWatt
e non esiste una norma che specificamente impone all'utente di pagare quella
somma a quel titolo, l'eventuale mancato pagamento da parte del singolo di
questa parte dell'intero corrispettivo della fornitura, costituisce un
inadempimento contrattuale. A proposito dell'incenerimento (o + carinamente
detta:termovalorizzazione)dei rifiuti, è da notare che solo in ITALIA (in
violazione alle direttive europee in materia) viene considerata totalmente
rinnovabile l'energia prodotta dall'incenerimento laddove la UE considera invece
"rinnovabile" solo la parte organica dei rifiuti ( scarti vegetali). Il CIP6 è
quindi una tassa sui tumori. L'uso criminoso dei nosri soldi per avvelenare le
NOSTRE FAMIGLIE deve finire. Vogliamo energie rinnovabili, non respirare e
mangiare diossina e nanoparticelle di ogni genere e tossicità. Da un po' di
tempo l'Enel ha omesso dalla bolletta la voce A3 con il contributo per gli
inceneritori. Pertanto l'importo esatto è quasi impossibile da dedurre. L'Enel
deve reintrodurre la voce A3. Intanto chi vuole può non pagare la tassa CIP6
all'Enel:_togliete il 7% forfettario dall'importo senza IVA dell'importo che
dovete pagare in bolletta;_notificate l'autoriduzione all'Enel nella form
all'indirizzo -http://www.enel.it/enelenergia/contattaci/modulo_contatto/modulo_info/index.aspx?titolo=16
- con la causale: DETRAZIONE CIP6 PER GLI INCENERITORI. Cittadinanza Attiva.
31/10/2008 10.35.26 - Matt
Siamo morti. Meglio scappare finché in tempo.
http://noinceneritore.altrasalerno.info/
inceneritore, | ||
pirolizzatore a bassa temperatura o gassificatore e | ||
torcia al plasma. |
Sintetica
rassegna delle problematiche legate ai c.d. "Termovalorizzatori"
1. L’inceneritore è uno sfacelo economico. Senza Cip 6 non se
ne farebbero. Dopo che sono stati tolti ai nuovi inceneritori, la gara
per completare quello di Acerra è andata deserta e Prodi li ha
reintrodotti con un apposito decreto per i tre nuovi impianti previsti in
Campania.
2. L’incenerimento è una scelta alternativa alla
raccolta differenziata. Se le quantità di rifiuti conferiti a un
inceneritore diminuissero e il forno non lavorasse a pieno regime il deficit
economico crescerebbe.
3. Ogni mezza parola i politici dicono che dobbiamo stare in
Europa. Eppure l’incenerimento è l’opposto delle indicazioni europee
sul trattamento dei rifiuti, che prevedono, in ordine: la riduzione, la raccolta
differenziata e il riciclaggio, il recupero energetico senza combustione
(fermentazione anaerobica della frazione organica), il recupero energetico con
combustione.
4. Per la parte indifferenziata residua si può ricorrere al
Trattamento Meccanico-Biologico con i suoi vantaggi rispetto
all’incenerimento in termini di costi d’investimento, recupero di materia,
guadagno economico, impatto ambientale e sulla salute, smaltimento finale dei
minimi residui inerti.
5. Le nanopolveri possono essere causa di tumori.
6. L’incenerimento non smaltisce i rifiuti ma li trasforma in
fumi nocivi e in polveri tossiche e difficili da smaltire ("Nulla si distrugge e
tutto si trasforma" - come ci ricorda la legge di Lavoiser).
Nuovo sito realizzato sull'inceneritore salernitano http://www.corizeips.altervista.org/
Gli inceneritori spuntano nelle Regioni italiane come l’amanita
falloide. Svettano da lontano. Oggetti di design. Ci fanno pure le gite
scolastiche. Sono i funghi velenosi dei partiti. Non è necessario coglierli per
morire. Basta respirarli. Vengono raccomandati in televisione
in programmi condotti da presentatori imbelli.
Il partito degli inceneritori è trasversale, ma quello di Casini
che ne vuole piazzare quattro nel suo feudo siciliano, è anche ultraterreno,
vuole avvicinare all’aldilà tutti i siciliani.
La raccolta differenziata rende inutili gli inceneritori. L’eliminazione degli
imballaggi superflui li azzera.
La mappa degli inceneritori sovrapposta alla riduzione dell’aspettativa
di vita a causa degli antropogenici PM 2,5 in Italia è illuminante.Più
inceneritori, più tumori per tutti.
La mappa permette di fare le "Previsioni del cancro". In
Val Padana sono molto alte, diffuse come la nebbia.
(tratto da http://www.beppegrillo.it/ )
VEDI QUI Intervista al Prof. Maurizio Pallante e la
scomparsa dei rifiuti
VEDI QUI Beppe Grillo nanoparticelle e Inceneritori
VEDI QUI Termovalorizzatori per morire - intervista del Prof. Montanari
VEDI QUI
l'intervento del prof. Venditto dell'Università di Salerno sul termovalorizzatore
Guarda quì l'intervista allo scienziato americano Paul Connett docente di Chimica Ambientale all'Università St. Lawrence di New York sulla "Strategia rifiuti zero" e su tutte le bugie che ci vengono propinate, anche qui a Salerno, sui presunti vantaggi dei Termovalorizzatori.
INCENERITORI E NANOPATOLOGIE leggi quest'articolo
Lo studio lo ha firmato il medico del lavoro Paolo Ricci, direttore dell'Osservatorio epidemiologico, che ha appena concluso una nuova ricerca insieme al Registro tumori del Veneto sui sarcomi dei tessuti molli nella provincia di Venezia, dove tra Marghera e dintorni esistono 33 inceneritori tra industriali, ospedalieri e civili. Risultato: il rischio di sarcoma aumenta con il crescere dell'esposizione alla diossina.
In Giappone,
come già detto, i limiti di rilascio di diossina nell’ambiente sono
severissimi.
In Belgio un esperimento scientifico ha dimostrato che
lo sviluppo puberale di adolescenti di sesso maschile residenti in un
quartiere vicino a due inceneritori è risultato statisticamente più
lento (rispetto al gruppo di controllo) e analogamente è stato osservato
un ritardato sviluppo del seno nelle ragazze adoloscenti del quartiere
vicino agli inceneritori.
Negli Stati Uniti, paese precursore degli inceneritori,
già nel 1993 il “Wall Street Journal” avvertiva che l’uso degli
inceneritori, per smaltire i rifiuti urbani, era una vero disastro
economico per le amministrazioni pubbliche e per i contribuenti.
In Svezia la costruzione degli inceneritori è stata
abbandonata a favore della raccolta differenziata dei rifiuti.
62 PAESI DEL MONDO (21 dell’Europa, 18 dell’Asia e
Pacifico, 12 dell’Africa, 8 dell’America Latina e 3 del Nord America)
hanno aderito all’Alleanza Globale Contro gli Inceneritori
(GAIA).
La Direttiva 2000/76/CE dell’Unione Europea afferma
testualmente:
“Misure più restrittive dovrebbero ora essere adottate per la
prevenzione e la riduzione dell’inquinamento atmosferico provocato dagli
impianti di incenerimento di rifiuti urbani e le direttive attuali
(89/369/CEE) dovrebbero pertanto essere abrogate”.
Arch. Ivo Roberto CARBONE - 22 marzo 2007
Presidente dell'Associazione Amici della Terra - Club Cilento
Thor, il sistema di riciclaggio "indifferenziato" ideato dal CNR (leggi l'articolo qui) |
" . . . proporre sic et simpliciter l'inceneritore aggirando differenziata e
compostaggio, risulterebbe solo un danno sanitario e ambientale per le
popolazioni ed un grosso affare per pochi.
La verità è che sui rifiuti si sono costruite rapide ricchezze personali e
altrettante carriere politiche, in molti casi con la complicità e la connivenza
tra amministratori pubblici e criminalità, e oggi più che mai l'affare
spazzatura è un boccone troppo ghiotto per tali consorterie. Il territorio
piacentino, sede di Parco Regionale e di prodotti agro alimentari con marchio di
qualità, patria da 36 anni del GFF, ha già dato troppo all'emergenza rifiuti (2
discariche, un trito vagliatore, un impianto di compostaggio) per dover
accettare anche un inceneritore spacciato per termo valorizzatore.
( tratto dalla Lettera al Ministro dell'Ambiente da parte del capogruppo
consiliare di Giffoni Libera Antonio Di Vece)
Salerno dice si all’impianto per il trattamento finale dei rifiuti
ma questo forse a qualcuno non piace
«Se nessuno risponde forse vuol dire che sotto i cumuli di immondizia si
nascondono interessi molto grandi».
Sindaco De Luca (Salernonotizie
del 19.01.2007)
Ma non nascondiamoci dietro una facile retorica, vogliamo ignorare il fatto che
anche intorno ai c.d. termovalorizzatori aleggiano fortissimi interessi
economici, ancora più allettanti di quelli che alimentavano fino ad oggi le
discariche?
In un periodo di vacche magre essi rappresentano un florido business, non sempre
trasparente.
Almeno che non si presti fede ai neo-missionari
dell'immondizia che
fremono per il bene della collettività!
Costoro vogliono il termovalorizzatore, ma lo vogliono in città, nel loro
comune, vicino
all'ospedale e ai centri abitati, anzichè chiederne la costruzione in zone più
isolate della provincia.
Non è che l'interesse per i finanziamenti
(contributo Cip 6, destinato alle fonti "energetiche rinnovabili" che paghiamo
nella della bolletta elettrica), la possibilità di poter controllare
la gestione dell'impianto (da affidare a società a compartecipazione
comunale), la possibilità di gestire assunzioni, attragga a tal punto questi
benefattori, da far trascurare tutti i potenziali rischi fin qui denunciati dagli
esperti (aumenti di
tumori che le polveri sottili e la diossina possono provocare)
a discapito delle popolazioni circostanti?
Marco
Cattini, uno storico contro i termoinquinatori
Partendo dalla riflessione intellettuale, il professore della Bocconi ha
sviluppato una sensibilità ambientale che lo ha portato in prima linea nella
battaglia per fermare il raddoppio dell’inceneritore a Modena. Cattini ha
sviluppato una forma di ambientalismo che, negli ultimi anni, lo ha sempre più
coinvolto, fino a farne il portavoce di “Modena salute e ambiente”, un comitato
che si oppone al raddoppio dell’inceneritore del capoluogo emiliano, dove vive.
“Li chiamano termovalorizzatori”, sostiene, “ma sarebbe più corretto dire
termoinquinatori. Vengono accettati perché si cade in due trappole percettive.
