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QUALITA TOTALE NELL'IMPRESA FARMACIA

qualita totale

Il lavoro del farmacista ha subito un radicale cambiamento a partire dagli anni cinquanta. L’industria è andata progressivamente sostituendo le preparazioni galeniche con le specialità medicinali. Questo ha modificato l’immagine del farmacista che non é più visto come preparatore, ma come dispensatore di prodotti industriali. In seguito a partire dalla fine degli anni sessanta, si ebbe un profondo cambiamento culturale e di stile di vita. Con la diffusione della cultura e dei mezzi di comunicazione di massa, si diffuse l’idea che il medicinale oltre a guarire da una malattia era utile per sentirsi in forma, per aumentare il proprio stato di salute, per prevenire. L’industrializzazione sempre più diffusa ha portato alla riscoperta, come contropartita, dei prodotti di origine naturale, con una rivisitazione moderna dell’antica fitoterapia. Questo profondo cambiamento culturale trovò il farmacista impreparato. La cultura universitaria è ancora rimasta ancorata ai vecchi schemi. È noto il turbamento che prova ogni nuovo neo-laureato alle prese con la “vera” professione. Il farmacista si trova quindi impegnato in un urgente aggiornamento “sul campo”, supportato a volte da iniziative post-universitarie, diventate ormai obbligatorie (crediti formativi). Con l’industrializzazione, l’obiettivo di ogni azienda produttrice di beni è quello di immettere sul mercato, una quantità sempre più crescente di prodotti adatti alle esigenze della maggior parte delle persone. Da questa esigenza è nata l’idea del Marketing,  vale a dire la continua ricerca delle necessità del mercato e delle strategie in atto per soddisfarlo. La continua ricerca di avere sul mercato prodotti sempre più aggiornati tecnicamente ed affidabili, ha condotto il Giappone a sviluppare un nuovo modello organizzativo: la qualità totale. Il successo di questo modello organizzativo ne ha comportato l’adattamento ad altre realtà come il commerciale ed il terziario. Tradurre questo concetto nel modello farmacia comporta la necessità di ottimizzare il rapporto con il cliente-paziente e di definire uno standard di comportamento all’interno del punto vendita o dei punti vendita (farmacie a catena, farmacie pubbliche). Ciò significa diffondere la cultura dell’eccellenza, che passa attraverso la formazione di un gruppo organizzato attraverso una gerarchia professionale stabilita attraverso meriti e capacità organizzative (si assiste ancora a concorsi truccati ed a selezioni per meriti “politici”). Definire regole e comportamenti codificati a cui tutti dovranno attenersi (oggi ogni farmacia è una repubblica a se, i clienti sono sconcertati dalle rilevanti differenze di servizio e d’applicazioni delle norme legislative che ci sono tra i vari punti vendita). Definire un processo organizzativo che porti il farmacista a concentrarsi sul lavoro al banco senza essere distratto da problemi di magazzino (scadenze, stato di conservazione delle confezioni, rifornimento delle cassettiere) o burocratici (controllo, fatturazione, contabilità), questi servizi aggiuntivi possono essere svolti da personale non laureato ad un costo minore. Porre il cliente-paziente in primo piano, questo deve essere realizzato sia adeguando il personale alle esigenze lavorative, senza lesinare sul numero degli addetti, sia motivando i farmacisti ad una più attento atteggiamento professionale. Questo significa curare la propria immagine, preoccupandosi di acquisire clienti piuttosto che vendere prodotti. Diventa necessario impostare servizi personalizzati alle diverse categorie di clienti. Il servizio è qualcosa non perfettamente definibile o riconducibile ad una determinata mansione, ma è qualcosa che il cliente deve sentire come una cura ai propri problemi e bisogni. Bisogna quindi curare la formazione dei farmacisti, che oltre a fornire una prestazione definiscono la qualità e l’immagine dell’azienda. Un’azienda che ha un’elevata immagine è un’azienda a cui il cliente rimane fedele.  Quindi in cambio del denaro che il cliente cede all’azienda farmacia occorre trasmettere valori, qualità, professionalità. Migliorare costantemente il fattore umano, nel nostro caso il farmacista, significa anche gratificarlo, sostenerlo e stimolarlo, avendone cura e non considerarlo solo l’ultimo anello della catena.

    ottobre 2003

www.salvelocs.it