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Carri, Buoi e Carrieri

(Prossimamente verranno inserite anche altre fotografie)

IL CARRO AGRICOLO

Elemento primario della Festa di San Pardo , il carro agricolo, è di quelli che in tempi passati veniva impiegato nel lavoro dei campi e che alla vigilia della festa le donne ornavano con coperte, tende ricamate, nastri e fiori di carta colorati preparati nel periodo invernale durante il quale le donne, silenziosamente riunite attorno ad un tremolante fuoco che le avvolgeva con il suo calore e ne rischiarava i dettagli del proprio lavoro, con la mente rivolta al Santo Patrono, creavano ciò che testimoniava una fede indelebile. Attualmente il carro agricolo, opportunamente ristrutturato è utilizzato esclusivamente per i tre giorni di maggio. Il compito di prepararlo per la processione è sempre affidato alle donne, che oggi come allora ripropongono un rito di fede e devozione che si ripete inalterato ogni anno, con gesti dal sapore antico.  donna.JPG (22337 byte)Davvero particolare è la sensazione che pervade la mente di colui che osserva le donne rinfrancate dal calore dei tizzoni che ardono nel camino, intente ad riordinare gli ornamenti del carro e a creare i fiori di carta esattamente come succedeva cento anni or sono, anche se questa volta , con uno scenario dettato dalla comodità di una casa moderna dove gli oggetti antichi sono solo ornamentali.

Molti carri partecipano da tempo immemorabile al corteo processionale, riproponendo di anno in anno il fascino misterioso di coloro contro i quali il tempo non sortisce alcun effetto e quasi a beffarlo,noncuranti della rapidità con cui esso passa, ma al contrario favoriti da questa, velocemente lo attraversano rimanendo testimoni silenziosi di ciò che è stato e di quel che accadrà.

Altri carri , per così dire nuovi , furono resi processionali in periodi meno lontani , altri in tempi più recenti mentre altri ancora lo saranno nel corso degli anni a seguire.

 

IL CARRO DIVENTA PROCESSIONALE

L’allestimento

A partire da qualche mese prima di maggio, ciascun carriere dedica un po’ del suo tempo al proprio carro sottoponendolo alla consueta ed accurata sistemazione strutturale consistente nella pulitura, verniciatura, nella messa in opera dell’ impianto elettrico e nel montaggio della cupola e delle colonne.

Per il carro trionfale le operazione di allestimento consistono essenzialmente nell’assemblaggio di colonne, archi e cupole geometriche. Il carro tradizionale invece riacquisterà la cupola eventualmente smontata al termine dell’edizione dell’anno precedente.

La cupola dei carri tradizionali è in realtà una sorta di intelaiatura ad arco costituita da tre "cerchi metallici" e da numerose liste di legno disposte parallelamente fra loro e all’asse maggiore del carro, andando a delimitare la circonferenza dei "cerchi" precedentemente posizionati.

I tre cerchi metallici sono in verità semicerchi le cui estremità si continuano in prolungamenti atti a poter essere fissati alla corrispondente fiancata laterale del carro: in questo modo ciascuno di essi è mantenuto in posizione verticale al piano del carro, rispetto al quale sono collocati uno all’estremità anteriore, uno in quella posteriore mentre il terzo verrà collocato sulla mediana.

Bisogna infine aggiungere che in molti carri i raggi dei cerchi sono sensibilmente differenti tra loro: in questo caso la loro posizione non è affatto casuale, ovvero il cerchio maggiore è l’anteriore, quello minore è il posteriore, il restante, di conseguenza, è il mediano.

L’addobbo

Alla vigilia della festa le donne preparano il carro per la processione addobbandolo con coperte, tendine, fiori di carta, nastri, bandiere, coccarde e quant’altro possa servire affinché esso sia completamente decorato in tutte le sue parti.

Per i carri trionfali l’addobbo consiste nell’ornarlo con tendine, decine di fiori di carta di vari tipi e colori e tantissime lampadine.

Questa fase è più articolata per i carri tradizionali, sui quali prevede sostanzialmente una fase di vestizione, una di messa in opera dei fiori ed infine l’aggiunta di vari dettagli come bandiere e nastri colorati.

Nella fase di vestizione, il telaio ad arco, precedentemente montato funge da supporto a tre diverse coperte.