La prima è quella dell’invisibilità dell’inquinamento. I fumi emessi da questi
impianti a più di 100 gradi di temperatura vengonosparati nell’atmosfera a
1.500-2.000 metri d’altezza. Le sostanze inquinanti, comprese polveri così
sottili da non essere trattenute né dai filtri degli impianti, né dai filtri
naturali che proteggono i nostri polmoni, ricadono ad ombrello entro un’area del
raggio di molti chilometri. Paradossalmente, chi vive nei pressi degli impianti
è come nell’occhio del ciclone e la sua salute corre meno rischi di chi abita o
lavora entro una vastissima area circostante”.
La seconda trappola è più sottile. “Si pensa che, con un inceneritore che crea energia bruciando rifiuti, si possa trarre ricchezza da sostanze che altrimenti andrebbero occultate nelle discariche. E invece il vantaggio è apparente, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico”, sostiene ancora Cattini. “Dal punto di vista ambientale dopo l’incenerimento rimane da smaltire un volume di ceneri iperinquinanti che, trattate per solidificarle, rappresenta comunque il 30% dei rifiuti bruciati, mentre gli impianti utilizzano e surriscaldano grandi quantità di acqua, che viene poi reimmessa nelle falde. Dal punto di vista economico, la produzione di energia dai rifiuti è conveniente solo in ragione delle sovvenzioni pubbliche. Senza di esse sarebbe più costosa di quella tradizionale”.
Dal semplice compattamento meccanico all’utilizzo di microrganismi che degradano i rifiuti umidi, le soluzioni alternative non mancano, come dimostrano esempi virtuosi in giro per il mondo. E tutti partono da una capillare raccolta differenziata, che può sottrarre allo smaltimento anche l’80% del materiale di scarto, come accade in Svezia. “Nel sistema californiano”, dice il professore di storia, “i cittadini riescono addirittura a farsi pagare dalle imprese di riciclaggio per quanto riescono a differenziare. E si badi che Stati Uniti e Giappone, in passato le nazioni più entusiaste degli inceneritori, non ne costruiscono più da anni e stanno demolendo i più vecchi”.
“Misuriamo le pm10, ma difficilmente le polveri più sottili come quelle degli inceneritori”, spiega, “non perché non siano nocive, anzi lo sono di più perché ci entrano direttamente nel sangue e nelle cellule, ma perché non sappiamo come farlo. E anche per le pm10 non siamo abbastanza determinati. L’Unione europea consente 35 giornate l’anno di superamento dei limiti (e di recente il parlamento europeo le ha portate sciaguratamente a 55!); ebbene, secondo i dati ufficiali di Arpa per l’anno 2004 a Milano si è oscillato fra 98 e 172 superamenti della media giornaliera ammessa come limite. Una recente indagine condotta su 13 città italiane con oltre 200 mila abitanti ha verificato che una morte su dieci degli ultra trentenni si deve agli effetti deleteri delle polveri sottili. Mentre tra gli scienziati cresce la consapevolezza della loro pericolosità, gli amministratori italiani se la cavano pagando le multe previste per gli sfondamenti”.
Gli inceneritori spargono nell'aria polveri sottili che ci fanno venire il cancro. Celentano - 3 dic. 2006
I termovalorizzatori sono un crimine contro l'umanità - Sivana Giancristofaro - 18 gennaio 2008
Qual è l’alternativa? Non certo gli inceneritori, fonte di inquinamento e di
politiche clientelari, frutto dell’antica collusione fra politici
corrotti e affaristi senza scrupoli; la raccolta differenziata, piuttosto.
Fatta porta a porta e coscientemente, porterebbe vantaggi all’ambiente e
numerosi posti di lavoro (e non per soli manager!).
Padre Alex Zanotelli - Mercoledì 29 novembre 2006
- c/o chiesa del Volto Santo di Salerno
Anche il comico genovese Beppe Grillo si mobilita contro la costruzione di un inceneritore a Salerno. Si perché lui non li chiama termovalorizzatori, non una mezzi termini. Grillo arriva in città accompagnato da uno scienziato con tanto di studi certificati a livello mondiale per spiegare il suo “NO” anche per la costruzione delle centrali termoelettriche. “L'inceneritore costituisce un grave danno ambientale ed un crimine economico - dice -. Il bilancio energetico di un inceneritore è per natura in passivo. L' unica alternativa è ridurre i rifiuti. Nei paesi del Nord Europa comprano tutto alla spina, dal detersivo all’dentifricio, per questo le cose costano fino ad un decimo”.
Beppe Grillo riempie tutta Piazza Flavio Gioia e spiega in circa due ore di
comizio, anche perché si rischia il cancro se sul territorio provinciale si
costruisca uno di quegli impianti. Da comico puro sangue ma anche da
ambientalista Grillo non manca di punzecchiare ironicamente i salernitani
presenti: “Si che state cambiando la città, specie nel Sindaco. Quello che fa
eleggere il figlio, il nipote, l’autista e poi torna di nuovo lui…Mi hanno detto
- ha continuato Grillo - che volete costruire un porto turistico ogni 50
metri di costa, se arriva uno sceicco può ormeggiare due porti alla volta…”
La Piazza si riscalda e omaggia il genovese con applausi e scena aperta.
Sotto il palco c’è anche il Presidente della Provincia Angelo Villani che poco
prima l’aveva ospitato a Palazzo Sant’Agostino. Era stato proprio lui, insieme
al Ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio ad invitarlo a Salerno.
Accolto dal Senatore Marco Pecoraro e dall’Assessore all’Ambiente Paladino,
Grillo ha spiegato tutte le sue ragione del “NO” al piano rifiuti in Campania ed
al piano energetico nazionale. Ricorda la sua battaglia vinta, vinta, contro la
privatizzazione dell’acqua che ha combattuto a Napoli insieme al padre Alex
Zanotelli. E ora ha in mento di concludere vittoriosamente anche questa nuovo
crociata.
Il comico torna a poi a calcare sulla questione Centrale Termoelettrica: "Sono macchine della morte. Causano tumori e chi dice il contrario dice bugie. Le nanoparticelle che si sprigionano nell’atmosfera dai bruciatori degli inceneritori sono sostante infinitesimali che arrivano nelle cellule causando il cancro. Non esistono filtri per fermarle - dice Grillo che incalza- le polveri sottili sono prodotte anche dalle centrali termoelettriche finanche se alimentate a metano come quella che dovrebbe nascere a Salerno". Grillo è un fiume in piena e per le strade della città raccoglie dossier. è destinatario di confessioni e lamentele ma non si erge a vendicatore: “Sono qui a spese mie, credetemi mi costa, sono genovese. Ma è una battaglia in cui credo”.
E’ tra risate e verità la gente pare dargli ragione, d’altronde è colui il quale ha tirato fuori lo scandalo Parmalat. (tratto da www.salernotizie.it)
DOSSIER RIFIUTI CAMPANIA - LA PEGGIORE DELLE SOLUZIONI POSSIBILI
L’avvio della “soluzione finale”: bruciamo tutto
E’ stato recentemente predisposto dal Commissario di Governo per l’emergenza rifiuti in Campania, Corrado Catenacci, il bando di gara d’appalto con procedura ristretta accelerata per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani nell'intera regione. Il valore complessivo della gara d’appalto è di 4,5 miliardi di euro (cioè quasi 9.000 miliardi di lire) e consiste in una concessione ventennale in esclusiva. Detto in soldoni, la Regione si prepara cioè a sborsare – nell’arco dei prossimi 20 anni – un massimo di 80 euro per ogni singola tonnellata di rifiuto smaltito. Il totale di rifiuti prodotti in un anno in Campania si aggira attualmente intorno alle 2,8 milioni di tonnellate. E’ comunque importante rilevare che il costo di smaltimento dei rifiuti, ovviamente, non include quello di raccolta e di trasporto degli stessi, che andrà pagato a parte e che da sempre incide sulle tasche dei contribuenti in maniera più gravosa.
L’appalto è suddiviso in 3 lotti distinti, che comprendono orientativamente Napoli, Caserta e Salerno. Gli oneri di aggiudicazione – cioè le spese che saranno completamente a carico di chi vincerà la gara – prevedono il completamento dell’inceneritore di Acerra (NA), con un investimento ulteriore di 45 milioni di euro, e la realizzazione di 2 nuovi impianti di incenerimento (detti eufemisticamente anche termoutilizzatori o termovalorizzatori): uno a Santa Maria La Fossa (CE) e un altro nel salernitano. In più chi vincerà dovrà subentrare alla Fibe in gran parte degli altri impianti e dei contratti facenti capo a quest’ultima.
Il 4 maggio è scaduto il termine per manifestare interesse alla gara. Hanno aderito 2 cordate distinte. Da un lato l’Asm di Brescia in partnership con l’Unione industriali di Napoli (di cui è presidente Giovanni Lettieri), l’Asìa di Napoli, l’Amsa di Milano e l’Ama di Roma. Dall’altro c’è Veolia Environnement (gruppo Vivendi), il colosso multiutility francese. L’offerta (al ribasso rispetto alla cifra indicata dal bando di gara) dovrà essere presentata entro il 27 giugno. Le buste verranno aperte il 4 luglio. L’aggiudicazione comprende una griglia di parametri, oltre a quello dell’offerta economica migliore. Un massimo di ben 30 punti infatti, sui 100 totali disponibili, andrà alla cordata che dimostrerà le migliori modalità di organizzazione e di gestione del servizio sul territorio. Anche per questo motivo risulta enormemente favorita per l’aggiudicazione finale la cordata guidata dall’Asm e dall’Unione industriali di Napoli.
La futura gestione dei rifiuti in Campania, ad onor del vero, suscita enormi perplessità, e forse ancora maggiori del disastro perpetrato negli ultimi 14 anni. E può anche darsi che tale disastro sia stato in parte voluto per pilotare poi una soluzione finale come quella che si intravede e che, francamente, fa rabbrividire. Ma vediamo più da vicino il perché.
Verso un nuovo disastro
La versione ufficiale che si sta facendo strada è che l’intenzione generale sullo smaltimento rifiuti sia quella di contemperare la raccolta differenziata con l’incenerimento dei residui non differenziati. Differenziamo cioè quello che possiamo, il resto lo bruciamo. Ma si tratta di una grossa menzogna, sbugiardabile con appena un po’ di buon senso. La raccolta differenziata è evidentemente in antitesi con la possibilità di ricavare (e rivendere al gestore nazionale) energia elettrica dai rifiuti. E lo è a maggior ragione nel ‘caso’ Campania, se solo facciamo un po’ di conti.
