TAROCCHI
I
ventidue Arcani Maggiori (ventidue come le lettere della scrittura
ebraica) sono un vero alfabeto dell’immaginazione, un’opera che
riassume tutte le scienze e le cui infinite combinazioni possono risolvere
tutti i problemi.
L’arte di carbone coincide, in questo caso, con l’irrazionale esigenza
di culto, la sua pittura diviene espressione dell’inconscio popolare;
una forte religiosità, tra il mistico e il pagano, sembra ispirare i suoi
dipinti.
L’artista pone sullo stesso piano arte realistica e arte idealistica. La
sua è un’arte “primitiva”, espressione di un sentimento puro e
atemporale.
Linea e colore coesistono perfettamente in equilibrio, forze contrastanti
ma, al contempo complementari.
Il blu intenso, colore ricorrente nell’opera dell’artista, allude ai
segreti dell’inconscio, e lo sfondo muto in cui appaiono i colori
chiassosi delle immagini-simbolo tracciate con un segno nero e deciso. Ed
è in questi contrasti cromatici, nella linea arrabbiata che leggiamo
l’inquietudine dell’artista, lui che, proiettato in uno spazio
utopico, nulla vuole avere a che fare con l’arte come la intende la
nostra cultura odierna.
Dipingere per Carbone è un’esigenza quasi vitale: egli è uomo prima
ancora che artista, uomo in quanto essere terrestre del mondo di ieri di
oggi e di domani.
Milano, maggio
1993
A. Di Gennaro |