La prima viene a diretto contatto con il telaio: è un lenzuolo ordinariamente bianco, di notevole spessore e consistenza, che, fortemente teso, è saldamente cucito sul margine della struttura sottostante, che viene così completamente coperta. Al termine di questa fase il carro appare con una copertura che assomiglia molto a quella dei carri delle carovane del Far West.

La seconda coperta è di materiale diverso dalla precedente, solitamente in delicato raso e di colore variabile per preferenza e gusti. Distesa uniformemente e adagiata alla prima è fissata mediante cucitura a passanti relativamente ampi e sempre contornando la periferia della cupola.

Si passa così al posizionamento della terza e ultima coperta, di solito in spesso cotone bianco, sovente frutto dell’artigianato locale. Orgogliosamente esposta viene adagiata e cucita con le stesse modalità della precedente completando così la cupola vera e propria, alla quale vengono poi aggiunte tendine accuratamente ricamate, poste a chiuderne l’entrata anteriore e posteriore; nastri colorati adornano il tutto e due bandiere, anch’esse colorate, vengono collocate ai due lati dell’entrata anteriore. Le bandiere vengono esposte in colore nero quando un lutto colpisce il carriere titolare, durante l’arco dell’anno a partire dalla festa di San Pardo.

La messa in opera dei fiori di carta è la fase successiva a quella della vestizione, volta a completare l’addobbo del carro che prenderà parte al corteo processionale.

Sui carri trionfali i fiori sono relativamente poco numerosi, solitamente frammisti all’edera che circonda la base della caratteristica struttura trionfale e ad adornare colonne ed archi.

Sui carri tradizionali possono essere contati mediamente 700/800 fiori: il numero è estremamente variabile in relazione alle tipologie e alle particolari disposizioni che essi andranno ad assumere sul carro.

Prima di procedere alla messa in posa dei fiori, alla sommità della cupola vengono fissate tre strutture in sottili tondini in ferro, di piccole dimensioni che delimitano i contorni di un vaso, di fiori per l’appunto. In gergo è detto "crasta": rivestita esternamente da un foglio di carta crespa, contiene un grosso mazzo di fiori con steli molto lunghi. Ciascun vaso è posto l’uno dietro l’altro secondo una linea retta longitudinale che divide perfettamente la cupola in due fiancate di uguali dimensioni.

Al momento della collocazione sulla cupola, i fiori vengono raggruppati in piccoli mazzetti di quattro o cinque. Gli steli adagiati fra loro vengono divaricati in prossimità della parte distale, costituendo una base a tre o quattro bracci.

Tale base viene posizionata in corrispondenza delle liste di legno, facilmente apprezzabili al di sotto dello strato di copertura della cupola e cuciti su di esse.

Ciascun mazzetto di fiori è posto ordinatamente lungo ciascuna lista, sulla quale sono egualmente distanziati tra loro.

Ogni fila di fiori così ottenuta è a sua volta egualmente distanziata da quelle adiacenti per effetto della costante distanza delle guida di legno, ripetuta per tutta la circonferenza della cupola.

Le basi dei gruppetti di fiori vengono solidamente cucite mediante un resistente filo di cotone, che attraversa lo spesso strato di copertura, andando a incrociare ripetutamente da una parte il supporto in legno, dall’altra la stessa base degli steli, aderenti alle coperte. In questo modo i fiori, ritti su se stessi per effetto del rigido fil di ferro che ne forma gli steli, sembrano spuntare dalle ricamate stoffe .

Al termine del posizionamento dei fiori l’addobbo è ultimato dall’aggiunta di nastri a ornare le tendine, dal velo di seta, del color che, più s’intona e che opportunamente riavvolto su se stesso, contorna il margine della cupola in tutta la sua lunghezza; dalle stoffe disegnate e colorate a coprire le fiancate del carro; ed infine da un pignolo fissato sulla sommità di ciascuna colonna. Il pignolo può essere completamente in legno, magari illuminato nella sera del 25 da lampadine interne, oppure come ben più in uso e caratteristico, in carta velina. In quest’ultimo caso la struttura interna in cartone o legno è coperto da numerosi fogli tagliati ognuno in maniera davvero particolare.