Ad Acerra è prevista infatti la realizzazione di un gigantesco termoutilizzatore, che sarà il più grande d’Europa, con una potenza elettrica di 120MW. A Santa Maria La Fossa e a Salerno gli impianti dovrebbero essere equivalenti, di 70MW ciascuno. Ricordiamo, a titolo esemplificativo, che l’impianto di Brescia (Asm) è di 84 MW ed è in grado di smaltire oltre 750.000 tonnellate di rifiuti all’anno. In Campania avremo a breve una potenza di oltre 260MW, capace cioè di smaltire – conti e proporzioni alla mano – quasi 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno. Vale a dire pressoché l’intero ammontare prodotto annualmente in Campania. La raccolta differenziata risulterà cioè di fatto azzerata, o peggio quanto differenziato – con enorme aggravio di costi per i contribuenti – finirà comunque incenerito. Ma non basta. Senza una vera raccolta differenziata i cittadini resteranno in ogni caso ostaggio degli inceneritori. Non bruciare i rifiuti vorrà dire infatti ritrovarseli in mezzo alla strada, col trionfo ad ogni pie’ sospinto della facile demagogia interessata all’incenerimento. Chi ospita e subisce i gravosi effetti degli impianti pertanto vivrà perennemente sotto ricatto. La situazione che si prospetta, dunque, è a dir poco inquietante.
Ci sono poi da bruciare anche le ecoballe stipate dalla Fibe. Sarà forse per questo che Giovanni Lettieri, come riportava Il Denaro il 16 maggio scorso, non perde tempo e già propone la costituzione di una nuova holding per realizzare un quarto termoutilizzatore addirittura a Napoli
città. L’impianto viene definito da Lettieri «una risorsa per il territorio e per lo sviluppo». Non è escluso che si prenda di mira l’area industriale di Bagnoli per un quinto impianto. Qualche lettore, a questo punto, comincerà a paventare il rischio che la camorra possa infiltrarsi in un business così vistoso, esteso complessivamente all’intera regione. E che regione… Nessuna paura, comunque. Lo stesso Lettieri chiarisce infatti la spinosa questione con una dichiarazione che ci rende tutti più tranquilli, riportata sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno il 6 maggio scorso. La camorra?
«Non è paragonabile alla mafia perché, a differenza di quest’ultima, non si infiltra negli affari e nelle imprese, ma si limita alle estorsioni».
Renzo Capra, presidente dell’Asm di Brescia, ha recentemente sottolineato lo «scopo etico» che di fatto motiverebbe l’azienda bresciana nel proporsi in Campania. La natura di questo scopo etico è chiarita dallo stesso Capra di fronte allo Commissione bicamerale sul ciclo rifiuti, nel corso della sua audizione tenutasi il 14 settembre 2005, allorché nacque l’accordo con Lettieri e l’Unione industriali di Napoli. «Direi che sul territorio l’attività più delicata e più difficile è proprio la raccolta differenziata piuttosto che la combustione perché, una volta realizzato, l’impianto [l’inceneritore] va avanti per conto suo. Si tratta, comunque, di impianti redditizi». Come volevasi dimostrare. «Produrre energia dall’impianto di Brescia (80MW) con il gas sarebbe stato quattro volte meno costoso. Cosa lo rende allora, dal punto di vista economico, fattibile e conveniente? Il fatto che il combustibile [i rifiuti] non viene pagato da chi lo usa, ma da chi lo fornisce». Cioè sono i cittadini che pagano, come abbiamo visto, per lo smaltimento dei rifiuti. Ma non basta. Prosegue infatti Capra: «L’altro aspetto è quello relativo al CIP 6, o comunque ai certificati verdi, che non sono molto diversi come redditività». Questo è un altro punto fondamentale. Il Decreto Legislativo 79/1999 (Decreto Bersani), integrato col Decreto Ministeriale dell’11 novembre 1999, istituisce i certificati verdi affiancandoli al CIP 6/92, cioè il precedente decreto interministeriale relativo agli incentivi statali sull’energia prodotta da fonti rinnovabili. I certificati verdi, a differenza del CIP 6/92, sono attribuibili non in base a graduatorie, ma a chiunque ne faccia richiesta, per i primi 8 anni di entrata in funzione degli impianti. E qui veniamo al nodo della questione. Nel novero dell’energia ricavata da fonti rinnovabili è inclusa anche quella ottenuta dall’incenerimento rifiuti. Si tratta di una situazione paradossale, che finisce per deprimere di fatto l’espansione delle vere fonti rinnovabili di energia.
Ma quanti soldi pubblici finiscono nelle tasche di chi incenerisce per professione?
Grazie ai certificati verdi e al CIP 6, l’energia prodotta dai rifiuti che finisce sulla rete nazionale viene attualmente pagata dal gestore della rete elettrica nazionale 14 centesimi di euro (279 lire) per KWh (chilowattora), in luogo dei 4 centesimi (87 lire) pagati per l’energia prodotta mediante gas, carbone, olio combustibile. Ben 10 centesimi di differenza per ogni KWh, direttamente a carico dallo Stato. Tutto ciò per i primi 8 anni, come dicevamo. E, poiché un impianto come quello di Brescia (84 MW) produce in un anno circa 500GWh (cioè 500 milioni di KWh), la potenza installata di qui a 4 anni in Campania (260MW) consentirà all’Asm o a chi per lei di intascare – con tutti e 3 gli impianti a regime – fino ad un massimo di 160 milioni di euro di incentivo all’anno, per 8 anni di fila. Ovviamente questa cifra è a parte rispetto al tetto degli 80 euro che la Regione pagherà per “vendere” ogni tonnellata di combustibile agli inceneritori. E, poiché da ogni tonnellata di rifiuti si ricavano in media 640 KWh elettrici (equivalenti a 64 euro di contributo statale), smaltirne ognuna costerà in definitiva al contribuente un massimo di 80 + 64 euro = 144 euro. Alla faccia dello scopo etico. Tra l’altro il solo incentivo disposto mediante il CIP 6 e i certificati verdi permette di ammortizzare, in 8 anni, dall’80% al 100% del costo degli impianti di incenerimento. Capra ammette dinanzi alla Commissione bicamerale: «Senza il CIP 6, o i certificati verdi, difficilmente si potrebbe partire, per cui la Comunità li ha incentivati e li mantiene». L’ultima parte dell’affermazione del presidente dell’Asm però è quantomeno inesatta. L’Unione Europea, infatti, considera rinnovabile soltanto l’energia ottenuta incenerendo biomasse (cioè legno, residui organici, etc.). Il resto, che rappresenta oltre il 60% del totale, non rientra affatto nel computo. Per questo motivo l’Italia è stata oggetto di una procedura di infrazione da parte dell’UE.
Bruciare i rifiuti dunque è un’operazione assai costosa, tenuta in piedi artificialmente dalle vagonate di soldi pubblici che la finanziano. Altro che libero mercato. Evidentemente questo è il modo di imprendere molto caro agli imprenditori italiani. La raccolta differenziata infatti costerebbe assai meno e creerebbe molti più posti di lavoro: non fatevi ingannare dalla demagogia. Lo fa presente in una lettera ai cittadini della Campania anche l’ing. Cerani, bresciano, il quale tra l’altro chiarisce con grande senso civico che la provincia di Brescia è quella che in Lombardia ha il costo pro capite più alto per lo smaltimento dei rifiuti.
Basterebbero queste pur sommarie considerazioni ad evidenziare l’assurdità della politica di incenerire ad ogni costo. Anche senza tener conto dei gravi danni che gli inceneritori causano alla salute dei cittadini.
Gli inceneritori: un impatto ambientale devastante
E’ appena il caso di spendere qualche riga su quest’ultimo argomento, l’impatto ambientale degli inceneritori, benché molto sia già stato scritto. Molto è stato scritto, è vero, ma ben poco è transitato al pubblico attraverso i canali consueti, i mezzi di (dis)informazione di massa.
Gli inceneritori emettono dosi massicce di diossina. La diossina ricade sul terreno e viene accumulata dagli esseri viventi nel corso della catena alimentare, addensandosi nei grassi e favorendo l’insorgere di tumori. Non è smaltibile in nessun modo, salvo in un caso: il passaggio diretto di madre in figlio di una quota di diossina nel corso della gravidanza.
I gas che si formano nel corso della combustione dei rifiuti contengono anche altre sostanze chimiche molto pericolose, come furani (PCDFs), cloroformio, policlorobifenili (PCBs), esaclorobenzene (prodotto di degradazione dei PCBs), tetracloroetilene, formaldeide e fosgene e metalli come l’arsenico, il berillio, cadmio, cromo (tutte sostanze cancerogene), più altri metalli pesanti non cancerogeni. I filtri degli impianti abbattono in fase di emissione gran parte di queste sostanze, tuttavia non possono eliminarle tutte.
Circa il 30% del peso iniziale del rifiuto si ritrova poi alla fine del ciclo di combustione sotto forma di ceneri altamente contaminate. Pertanto l’inceneritore non elimina affatto le discariche; anzi, al contrario richiede una discarica speciale per le ceneri residue, ceneri che – come abbiamo già detto – ammontano in peso a circa 300 Kg per ogni tonnellata bruciata.
Un altro grosso problema è rappresentato dalle polveri sottili, particolato PM10, PM2.5 e PM0.1, le quali si formano in grandi quantità durante la combustione di impianti del genere. Un recente studio degli scienziati Gatti e Montanari, commissionato dall’Unione Europea, ha evidenziato in particolare l’estrema pericolosità del particolato PM0.1, nanoparticelle con diametro inferiore al decimillesimo di millimetro, che la normativa europea finora non aveva consideratorilevanti ai fini della valutazione dell'impatto ambientale degli impianti di emissione (turbogas e inceneritori innanzitutto). Con l’ausilio di un microscopio a scansione ambientale i due scienziati hanno invece dimostrato che non non esiste filtro in grado di abbattere il PM0.1. Tale particolato transita anche negli alimenti e non è smaltibile dal corpo umano, entrando nella cellula fino ad intaccare il filamento del Dna. A fronte dello studio Gatti-Montanari, il calcolo del PM2.5 e del PM0.1 emesso verrà con tutta probabilità introdotto nelle normative europee. Risultato: gli inceneritori saranno fuorilegge, salvo proroghe e sanatorie di alcuni anni. Ma fino a quando i cittadini dovranno ancora continuare a “morire a norma di legge”, tanto per usare le parole di Beppe Grillo?
