CONGREGAZIONE PER LE CAUSE DEI SANTI

I Decreti conclusivi del Processo di Beatificazione del servo di Dio

Ven. Pietro Bonilli

Sacerdote Fondatore dell'Istituto delle Suore della Sacra Famiglia di Spoleto

( 1841 - 1935 )

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Il Beato Pietro Bonilli - Apostolo della Sacra Famiglia

Decreto sull'eroicità delle virtù

Promulgato per ordine di Sua Santità Giovanni Paolo II il 30 giugno 1986

La Sacra Famiglia di Nazaret, immagine della Chiesa di Dio, "è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del Vangelo... A questa scuola comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del Vangelo e diventare discepoli di Cristo. Oh! come volentieri vorremmo tornare fanciulli e metterci a questa umile e sublime scuola di Nazareth! Quanto ardentemente desidereremmo di ricominciare, vicino a Maria, ad apprendere la vera scienza della vita e la superiore sapienza delle verità divine" (Insegnamenti di Paolo VI, Il (1964), pp. 24-25).
Di questa scuola eccezionale, dove Gesù insegna con l'esempio, più che con la parola, fu discepolo assiduo e diligente anche il servo di Dio Pietro Bonilli, il quale fin dalla giovinezza ne contemplò il mistero, ne apprese la scienza, ne visse il messaggio. Alla luce della Sacra Famiglia egli crebbe in sapienza e grazia, imparando che l'obbedienza alla volontà del Padre è suprema fonte di pace e di gioia; che il Cristo è il centro della storia e l'inizio della nuova creazione; che Maria è immagine della Chiesa ed eccellentissimo modello nella fede e nella carità (cf. CONC. ECUM. VAT., Cost. dogm. de Eccletia Lumen Gentium, 53); che Giuseppe è l'uomo giusto, chiamato a collaborare al compimento dell'opera di salvezza; che il silenzio, il nascondimento, l'umiltà, la povertà, il lavoro, la meditazione, l'unione dei cuori e l'amore reciproco sono talenti di grande valore per entrare nel regno dei cieli.
Queste cose il Servo di Dio annunciò con la sua vita,tramite le molte opere pastorali, la predicazione e gli scritti, manifestando un così grande fervore, che giustamente può essere annoverato tra gli apostoli più insigni della devozione alla Sacra Famiglia tra le genti d'Italia. Anzi, nella devozione alla Sacra Famiglia, vide un efficace strumento pastorale per il rinnovamento della società e delle famiglie del suo tempo; egli stesso scrisse: "Presi questa devozione non tanto sotto l'aspetto di far recitare qualche preghiera, ma come mezzo di restaurazione della società e della famiglia. La famiglia, base della società, purtroppo è assalita al presente, sia perché si è dissacrato il matrimonio, sia perché è viziata l'educazione; onde per fare il bene sodo, vero, duraturo e universale, mi appresi ad estendere il culto della S. Famiglia, proponendola alla famiglia cristiana come modello e soccorso nei pressanti bisogni".
Egli nacque da Sabatino Bonilli e Maria Allegretti il 15 marzo 1841 a S. Lorenzo di Trevi nella fertile e pacifica Umbria: terra illustre per la bellezza della natura, l'antichità della storia, le vetuste città, i copiosi monumenti artistici, ma soprattutto per i suoi numerosi Martiri, Santi, Beati, tra i quali splendono S. Benedetto e S. Scolastica da Norcia, S. Francesco e S. Chiara d'Assisi, S. Chiara della Croce da Montefalco, S. Rita da Cascia, S. Veronica Giuliani da Città di Castello, la Beata Angela da Foligno.
Fu battezzato lo stesso giorno della nascita e gli furono dati i nomi di Pietro, Stefano, Giuseppe; il 17 novmebre 1844 ricevette il sacramento della Confermazione. Alla prima educazione, ricevuta in famiglia, seguì quella ricevuta nella cittadina di Trevi, dove, guidato spiritualmente dal sacerdote Lodovico Pieri, apostolo della gioventù e della devozione alla S. Famiglia, avvertì la divina chiamata ed iniziò, con grande slancio, la preparazione al sacerdozio.
Nel 1857 vestì l'abito clericale e successivamente ricevette la tonsura e gli ordini minori; nel 1860 emise il voto privato di castità; il medesimo anno, mentre la chiesa italiana stava attraversando un difficile periodo, entrò nel seminario arcivescovile di Spoleto; qui si segnalò per l'esemplare condotta e l'ardente desiderio di progredire nella perfezione cristiana. il 19 dicembre 1863, nella vicina città di Terni, gli fu conferito il sacro ordine del Presbiterato. Nel frattempo, esattamente il 31 agosto 1863, ancora diacono, era stato nominato parroco del piccolo e povero paese di Cannaiola, dove esercitò uno zelantissimo ministero dal 31 dicembre successivo al 1897.
