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Il  Grande Prestigiatore

Racconto

 

Un prestigiatore è bravo solo se ha una scrittura. Mister Chicago la cercava da sei mesi. Era fermo, con la mente e con il lavoro: sembrava che tutti gli spettacoli potessero fare a meno dei prestigiatori.

Un vecchio compagno di stanza di quando erano studenti andò a trovare Mister Chicago nella sua roulotte, dove viveva insieme alla moglie e alla figlioletta, nata da qualche mese. Avevano appena finito di cenare. Il vecchio compagno di camera capì che avevano consumato un paio di toast e poca frutta. Subito dopo i saluti, la moglie di Mister Chicago disse che doveva scappare: alle dieci aveva lo spettacolo all'Acapulco, dove faceva la ballerina di fila e dove, se voleva arrotondare lo stipendio, poteva sostituire una spogliarellista. Diede un bacio al marito e alla piccola, fece "ciao" con la mano al vecchio compagno del marito e infilò un soprabito.

"Rientri, stanotte?" domandò Mister Chicago.

"Non so, dipende da come andrà la serata. Ciao." E, triste, la moglie uscì.

Il vecchio compagno di stanza era stato molto legato in passato a quel prestigiatore e alla sua - allora - fidanzata. Ai tempi dei primi anni d'università c'era anche Sandrina e tutti e quattro si divertivano con la spensieratezza della goliardia, senza problemi. Li ammirava, perché parlavano sempre del futuro, progettavano di girare il mondo coi loro spettacoli, erano entusiasti. Si sentivano entrambi artisti, lui e lei, ma si erano iscritti all'università per compiacere le rispettive famiglie. E così, dopo qualche anno, quando ormai erano gia adulti e avevano accumulato un paio d'anni di fuori-corso, Mister Chicago e la sua ragazza si sposarono. Con i soldi ricevuti come regalo di nozze e con qualche aiuto finanziario dei parenti comprarono una roulotte e un'auto. Avrebbero girato il mondo, finalmente. Basta con i piccoli locali di periferia in cui si esibivano soprattutto per fare esperienza. Adesso occorreva realizzare il Sogno. Di idee ne avevano. Entusiasmo, anche. Erano sempre sorridenti perché cominciavano ad avere un decente successo esibendosi in qualche locale notturno di Roma, la capitale. Il guadagno non era tanto, ma per iniziare, bastava.

E poi partirono veramente: Parigi, Madrid, Londra, Vienna e infine di nuovo a Roma. Dopo un anno di tournée erano al punto di partenza, ossia con poco lavoro. E in più con una bambina, non prevista, e i soldi che cominciavano a finire.

I vecchi impresari avevano favorito la moglie per compassione, trovandole un lavoro all'Acapulco, una scrittura di due mesi. Per il futuro e per il marito, solo promesse. In un certo mondo dello spettacolo le donne trovano lavoro più facilmente degli uomini.

Mister Chicago fece sedere il vecchio compagno e gli offrì un succo di ananas. "Vedranno," disse. "Sto preparando un numero che neppure il grande Houdini avrebbe saputo realizzare. Una grande vasca di vetro piena d'acqua. D'acqua e di pesci: tanti tipi di pesci, di ogni dimensione e colore. Mi immergo, in apnea. Muovendomi tra i pesci saluto la gente da dietro il vetro, sorrido. La vasca viene ricoperta con un lenzuolo, per tre secondi. Uno... due... e tre. Poi... giù il lenzuolo ed io non sono più dentro. Ma i pesci ci sono ancora. Dove sono finito? La gente sarà incredula. Ma io riapparirò qualche metro più in là, in una nuvola di fumo."

Parlava con entusiasmo, in un crescendo eccitante, come ai tempi d'oro dell'inizio, quando aveva trasformato la camera della Casa dello Studente in un palcoscenico in miniatura.

"Si può fare, sai? E' fattibile. Veramente. E non è finita. Mentre sto eseguendo il numero , un'orchestra di quaranta elementi suonerà una musica eccezionale, internazionale, "alla Barry White", sì. Soul music, musica dell’anima. Questo per dare più effetto allo spettacolo."

Un vagito provenne dalla culla posta in un angolo della roulotte. Un esserino reclamava la pappa. Maximine aveva gli occhi azzurri e il viso paffutello. I capelli d'oro. Appena il suo papà la sollevò dalla culla, smise di piangere ed emise dei simpatici gemiti.