Salerno, ora X
Il terzo lotto della gara d’appalto predisposta dal Commissario di Governo comprende la provincia di Salerno e il Sub Ato 3 di Napoli. Qui faremo riferimento in particolare all’inceneritore da 70MW, da anni il convitato di pietra della politica salernitana. Si tratta però nella circostanza di un impianto enorme, oltre ogni precedente mai previsto per l’area, in grado di smaltire in un anno oltre 650.000 tonnellate di rifiuti. Dal capitolato tecnico del bando di gara a proposito dell’inceneritore leggiamo testualmente: «L’Aggiudicatario provvederà alla individuazione di idoneo sito per la costruzione dell’impianto e procederà a tutti gli adempimenti inerenti la progettazione, la richiesta delle necessarie autorizzazioni nonché ogni altro onere necessario alla realizzazione e funzionamento secondo la normativa di riferimento». «L’impianto di termovalorizzazione deve essere realizzato secondo il progetto tecnico (definitivo) che sarà presentato dall’aggiudicatario entro 180 gg. dalla stipula del contratto a seguito di aggiudicazione». Esso inoltre «deve essere realizzato e deve entrare in funzione entro 48 mesi dalla stipula del contratto per il servizio oggetto della presente gara». Tutto è compiuto e deciso, quindi. Allo scadere dei 20 anni di affidamento in esclusiva, «l’impianto di produzione di energia rimarrà di esclusiva proprietà dall’Aggiudicataria». Inoltre «il mancato rispetto del termine di entrata in funzione dell’impianto di termovalorizzazione comporterà l’applicazione da parte dell’amministrazione appaltante di una penale pari a € 60.000 al giorno per ogni giorno di ritardo. Qualora il ritardo superi i 60 giorni, l’amministrazione appaltante potrà procedere alla risoluzione in danno del contratto». Quanta fretta. «Restano a carico dell’Aggiudicatario le quote di ristoro per i Comuni sede di impianti di termovalorizzazione, di siti di stoccaggio e di discariche», indicate nel capitolato d’oneri in 5,2 euro a tonnellata per il comune sede dell’inceneritore. Una bella fetta di torta. Infine «l'Aggiudicataria solleva l’Amministrazione appaltante da ogni eventuale responsabilità verso terzi comunque connessa all’adeguamento degli impianti di trattamento e smaltimento, alla realizzazione dell’impianto di termovalorizzazione, nonché al funzionamento dell’intero sistema di trattamento e smaltimento dei rifiuti solidi urbani».
Texsal o Ideal Standard?
Sì, ma dove sorgerà l’impianto? Quasi certamente a Salerno, nella zona industriale.
E’ probabile che esso, già alcuni anni fa, sarebbe dovuto sorgere sulle ceneri dell'Ideal Standard di Salerno. La vicenda è nota, e chi scrive ha trattato diverse volte la scabrosa questione, sottolineando in particolare l’anomala ostinazione con cui, nell’area dell’ex-stabilimento, veniva preservata a tutti i costi (dalla politica cittadina innanzitutto) una altrimenti inspiegabile destinazione industriale. E in forme e con modalità assai ambigue, come è stato dimostrato.
C’è tuttavia un particolare finora inedito sulla dismissione dell’Ideal Standard che getta una luce ancora più sinistra sulla vicenda, e che va senz’altro evidenziato.
L’Ideal Standard di Salerno annuncia la chiusura nel luglio1998. Qualche mese più tardi, l’1 ottobre 1998, l’argomento viene trattato solennemente a Roma presso il Ministero dell’Industria. Si incontrano, come riportano tutti i quotidiani, il capo di gabinetto del Ministro Bersani (Umberto Minopoli), il sottosegretario al Bilancio Isaia Sales, il presidente della Provincia di Salerno Alfonso Andria, Mario De Biase (fedelissimo del sindaco De Luca e allora soltanto presidente della Centrale del Latte), il segretario della Cgil di Salerno (Fausto Morrone), il segretario generale della Filcea-Cgil di Salerno (Giovanni Berritto), una rappresentanza dei lavoratori dell’Ideal Standard e infine i vertici dell’azienda. Di una riunione così formale e solenne, tuttavia, non esisterebbe verbale scritto. Possibile? Cosa è stato deciso in quella sede da non essere verbalizzato? Chi controlla? E’ forse in quelle stanze che si devono rinvenire le tracce dell’inceneritore e della centrale termoelettrica? Sarà forse soltanto un caso, ma il fondamentale decreto Bersani – che di fatto liberalizza l’energia elettrica in Italia e apre la strada ai certificati verdi per gli inceneritori – è soltanto di qualche mese successivo a quella data, venendo emanato il 16 marzo 1999. Una semplice coincidenza? E’ inoltre proprio sui suoli Ideal Standard che sbuca per la prima volta a Salerno una quantomai misteriosa cordata di bresciani, riconducibile indirettamente a Gnutti e all’Asm.
L’Asm di Brescia – come abbiamo visto – si è presentata alla gara d’appalto assieme tra l’altro all’Unione industriali di Napoli, presieduta da Giovanni Lettieri. Attualmente Lettieri, in seguito alla discussa variante sulle Mcm, è in procinto di delocalizzare le cotoniere di Fratte sull’area Texsal, ex-Snia Viscosa, in linea d’aria vicinissima all’Ideal Standard. E’ un azzardo troppo grande ipotizzare che l’Asm, all’indomani della probabile vittoria dell’appalto, deciderà di bussare sui suoli del suo futuro socio, chiedendogli di espropriare una parte della Texsal? Come abbiamo visto sopra, il capitolato di gara lascia a tal proposito ampie libertà alla cordata vincitrice. Era questo il polo termico già intravisto nella sfera magica da Lettieri ormai numerosi mesi addietro?
Lettieri, nel corso della sua audizione presso la Commissione bicamerale sul ciclo rifiuti, tenutasi il 22 settembre 2005, ad un certo punto si lascia sfuggire, e forse non a caso: «Pensate che l’impianto di Bergamo [l’inceneritore dell’Asm] è in collegamento diretto, per via telematica, con l’Arpac per cui le emissioni dei fumi vengono controllate continuamente». L’onorevole Donato Piglionica ribatte immediatamente: «Soltanto che nel caso di Brescia si tratta dell’Arpal, l’Arpa della Lombardia». Strano che a Lettieri venga in mentre proprio l’Arpac, l’Arpa della Campania. Forse perché essa a Salerno sorge a pochissimi metri dalla Texsal e dall’Ideal Standard? Semplice errore o classico lapsus freudiano?
E’ lecito chiedersi, a questo punto, che fine farà il progetto della centrale termoelettrica, prevista sui suoli Ideal Standard. L’autorizzazione unica, concessa all'Energy Plus dal Ministero delle Attività Produttive nel settembre 2004, ha una enorme forza anche a fronte di rilevanti cambiamenti in sede di progetto esecutivo, come tende inequivocabilmente ad evidenziare l’orientamento giurisprudenziale del Consiglio di Stato, secondo grado della giustizia amministrativa. Soltanto l’individuazione di concrete responsabilità penali potrebbe invalidare il procedimento. Ma la responsabilità penale in ogni caso è personale, e nulla vieta ad un’altra società di presentare in un secondo momento un’altra richiesta analoga sull’area interessata.
Non dimentichiamo a tal proposito che l’Ansaldo, partner sin dall’inizio dell’Energy Plus, è partner da diversi anni anche dell’Asm di Brescia. Non solo. Anche l’Asm gestisce diversi impianti turbogas, e proprio in questi mesi sta avviando le procedure per costruire a Brescia, oltre all’inceneritore già esistente, una nuova centrale termoelettrica da 400MW. Davvero sintomatico, non c’è dubbio.
Cosa accadrà allora a Salerno? Avremo l’inceneritore sui suoli Texsal e una turbogas da 400MW nell’ex Ideal Standard? I conti finirebbero per tornare.
Simone Giuliano - 4 giugno 2006
Gentile Presidente del Consiglio Romano Prodi,
La produzione di energia attraverso l'incenerimento dei
rifiuti, caso unico e contestato in Europa, oggi è fortemente
sovvenzionata dallo Stato, perché beneficia impropriamente del
cosiddetto contributo Cip 6, destinato alle fonti "energetiche rinnovabili" che
paghiamo nella della bolletta elettrica: senza il Cip6 la produzione di energia
da rifiuti non presenterebbe alcun vantaggio economico rispetto alle fonti
rinnovabili.
La stessa Commissione Europea, che Lei ha presieduto, nel 2003
con il Commissario Commissario UE per i Trasporti e l’Energia, Loyola De Palacio,
in risposta ad una interrogazione dell’ europarlamentare Monica Frassoni, in
data 20.11.2003 (risposta E-2935/03IT) ha ribadito il fermo no dell’UE
all’estensione del regime di sovvenzioni europee per lo sviluppo delle
fonti energetiche rinnovabili, previsto dalla Direttiva 2001/77,
all’incenerimento delle parti non biodegradabili dei rifiuti. Queste le
affermazioni testuali del suo Commissario all’energia nel 2003: “La Commissione
conferma che, ai sensi della definizione dell’articolo 2, lettera b) della
direttiva 2001/77/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 settembre
2001, sulla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche
rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità, la frazione non biodegradabile
dei rifiuti non può essere considerata fonte di energia rinnovabile”.
Uno studio dell'Università Bocconi del 2005 ha dimostrato che
il costo di 1 MWh prodotto da un medio impianto idroelettrico è
pari a 66 euro che scende a 63 se viene prodotto all'eolico, sale a 121 se
prodotto da biomasse e arriva a 280 se si tratta di fotovoltaico.
L'incenerimento di rifiuti solidi urbani con “recupero energetico”,
senza considerare il costo di gestione e trattamento dei rifiuti ed i danni alla
salute umana causati dalle nanoparticelle, prima che arrivino all'inceneritore,
è di 228 euro MWh.
Questo significa che se il Cip6, che noi paghiamo nelle nostre bollette Enel,
andasse alle fonti veramente rinnovabili in Italia ci sarebbe
convenienza ad andare sul solare, non sugli inceneritori!
Se il contributo statale venisse destinato alle fonti veramente rinnovabili e
non ai rifiuti, la produzione elettrica dal cosiddetto Cdr (Combustibile da
rifiuti) e tramite Inceneritori chiamati impropriamente e solo in Italia
"Termovalorizzatori" non avrebbe nessun vantaggio economico. Né per il
cittadino né per le aziende che scelgono di produrre energia attraverso questo
sistema o di smaltire rifiuti tramite l'incenerimento.
Inoltre gli inceneritori, specialmente quelli di nuova generazione, come hanno
dimostrato gli studi del dottor Stefano Montanari e della dottoressa Antonietta
Gatti, producono pericolosissime nanoparticelle inorganiche (Pm
2,5 fino a Pm 0,01) che penetrano nel sangue e da lì si depositano negli organi
del corpo umano e sono causa di gravi malattie, tra queste il cancro. Sono le
cosiddette nanopatologie.
Queste nanopolveri si creano tramite le altissime temperature che si generano.
Una storia già vista anche presso la centrale Enel ad olio combustibile
di Porto Tolle (dove Tatò,Scaroni ed Enel sono stati condannati a
risarcire tre milioni di euro), tra i reduci della Guerra del Kossovo e in Irak
(la cosidetta "Sindrome del Golfo" causata dai proiettili ad uranio impoverito o
al tungsteno), nel crollo delle Torri Gemelle a New York e
nelle zone industriali. Anche alcuni Filtri Antiparticolato sono fortemente
sospettati di produrre le pericolose nanoparticelle.