In questi anni, incurante dei sacrifici e delle fatiche, dimostrò un amore sollecito ed operoso alla sua parrocchia e, come buon padre, condivise le gioie, le tristezze e le angoscie di quanti gli erano stati affidati; senza indugio si dedicò all'apostolato con tutte le forze e tante furono le iniziative che egli prese per l'elevazione religiosa e sociale di quella comunità che ora sarebbe troppo lungo farne una completa memoria. Diremo soltanto che, bruciando di santo zelo per la salute delle anime, adempì nel modo migliore la sua funzione di insegnare, santificare e governare e dette prova di essere un vero pastore, conforme al cuore di Cristo. Perciò fu assiduo nell'annuncio della parola di Dio a tutti i fedeli e con eguale premura impartiva la istruzione catechistica, adattandola sapientemente alle diverse categorie del popolo; si prodigò nella predicazione di esercizi spirituali, quaresimali, missioni sia a favore della sua comunità, sia di altre. Buon medico delle anime, ebbe a cuore la conversione dei peccatori e con energia e costanza cercava di estirpare i vizi e, con mezzi appropriati, combatteva i disordini morali; si mostrò sempre pronto al consiglio, all'esortazione e ad ascoltare le confessioni sacramentali. Visse e fece vivere con fervore la liturgia, che è il culmine verso cui tende l'azione della chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù (cf. CONC. ECUM. VAT. 11, Cost. de sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, 10). Per rendere il culto divino più decoroso, curò il restauro e l'ampliamento della chiesa parrocchiale e volle che le sacre funzioni risplendessero per dignità e devozione, affinché il popolo ne ricevesse un sostanzioso nutrimento spirituale. Poiché 'Tapostolato associato corrisponde felicemente alle esigenze umane e cristiane dei fedeli e al tempo stesso si presenta come un segno della comunione e della unità della Chiesa in Cristo" (Ib., Decretum de apostolatu laicorum Apostolicam Actuositatem, 18), fece rifiorire le confraternite locali e fondò nuove pie associazioni per i giovani, le fanciulle, le madri cristiane e gli uomini in modo che, perfezionando se stessi, avessero lievitato la vita cristiana della comunità. Nulla trascurava di quanto avesse potuto migliorare il livello spirituale del popolo, perciò propagò anche molte devozioni e prima fra tutte quella della Sacra Famiglia, che voleva onorata non solo con la preghiera, ma ancor più con una fruttuosa partecipazione ai sacramenti e con l'imitazione delle virtù che brillarono nell'umile casa di Nazareth. Per la diffusione in Italia di tale devozione affrontò fatiche senza numero, prese a sostenne molte iniziative pastorali, fondò e diresse alcuni periodici, che stampava in una propria tipografia. Come spesso avviene, tanta generosa operosità fu irrorata da tribolazioni e sofferenze; Dio, infatti, sperimenta la virtù dei suoi amici specialmente nelle contraddizioni e nelle avversità; perciò non ci stupisce se anche al Servo di Dio non mancarono incomprensioni, oppositori, nemici, disprezzo sulla sua persona e sulle sue attività; ma da ogni circostanza difficile e penosa, egli uscì vittorioso sulle ali dell'umiltà e dell'obbedienza.
La sua mirabile sollecitudine per le anime e il rinnovamento cristiano della società si esplicò, con non minore coraggio, anche nella fondazione di opere che superavano di molto le sue possibilità materiali, ma che furono un ulteriore segno del suo amore per i poveri e per i piccoli. Nell'anno 1884 per l'educazione e l'assitenza dei fanciulli orfani e abbandonati aprì a Cannaiola il Piccolo Orfanotrofio Nazzareno, che nel 1887 trasformò in orfanotrofio femminile. Con le giovani che lo coadiuvavano nella cura degli orfani, nel 1888 fondò l'Istituto delle Suore della S. Famiglia, che sotto la sua guida forte e saggia ebbe un rapido sviluppo, estendendosi in varie diocesi d'Italia e anche nelle missioni estere. Nel 1893 inaugurò il Ricovero per le fanciulle sordomute e cieche, che affidò alla direzione delle sue Suore.
