E la storia di uno studente universitario, a Torino, durante gli
Anni di piombo. Il romanzo è diviso in due parti: la prima tratta le
"avventure" del giovane, emarginato nella Grande Metropoli, insoddisfatto del
Sistema, che frequenta compagnie che lo portano sulla via della Lotta Armata Clandestina,
nel gorgo del terrorismo. Da questo gorgo riesce a venire fuori grazie a conflitti
interiori non indifferenti: nel mondo in cui vive e per la vita che conduce non gli è
facile rifiutare la violenza terroristica come ideologia. In tutto questo, il giovane è
aiutato dalla sua passione per lo scrivere: la "scrittura" come psicanalisi e
liberazione delle angosce. Nemmeno lamore di una brigatista riesce a tenerlo legato
al mondo terroristico. E il modello di vita del giovane diventa quello delle "Storie
di Ordinaria Follia" , di Charles Bukowski. E il giovane vive di espedienti.
Nella seconda parte del romanzo, troviamo il giovane già inserito nel
Sistema: è impiegato in un Ente pubblico, che considera la morte dellanima e della
fantasia. Con repentino cambio di stile, il romanzo diventa una sorta di diario, una
specie di lamento funebre per ciò che è stata - e ormai non è più - la vita del
giovane. Un lamento per la morte dellanima, dei "morti viventi" che sono
gli impiegati statali. Con oniriche visioni finali, il giovane esce da quel mondo che lui
ha sempre rifiutato per poi entrare in quello da lui sempre inse6uìto : quello della
Letteratura. Questo romanzo è valido anche come documento di un periodo che non è ancora
Storia, ma che certo ha lasciato una traccia indelebile in Italia.
Ho scritto "LA MARMELLATA" nel 1980, quando quei
"fatti" erano ancora freschi nella mia mente.
salvino.lorefice@tiscalinet.it
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