Come primo atto del suo governo le chiediamo quindi di:
- rispettare i dettati europei ed abolire
immediatamente i finanziamenti all'incenerimento dei rifiuti in quanto
non sono fonte d'energia rinnovabile. Come succede in altri paesi d'Europa
l'incenerimento dei rifiuti va tassato e, diciamo noi, vietato
- abolire la "Legge Delega" sull'Ambiente del Governo Berlusconi
che prevede tra l'altro un inceneritore in ogni provincia oltre
all'eliminazione di tantissimi vincoli a tutela dell'ambiente e quindi della
salute
- puntare decisamente, per gestire l'intero ciclo di gestione dei rifiuti, a:
riduzione alla fonte, tassare chi produce più imballaggi ed incentivare
chi punta su riutilizzo e riduzione rifiuti, raccolta differenziata
obbligatoria in tutta Italia come è in Germania e per il trattamento del residuo
utilizzare i moderni sistemi di Trattamento Biologico "a freddo", cioè senza
incenerimento già sperimentati in altre realtà europee e a Sidney in Australia,
che oltre a non produrre nanopolveri costano circa il 75% in meno degli impianti
di incenerimento
- riconoscere per legge la pericolosità delle nanoparticelle
(inferiori a Pm 2,5 fino a Pm 0,01) come già diversi studiosi da tutta Europa
stanno chiedendo alla Commissione ed al Parlamento Europeo.
Vogliamo cambiare. Lei ha, per ora, la nostra fiducia”.
Beppe Grillo e i blogger (tratto da
http://www.beppegrillo.it/index.html ) - 10 aprile 2006
Alcune
associazioni ambientaliste (es: "Le
città di Roma") pur di evitare la realizzazione degli inceneritori, si
stanno orientando oltre che ad incentivare la raccolta differenziata, a favore
di quelle tecnologie, che sebbene ancora giovani e bisognose di sperimentazione,
appaiono più rispettose della salute dei cittadini, come quella della
gassificazione.
Ne diamo notizia in modo da fornire contributi utili per una scelta così
difficile.
La gassificazione è un processo di combustione in ambiente ad
elevata temperatura (900÷1.000°C), applicabile ai rifiuti tal quali. Grazie
all’immissione di ossigeno in misura ridotta, si innesca un processo di
ossidazione incompleta degli elementi da bruciare: la componente organica viene
ridotta a un gas combustibile di basso potere calorifico (detto gasogeno) mentre
la frazione inorganica viene trasformata in un residuo solido inerte. Il gas di
sintesi prodotto, dopo essere stato raffreddato e depurato, può essere
utilizzato, in un ciclo a combustione interna, per la produzione di energia
elettrica.
La particolare metodologia di combustione fa sì che le emissioni di sostanze
pericolose, quali le diossine, siano decisamente ridotte rispetto ai termini
fissati dalle legislazioni più severe. Per questo, rispetto alle tecnologie
convenzionali di combustione basate su forni a griglia, questo processo risulta
miglior, in termini di emissioni di sostanze chimiche nell’aria. Inoltre i
residui prodotti dal processo sono un minerale granulato inerte che può essere
impiegato come sottofondo stradale. La gassificazione si presenta come
tecnologia alternativa al processo d’incenerimento tradizionale rispetto al
quale risulta però penalizzata energeticamente a causa degli elevati autoconsumi.
Un impianto già attivo è quello di Karlsruhe in Germania, che tra l’altro il
Consiglio Comunale di Trento ha potuto visitare nel corso del 2000. Non bisogna
dimenticare, però, che
questa tecnologia è ancora molto “giovane” e per questo non del tutto
affidabile.
Anche Elettroambiente (società
del gruppo Enel per la produzione di forni per lo smaltimento dei rifiuti sta
sperimentando un particolare processo di gassificazione mediante una torcia al
plasma. (tratto da
www.ambientetrentino.it
)
RACCOLTA DIFFERENZIATA
presupposto indispensabile per la realizzazione degli inceneritori
Quelli che seguono sono i dati relativi alla
raccolta differenziata
effettuata nel comune di Salerno. Il 10% realizzato nell'anno 2004, nonostante
l'innegabile impegno profuso dall'Assessore all'Ambiente Avv. D'Ambrosio
(recentemente sfiduciato dal sindaco di Salerno con una scelta che non
comprendiamo, nè condividiamo), rappresenta un risultato per nulla incoraggiante
per la nostra città. Eppure i segnali della volontà di molti nostri concittadini
di contribuire attivamente a tale raccolta non mancano: basti guardare i pochi
contenitori per la raccolta delle bottiglie di vetro e plastica sempre intasati
ed in attesa di essere svuotati. Del resto tutti gli esperti concordano che
senza una efficace raccolta differenziata è molto pericoloso bruciare rifiuti
indistintamente.
Infatti bruciando negli inceneritori rifiuti che contengono:
cloro
si liberano nell'atmosfera sensibili
quantità di acido
cloridrico(sostanza ad alta corrosività) e di molecole altamente tossiche come i furani
e le diossine;
prodotti elettronici,
metalli e prodotti
come il PVC, cadmio, mercurio
e piombo vengono trasformati dalle reazioni che avvengono all’interno
dell’inceneritore in composti molto tossici;
l’impossibilità di
escludere che all’incenerimento finiscano
solventi clorurati,
pesticidi,
inchiostri,
vernici,
farmaci,
Clorofluorocarboni degli spray,
bifenili
policlorinati (PCBs) usati nei trasformatori e negli impregnanti del legno,
rende la miscela di combustione molto pericolosa. E la lista sarebbe ancora
più lunga, ma riteniamo di aver dato un'idea del rischio che corriamo. Si parla
tanto dell'esperienza del termovalorizzatore di Brescia, ma nessuno menziona i
dati della raccolta differenziata raggiunti nella città lombarda, al cui
confronto i nostri appaiono insignificanti!
RSU E RACCOLTA DIFFERENZIATA | ||||||||||||||||||||
DATI 1994 - 2004 | ||||||||||||||||||||
R.S.U. | Racc. Diff. | TOTALE | TOTALE | INCIDENZA | ||||||||||||||||
ANNO | Popolazione | Quantità in | RAPPORTO | Quantità in | RAPPORTO | R.S.U. | RAPPORTO | Racc. Diff. | ||||||||||||
residente | Quintali | KG/AB | Quintali | KG/AB | Racc. Diff. | KG/AB | su RSU | ANNO | RSU | RD | ||||||||||
1994 | 676.560 | 4.290,00 | ||||||||||||||||||
1994 | 152.749 | 676.560 | 442,92 | 4.290,00 | 2,81 | 680.850,00 | 445,73 | 0,63 | 1995 | 658.050 | 4.703,50 | |||||||||
1996 | 619.090 | 12.636,50 | ||||||||||||||||||
1995 | 151.502 | 658.050 | 434,35 | 4.703,50 | 3,10 | 662.753,50 | 437,46 | 0,71 | 1997 | 615.690 | 27.558,52 | |||||||||
1998 | 627.762 | 38.023,21 | ||||||||||||||||||
1996 | 151.275 | 619.090 | 409,25 | 12.636,50 | 8,35 | 631.726,50 | 417,60 | 2,00 | 1999 | 650.890 | 39.080,58 | |||||||||
2000 | 657.539 | 39.732,97 | ||||||||||||||||||
1997 | 150.284 | 615.690 | 409,68 | 27.558,52 | 18,34 | 643.248,52 | 428,02 | 4,28 | 2001 | 638.234 | 54.150,98 | |||||||||
2002 | 632.581 | 64.618,59 | ||||||||||||||||||
1998 | 148.992 | 627.762 | 421,34 | 38.023,21 | 25,52 | 665.785,21 | 446,86 | 5,71 | 2003 | 632.458 | 67.387,72 | |||||||||
2004 | 647.496 | 79.029,26 | ||||||||||||||||||
1999 | 148.066 | 650.890 | 439,59 | 39.080,58 | 26,39 | 689.970,58 | 465,99 | 5,66 | ||||||||||||
2000 | 147.255 | 657.539 | 446,53 | 39.732,97 | 26,98 | 697.271,97 | 473,51 | 5,70 | ||||||||||||
2001 | 146.162 | 638.234 | 436,66 | 54.150,98 | 37,05 | 692.384,98 | 473,71 | 7,82 | ||||||||||||
2002 | 146.162 | 632.581 | 432,79 | 64.618,59 | 44,21 | 697.199,59 | 477,00 | 9,27 | ||||||||||||
2003 | 144.187 | 632.458 | 438,64 | 67.387,72 | 46,74 | 699.845,72 | 485,37 | 9,63 | ||||||||||||
2004 | 144.296 | 645.745 | 447,51 | 79.551,23 | 55,13 | 725.296,23 | 502,64 | 10,97 |
«Sono
stato sconfitto e ne prendo atto». Ugo
Carpinelli
La Commissione di tecnici ed esperti nominati dal Prefetto
Catenacci per verificare la fattibilità della proposta del sindaco di
Giffoni ha stabilito che il territorio del suo comune è ancora “vergine” e
pertanto pare che l'attenzione sia stata dirottata su un Comune dotato
di una zona industriale già dotata di infrastrutture.
Per una volta la caccia a quello che viene visto dai nostri
amministratori come un promettentissimo business non ha prevalso sul
buonsenso!
PERCHE’ I GIOVANI COMUNISTI
DICONO NO ALL’INCENERITORE
Lancet-Oncology: nella zona di Acerra un'impennata di morti per tumore
Nola, Acerra e Marigliano:
tre città campane tristemente note per l'emergenza rifiuti e che si
guadagnano ora il ben poco invidiabile appellativo di «Triangolo della
morte» sulla prestigiosa rivista
The Lancet- Oncology
. La questione
dello smaltimento dei rifiuti, spesso accumulati negli stessi centri e a
diretto contatto con la popolazione, infatti, sarebbe alla base di indici di
mortalità per tumore più alti rispetto al resto della regione.È la denuncia
contenuta nel reportage firmato dal ricercatore Alfredo Mazza, dell'Istituto
di fisiologia clinica del Cnr di Pisa, pubblicato sul numero di settembre
della prestigiosa rivista
The Lancet Oncology.[…]
[…]Il problema dei rifiuti ambientali nell'Italia meridionale, si legge nell'introduzione al reportage, «sta ora raggiungendo proporzioni epiche e la questione è stata collegata all'incremento degli indici di mortalità per cancro». L'area attorno a Salerno e Napoli, sottolinea ancora The Lancet-Oncology, «produce una quantità di rifiuti maggiore rispetto a quella che le discariche e gli inceneritori della regione sono in grado di gestire e, da anni, la criminalità organizzata italiana ha fatto dello smaltimento illegale dei rifiuti un lucroso business».[…]
Per non ALLARMARE i cittadini non inseriamo i dati statistici con i tassi di mortalità
[Le seguenti informazioni sono tratte dal sito www.unita.it (ovvero il sito sel quotidiano DS L’UNITA’)].