Quando la Provvidenza dispose che tale Ricovero si trasferisse nella città di Spoleto, il Servo di Dio, com'era naturale, lo seguì; perciò, lasciata l'amatissima parrocchia, venne nominato canonico penitenziere del Duomo (a. 1898); successivamente ricoprì anche gli uffici di economo e di rettore del Seminario arcidiocesano. Oltre alla direzione delle Opere alle quali aveva dato vita, seguiva spiritualmente le locali comunità religiose e le pie asociazioni; con il fervore che lo distingueva, consacrava gran parte del suo tempo al ministero delle confessioni. Svolse ogni incarico, che gli veniva affidato, con prontezza, precisione e dedizione, sempre lieto di servire la chiesa e di diffondere, come meglio poteva, il buon odore di Cristo. Per i suoi meriti dal Sommo Pontefice S. Pio X, nel 1908, gli fu conferito il titolo onorofico di Cameriere Segreto Soprannumerario.
A Spoleto, come già a Cannaiola, mai cessò di tendere alla perfezione sacerdotale e poiché il desiderio di salire il monte della perfezione "vires subininistrat, poenam exhibet leviorem" (S. LAURENTIUS IUSTINIANUS, De disciplina et perfectione monasticae conversationis, cap. 6_ Opera, Venetiis, 1721, p. 73, col. 1) il Servo di Dio affrontò, con slancio e tenace volontà, le fatiche che una tale salita richiede e, perseverando nella vocazione ricevuta, pervenne progressivamente alla meta. In ciò gli giovarono la forza e la stabilità del carattere, l'agilità della intelligenza, l'intraprendente coraggio, ma soprattutto una grande fede e un'ardente carità. Sapendo che nessuno giunge al Padre se non per mezzo dei Figlio (cf. Gv 14,6), desiderò di crescere ogni giorno nella conoscenza e nell'amore di Cristo: ne meditava a lungo gli insegnamenti e, con attento studio, si sforzava di riprodurre in se stesso i suoi lineamenti; indugiava volentieri nella preghiera; nutriva una fervida devozione all'Eucaristia, che adorava non solo di giorno, ma anche di notte; celebrava la messa con tanta pietà da incantare i presenti; anzi, negli ultimi anni di vita, mentre ordinariamente non era più in grado di reggersi in piedi, quando stava all'altare per offrire il divin sacrificio recuperava in modo mirabile le forze e sembrava che non avesse né vecchiaia, né acciacchi. Le molte opere apostoliche, alle quali si dedicò sempre con sincero ed instancabile impegno, non lo distrassero dalla vita interiore, ma - com'è giusto - lo aiutarono non poco a crescere nell'intima unione con il Signore e a progredire nella via della santità; seppe perciò armonizzare la dedizione alle anime con l'amore al silenzio, alla solitudine, alla contemplazione; e più gravosi ed assillanti erano gli impegni pastorali, tanto maggiormente avvertiva la necessità di pregare senza interruzione (cf. Lc 18, 1) e di attingere forze sempre nuove dall'unione con il Signore (cf. Gv 15,5). Per non lavorare invano, non solo fu sommamente attento a mettere in pratica quanto insegnava agli altri, ma volle precedere tutti con il suo esempio nella dedizione a Dio, alla Chiesa, al prossimo, specialmente se bisognoso e sofferente. Come le tribolazioni e le difficoltà non indebolivano il suo coraggio apostolico, così i successi non ingorgoglivano il suo animo, che si conservò sempre semplice ed umile, distaccato dagli onori e dalle cose che passano, amante del nascondimento. Anzi spesso, confrontandosi con altri Fondatori, a lui contemporanei, si rammaricava di non aver imitato abbastanza la loro generosità ed abilità nel servizio della Chiesa e dei poveri. Veramente a fondamento del suo edificio spirituale egli aveva posto l'umiltà ed una fiducia assoluta nella grazia e nella misericordia divina, perciò non si attribuiva alcun merito, riconoscendo che il bene compiuto andava attribuito solo alla Provvidenza. E sebbene tutti gli riconoscessero una prudenza non comune nel guidare se stesso, gli altri e le sue opere, volentieri accoglieva il consiglio altrui e si sottometteva in tutto alla volontà dei superiori, anche quando riceveva ordini gravi e in contrasto con le sue vedute. Crediamo che un tale atteggiamento gli sia costato non pochi sacrifici, poiché aveva un carattere forte ed impulsivo, ma era tanto l'amore alla croce di Cristo, che mai desistette dal rinnegare se stesso (cf. Mt 16,24), dal mortificarsi, dal sacrificarsi per dare gloria a Dio con tutta la vita. Con tali disposizioni affrontò anche i disagi della lunga e tribolata vecchiaia ed ancor più della cecità che lo colpì nel 1929.

