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MA L'EROE NON MUORE - Partitura in prosa per attrice sola

Monologo di Salvino Lorefice

Durata 90 minuti.

(Attenzione: di questo monologo è disponibile anche la versione con tre personaggi dal titolo UNA DONNA CHE PIANGE)

Riassunto.

Un’anziana donna, vedova di un grande scrittore, viene invitata a partecipare ad una trasmissione televisiva. Motivo dell'invito è parlare del marito defunto da oltre dieci anni. La vicenda è ambientata in un prossimo futuro, in cui le Televisioni sono state tutte unificate nella TV Internazionale, che trasmette - ormai da tempo - solo quel furoreggiante show. Il presentatore, con le sue domande, provoca la vedova e la induce a rievocare - in una sorta di flash-back - episodi che vedono suo marito come protagonista. Però, la figura dello scrittore che emergerà da questi racconti non è quella che tutti conoscono, ossia di grande letterato. La figura che ne verrà fuori sarà quella di un trasgressore, di un insoddisfatto della vita che, per "rifarsi" di un'esistenza piatta, amava vivere emozioni forti, ai limiti della legalità e, per certi versi, fuori dalla "normalità". Le gesta dello scrittore vengono rievocate dalla vedova come quelle di un uomo fuori dall’ordinario, come quelle di un eroe. Uno scrittore che non ha scritto nulla, ma la cui vita è stata un romanzo, ossia una serie di avventure, di trasgressioni, di gesta eroiche con le quali sfidava il Potere e le sue leggi.

Ma i racconti della vedova non sono state previste da chi detiene il potere, simbolizzato da invisibili tecnici che stanno nella cabina di regia. Il Potere vuole in realtà mostrare il mondo – anche quello del passato - come una specie di Eden, dove non esistono problemi né sofferenze. Un mondo dove l’eutanasia e la clonazione delle cellule sono ormai avvenimenti di ordinaria quotidianità. Un mondo dove non esistono neppure i "Ricordi", cioè la Memoria, né il pianto. Infatti, da decenni sono state vietate e distrutte tutte le fotografie, così come da decenni viene somministrato a tutti i neonati un vaccino che atrofizza le ghiandole lacrimali. "Eliminando gli effetti del dolore - affermava il Potere - elimineremo anche le cause".

Essendo nata molto tempo prima dell'introduzione della legge sul vaccino, la vedova - unica persona anziana ancora viva - è l'unica ad essere ancora in grado di versare lacrime, simbolo del sentimento ormai dimenticato. E le telecamere si affannano ad inquadrare le lacrime come fossero un reperto archeologico o strani animaletti ormai estinti. E con i primi piani delle lacrime vengono mostrati al pubblico ed ai telespettatori gli effetti negativi o l'aspetto più curioso del pianto, anziché la sofferenza (o la gioia) che le provocano. Mentre il presentatore si affanna a tralasciare o a mettere in ridicolo gli importanti motivi per cui la vedova piange, i ricordi e le lacrime vengono fatti passare come motivo di spettacolo e divertimento per gli spettatori.

Dopo due ore di trasmissione, la vedova trova il coraggio di uccidere il presentatore-torturatore-aguzzino, simbolo del Potere. E solo allora la vedova è contenta di farsi inquadrare - stavolta sì - come un mostro/curiosità, priva di lacrime ma speranzosa di essere riuscita, col suo gesto, in diretta televisiva, ad avere instillato nei telespettatori un minimo di sentimento, seppur di orrore.

Salvino.lorefice@tiscalinet.it                   HOME                      torna ad indice  teatro