Gli Inceneritori innalzano la temperatura dell’atmosfera,
in pieno contrasto con il protocollo di KYOTO.[Fonte www.wwf.it ]
[…]Gli inceneritori non consentono come si dice un vantaggio energetico, in quanto l'energia necessaria a produrre i materiali che vengono inceneriti è 3 o 4 volte maggiore di quella che si può ottenere bruciandoli, ed essendo molto costosa, se non fosse incentivata con danaro pubblico non avrebbe mercato; quindi l'unico effettivo risparmio energetico si ottiene riutilizzando gli oggetti integri (per esempio in Svezia viene riutilizzato il 98% delle bottiglie di plastica per bevande) e riciclando i materiali. Gli inceneritori inoltre non evitano la discarica, producendo grandi quantità di ceneri tossiche che vanno smaltite in discariche speciali. In tutto il mondo gli inceneritori creano seri problemi di inquinamento essendo fra l'altro "potenziali fabbriche di diossina". Se si attuano serie politiche di riduzione dei rifiuti all'origine, sarà poi necessario smaltire quantità molto modeste di rifiuti senza gravi problemi ambientali.
[…]Sugli inceneritori, siamo d’accordo sul fatto che occorre evitare che i rifiuti finiscano in discarica, ma il rischio grosso è che la soluzione sia pessima quanto il male. In tutto il mondo gli ambientalisti si oppongono agli inceneritori, e non per una forma di bizzarra idiosincrasia, ma perché vi sono enormi pericoli per la salute e per l’ambiente, dagli inceneritori sono sprigionate sostanze altamente tossiche e cancerogene. La salute deve contare. E poi gli inceneritori arrivano quando il danno è già fatto, mentre la chiave, in Italia come nel resto del mondo è quella di ridurre la produzione di rifiuti e di garantire un vero ed efficace riciclaggio. Solo che all’estero in questo senso si fa molto, ma molto di più che da noi».[…]
DA SEMPRE I GIOVANI COMUNISTI SI RIBELLANO AGLI INCENERITORI E NON CERTO PER DEMAGOGIA.GLI ABITANTI DI ACERRA, PARAPOTI E SCANZANO IONICO, NON SONO PAZZI, MA TENGONO ALLA SALUTE E AL LORO TERRITORIO.
GIFFONESI, QUANTO COSTA LA VOSTRA SALUTE
E QUELLA DEI VOSTRI FIGLI???
QUANTIZZATE IL TUTTO E FATELO SAPERE AI VOSTRI AMMINISTRATORI…
Circolo di Giffoni Valle Piana
NO ALL’INCENERITORE
DIFENDIAMO LA RISORSA TERRITORIO
Senza nessuna consultazione, senza nessuna valutazione di impatto ambientale, la maggioranza consiliare “Giffoni Democratica”, si candida ad ospitare nel nostro Comune un inceneritore. Nel merito si afferma:
- Che l’impianto è sicuro. Quali sono le prove?
- Che ci sarà una ricaduta occupazionale. Ma quanti altri posti di lavoro saranno a rischio? Come concilieranno i siti produttivi della zona industriale e le produzioni delle decine di famiglie coltivatrici di S.Maria a Vico, con questo impianto? Si meritano questo i cittadini di S.Maria, che da sempre accordano grande fiducia all’Assessore della loro frazione, nonché presidente di una cooperativa?
- Quanto ai benefici. Lottiamo insieme per energie alternative. Inoltre Giffoni ha già beneficiato di enormi stanziamenti provenienti dall’impianto di Sardone e ci pare che gli stessi non hanno risolto i problemi di sempre.
In riferimento “ai viaggi”, ci allarma l’uscita sul quotidiano “Il Mattino” di un articolo di qualche giorno fa che, riferiva della nota dell’Unione Europea a monito della terza linea di produzione dell’impianto di Brescia, quello visitato dal nostro Sindaco, perché privo di una valutazione d’impatto ambientale.
Le lotte dei cittadini di Parapoti, Acerra e Scanzano Ionico, non vanno disperse, esse ci dicono che la salute non è merce di scambio e che il Mezzogiorno non deve essere considerato di “Serie B” e, quindi condannato, senza industrie, con una debole agricoltura, povero tecnologicamente, a diventare una pattumiera.
Lottiamo per un nuovo sviluppo ed un nuovo Mezzogiorno.
Valorizziamo l’ambiente e il territorio, il Festival del Cinema ed il Parco Regionale dei Monti Picentini, l’agricoltura e la piccola industria.
Sollecitiamo le forze politiche, sociali e professionali, la Chiesa, i Sindaci ed i Consigli Comunali del Picentino, l’Assessore Provinciale all’Agricoltura, le associazioni e la Comunità Montana a prendere posizione.
Giffoni Valle Piana, 22/09/2004
Partito della Rifondazione Comunista
Circolo “Feliciano Granati”
Giffoni Valle Piana
Un saluto degli amici di Acerra
Un tempo Acerra era famosa per i
frutti della sua terra, la sua acqua poi, addirittura, venduta alla città di
Napoli. Di quel Pulcinella resta poco e niente; di maschere Pirandelliane
però, son piene le strade! Forse ora si vuole rimediare ad anni di
inettitudine cittadina, che solo ora comprende la morte nera lasciatale
dalla Montefibre: (la terra è inservibile per la coltivazione-e l'onore di
avere il primato Italiano di nascituri con la sindrome X fragile).
Non ci arrendiamo! Ma sento di dovere molto ad un figlio che verrà.
Un caro saluto.Emilio Giuzio....napoletano.
10 settembre 2004
La Pirelli Ambiente si dice in grado
di costruire in sei mesi un impianto capace di mangiarsi tutti i rifiuti
della Campania e di produrre ricchezza, senza inquinare. «Una struttura del
genere funziona già da oltre un anno a Robilante, in provincia di Cuneo, e
alla società sono consorziati ben 54 comuni della provincia. Gli
ambientalisti della zona ne sono i più entusiasti sostenitori».
Nell'impianto cuneese, ogni giorno, vengono portati i rifiuti solidi urbani
di 154 mila abitanti. L'immondizia viene pretrattata, quindi lavorata,
separata, resa secca: senza fumi, senza odori.
E con avanzate tecnologie viene miscelata a dosi sempre variabili di un
tritato fatto di pneumatici fuori uso e plastiche non clorurate. Il
risultato è un Cdr, combustibile da rifiuti, ad alta e costante intensità
calorifica. Questo tipo di materiale certificato dall'Enea ha una
destinazione decisamente più nobile del fuoco degli inceneritori: può essere
utilizzato nei cementifici o nelle centrali termoelettriche, sostituendo
fino al 40% i combustibili fossili tradizionali.
tratto dal settimanale
Panorama del 3/6/2004
«. . . abbiamo l'esperienza tragica
dell'inceneritore che pure ci era stato assicurato come sicuro. Intanto, dal
1970 ad oggi abbiamo avuto una incidenza di leucemie e tumori negli abitanti
della zona certamente molto al di sopra della normalità e nessuno ha saputo
spiegarcene la causa.»
(tratto da una dichiarazione di Carmine
Adinolfi in merito all'ex inceneritore di Monticelli pubblicato su IL
MATTINO del 30.07.2004)
*************************************
ciao,
Salve, sono
Filippo Racioppi, l'autore nel 1998 delle bugie e smentite sugli
inceneritori che avete pubblicato. Purtroppo il numero delle bugie sugli
inceneritori è aumentato. Potete pubblicare il mio nome ed il mio indirizzo
di posta
flipra@tin.it sono sempre a
disposizione.
Non fatevi costruire mai un inceneritore, neanche con
il nome cambiato.
cordialità
filippo racioppi - 11 maggio 2004
Salerno Energia si è fatta avanti per gestire un
termovalorizzatore che si vorrebbe costruire nella nostra provincia.
Il momento è tra i più favorevoli: la spazzatura ammucchiata lungo le nostre
strade esaspera la cittadinanza e pur di vederla rimuovere qualsiasi soluzione
appare accettabile. Per rendere la proposta più allettante si è parlato anche
della possibilità di realizzare linee di teleriscaldamento per uso aziendale e
domestico associate alla produzione e alla fornitura di energia elettrica. Visto
che un progetto del tutto analogo è stato già sbandierato dagli ideatori della
nuova centrale termoelettrica, Salerno si avvia a
diventare la città più teleriscaldata del mondo!
Tra i primi commenti al riguardo riportiamo quello del verde Mainenti:
«L’amministrazione
deve dare delle risposte, decidere cosa ne vuol fare dell’area ex Ideal Standard
dove esiste un progetto per la realizzazione di una centrale termoelettrica e
dove, ora, il sindaco De Biase vorrebbe sistemare anche un termovalorizzatore».
Il consigliere dei Verdi, Ferdinando Mainenti, chiede chiarimenti al primo
cittadino attraverso una interrogazione consiliare dichiarandosi «preoccupato»
per le sorti della zona industriale. «Mi auguro - commenta - che non la si
voglia trasformare in un polo termico».
L’interrogazione dell’ambientalista arriva pochi giorni dopo la pubblicazione
(su internet) , da parte del Servizio Ambiente della Regione Campania di un
parere positivo relativamente all’impianto della centrale nell’area orientale
della città. «Nell’ottobre del 2003 - si legge nell’interrogazione - si è dato
incarico all'Università degli studi di Salerno di nominare una commissione
tecnico-economica del progetto preliminare per la realizzazione della Centrale»
ora Mainenti si chiede quale sia stato l’esito di questo studio. «Semmai ci è
stato», aggiunge.
«Vorremmo capire - dice ancora - se il sindaco voglia la centrale o il
termodistruttore, oppure voglia entrambi. Anche perchè ci sono non poche
disincrasie nei progetti dell’amministrazione: si parla di spostare la movida in
quella zona, di creare un polo sportivo, dove già esiste una fonderia, un
cementificio e il mercato ortofrutticolo. Beh, l’amministrazione si decida e sia
chiara anche con i suoi alleati politici».
tratto da IL MATTINO del 24
aprile 2004
Abbiamo voluto approfondire l'argomento termovalorizzatori per verificare il loro reale impatto ambientale.
Abbiamo così scoperto che:
In presenza di cloro nei rifiuti introdotti, nelle fasi di post-combustione si formano variabili quantità di acido cloridrico(sostanza ad alta corrosività) e di molecole altamente tossiche come i furani e le diossine.
Negli Stati Uniti i termovalorizzatori sono considerati la maggior fonte di emissioni di diossina.
La Convenzione di Stoccolma del maggio 2001, a cui hanno aderito 91 paesi, al fine di giungere alla graduale eliminazione degli inquinanti organici persistenti (POP), un gruppo di composti chimici considerati fra i più tossici e persistenti, tra cui le diossine, auspica il bando totale dell'incenerimento dei rifiuti considerata una delle principali fonti di emissione delle diossine.
In particolare, i limiti imposti dalla CEE sulle emissioni di diossine (0.1 nanogrammi per metro cubo), non sono sinonimo di sicurezza come si vuol far credere, ma solo di minor rischio sanitario; tali valori corrispondono semplicemente alle concentrazioni medie ottenibili applicando le migliori tecniche presenti sul mercato.