Trascorse gli ultimi anni tra molti dolori nella solitudine della sua camera, circondato dalla venerazione e dall'affetto delle Suore, dei confratelli sacerdoti e di quanti egli aveva beneficato.
Una grande gioia provò nel 1932, quando la S. Sede concesse l'apporvazione definitiva alla Congregazione, che aveva fondato.
Sino al termine dei suoi giorni fu il vero uomo di Dio, proteso a compiere in tutto la volontà del Padre, docile all'insegnamento di Cristo e della chiesa, fedele dispensatore dei misteri divini, perseverante nella preghiera e nel sacrificio, lieto di donare la propria vita per la dilatazione del regno di Dio nel mondo.
Anche le sue Suore, che egli aveva formate accuratamente all'amore dell'obbedienza, della povertà, della piena fiducia in Dio, poterono usufruire fino alla fine della sua guida e del suo consiglio. Per loro nel testamento spirituale (a. 1931), tra le altre cose, scrisse: "Siete in un Istituto in cui la carità deve essere virtù principalissima: carità fra di voi e carità per il prossimo. Io fondai l'Istituto, perché appunto, vi fossero delle Suore che avessero servito gli infermi, i vecchi, le persone più abbandonate. Badate che non vi può essere virtù vera, se non c'è questo amore portato fino al sacrificio verso del prossimo".
Con il vivissimo desiderio di essere liberato dal corpo per stare finalmente con Cristo (cf. Fil 1,23), si spense piamente e placidamente all'alba del 5 gennaio 1935, nella città di Spoleto. La fama di santità, già goduta in vita, esplose con imponenti manifestazioni in occasione dei funerali del Servo di Dio e negli anni successivi continuò ad espandersi e a consolidarsi, per cui l'Arcivescovo di Spoleto dette inizio alla sua Causa di beatificazione con la celebrazione del Processo Ordinario Informativo (aa. 1944-1947). Il 26 luglio 1953 veniva emanato il Decreto super revisione scriptorum, attribuiti al Servo di Dio; seguiva il Decreto super Introductione Causae (1 luglio 1964). Quindi, presso la stessa Curia di Spoleto, fu costruito il Processo Apostolico (aa. 1966-1968); il 16 gennaio 1970 venne emanato il Decreto sulla validità giuridica dei suddetti processi. 1 Consultori Teologi, nel Congresso Peculiare dell'1 1 marzo 1986, con esito favorevole, presero in esame le virtù del Servo di Dio.
I Padri Cardinali e Vescovi, nella Congregazione Ordinaria del 17 giugno 1986, essendo Ponente della Causa L'Ecc.mo e Rev.mo Mons. Ottorino Pietro Alberti, Arcivescovo di Spoleto e Vescovo di Norcia, riconobbero che il Servo di Dio ha praticato in grado eroico le virtù teologali, cardinali ed annesse.
Di ciò, fatta con fedeltà relazione dal sottoscritto Cardinale Prefetto, al Sommo Pontefice Giovanni Paolo 11, Sua Santità ha ratificato i voti della Congregazione per le Cause dei Santi e ha disposto che fosse preparato il Decreto sull'eroicità delle virtù del Servo di Dio.
In data odierna, essendo presente me, Cardinale Prefetto del Dicastero, il Ponente della Causa, me Segretario della Congragazione, altri membri, che si sogliono convocare, il Santo Padre dichiarò che "consta delle virtù teologali fede, speranza e carità, sia verso Dio, sia verso il prossimo, nonché delle virtù cardinali prudenza, giustizia, temperanza, fortezza e le altre annesse, esercitate in grado eroico dal Servo di Dio Pietro Bonilli, in casu et ad effectum de quo agitur".