"Per realizzare questi trucchi e l'intero spettacolo occorre un po' di denaro. diciamo... ottanta... cento milioni. Ma bastano cinque o sei rappresentazioni e l'intera somma viene recuperata. Sono in contatto con un impresario che ha promesso di finanziare il numero e lo spettacolo. Per intero. Uno spettatocolo di Grandi Illusioni da rappresentare in teatri da duemila posti o anche negli stadi, in estate. Lo intitolerò Concerto di Magie. Attraverserò uno specchio, sotto gli occhi degli spettatori. Farò sparire un elefante portato in scena. Farò volare un pianoforte a coda, mentre lo suono... e tante altre meraviglie. Riempirò i teatri. E anche gli stadi. Le folle accorreranno al mio Concerto."

Maximine si fece sentire nuovamente e papà si avvicinò al fornello. Teneva la bimba con un braccio e accese il fornello con la mano libera, per scaldare il latte. Poi, eseguendo con gesti precisi, già ripetuti tante altre volte, e con l'abilità motoria del prestigiatore, versò il latte dal tegamino nel biberon. Lo accostò al viso per sentirne il calore e, stabilito che la temperatura andava bene, avvitò la tettarella che poi accostò alle labbra della bambina che, avidamente, cominciò a ciucciare.

"Come è bella. E pensare che sua madre non la voleva fare nascere. Ci rovinerà le carriere, diceva, ma io non ho ceduto. Lei non tornerà prima di domani, lo sento. Arrotonderà anche stanotte. Ancora otto mesi di questa vita e potrò produrre da solo il mio spettacolo. E dovranno pagare, per avermi. Sì, dovranno pagare: impresari, agenzie, teatri... Tornerò a Parigi a Madrid e a Londra e a Roma, nei locali dove mi hanno pagato una miseria. E, se mi vorranno, dovranno sborsare fior di milioni, stavolta. Sborsare e chiedermi scusa. E gli impresari? Trattarmi coi guanti bianchi, dovranno." Mister Chicago guardò la bimba e la smorfia di rabbia e di rancore che gli segnava il viso si trasformò in un sorriso. "E lei, la mia Maximine, continuerà il mio lavoro, quando sarò vecchio."

L'antico compagno di stanza non aveva parlato. Non ce n'era bisogno. Doveva solo ascoltare. Tutti e due sapevano che dopo essersi laureato in ingegneria gestionale aveva sposato Sandrina ed ora, insieme a lei, guidava la grande ditta di manifattura tessile del suocero. Esportava in tutto il mondo. Lì i soldi correvano a fiumi. Ma nessuno osò parlare di tutto questo, del destino dell'altro.

"Ma non abbiamo neppure aperto il tuo regalo. Sei venuto con un pacchetto, vero? L'ho dato a mia moglie, dove l'ha buttato? Ah, eccolo. Ma non dovevi disturbarti. Lo aprirò insieme a lei, quando tornerà, ti dispiace?" Il lieve cenno della testa e il sorriso del vecchio compagno gli fecero capire che era d'accordo.

"Tornerà, mia moglie. Speriamo che torni. Fa un lavoraccio, poveretta. Ballerina di fila in uno show. A volte sostituisce una collega e fa dei numeri extra. Ben pagati, sai? E di solito, verso le tre o le quattro di notte, rientra. E fa piano, per non svegliarmi. Ed io l'accontento, facendo finta di dormire. Non riesco a dormire pensando a lei che sta lavorando mentre io dormo beato. Se alle tre o alle quattro non è ancora rientrata, allora torna al mattino, alle sette. E' sempre rientrata. Magari alle otto. Presto o tardi è sempre rientrata. Tornerà anche stanotte. Si, perché non dovrebbe, eh? Sa che ho idee originali, che sono destinato al successo. E lei dividerà con me quel successo. E avrà tutto ciò che desidera. Come prima cosa, niente roulotte: solo grandi alberghi, di prima categoria e appartamenti di lusso."

E intanto il tempo scorreva. Era tardi. Il vecchio compagno di stanza preferì andare via molto prima delle tre, raccomandando a Mister Chicago di aprire subito il regalo. " Il regalo? Ah, Si, va bene, va bene." Se solo avesse saputo.

Era tardi, molto tardi, e la moglie di Mister Chicago non era ancora rientrata. Il vecchio compagno avrebbe dovuto insistere perché aprissero il pacchetto prima che lei uscisse: vedendo il regalo non sarebbe andata a lavorare. Cento milioni fanno passare certi bisogni. Niente extra, quella notte. Ma forse l'avrebbero comunque aperto insieme, il regalo. Al suo ritorno, alle otto del mattino. Forse. Mister Chicago, sua moglie e Maximine. Insieme. Chissà.

 

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