Coprendo il supporto interno e sovrapposti fra loro, i fogli formano una struttura a cono rovesciato, dalla superficie cosparsa di fori costanti e fitti che conferiscono al pignolo l’aspetto di un alveare.

Finalmente terminato, il carro si mostra in tutto il suo splendore e grande è la soddisfazione che traspare sul volto stanco ma felice degli addetti lavori.

Grandiosa bellezza che l’indomani si renderà indistinguibile da quella degli altri cento.

 

I CARRI DI SAN PARDO

I carri "grandi" trainati da buoi sono i protagonisti più numerosi; in numero più limitato sono i carri "medi e piccoli" trainati rispettivamente da vitelli e pecore, abilmente domati dai larinesi più giovani.

Carro Trionfale trainato da pecore N°102 di Zarrelli Ugo  Carro del Sig. Zarrelli Ugo trionfale. Il carro è stato interamente costruito a mano dal proprietario.

Fra quelli "piccoli" annoveriamo alcuni di dimensioni estremamente ridotti, trainati a mano da bambini, buon viatico per diventare negli anni futuri esperti carrieri e titolari di un carro "grande", che probabilmente è già nei loro sogni.

Da ricordare, inoltre, che fino agli anni ottanta come forza trainante venivano usati addirittura i cani, destinati a carri opportunamente dimensionati, abitudine questa che si è andata perdendo nel corso degli anni per "ovvie ragioni".

L’intestazione del carro è a carattere uninominale-famigliare, talvolta frutto di "società" di due o più persone che possono essere parenti o semplicemente amici.

Ciascun carro è indicato da un numero progressivo attribuitogli in modo tale da contrassegnare con numeri bassi quelli di vecchia data di fondazione e con numeri alti quelli di origini più recenti.

Il carro più antico è quindi il n°1, che da sempre ha il privilegio di portare in processione, nella sera del 25 e relativamente al tratto Cimitero-Cattedrale, l’immagine di San Primiano,le reliquie di San Pardo nel giorno 26,il suo busto argenteo nel giorno 27, procedendo in processione alle spalle del n°2, che porta la statua di San Primiano, per il percorso Cattedrale-Cimitero nel giorno 27.

Nel corteo processionale, i carri rispettano rigorosamente il proprio posto sfilando a passo lento com’è congeniale ai compiacenti buoi .

 

CARRI TRADIZIONALI E CARRI TRIONFALI

Sono due le tipologie di carri professionali nella città frentana: i carri tradizionali detti anche a cupola e quelli trionfali, diversi per struttura e modalità di addobbo.

I carri tradizionali presentano la tipica cupola coperta su tutta la superficie da uno strato uniforme di fiori e dotata di tre "craste" (….vasi….), contenenti fiori dotati di un lungo stelo, disposte in sequenza sulla sua sommità e lungo una linea retta parallela all’asse maggiore e corrispondente alla linea mediana della cupola stessa.

Anteriormente e posteriormente l’ingresso della cupola è coperto da tendine ricamate nate dalle mani esperte delle donne larinesi e due bandiere di piccole dimensioni sono poste ai due lati dell’ingesso anteriore.Questa tipologia di carro è dotata nei giorni 26 e 27 di un ramo di olivo al quale vengono appese scamorze passite, simbolismo di ciò che da sempre, e soprattutto nel passato, ha sostenuto l’economia della città: l’agricoltura, in particolare l’olivicoltura, e l’allevamento di ovini e bovini.

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I carri trionfali portano archi, colonne e cupole geometriche di dimensioni variabili in legno lavorato e assemblati secondo fantasia dell’ autore con l’intento di riprodurre chiese di stile gotico romanico, ornate da tendine ricamate e da un numero impressionante di piccole lampadine (fino a 400) al fronte di una quantità modesta di fiori.

 

I FIORI DI CARTA

Frutto di ingegno femminile, i fiori di carta sono imitazione perfette e curate in ogni dettaglio che non hanno nulla da invidiare ai fiori creati dalla natura.

Gli elementi primari per la loro realizzazione sono la rigidità del sottile fil di ferro e la malleabilità della carta crespa.

Altrettanto necessaria è l’abilità degli addetti nell’originare le forme e i contorni che identificano la specie di fiore da creare, nonché la capacità di assemblaggio delle varie parti ed infine, ma non per questo meno importante, la pazienza, indispensabile nel trattare con meticolosità ogni singolo fiore.

