Libri di L. Parinetto
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Processo e morte di Giordano Bruno
Saggio introduttivo di Luciano Parinetto
Tutti i documenti del processo

Si riproducono qui i documenti che riguardano il processo inquisitorio e la morte di Bruno, pressoché ormai introvabili nelle vecchie edizioni, accompagnati dalla traduzione dei brani latini che comprendono.
Dalle carte del processo veneziano a quelle del processo romano, compreso quel Sommario venuto alla luce solo negli anni Quaranta, le ultime vicende del filosofo emergono suggestivamente, pur nella distanziazione/deformazione che impone loro il formulario inquisitorio: il Bruno che vi si presentifica è un prigioniero (forse anche torturato, come qualche storico sospetta), destinato, dopo anni si estenuante prigionia, ad essere bruciato vivo, in nome di una difesa di dogmi che qui, come innumerevoli altri eventi, si autodenuncia come spietata (e perciò pedagogica!) intolleranza. Ben diverso è il Bruno che liberamente (fino a un certo punto!) si esprime, privo del bavaglio impostogli dall’Inquisizione, nei suoi testi italiani e latini, non ha caso pubblicati tutti fuori dall’Italia, lontano dall’occhiuto vigilare della Chiesa cattolica controriformistica. Di essi dà conto sinteticamente il saggio di Luciano Parinetto che, dall’imponente massa degli scritti bruniani, estrae una linea evocatrice dei principali motivi di quella filosofia, per più ragioni collegata all’oggi più di quanto non si pensi, con un occhio, se non a tutte, alle più rilevanti interpretazioni che ne sono date.

Luciano Parinetto è titolare della III cattedra di Filosofia morale all’Università degli Studi di Milano. Ha pubblicato numerosi saggi filosofici e tradotto importanti autori classici della letteratura greca e latina e opere della letteratura sia occidentale sia orientale. Tra i suoi testi: Corpo e rivoluzione in Marx; Magia e ragione; Né dio né capitale; Marx e Shylock; Nostra signora dialettica; Karl Marx: sulla religione; Fast e Marx; Alchimia e utopia; Solilunio, ecc. Per i tipi di Mimesis ha inoltre curato: Nicola da Cusa, Il dio nascosto; L. Feuerbach, Rime sulla morte; Angelus Silesius, L’altro io di dio; Eraclito, Fuoco non fuoco; Hegel-Holderlin, Eleusis e Carteggio; G. E. Lessing, Il teatro della verità. Massoneria, utopia, libertà; J. Bohme, La vita sovrasensibile. Per Stampa alternativa, oltre a numerose altre traduzioni, Il Vangelo dei cani (Aforismi dei primi cinici), Roma, 1995. Presso Rusconi ha pubblicato Streghe e potere, Milano 1998, La rivolta del diavolo, Rimini 1999, e curato, di Lao Tse, La via in cammino (Taotéching), Milano 1999, e, di Emily Dickinson, Dietro la porta, Milano 1999.

Opinioni su Giordano Bruno

In collaborazione con Il Ciclotrone, trasmissione scientifica di Radio Popolare, condotta da Matteo Merzagora e Sylvie Coyaud

Il 17 febbraio del 1600 a Campo dei Fiori, a Roma, dopo 8 anni di prigionia, Giordano Bruno moriva arso sul rogo. In occasione del quattrocentenario, ogni mercoledì sera Radio Popolare chiede a uno scienziato o a un filosofo: chi è per lei Giordano Bruno? Riportiamo, a mano a mano che vengono mandate in onda, le trascrizioni delle interviste che alla fine ci restituiranno un ritratto del grande pensatore rinascimentale
Opinioni su Giordano Bruno

Intervista a Luciano Parinetto

Luciano Parinetto è professore di Filosofia Morale alla Statale di Milano. Ha pubblicato, per Rusconi, un libro dal titolo Processo e morte di Giordano Bruno. Oltre a un ampio saggio introduttivo, il volume contiene una raccolta di documenti del processo veneziano, il sommario del processo romano e i documenti che riguardano la fine sul rogo di Giordano Bruno.

 

Chi è per lei Giordano Bruno?
Potrei rispondere che è un mago, nel senso che Bruno stesso, citando Aristotele, dà a questo termine, e cioè semplicemente "sapiente". E' un sapiente rinascimentale, come lo poteva intendere la cultura del rinascimento, che includeva ovviamente anche la poesia. Forse questa è la più esatta definizione sintetica che si possa dare di Giordano Bruno. La fine che la Santa Chiesa e la Santa Inquisizione gli hanno fatto fare è però una fine da strega. Anche questo aspetto da un'idea della complessità della sua figura.