Dato a Roma, il 30 Giugno A.D. 1986.

Card, PIETRO PALAZZINI
Prefetto

t TRAIANO CRISAN
Arciv. tit. di Drivasto
Segretario

Decreto sul riconoscimento del miracolo

Promulgato per ordine di Sua Santità Giovanni  II il 3 luglio 1987 Paolo

Il Servo di Dio Pietro Bonilli nacque il 15 Marzo 1841 a S. Lorenzo di Trevi, nell'Archidiocesi di Spoleto, da genitori umili ed esemplari di vita integra.
Ordinato sacerdote, gli fu subito affidata una parrocchia, che come testimone di Cristo, guidò per 35 anni con solerte cura. Restaurò la Chiesa parrocchiale dalle fondamenta e si dedicò totalmente ad istruire i fanciulli ed il popolo a lui affidato, nella dottrina religiosa; suscitò e favorì il culto alla S. Famiglia; fondò un orfanatrofio per accogliere ed educare i fanciulli abbandonati ed orfani; aprì un asilo per istruire le fanciulle sordomute e cieche e, per completare la serie delle opere, fondò l'Istituto delle Suore della S. Famiglia. L'esemplare zelo del Servo di Dio per le anime, gli procurò, meritatamente, la stima dei superiori, tanto che fu nominato Canonico Penitenziere della Chiesa di Spoleto.
Amministratore e rettore del Seminario, si mostrò straordinario direttore delle- anime. Fedele ed obbediente alla Chiesa, difese strenuamente, in quei tempi difficili, i diritti del Sommo Pontefice. Amò la gente dei campi; a favore di essa egli provvide a fondare ''L'opera delle Campagne".
Colpito da infermità a 80 anni, il Venerabile cominciò a declinare giorno per giorno, fino a che, il 5 Gennaio 1935, all'età di 94 anni, si addormentò in Cristo, ritenuto sacerdote di insigne santità.
Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo Il, il 30 Giugno 1986, ne dichiarò l'esercizio eroico delle virtù cristiane. In vista, poi, della sua Beatificazione, gli attori della Causa, a norma del Diritto, presentarono alla Sede Apostolica un'asserita guarigione miracolosa, compiuta da Dio per intercessione del medesimo Venerabile, cioè della signora Augusta Abatelli, coniugata con il Signor Fiorentini, di sana e robusta costituzione fisica - come emerse dall'anamnesi personale e familiare - la quale a vent'anni, in vista dei primo parto, il 21 Giugno 1965, fu ricoverata nell'ospedale civile di Cupramontana, nella Diocesi di lesi, dove, dopo due giorni, diede alla luce una bambina in ottime condizioni.
A causa della grandezza del feto, il parto avvenne strumentalmente, a mezzo di forcipe. Le condizioni fisiche della madre furono tali da non destare preoccupazione. Ma, dopo mezz'ora, precisamente alle 10 del 23 Giugno, la Abatelli manifestò gravissimi sintomi, tali da far temere della sua vita, anche se il primario chirurgo le somministrò immediatamente le cure del caso. Si evidenziarono, infatti: assenza di polso radiale, tremore, ematemesi (vornito sanguigno), perdita di coscienza, collasso cardiocircolatorio.
Le vennero prestate le cure con rapida terapia da parte del chirurgo, il quale le operò una trasfusione con il proprio sangue.
Seguirono: perdita di coscienza, midriasi (dilatazione della pupilla), perdita di tutte le forze, cosicché, dopo alcuni minuti, lo stato generale si rivelò irreversibile.