Il fil di ferro, precedentemente stirato e di lunghezza opportuna, viene ricurvo su se stesso ad una estremità, poi avvolta strettamente da un pezzo di carta crespa del colore che più si conviene e ottenendo così il pistillo del futuro fiore. La carta, di colore idoneo al fiore da realizzare, viene opportunamente intagliata su di un margine, in modo da delineare i contorni dei petali, mentre il margine opposto viene ad avvolgere il fil di ferro appena al di sotto del pistillo. Unione consolidata da un sottile filo di cotone che stringe la base dei petali al ferro. In seguito vengono eventualmente aggiunti i sepali,ottenuti e fissati con modalità analoghe ai petali.

A questo punto il fiore presenta la corolla completa e un lungo gambo in fil di ferro che viene strettamente avvolto da strisce sottili e continue di carta crespa, questa volta di colore verde come i sepali e le foglie, formando il definitivo stelo. Le foglie sono ancorate allo stelo stringendone la base sotto il rivestimento cartaceo che avvolge il fil di ferro, convertito per l’appunto in vero e proprio stelo.

 

ALLA RICERCA DEI BUOI

Premesso che i bovini utilizzati nella Carrese di San Pardo sono in realtà mucche, ad eccezione di qualche raro caso, vengono denominati buoi solo ed esclusivamente per ragioni stilistiche di narrazione.

A Larino, come in tutto il Molise, caratteristiche sono le piccole aziende a carattere famigliare che allevano qualche capo bovino più per l’affezione a questo mestiere e per rispetto delle proprie tradizioni, che per una vera e propria attività di reddito che è sostituita dalla semplice soddisfazione nell’ottenere carni e latte di sicura origine.

Un economia sfavorevole che attanaglia da sempre il settore zootecnico ha, infatti, costretto gli allevatori a rinunciare a tale attività o per lo meno a ridurne drasticamente le dimensioni dei propri allevamenti con conseguente netto calo del numero di capi.

Se si aggiunge poi la completa e ormai tecnologica meccanizzazione dell’agricoltura si comprenderà anche la totale scomparsa dei buoi, che nel passato venivano impiegati nel lavoro dei campi.

Tutto questo, solo per render conto della natura delle difficoltà nel reperire, in occasione della festa di San Pardo, qualcosa come 196 capi di bovini adulti o, se si preferisce, 98 coppie per 98 carri che sfilano per le strade della città frentana in onore del Santo Patrono. La difficoltà oggettiva di reperire i capi dagli allevamenti dell’agro larinese porta i carrieri a cercare nei paesi limitrofi, con risultati spesso non migliori e che costringono alcuni di loro a percorrere anche 40 km per trovare finalmente qualche cortese allevatore che possa aiutarli in tal senso. Molto spesso il problema di reperire gli animali si traduce nell’introvabilità degli stessi, ma quando l’amore per il titolo di carriere, o meglio per il Santo Patrono, è più forte di qualsiasi avversità, l’antico proverbio "a mali estremi, estremi rimedi" trova conferma, poiché (quando possibile) i due bovini vengono addirittura acquistati e accuditi dal carriere stesso, giorno per giorno per l’intero anno, al solo scopo di assicurare al proprio carro il mezzo trainante necessario.

A queste persone è rivolta tutta l’ammirazione di un intera comunità, oltre che della Pia Associazione dei Carrieri di San Pardo.

 

L’ARTE DELLA DOMA

 giogo e campanacci.JPG (15832 byte)Nella tecnologica e moderna realtà attuale, i bovini sono esclusivamente utilizzati per le varie produzioni zootecniche e non certamente per il traino di carri agricoli, pertanto morse per narici, giogo e campanacci sono oggetti del tutto nuovi e sgraditi alle mucche che il carriere deve al più presto far loro conoscere. Abituare gli animali al traino dei carri agricoli, ai forti boati dei fuochi pirotecnici che squarciano la tranquillità del cielo di Larino durante la festa, allo sfavillante luccichio e ai suoni delle giostre dislocate lungo le strade attraversate dal corteo, richiede tempi lunghi oltre all’applicazione di adeguate tecniche di doma,scaturite dall’esperienza di coloro che tanti anni fa lo facevano per necessità e tramandate quasi come un’arte antica fino ai giorni nostri.

