Molti carri partecipano da tempo immemorabile al corteo processionale, riproponendo di anno in anno il fascino misterioso di coloro contro i quali il tempo non sortisce alcun effetto e quasi a beffarlo,noncuranti della rapidità con cui esso passa, ma al contrario favoriti da questa, velocemente lo attraversano rimanendo testimoni silenziosi di ciò che è stato e di quel che accadrà.
Altri carri , per così dire nuovi , furono resi processionali in periodi meno lontani , altri in tempi più recenti mentre altri ancora lo saranno nel corso degli anni a seguire.
IL CARRO DIVENTA PROCESSIONALE
Lallestimento
A partire da qualche mese prima di maggio, ciascun carriere dedica un po del suo tempo al proprio carro sottoponendolo alla consueta ed accurata sistemazione strutturale consistente nella pulitura, verniciatura, nella messa in opera dell impianto elettrico e nel montaggio della cupola e delle colonne.
Per il carro trionfale le operazione di allestimento consistono essenzialmente nellassemblaggio di colonne, archi e cupole geometriche. Il carro tradizionale invece riacquisterà la cupola eventualmente smontata al termine delledizione dellanno precedente.
La cupola dei carri tradizionali è in realtà una sorta di intelaiatura ad arco costituita da tre "cerchi metallici" e da numerose liste di legno disposte parallelamente fra loro e allasse maggiore del carro, andando a delimitare la circonferenza dei "cerchi" precedentemente posizionati.I tre cerchi metallici sono in verità semicerchi le cui estremità si continuano in prolungamenti atti a poter essere fissati alla corrispondente fiancata laterale del carro: in questo modo ciascuno di essi è mantenuto in posizione verticale al piano del carro, rispetto al quale sono collocati uno allestremità anteriore, uno in quella posteriore mentre il terzo verrà collocato sulla mediana.
Bisogna infine aggiungere che in molti carri i raggi dei cerchi sono sensibilmente differenti tra loro: in questo caso la loro posizione non è affatto casuale, ovvero il cerchio maggiore è lanteriore, quello minore è il posteriore, il restante, di conseguenza, è il mediano.
Laddobbo
Alla vigilia della festa le donne preparano il carro per la processione addobbandolo con coperte, tendine, fiori di carta, nastri, bandiere, coccarde e quantaltro possa servire affinché esso sia completamente decorato in tutte le sue parti.
Per i carri trionfali laddobbo consiste nellornarlo con tendine, decine di fiori di carta di vari tipi e colori e tantissime lampadine.
Questa fase è più articolata per i carri tradizionali, sui quali prevede sostanzialmente una fase di vestizione, una di messa in opera dei fiori ed infine laggiunta di vari dettagli come bandiere e nastri colorati.
Nella fase di vestizione, il telaio ad arco, precedentemente montato funge da supporto a tre diverse coperte.
La prima viene a diretto contatto con il telaio: è un lenzuolo ordinariamente bianco, di notevole spessore e consistenza, che, fortemente teso, è saldamente cucito sul margine della struttura sottostante, che viene così completamente coperta. Al termine di questa fase il carro appare con una copertura che assomiglia molto a quella dei carri delle carovane del Far West. La seconda coperta è di materiale diverso dalla precedente, solitamente in delicato raso e di colore variabile per preferenza e gusti. Distesa uniformemente e adagiata alla prima è fissata mediante cucitura a passanti relativamente ampi e sempre contornando la periferia della cupola. Si passa così al posizionamento della terza e ultima coperta, di solito in spesso cotone bianco, sovente frutto dellartigianato locale. Orgogliosamente esposta viene adagiata e cucita con le stesse modalità della precedente completando così la cupola vera e propria, alla quale vengono poi aggiunte tendine accuratamente ricamate, poste a chiuderne lentrata anteriore e posteriore; nastri colorati adornano il tutto e due bandiere, anchesse colorate, vengono collocate ai due lati dellentrata anteriore. Le bandiere vengono esposte in colore nero quando un lutto colpisce il carriere titolare, durante larco dellanno a partire dalla festa di San Pardo. La messa in opera dei fiori di carta è la fase successiva a quella della vestizione, volta a completare laddobbo del carro che prenderà parte al corteo processionale.Sui carri trionfali i fiori sono relativamente poco numerosi, solitamente frammisti alledera che circonda la base della caratteristica struttura trionfale e ad adornare colonne ed archi.