Inquinanti come le diossine si concentrano lungo la catena alimentare essendo molto stabili, in particolare nel latte, nelle carni e nei pesci. Le valutazioni del rischio per queste sostanze devono tenere conto della quantità di diossina emessa durante l’arco di vita dell’inceneritore, dell’emivita del composto (oltre 20 anni), dei fattori di concentrazione e del contributo delle altre fonti ad es. le decine di termovalorizzatori che verranno costruiti sul territorio nazionale e le cui emissioni possono essere trasportate a lunga distanza, sommandosi a quelle prodotte dagli oltre 50 termovalorizzatori per rifiuti solidi urbani già presenti sul territorio nazionale.
Altri materiali e prodotti che aumentano la produzione di sostanze pericolose negli inceneritori sono i prodotti elettronici, metalli e prodotti come il PVC. Valutazioni simili occorre fare per i metalli pesanti quali cadmio, mercurio e piombo che vengono trasformati dalle reazioni che avvengono all’interno dell’inceneritore in composti molto tossici. Le previsioni di emissione sono per un inceneritore di ultima generazione di circa 300 kg. all’anno di metalli pesanti.
La varietà dei materiali introdotti nel combustore data la complessità del rifiuto raccolto, e l’impossibilità di escludere che all’incenerimento finiscano solventi clorurati, pesticidi, PVC e consimili, inchiostri, vernici, farmaci e metalli, Clorofluorocarboni degli spray, bifenili policlorinati (PCBs) usati nei trasformatori e negli impregnanti del legno, rende la miscela di combustione molto pericolosa.
Abbiamo preso in esame un impianto di incenerimento similare (quello proposto per Conversano), e abbiamo scoperto che esso emette giornalmente circa sette milioni di metri cubi di fumi, 50 kg di polveri fini che corrispondono alle emissioni di una vettura diesel dopo aver percorso 600.000 chilometri (come avere in città decine di migliaia di autovetture).
I termovalorizzatori vengono proposti come soluzione “soffice” di smaltimento dei rifiuti, spesso propagandati con opuscoli patinati dove sono raffigurate delle bianche “cattedrali” immerse a meraviglia nell’ambiente rurale o ben inserite in quello urbano. Si citano risultati appaganti sul fronte della gestione e della sicurezza degli impianti, salvo poi ammettere in convegni internazionali che oltre il 90% degli impianti europei ed americani deve essere riprogettato e ricostruito per non superare gli standard di emissione più ristretti previsti dalle nuove normative. Nel frattempo gli impianti esistenti continuano a funzionare indisturbati, spesso con controlli insufficienti e continuano a contaminare pesantemente le catene alimentari con gli effetti che stiamo vedendo sugli apparati endocrini dell’uomo e degli animali. I sostenitori delle politiche di incenerimento continuano a parlare di tecnologia sicura e citano studi condotti e finanziati da industrie che operano pesantemente sul settore.
Si evita di far presente che i processi di incenerimento non sono in grado di distruggere la materia, ma solo di modificare la composizione e la tossicità del rifiuto incenerito. Lavoisier diceva: ”Nulla si crea e nulla si distrugge” (la somma dei pesi ponderali delle sostanze introdotte in un “bruciatore” è uguale all’inizio e alla fine della reazione). Nulla trapela sulle sintesi chimiche che avvengono inevitabilmente all’interno dei termovalorizzatori e sul fatto che in realtà il volume dei rifiuti introdotti aumenta una volta incenerito se consideriamo la miscelazione con l'aria per la combustione. A temperature comprese trai i 400 ed i 1600 °C, le molecole organiche complesse si degradano fino alla loro struttura atomica; nel periodo di abbattimento della temperatura dei fumi di camino e nelle fasi di fuoriuscita alcuni atomi si ricombinano, per formare nuovi e spesso più tossici composti.
I gas di combustione che si formano contengono sostanze chimiche molto pericolose quali i furani (PCDFs) e le diossine (PCDDs), cloroformio, esaclorobenzene (prodotto di degradazione dei PCBs), tetracloroetilene, Policlorobifenili (PCBs), formaldeide e fosgene e metalli come l’arsenico, il berillio, cadmio,cromo (carcinogeni) ed antimonio, bario, piombo, mercurio, tallio, argento (non carcinogeni). L’incenerimento è in grado di modificare lo stato del metallo da elementare alle forme ossidate o sotto forma di complessi organometallici. I metalli possono passare dalla forma solida ad uno stato di fine vapore. Molti degli ossidi che si formano durante l’incenerimento sono più tossici delle forme elementari introdotte in caldaia. La vaporizzazione dei metalli, rendendoli più leggeri, favorisce la loro dispersione aerea e la loro inalazione ed ingestione. Il monitoraggio dei metalli emessi dagli impianti di incenerimento è molto difficile. Molto spesso si eseguono dei campionamenti per brevi periodi.
Il Particolato (PM) viene misurato per regolare i filtri ed eventualmente aumentare o ridurre la permeabilità. Non si tiene conto del fatto che “la polvere” per se stessa è altamente pericolosa in quanto spesso adsorbe composti tossici organici e metalli e rappresenta un vettore di sostanze altamente tossiche. Altri PICs si formano per ricombinazione, ovvero prodotti di reazione. Queste sostanze hanno normalmente alti pesi molecolari: Alcuni esmpi sono il naftalene, fluorantano ed il pirene. Un terzo tipo di PICs è rappresentato da frammenti semplici che si formano in tutte le combustioni di composti organici: Questi frammenti sono a basso peso molecolare, ad esempio il cloroformio, il tetracloruro di carbonio, il tricloroetilene(TCE), tetracloroetilene, benzene, fenolo, toluene e clorobenzene.
I sistemi di abbattimento degli inquinanti, attualmente presenti ne i termovalorizzatori di nuova generazione, neutralizzano essenzialmente l’acido cloridrico e fluoridrico e rimuovono il particolato prima che questo lasci il camino di emissione. Gli abbattitori ad umido “lavano” i gas alla base del camino, i filtri elettrostatici catturano il particolato. I sistemi di abbattimento ed i filtri non sono in grado di distruggere il rifiuto incombusto, di prevenire la formazione di nuovi composti tossici durante la combustione e di eliminare le fasi di maneggiamento di materiali tossici raccolti dai filtri. I sistemi di abbattimento delle emissione concentrano le sostanze emesse durante la combustione sotto forma di polveri altamente contaminate e scorie tossiche che ritroviamo in discarica oppure più o meno depurate nei fiumi nel caso dei liquidi di lavaggio negli abbattitori ad umido. Circa il 30% del peso iniziale del rifiuto si ritrova alla fine del ciclo di combustione sotto forma di ceneri altamente contaminate.
L’inceneritore non annulla le discariche, al contrario richiede una discarica di tipo speciale per le ceneri residue, che ammontano in peso a circa il 30% dei rifiuti bruciati (per ogni tonnellata di rifiuti 300 Kg di ceneri tossico-nocive).
Non esistono sistemi di misurazione completa e continua degli inquinanti emessi da i termovalorizzatori; al contrario i test di efficienza degli impianti vengono condotti prelevando campioni sui quali vengono fatte analisi dalle quali ricavare 1) Efficienza di combustione (CE) 2) Efficienza di distruzione e rimozione (DRE) entrambe calcolate più per capire le performance dell’impianto e non per verificare la pericolosità delle emissioni.
I termovalorizzatori non portano alcun beneficio alle popolazioni dei territori che li ospitano, neppure sotto il profilo occupazionale. L’affermazione vale in generale anche per altre attività connesse allo stoccaggio ed al trattamento dei rifiuti industriali. I lavori che questo tipo di impianti offrono sono molto pericolosi.
Per qianto riguarda i costi per la realizzazione dell’impianto non esistono dati attendibili e aggiornati, ma la stima è che un inceneritore da 400 tonnellate/giorno costi da 200 a 300 miliardi; peraltro i costi sono destinati a lievitare in conseguenza di norme e standard di emissione e di sicurezza più severi. Per questo ogni stima è comunque soggetta ad essere corretta verso l’alto.
Quanto
viene immesso nell’inceneritore non sparisce, ma ne esce in forma di :
emissioni gassose dal camino ( che vanno nell’aria);
ceneri residue (che devono essere smaltite);
acque di scarico (che devono essere trattate).
Più precisamente, per ogni tonnellata di rifiuti bruciata, un inceneritore produce :
1
tonnellata di fumi immessi in atmosfera;
280/300 Kg di ceneri "solide";
30 Kg
di "ceneri volanti";
650
Kg di acqua di scarico;
25 Kg
di gesso.
Le principali bugie su i termovalorizzatori nascono da luoghi comuni facilmente contestabili
Bugia: Dalla combustione dei rifiuti, con i termovalorizzatori, si recupera energia sotto forma di energia elettrica e teleriscaldamento a basso costo che altrimenti andrebbe persa.
Smentita: I costi di produzione di energia con questa tecnica sono mascherati dai forti stanziamenti pubblici. In ultima analisi sono i cittadini a pagare l'impianto e le ditte gestrici ad beneficiare dei guadagni. Per far tacere le opposizioni locali si regala acqua calda ed energia elettrica a tariffe agevolate: tanto i costi di impianto sono stati pagati da altri cittadini.
Bugia: E' necessario che ogni cittadino si faccia carico del problema dei rifiuti anche accettando i termovalorizzatori, senza delegare ad altri il problema alimentando altre discariche.
Smentita: Con i termovalorizzatori la maggior parte dei rifiuti continua ad essere posta invece che in una discarica di solidi in una enorme discarica a cielo aperto: i rifiuti vengono immessi in atmosfera sotto forma di gas. Le ceneri della combustione continuano ad essere poste in discarica dopo essere state inertizzate. Il cittadino non si fa carico del problema ma lo delega ad altri perché in discarica o in un inceneritore lo mette sempre a casa di altri. A questa sindrome è stato dato il nome Not in my courtyard, cioè si ma non nel mio cortile.
Bugia molto grave: i termovalorizzatori, a differenza delle discariche, non nuocciono alla salute. Solo in passato gli inceneritori per il loro basso contenuto tecnologico potevano rappresentare un potenziale pericolo, ma adesso, con i termovalorizzatori di ultima generazione i potenziali pericoli sono minimizzati se non eliminati del tutto.
Smentita: E' la principale menzogna che viene detta da cinquanta anni a questa parte quando si vuole costruire un inceneritore proponendolo come una novità tecnologica. Nessun dottore, nessuna pubblicazione biomedica solleva il cittadino dalle apprensioni che derivano dall'avere nelle vicinanze, o una discarica o un inceneritore. Quest'ultimo nelle complesse e spesso sconosciute reazioni chimiche di combustione trasforma materiali leggermente tossici in altamente tossici, come la Diossina. I materiali solidi prodotti necessitano di un costante sorveglianza in quanto tossici e nocivi, quelli gassosi vengono dispersi nel vento. Una raccolta di dozzine di pubblicazioni, i cui titoli sono stati inviati da noi ai Ministri dell'Ambiente e della Sanità, smentisce la più grossa e pericolosa bugia: quella che i termovalorizzatori sicuramente non fanno male. Problemi di respirazione, asma e cancro non sono certo resi minimi con la presenza di termovalorizzatori. Questa bibliografia è a disposizione di tutti, sanitari, cittadini e politici.