Come vede, da filosofo, quegli scienziati che in fisica e in cosmologia trovano degli spunti in Giordano Bruno?
Se scartiamo le letture di tipo positivistico, direi innanzitutto che Giordano Bruno mostra un punto di vista decisamente non scientifico, almeno nel senso in cui oggi intendiamo il termine. E direi neanche prescientifico. Bruno non si interessa assolutamente di quella che sarà la cosiddetta nuova scienza, Galilei, Descartes, ecc., e d'altra parte non poteva conoscerli. Il suo punto di vista è completamente diverso, è quello di un cosmo immenso, infinito, tutto animato, nel quale quindi abita anche la magia, l'alchimia, e tutte quelle (allora) scienze che si collegavano ad una natura considerata animata. Non è neppure un copernicano: rimprovera a Copernico l'idea della centralità del Sole. Per Bruno nell'infinito non c'è né centro né circonferenza.

Da dove arriva la sua passione per Giordano Bruno? Che cosa l'ha messo "sulla pista"?
Si tratta di una figura quanto mai suggestiva, non solo per il suo pensiero, ma anche per la sua biografia, per la sua figura in carne e ossa. E' veramente un simbolo, ed è il simbolo di colui che vuole pensare seguendo i propri principi e non principi imposti dall'alto, che vengano dalla chiesa, da Aristotele o da qualsiasi altra istanza.
Moltissimi hanno voluto accaparrarsi il suo pensiero, dagli anarchici ai panteisti, e direi che fino a un certo punto questa operazione è legittima, perché la morte di Bruno ha proiettato su tutto il resto della sua vita qualche cosa che ha trasformato la sua vita stessa.
Molte volte nelle sue opere ritorna a dare un ritratto di se stesso in cui campeggia la morte. Quindi anche lui si poneva il problema del significato che la sua morte poteva avere per il suo pensiero. Pasolini, parlando dell'Edipo, disse che la morte costituisce un montaggio, un linguaggio tecnico, filmico, intendendo con questo che la morte dà una sintesi di una vicenda e di una persona che trascura molti aspetti, ma mette anche in luce cose che altrimenti non si erano notate. In Bruno questa considerazione è particolarmente eclatante: il rogo di Bruno proietta su tutta la sua vicenda qualche cosa che nessuno avrebbe immaginato con lui in vita.
Chiunque abbia a cuore la libertà di pensiero, la possibilità di esprimere le proprie idee, di atteggiarsi in una certa maniera, di agire nel mondo, può ricollegarsi a questa figura, che diviene così un simbolo. La cosa interessante, l'errore più grande che ha fatto la santa inquisizione, è proprio che con il rogo di Bruno ha verificato le sue teorie magiche. In Bruno uno degli aspetti fondamentali è l'efficacia dell'imago, dell'immagine. L'immagine magica è qualche cosa che opera con efficacia se usata in una certa maniera. La Santa Inquisizione ha imposto al mondo e alla memoria degli uomini questa immagine della figura bruciata che si è impressa nella memoria universale, e così in un certo senso ha reso vera la teoria magica di Bruno. E' stato uno scacco tremendo per la chiesa cattolica e per l'inquisizione.

 

L'anticristo                                                               
di Friedrich Nietzsche
a cura di Luciano Parinetto
pp. 240, dim 12x17 cm, euro 9,30   

"...Oggi occorre sapere che un teologo, un prete, un papa, non appena aprono bocca a pronunciare una frase, non solo sbagliano ma mentono... Le nozioni di aldilà, quella stesssa di anima, sono arnesi di tortura, sistemi di crudeltà, usando i quali il prete diventò padrone e padrone rimase...". Cent'anni di contrastanti interpretazioni di Nietzsche nulla tolgono all'attualità del suo profetico anticlericalismo, antidoto indispensabile all'invadenza sempre più marcata del Vaticano nel contesto civile e al ruolo subordinato e complice di tanti sedicenti laici. Nel saggio che accompagna questa nuova traduzione dell'Anticristo Luciano Parinetto fa giustizia di molte fastidiose enfatizzazioni del pensiero di Nietzsche.

Volere allarmare le popolazioni su ciò che succede nei campi, così lontano dalla loro vita artificiale, senza interessarsi a ciò che li rassicura immediatamente (il contenuto del loro armadietto per i medicinali, la chirurgia cardiaca, le promesse di terapie geniche), è nel contempo illogico e vano.

 

Stupidità del cristianesimo
di Voltaire
a cura e traduzione di Luciano Parinetto
pp. 128, dim 10,5x17 cm, euro 5,16

Nell'Italia genuflessa al papa polacco piuttosto che a padre Pio, l'antidoto dell'anticlericalismo è l'unica arma per non annegare nell'oblio della ragione. L'appassionata invettiva di Voltaire contro le violenze e le prevaricazioni millenarie del cristianesimo - svolta sulla base della critica biblica - offre non pochi spunti di riflessione.

 

 

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E-Mail: salvocarbone@tiscalinet.it 
Aggiornato il 15/04/2003