Sui carri tradizionali possono essere contati mediamente 700/800 fiori: il numero è estremamente variabile in relazione alle tipologie e alle particolari disposizioni che essi andranno ad assumere sul carro.
Prima di procedere alla messa in posa dei fiori, alla sommità della cupola vengono fissate tre strutture in sottili tondini in ferro, di piccole dimensioni che delimitano i contorni di un vaso, di fiori per lappunto. In gergo è detto "crasta": rivestita esternamente da un foglio di carta crespa, contiene un grosso mazzo di fiori con steli molto lunghi. Ciascun vaso è posto luno dietro laltro secondo una linea retta longitudinale che divide perfettamente la cupola in due fiancate di uguali dimensioni.
Al momento della collocazione sulla cupola, i fiori vengono raggruppati in piccoli mazzetti di quattro o cinque. Gli steli adagiati fra loro vengono divaricati in prossimità della parte distale, costituendo una base a tre o quattro bracci.
Tale base viene posizionata in corrispondenza delle liste di legno, facilmente apprezzabili al di sotto dello strato di copertura della cupola e cuciti su di esse.
Ciascun mazzetto di fiori è posto ordinatamente lungo ciascuna lista, sulla quale sono egualmente distanziati tra loro.
Ogni fila di fiori così ottenuta è a sua volta egualmente distanziata da quelle adiacenti per effetto della costante distanza delle guida di legno, ripetuta per tutta la circonferenza della cupola.
Le basi dei gruppetti di fiori vengono solidamente cucite mediante un resistente filo di cotone, che attraversa lo spesso strato di copertura, andando a incrociare ripetutamente da una parte il supporto in legno, dallaltra la stessa base degli steli, aderenti alle coperte. In questo modo i fiori, ritti su se stessi per effetto del rigido fil di ferro che ne forma gli steli, sembrano spuntare dalle ricamate stoffe .
Al termine del posizionamento dei fiori laddobbo è ultimato dallaggiunta di nastri a ornare le tendine, dal velo di seta, del color che, più sintona e che opportunamente riavvolto su se stesso, contorna il margine della cupola in tutta la sua lunghezza; dalle stoffe disegnate e colorate a coprire le fiancate del carro; ed infine da un pignolo fissato sulla sommità di ciascuna colonna. Il pignolo può essere completamente in legno, magari illuminato nella sera del 25 da lampadine interne, oppure come ben più in uso e caratteristico, in carta velina. In questultimo caso la struttura interna in cartone o legno è coperto da numerosi fogli tagliati ognuno in maniera davvero particolare.Coprendo il supporto interno e sovrapposti fra loro, i fogli formano una struttura a cono rovesciato, dalla superficie cosparsa di fori costanti e fitti che conferiscono al pignolo laspetto di un alveare.
Finalmente terminato, il carro si mostra in tutto il suo splendore e grande è la soddisfazione che traspare sul volto stanco ma felice degli addetti lavori.
Grandiosa bellezza che lindomani si renderà indistinguibile da quella degli altri cento.
I CARRI DI SAN PARDO
I carri "grandi" trainati da buoi sono i protagonisti più numerosi; in numero più limitato sono i carri "medi e piccoli" trainati rispettivamente da vitelli e pecore, abilmente domati dai larinesi più giovani.
Fra quelli "piccoli" annoveriamo alcuni di dimensioni estremamente ridotti, trainati a mano da bambini, buon viatico per diventare negli anni futuri esperti carrieri e titolari di un carro "grande", che probabilmente è già nei loro sogni.
Da ricordare, inoltre, che fino agli anni ottanta come forza trainante venivano usati addirittura i cani, destinati a carri opportunamente dimensionati, abitudine questa che si è andata perdendo nel corso degli anni per "ovvie ragioni".
Lintestazione del carro è a carattere uninominale-famigliare, talvolta frutto di "società" di due o più persone che possono essere parenti o semplicemente amici.
Ciascun carro è indicato da un numero progressivo attribuitogli in modo tale da contrassegnare con numeri bassi quelli di vecchia data di fondazione e con numeri alti quelli di origini più recenti.