Allora, su iniziativa di una infermiera, Suora della S. Famiglia, vennero rivolte preghiere al Ven. Pietro Bonilli, la cui immagine venne posta sul petto della moribonda.
Nello spazio di circa mezz'ora, il quadro clinico subì un rapido cambiamento: l'ammalata riprese i sensi, la pupilla si presentò nella norma, il polso alla radiale tornò con frequenza normale; riprese a parlare, affermando di sentirsi bene e di avere appetito; infine scomparvero anche gli altri sintomi.
Sulla asserita guarigione miracolosa fu istruito il processo cognizionale presso la Curia vescovile di lesi dal 3 Luglio 1982 al Maggio dell'anno seguente 1983, la cui validità giuridica è stata riconosciuta con decreto di questa Congregazione il 21 Giugno 1985.
In osservanza, poi del Diritto, gli atti processuali furono sottoposti all'esame di due periti medici di ufficio e, il 5 Novembre 1986, a quello della Consulta Medica della stessa Congregazione per le Cause dei Santi, i cui membri, con pareri unanimi, hanno affermato che si tratta, nel caso di un evento che non può essere spiegato alla luce delle attuali acquisizioni della Medicina. Dopo il giudizio medico; il 13 Marzo 1987, seguì il Congresso peculiare dei Consultori Teologi, i quali, considerato l'intimo nesso di causa ed effetto, cioè tra l'invocazione rivolta al Venerabile e la istantanea guarigione, al dubbio risposero unanimi, affermando trattarsi, nel caso, di vero miracolo.
Anche gli Eminentissimi Cardinali e gli Eccellentissimi Presuli, il 2 Giugno del medesimo anno, nella Congregazione ordinaria, essendo Ponente l'Eccellentissimo e Reverendissimo Mons. Ottorino Alberti, arcivescovo di Spoleto, diedero ciascuno il parere affermativo.
Riferitone, infine, al Sommo Pontefice Giovanni Paolo 11, dal sottoscritto Cardinale Prefetto, Sua Santità approvò i pareri dei Padri della Congregazione per le Cause dei Santi ed autorizzò a preparare il relativo Decreto sulla predetta guarigione miracolosa.
Preparato tale Decreto, in data odierna, alla presenza del sottoscritto Cardinale Prefetto, del Ponente della Causa, di me Arcivescovo Segretario della Congregazione, degli Officiali del Dicastero, che sono di solito convocati e degli altri (Postulare e Avvocato), il Santo Padre dichiarò che:
"Consta il miracolo compiuto da Dio, per intercessione dei venerabile Servo di Dio Pietro Bonilli, sacerdote, fondatore delle suore della S. Famiglia, cioè la istantanea, perfetta e duratura guarigione della signora Augusta Abatelli Fiorentini da shock ipovolemico gravissimo da emorragia post partum in paziente con gestosi pre-eclamptica".
Sua Santità stabilì, inoltre, che questo Decreto sia pubblicato e registrato negli Atti della Congregazione per le Cause dei Santi.

Per informazioni, ordinazioni di documentazione sulla vita del fondatore, segnalazioni di grazie ottenute per intercessione del Beato Pietro Bonilli, rivolgersi alla Superiora Generale delle Suore della S. Famiglia di Spoleto – Salita Monte del Gallo 19 – 00165 Roma – Telefono 066833777 o 0663776002
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