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LA
LIBERALIZZAZIONE
DEGLI
ORARI
E
LO SVILUPPO DELL'IMPRESA
..tutto
ciò non sarà che un primo passo verso una più ampia liberalizzazione
del settore e ciò comporterà la possibilità di aprire una breccia verso
nuove forme di libertà imprenditoriale, mettendo in discussione il
sistema della pianta organica e quindi il superamento del numero chiuso
degli esercizi farmaceutici.
La
liberalizzazione degli orari d’apertura degli esercizi commerciali
disposti dal decreto Bersani, ha creato in alcuni titolari di farmacia
privata e in alcune aziende pubbliche, la convinzione che anche nel
settore farmaceutico un ampliamento della libertà d’iniziativa avrebbe
portato uno sviluppo dell’impresa legato all’ aumento della domanda.
Dal
punto di vista legislativo la Corte Costituzionale, con sentenza del
14/4/1988 n.446, si è cosi espressa:”la ratio della legge e il
principio che ne va ricavato sono quelli della continuità dell’assistenza
farmaceutica prestata, in adeguato ambito territoriale, dal servizio nel
suo insieme, e non già dalla singola farmacia.
Resta quindi alla competenza legislativa regionale il compito di
assicurare la realizzazione provvedendo nel rispetto delle norme
costituzionali e degli altri principi fissati dallo Stato, la necessaria
disciplina di dettaglio, ivi compresa, indubbiamente la razionale
previsione di turni di apertura adeguatamente coordinati tra loro sia
temporaneamente che territorialmente….non va dimenticato il necessario
equilibrio tra continuità di servizio e l’art. 36 terzo comma, Cost..,
che garantisce a tutti i lavoratori il diritto al riposo, nelle sue
diverse forme, ponendo un obbligo di chiusura annuale per ferie e di
riposo infrasettimanale…tenuto per fermo che lo svolgimento di una
professione sanitaria, quale quella in esame, inerisse in primo luogo a un
servizio di pubblica necessità le cui finalità non possono essere
condizionate o snaturate con il richiamo all’aspetto privato e
imprenditoriale dell’esercizio farmaceutico…”.
Tutto ciò fa
pensare che alla fine, visto i mutati cambiamenti politici, non si possa
arrivare a dare ragione a quei farmacisti che reclamano maggiore
concorrenza nel settore. È anche vero che la dispensazione del farmaco ha
indotto più volte il legislatore sia nazionale sia regionale, a
disciplinare il servizio farmaceutico come un servizio di pubblica
utilità, dove è difficile parlare di concetto di concorrenza. Vale la
pena rammentare che alle farmacie è garantita attraverso la pianta
organica un bacino d’utenza, i prezzi dei farmaci sono fissati dallo
Stato, gli orari d’apertura sono regolamentati da leggi regionali.
Su
temi, dell’estensione degli orari degli esercizi commerciali, il
Sindacato si è espresso in maniera chiara criticando l’esasperata
liberalizzazione la quale porterebbe, se impropriamente usata, a una
totale deregolarizzazione. Il Sindacato ha sempre ritenuto che per
sviluppare una reale concorrenza nella distribuzione si dovesse combinare
due aspetti fondamentali, la politica dei prezzi e la qualità del
servizio, relegando la riforma degli orari in un contesto più complessivo
di politiche che puntino a rendere più fruibili i servizi sia pubblici
sia privati, puntando ad una riorganizzazione complessiva di tutti i
sistemi di orario. La disponibilità del Sindacato sui temi della
flessibilità degli orari ha sempre corrisposto a una richiesta della
tutela, per il personale, dei
diritti già esistenti, e l’adeguamento dei livelli occupazionali all’aumentato
orario di apertura degli esercizi commerciali.
Se
in un prossimo futuro si potrà arrivare con ampi accordi tra farmacisti,
sindacato ed autorità regionali ad una diversa regolarizzazione dell’orario
d’apertura delle farmacie, si dovrà tenere in considerazione che tutto
ciò non sarà che un primo passo verso una più ampia liberalizzazione
del settore, e ciò comporterà la possibilità di aprire una breccia
verso nuove forme di libertà imprenditoriale, mettendo in discussione il
sistema della pianta organica e quindi il superamento del numero chiuso
degli esercizi farmaceutici.
aprile
2002
www.salvelocs.it
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