Il carro più antico è quindi il n°1, che da sempre ha il privilegio di portare in processione, nella sera del 25 e relativamente al tratto Cimitero-Cattedrale, limmagine di San Primiano,le reliquie di San Pardo nel giorno 26,il suo busto argenteo nel giorno 27, procedendo in processione alle spalle del n°2, che porta la statua di San Primiano, per il percorso Cattedrale-Cimitero nel giorno 27.Nel corteo processionale, i carri rispettano rigorosamente il proprio posto sfilando a passo lento comè congeniale ai compiacenti buoi .
CARRI TRADIZIONALI E CARRI TRIONFALI
Sono due le tipologie di carri professionali nella città frentana: i carri tradizionali detti anche a cupola e quelli trionfali, diversi per struttura e modalità di addobbo.I carri tradizionali presentano la tipica cupola coperta su tutta la superficie da uno strato uniforme di fiori e dotata di tre "craste" ( .vasi .), contenenti fiori dotati di un lungo stelo, disposte in sequenza sulla sua sommità e lungo una linea retta parallela allasse maggiore e corrispondente alla linea mediana della cupola stessa.
Anteriormente e posteriormente lingresso della cupola è coperto da tendine ricamate nate dalle mani esperte delle donne larinesi e due bandiere di piccole dimensioni sono poste ai due lati dellingesso anteriore.Questa tipologia di carro è dotata nei giorni 26 e 27 di un ramo di olivo al quale vengono appese scamorze passite, simbolismo di ciò che da sempre, e soprattutto nel passato, ha sostenuto leconomia della città: lagricoltura, in particolare lolivicoltura, e lallevamento di ovini e bovini.I carri trionfali portano archi, colonne e cupole geometriche di dimensioni variabili in legno lavorato e assemblati secondo fantasia dell autore con lintento di riprodurre chiese di stile gotico romanico, ornate da tendine ricamate e da un numero impressionante di piccole lampadine (fino a 400) al fronte di una quantità modesta di fiori.
I FIORI DI CARTA
Frutto di ingegno femminile, i fiori di carta sono imitazione perfette e curate in ogni dettaglio che non hanno nulla da invidiare ai fiori creati dalla natura.Gli elementi primari per la loro realizzazione sono la rigidità del sottile fil di ferro e la malleabilità della carta crespa.
Altrettanto necessaria è labilità degli addetti nelloriginare le forme e i contorni che identificano la specie di fiore da creare, nonché la capacità di assemblaggio delle varie parti ed infine, ma non per questo meno importante, la pazienza, indispensabile nel trattare con meticolosità ogni singolo fiore.
Il fil di ferro, precedentemente stirato e di lunghezza opportuna, viene ricurvo su se stesso ad una estremità, poi avvolta strettamente da un pezzo di carta crespa del colore che più si conviene e ottenendo così il pistillo del futuro fiore. La carta, di colore idoneo al fiore da realizzare, viene opportunamente intagliata su di un margine, in modo da delineare i contorni dei petali, mentre il margine opposto viene ad avvolgere il fil di ferro appena al di sotto del pistillo. Unione consolidata da un sottile filo di cotone che stringe la base dei petali al ferro. In seguito vengono eventualmente aggiunti i sepali,ottenuti e fissati con modalità analoghe ai petali.
A questo punto il fiore presenta la corolla completa e un lungo gambo in fil di ferro che viene strettamente avvolto da strisce sottili e continue di carta crespa, questa volta di colore verde come i sepali e le foglie, formando il definitivo stelo. Le foglie sono ancorate allo stelo stringendone la base sotto il rivestimento cartaceo che avvolge il fil di ferro, convertito per lappunto in vero e proprio stelo.
ALLA RICERCA DEI BUOI
Premesso che i bovini utilizzati nella Carrese di San Pardo sono in realtà mucche, ad eccezione di qualche raro caso, vengono denominati buoi solo ed esclusivamente per ragioni stilistiche di narrazione.
A Larino, come in tutto il Molise, caratteristiche sono le piccole aziende a carattere famigliare che allevano qualche capo bovino più per laffezione a questo mestiere e per rispetto delle proprie tradizioni, che per una vera e propria attività di reddito che è sostituita dalla semplice soddisfazione nellottenere carni e latte di sicura origine.