Bugia: L'incenerimento dei rifiuti è il più economico dei sistemi di smaltimento.
Smentita: Se è economico in fatto di tassa rifiuti (il prezzo al chilogrammo scende) è perché gli impianti sono finanziati pubblicamente, il costo sostenuto dalla collettività è ancora più alto di quello attuale. Il procedimento di inertizzazione di cui al punto sopra prevede altissimi costi accessori.
Bugia: Siamo in una emergenza: se non si costruiscono termovalorizzatori le discariche si esauriranno nel giro di poco tempo anzi alcune sono già esaurite.
Smentita: Se emergenza c'è è stata creata dagli stessi che adesso vogliono i termovalorizzatori, che hanno visto e continuano a vedere nei rifiuti occasione di guadagno o di carriera, quindi più rifiuti da smaltire più guadagno. Siamo ancora in tempo a diminuire drasticamente la produzione alla fonte di beni deperibili che diventeranno rifiuti. Alleggeriremo il carico dei rifiuti da smaltire ( e con questi il guadagno e la carriera di certa gente ).
Bugia: L'unica alternativa all'incenerimento è la raccolta differenziata, se raggiungiamo almeno il 50 % di raccolta differenziata allora possiamo costruire i termovalorizzatori perché saranno molto piccoli e gestibili.
Smentita: La raccolta differenziata non diminuisce la mole dei termovalorizzatori ma serve a isolare potenziali veleni ed a porre in atto il successivo riciclaggio, le discariche sono sature di prodotti nocivi miscelati a materiali che non sono velenosi e che potrebbero essere riutilizzati in armonia con l'ambiente. Chi mette il limite del 50% di raccolta differenziata prima di costruire i termovalorizzatori omette di dire che se il volume di rifiuti aumenta a questo ritmo anche il 50% di raccolta differenziata metterebbe in condizioni di costruire enormi termovalorizzatori ingestibili. L'alternativa principale all'incenerimento ed alle discariche è il drastico aumento della produzione alla fonte di beni durevoli.
Bugia: Non è possibile produrre solamente beni durevoli, qualcosa continuerà ad essere gettato via e a costituire un rifiuto che non sempre è riciclabile, con l'incenerimento di questa parte si ovvia alla maggior parte dei problemi, compreso quello del recupero energetico.
Smentita: L'attività umana produce una miscela di beni durevoli ed altri no, soltanto che oggi una certa industria per vivere senza problemi vuole che l'ago della bilancia sia spostato sui beni altamente deperibili. Il patto fra l'industria che produce rifiuti e quella che li smaltisce è rafforzato dal fatto che l'una ha bisogno dell'altra per poter sopravvivere. Lo ricerca può dare un nuovo impulso alle industrie che possono essere riconvertite in produttrici dei beni durevoli ad alto contenuto tecnologico, recuperando l'energia sprecata nella produzione di futuri rifiuti.
Bugia: Il piano di smaltimento di rifiuti con l'anello dell'incenerimento è al momento il più moderno e certo, altre strade come quella della ricerca di metodi di produzione di beni non deperibili se saranno praticabili lo saranno in un futuro remoto ed incerto.
Smentita: Il piano rifiuti ben proposto dalla Comunità Economica Europea e basato su ragionevoli studi di fattibilità prevede come punto basilare al quale ogni altra cosa deve essere subordinata il fatto di produrre beni durevoli. Dopo aver attuato quanto sopra vengono la raccolta differenziata, ed il riciclaggio. Soltanto dopo aver attuato questo interviene il recupero energetico e lo smaltimento residuo in discarica.
Bugia: Molto si sta facendo per il problema dei rifiuti, anche in termini di sensibilizzazione dell'opinione pubblica, anche al fine di minimizzare la quantità' dei rifiuti e le dimensioni degli impianti di incenerimento.
Smentita: Il danaro pubblico viene stanziato per piani in cui la spesa più grossa è quella destinata all'incenerimento, una minore alle complesse tecniche di riciclaggio, ed una assolutamente nulla riguarda il punto nelle tecniche di informazione (etichettatura dei prodotti) e di produzione di beni durevoli considerate primarie dalla CEE. Le cifre della bugia: su oltre 800 miliardi di lire stanziati in una Regione ( Es. Piemonte) 500-700 miliardi sono destinati a i termovalorizzatori e solo per questo danaro viene chiesta con insistenza la disponibilità necessaria alla costruzione immediata adducendo il pretesto dell'emergenza. Solo il resto, considerato invece obbiettivo primario della CEE, è destinato alle tecniche di riduzione dei rifiuti da smaltire. Nulla è destinato alla ricerca medica in questo settore. Nulla è destinato ai piani di monitoraggio della salute dei cittadini posti nelle vicinanze de i termovalorizzatori. Nulla è destinato all'istituzione di un fondo per le spese mediche eventualmente sostenute dai cittadini.
Bugia: i termovalorizzatori di ultima generazione sono talmente sofisticati da non emettere sostanze tossiche infatti il monitoraggio all'uscita del camino con le apparecchiature più sofisticate disponibili non rivela tali sostanze.
Smentita: Gli apparecchi di misurazione non sono abbastanza sofisticati e sensibili da rivelare la presenza di sostanze tossiche all'uscita dei camini poiché sono diluite in enormi quantità di gas, se invece mettete apparecchi altrettanto sofisticati a controllare l'accumulo di sostanze tossiche nelle vicinanze de i termovalorizzatori ne potrete misurare la presenza. Ciò è risaputo da chi dovrebbe tutelare la salute della popolazione e che sino ad oggi sistematicamente si oppone alla misura delle sostanze accumulate nei pressi ( 7 km ) da i termovalorizzatori operanti, forse per evitare di conoscere.
Bugia: I comitati ambientalisti terrorizzano i cittadini sulla questione de i termovalorizzatori.
Smentita: I comitati ecologisti reputano di dover supplire a quanto non viene fatto dalle istituzioni per contrastare le informazioni inesatte e ambigue se non mendaci che riguardano i termovalorizzatori e su cui poggia l'incastellatura politica ed economica che sostiene la loro costruzione.
Bugia: La realtà è che studiosi autorevoli sono di opinione ben diversa dagli ambientalisti e mettono a disposizione le proprie conoscenze scientifiche che sono alla base della loro opinione spesso senza trarne alcun vantaggio, amministratori responsabili sono all'opera per risolvere i problemi dell'ambiente, che solo fra le altre cose prevede l'installazione di impianti di incenerimento, in siti tali da non danneggiare né l'ambiente né i cittadini. Tutto ciò è effettuato in rispetto delle norme europee, italiane e regionali in modo completamente trasparente per i cittadini, i quali possono contare su criteri di correttezza e trasparenza in tutte le procedure.
Smentita: Attualmente gli studiosi favorevoli all'incenerimento traggono il vantaggio di occupare le posizioni di prestigio nei consigli di amministrazione degli enti ed istituzioni che si occupano e controllano l' ambiente, per contro chi è contrario senza ambiguità non e' presente in modo significativo in queste posizioni. I siti su cui costruire i termovalorizzatori sono i più dannosi per la saluti infatti l'iter burocratico legato alle leggi attuali italiani identifica i siti in aree senza interesse agro silvo pastorale, dove siano già presenti servizi ( acqua luce gas etc. ) e viabilità, in zone industriali dismesse, Ciò corrisponde nella maggior parte dei casi nelle periferie delle città o nelle grandi cinture cittadine, in aree fortemente abitate. I criteri di correttezza e trasparenza sono solo legati agli atti pubblici, invece gli studi di fattibilità, finanziati dalle società di raccolta rifiuti, e gli accordi politici, per la loro natura, eludono questi criteri e rappresentano la maggior parte del lavoro svolto dai soggetti interessati.
Bugia: Comunque in ogni momento la popolazione è invitata a controllare i progetti e potrà verificare l'efficienza e la non pericolosità degli impianti.
Smentita: Il controllo dei progetti è effettuato da istituzioni pubbliche che non sono tenute in alcun caso a sottoporlo ai rappresentanti dei comitati ambientalisti. Potrebbero essere ammessi in un futuro sono determinati rappresentanti istituzionali (es. sindaci) o quelli che accettano di collaborare comunque. Tale tecnica di persuasione è oggetto di approfonditi studi di psicologia e scienze politiche ed è adottata comunemente al solo fine del raggiungimento della costruzione degli impianti. Anche ammesso che gli impianti fossero ritenuti pericolosi dai cittadini durante il funzionamento non esiste nessun strumento giuridico in grado di fermare un impianto neanche per pochi giorni: una volta innescato un inceneritore si è vincolati a non spegnerlo più, in quanto l'immondizia non può essere accumulata altrove, e la produzione di energia elettrica e di acqua calda per il teleriscaldamento diventano esigenze primarie rispetto alla salute.
Bugia: In Italia, a differenza dei paesi più progrediti del nostro, e per la presenza delle infiltrazioni mafiose che controllano il business delle discariche, non sono stati costruiti i termovalorizzatori, che pur essendo meno pericolosi delle discariche, e quindi un male minore e necessario, intaccherebbero gli interessi delle eco-mafie. Anche per questo gli organismi pubblici lottano per la costruzione de i termovalorizzatori che rimarrebbero sotto il controllo pubblico. I movimenti ambientalisti corrono il rischio, con il loro atteggiamento di contrasto, di favorire questi business illegali.
Smentita: Di tutte, questa affermazione, sebbene la più debole, richiede la risposta più articolata, per non rispondere direttamente che quando si opta per il male minore od il male necessario si assomiglia a chi ha sostenuto che la costruzione delle mine antiuomo, in quanto necessarie per combattere i "cattivi", rappresentasse il male minore: a distanza di anni ci si trova a dover interagire con territori fortemente contaminati, e la decontaminazione di tali siti, come quelli de i termovalorizzatori rappresenta ancora un problema aperto.
(I dati riportati in questa pagina sono quelli raccolti in un dossier a cura del Comitato Salute e Ambiente Sud Est )
Ci fermiamo qui, per non tediare i nostri visitatori, ma per chi voglia approfondire l'argomento consigliamo la lettura dei seguenti contributi sull'argomento "termovalorizzatori":
uno studio di Greenpeace dal titolo "Inceneritori obiettivo zero".
Campagna antinquinamento Greenpeace |
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|
Rifiuti in Campania |
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|
O si brucia o si ricicla |
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Ambiente e sviluppo |
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Aggiornato il 18-01-2009