Alessandra Di Gennaro
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TAROCCHI

 

I ventidue Arcani Maggiori (ventidue come le lettere della scrittura ebraica) sono un vero alfabeto dell’immaginazione, un’opera che riassume tutte le scienze e le cui infinite combinazioni possono risolvere tutti i problemi. L’arte di carbone coincide, in questo caso, con l’irrazionale esigenza di culto, la sua pittura diviene espressione dell’inconscio popolare; una forte religiosità, tra il mistico e il pagano, sembra ispirare i suoi dipinti. L’artista pone sullo stesso piano arte realistica e arte idealistica. La sua è un’arte “primitiva”, espressione di un sentimento puro e atemporale. Linea e colore coesistono perfettamente in equilibrio, forze contrastanti ma, al contempo complementari. Il blu intenso, colore ricorrente nell’opera dell’artista, allude ai segreti dell’inconscio, e lo sfondo muto in cui appaiono i colori chiassosi delle immagini-simbolo tracciate con un segno nero e deciso. Ed è in questi contrasti cromatici, nella linea arrabbiata che leggiamo l’inquietudine dell’artista, lui che, proiettato in uno spazio utopico, nulla vuole avere a che fare con l’arte come la intende la nostra cultura odierna. Dipingere per Carbone è un’esigenza quasi vitale: egli è uomo prima ancora che artista, uomo in quanto essere terrestre del mondo di ieri di oggi e di domani.

Milano, maggio 1993                               A. Di Gennaro

 

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Aggiornato il 15/04/2003