Un economia sfavorevole che attanaglia da sempre il settore zootecnico ha, infatti, costretto gli allevatori a rinunciare a tale attività o per lo meno a ridurne drasticamente le dimensioni dei propri allevamenti con conseguente netto calo del numero di capi.
Se si aggiunge poi la completa e ormai tecnologica meccanizzazione dellagricoltura si comprenderà anche la totale scomparsa dei buoi, che nel passato venivano impiegati nel lavoro dei campi.
Tutto questo, solo per render conto della natura delle difficoltà nel reperire, in occasione della festa di San Pardo, qualcosa come 196 capi di bovini adulti o, se si preferisce, 98 coppie per 98 carri che sfilano per le strade della città frentana in onore del Santo Patrono. La difficoltà oggettiva di reperire i capi dagli allevamenti dellagro larinese porta i carrieri a cercare nei paesi limitrofi, con risultati spesso non migliori e che costringono alcuni di loro a percorrere anche 40 km per trovare finalmente qualche cortese allevatore che possa aiutarli in tal senso. Molto spesso il problema di reperire gli animali si traduce nellintrovabilità degli stessi, ma quando lamore per il titolo di carriere, o meglio per il Santo Patrono, è più forte di qualsiasi avversità, lantico proverbio "a mali estremi, estremi rimedi" trova conferma, poiché (quando possibile) i due bovini vengono addirittura acquistati e accuditi dal carriere stesso, giorno per giorno per lintero anno, al solo scopo di assicurare al proprio carro il mezzo trainante necessario.
A queste persone è rivolta tutta lammirazione di un intera comunità, oltre che della Pia Associazione dei Carrieri di San Pardo.
LARTE DELLA DOMA
Nella tecnologica e moderna realtà attuale, i bovini sono esclusivamente utilizzati per le varie produzioni zootecniche e non certamente per il traino di carri agricoli, pertanto morse per narici, giogo e campanacci sono oggetti del tutto nuovi e sgraditi alle mucche che il carriere deve al più presto far loro conoscere. Abituare gli animali al traino dei carri agricoli, ai forti boati dei fuochi pirotecnici che squarciano la tranquillità del cielo di Larino durante la festa, allo sfavillante luccichio e ai suoni delle giostre dislocate lungo le strade attraversate dal corteo, richiede tempi lunghi oltre allapplicazione di adeguate tecniche di doma,scaturite dallesperienza di coloro che tanti anni fa lo facevano per necessità e tramandate quasi come unarte antica fino ai giorni nostri. La prima parte della doma dei buoi consiste nellapproccio ad un ambiente completamente diverso da quel che è ordinario ricovero e al futuro comportamento che essi dovranno assumere nel corso della festa, che sarà tuttaltro che il comodo coricarsi su una soffice lettiera e tranquillamente ruminare nel silenzio della confortevole stalla.
La prima reazione dei due animali a questa nuova realtà è solitamente brusca.
La trazione delle morse sulle sue narici lo costringono a venir fuori dalla stalla con passo forzato, ma che alla luce del sole diventa vivace, veloce, strano, alternato a salti e bizzarrie varie.
Sotto lo sguardo teso ma fiducioso dei suoi collaboratori, il rediniere controlla abilmente lanimale impugnando tenacemente la fune che dallaltro capo porta la morsa. Quando la stanchezza diventa maggiore del timore , i due animali sembrano quasi acquistar fiducia: possono così essere affiancati luno allaltro per esser condotti sulla strada asfaltata sulla quale devono abituarsi a camminare con il passo opportuno. Il giogo, impiegato successivamente, insegna ancor di più agli animali a camminare appaiati e i grandi campanacci vengono messi al loro collo per farli assuefare ai rintocchi del batacchio. Un lungo tirante, che porta legato allestremità opposta una trave in legno o un grosso pneumatico viene annesso al giogo allo scopo di abituare gli animali al traino di qualcosa che sia relativamente pesante. Nellultima fase di doma, che è quella più curata e che più impegna gli addetti ai lavori, la trave è sostituita da un carro simile a quello processionale che permette ai buoi di abituarsi a trainarlo. Con esso si provano le usuali manovre che si eseguiranno prima, durante e dopo il corteo processionale, insegnando a camminare per qualche metro a ritroso e tutte le altre prove che gli animali in processione dovranno sapere effettuare.A doma completata il lavoro di tutti, carrieri e aiutanti, è finalmente premiato dal giusto comportamento degli animali e grande è la soddisfazione quando i due buoi, completamente "addomesticati" seguono il carriere senza induzione di comando.
