San Fili - Progetto Chernobyl


Risultati delle analisi effettuate su un campione
dei bambini ospitati in Calabria tra giugno e luglio 1995



Chernobyl: l'incidente Il sarcofago







Concentrazione media all'arrivo di Cesio 137: 23 Bq/litro


Bazar Zytomir Villaggio di provenienza
Cesio 137
35
20
Cesio 134
3
1
Bq/litro (Bequerel per litro di urina)







nota: le femmine presentano in media una più alta concentrazione





Smaltimento del Cesio 137
Maschi Femmine
Rimasto47%41%
Smaltito 53% 59%








Aspetti sanitari delle radiazioni e risultati delle analisi...


Giovedì 30 Maggio , presso il CEDAM (Centro di Educazione Ambientale) dell’ Università della Calabria, si è tenuto un convegno-dibattito sul tema : La contaminazione radioattiva: implicazioni sanitarie. L’iniziativa si inquadra nell’ambito della Settimana della solidarietà per Chernobyl organizzata dal Coordinamento Regionale del Progetto Chernobyl - Calabria.
Dopo una introduzione sulle caratteristiche fisiche delle radiazioni il dott. M.Diano, del Dip. di Fisica dell’Unical, ha illustrato alcune ricerche svolte in Calabria. E’ stata confermata dalle misurazioni effettuate nella nostra regione l’ipotesi che sia molto diffusa , specialmente nelle vecchie case in tufo, la formazione di un pesante gas radioattivo: il radon. Inoltre è stata individuata una correlazione abbastanza stretta fra il livello di radioattività del terreno misurato oggi in Calabria , e le piogge cadute nelle varie zone nei giorni immediatamente successivi all’incidente di Chernobyl, all’arrivo sulla nostra regione della nube radioattiva.
L’incontro ha messo in luce le disastrose conseguenze dell'incidente nucleare. Il dott. M.Maggiolini , specialista di endocrinologia e genetica medica, in particolare ha illustrato i dati statistici sull’incidenza delle neoplasie tiroidarie infantili nelle regioni più colpite di Ucraina e Bielorussia : in soli tre anni, dal ‘90 al ‘93, su una popolazione di circa 17 milioni di abitanti si sono verificati circa 350 casi (116 all’anno) a carattere maligno. Per fare un confronto si può considerare come in tutta l’Inghilterra, in trent’anni, dal ‘60 al ‘90, siano stati registrati circa 150 casi (5 all’anno) . Se si considera la diversa numerosità delle due popolazioni a confronto (zone colpite-Inghilterra) si evidenzia un salto nell’incidenza della forma tumorale maligna di circa due ordini di grandezza.
Infine i dott. Trozzo, Caligiuri e Strigari, del Presidio Multizonale Prevenzione - Settore di Fisica Ambientale della A.S.L. n.4 di Cosenza hanno illustrato i compiti del loro osservatorio e i risultati delle analisi effettuate lo scorso anno su un campione di bambini provenienti dalle regioni a rischio e ospitati in Calabria. I Presidi Multizonali delle A.S.L. svolgono istituzionalmente compiti di monitoraggio e prevenzione, indispensabili non solo per una corretta informazione ma anche come supporto operativo atto ad arginare le conseguenze di eventuali emergenze. 10 anni fa, dopo Chernobyl, fu estremamente difficile organizzare una rete efficiente e capillare per misurare il livello di radioattività nelle varie regioni italiane. Indubbiamente oggi il controllo potrebbe essere migliore e di maggiore utilità pratica.
E veniamo ai risultati cui accennavamo in precedenza. Lo Iodio radioattivo, radioisotopo a vita piuttosto breve (9 ore di tempo di dimezzamento) è stato rintracciato in concentrazioni molto basse e quindi non rilevanti. Diverso è il discorso per i radioelementi Cesio 134 (2 anni) e, soprattutto Cesio 137 (30 anni). Lo studio di questi elementi è di particolare importanza perchè, comportandosi in maniera molto simile ad altri, non radioattivi, di cui il nostro organismo fa grande uso, tendono ad essere assorbiti, a fissarsi in organi interni e a permanervi per lunghi periodi, costituendo cosi fonte di lenta ma inesorabile irradiazione per l’essere umano. Lo Iodio , in questo senso, si accumula principalmente nella tiroide. Il Cesio invade tutto il corpo e principalmente i muscoli. Esso può essere ingerito con il latte, il pesci, i vegetali. E’ di grande pericolosità : il suo livello tende a ridursi all’1 % del valore iniziale addirittura in 140 anni. I dati si sono rivelati piuttosto disomogenei è ciò è spiegabile in base alla distribuzione a macchia di leopardo della contaminazione. Ciò significa che nelle zone colpite può bastare uno spostamento di pochi metri per assistere ad enormi salti del livello di radioattività e che villaggi contigui possono subire condizioni abbastanza diverse. Le analisi sono state effettuate su un gruppo ristretto di bambini, su un campione di urina prelevato subito dopo l’arrivo e uno prelevato immediatamente prima della partenza. Nei bambini della regione di Gomel (Bielorussia) il livello medio della concentrazione del RadioCesio 137 era di 23 Bq/l (Bequerel per litro : una unità di misura della concentrazione di radiazioni) . Nel gruppo di Bazar ( da questo villaggio provenivano tutti i bambini di San Fili) si raggiungevano circa i 35 Bq/l ; in quello di Zitomir i 20 Bq/l. Nelle femmine, mediamente si è rintracciata una concentrazione maggiore. Sono sicuramente valori piuttosto consistenti e potenzialmente pericolosi per la salute dei bambini.
E veniamo all’effetto della permanenza in Calabria.
Lo smaltimento medio, cioè il rapporto fra la quantità di Cesio eliminata nel corso del soggiorno e il valore registrato all’arrivo, è stato del 53% per i maschi e del 59% per le femmine. Si è osservato pure che i bambini dei gruppi ospitati in luglio hanno smaltito di più rispetto a quelli ospitati in giugno : ciò si spiega perchè nei periodi più caldi la sudorazione (che insieme all’urina e un mezzo di smaltimento) aumenta considerevolmente. Si tratta indubbiamente di risultati positivi. Sicuramente al ritorno a casa, la contaminazione dei cibi e dell’ambiente non mancherà di riprendere il suo effetto e di riaccumularsi nell’organismo. Ma il soggiorno ha svolto la funzione di ‘svuotare’ un deposito già colmo, evitando un accumulo ancora più massiccio. La radioattività che i bambini riprenderanno ad assorbire non si sommerà a tutta quella già presente nel loro corpo, che è stata sostanzialmente dimezzata, e possiamo ragionevolmente sperare che ciò si tradurrà in un concreto beneficio per la loro salute.

Articolo da "L'Occhio" n. 11.96 di Giovanni Gambaro




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