I CARRIERI
I carrieri sono i soci della Pia Associazione dei Carrieri di San Pardo che addobbano un carro agricolo trainato da buoi o ovini, in onore del Santo Patrono della Città di Larino, impegnandosi a rispettare ed osservare lo Statuto che regola i diritti e i doveri di ognuno di essi.
Al di là di questa statutaria definizione quello che definisce meglio ciascun carriere è una devozione verso il Santo, una fede verso Dio e una passione per Larino che non ha eguali.
Devozione, fede e passione rappresentano lanima delle definizione di carriere, senza la quale nessuno di loro sarebbe tale, né, tanto meno, riuscirebbe a superare le innumerevoli difficoltà alle quali inevitabilmente va incontro durante lassoluzione del compito di carriere.
Le maggiori difficoltà sono rappresentate dalla ricerca dei buoi, alla quale purtroppo qualcuno è costretto ogni anno e dalla doma non sempre tranquilla degli stessi.
Nellascoltare lesternazione di carrieri in difficoltà, non dite mai loro: " ma chi te lo fa fare ad esser carriere? ", perché a chi spetta la risposta, dopo un pallido tentativo, desisterà, ritenendo di dover dare una spiegazione eccessivamente filosofica a chi chiede di descrivere la devozione, la fede e la passione che abitano nellanimo del carriere e che, per poter esser commentate, richiedono un enorme sforzo quasi mai del tutto appagato dalla qualità della risposta.
STATUTO DELLA PIA UNIONE DEI CARRIERI
I carrieri sono uniti in una vera e propria associazione. Secondo il codice di Diritto Canonico, il reverendo Parroco della Basilica Cattedrale ne è il Presidente.
Un Consiglio Direttivo ne è laltro organo costituente, formato da 5 membri eletti a scrutino segreto dallAssemblea dei soci che restano in carica per 3 anni.
LO STATUTO DELLA PIA ASSOCIAZIONE DEI CARRIERI DI SAN PARDO
La forma giuridica amministrativa della Pia Associazione, le modalità di partecipazione dei carri e dei carrieri, nonché i requisiti che essi devono possedere per poter prendere parte al corteo processionale sono regolamentati da articoli elencati in apposito Statuto, discussi e approvati dai componenti dellAssociazione nel corso di assemblee convocate a tale scopo.
Loriginale Statuto permase fino al 1996, quando il Consiglio Direttivo dellAssociazione, in data 30 marzo, convocò i soci in assemblea per adeguarlo ai tempi moderni e approvarne levoluzione in tal senso.
La convocazione scritta recapitata a ciascun carriere così sosteneva:
"visto che la numerazione dei carri risale in un periodo abbastanza lungo;
vista lattuale intestazione di ciascun carro che, in alcuni casi, nel corso
degli anni ha cambiato nome;
visto che non ci sono rivendicazioni particolari sia riguardo alla
numerazione che allintestazione"
e che pertanto sarebbe stato opportuno deliberare:
"di considerare il corrente anno 1996 con lentrata in vigore del nuovo
Statuto, anno 0 ai fini dellassegnazione dei numeri e dellintestazione
di ciascun carro e, pertanto, fosse il nuovo punto di riferimento per il
futuro"
In altre parole quello che si fece in sede di assemblea fu di creare una sorta di sanatoria dellirregolarità commesse negli anni passati ( pur se in buona fede ) riguardanti soprattutto lintestazione di carri ed eventuali assenze ingiustificate di questi .
Il vecchio Statuto fu modificato in qualche dettaglio di fondo ma quello che maggiormente caratterizzò il nuovo fu limposizione del rispetto assoluto dei principi di regolarità degli articoli in esso contenuti.
Nellanno 2000 a cadere sotto lirremovibilità delle regole è stato addirittura il carro n°2, che, per effetto di questi principi, ha perso il diritto a occupare tale posizione è stato sostituito dal carro che prima di quellanno occupava la posizione n°3.