La prima parte della doma dei buoi consiste nell’approccio ad un ambienteI primi giorni di "doma" delle mucche. completamente diverso da quel che è ordinario ricovero e al futuro comportamento che essi dovranno assumere nel corso della festa, che sarà tutt’altro che il comodo coricarsi su una soffice lettiera e tranquillamente ruminare nel silenzio della confortevole stalla.

La prima reazione dei due animali a questa nuova realtà è solitamente brusca.

La trazione delle morse sulle sue narici lo costringono a venir fuori dalla stalla con passo forzato, ma che alla luce del sole diventa vivace, veloce, strano, alternato a salti e bizzarrie varie.

Sotto lo sguardo teso ma fiducioso dei suoi collaboratori, il rediniere controlla abilmente l’animale impugnando tenacemente la fune che dall’altro capo porta la morsa. Quando la stanchezza diventa maggiore del timore , i due animali sembrano quasi acquistar fiducia: possono così essere affiancati l’uno all’altro per esser condotti sulla strada asfaltata sulla quale devono abituarsi a camminare con il passo opportuno.

Il giogo, impiegato successivamente, insegna ancor di più agli animali a camminare appaiati e i grandi campanacci vengono messi al loro collo per farli assuefare ai rintocchi del batacchio. Un lungo tirante, che porta legato all’estremità opposta una trave in legno o un grosso pneumatico viene annesso al giogo allo scopo di abituare gli animali al traino di qualcosa che sia relativamente pesante.

Nell’ultima fase di doma, che è quella più curata e che più impegna gli addetti ai lavori, la trave è sostituita da un carro simile a quello processionale che permette ai buoi di abituarsi a trainarlo. Con esso si provano le usuali manovre che si eseguiranno prima, durante e dopo il corteo processionale, insegnando a camminare per qualche metro a ritroso e tutte le altre prove che gli animali in processione dovranno sapere effettuare.

A doma completata il lavoro di tutti, carrieri e aiutanti, è finalmente premiato dal giusto comportamento degli animali e grande è la soddisfazione quando i due buoi, completamente "addomesticati" seguono il carriere senza induzione di comando.

 

I CARRIERI

I carrieri sono i soci della Pia Associazione dei Carrieri di San Pardo che addobbano un carro agricolo trainato da buoi o ovini, in onore del Santo Patrono della Città di Larino, impegnandosi a rispettare ed osservare lo Statuto che regola i diritti e i doveri di ognuno di essi.

Al di là di questa statutaria definizione quello che definisce meglio ciascun carriere è una devozione verso il Santo, una fede verso Dio e una passione per Larino che non ha eguali.

Devozione, fede e passione rappresentano l’anima delle definizione di carriere, senza la quale nessuno di loro sarebbe tale, né, tanto meno, riuscirebbe a superare le innumerevoli difficoltà alle quali inevitabilmente va incontro durante l’assoluzione del compito di carriere.

Le maggiori difficoltà sono rappresentate dalla ricerca dei buoi, alla quale purtroppo qualcuno è costretto ogni anno e dalla doma non sempre tranquilla degli stessi.

Nell’ascoltare l’esternazione di carrieri in difficoltà, non dite mai loro: "…ma chi te lo fa fare ad esser carriere?…", perché a chi spetta la risposta, dopo un pallido tentativo, desisterà, ritenendo di dover dare una spiegazione eccessivamente filosofica a chi chiede di descrivere la devozione, la fede e la passione che abitano nell’animo del carriere e che, per poter esser commentate, richiedono un enorme sforzo quasi mai del tutto appagato dalla qualità della risposta.

 

STATUTO DELLA PIA UNIONE DEI CARRIERI

I carrieri sono uniti in una vera e propria associazione. Secondo il codice di Diritto Canonico, il reverendo Parroco della Basilica Cattedrale ne è il Presidente.

Un Consiglio Direttivo ne è l’altro organo costituente, formato da 5 membri eletti a scrutino segreto dall’Assemblea dei soci che restano in carica per 3 anni.

 

LO STATUTO DELLA PIA ASSOCIAZIONE DEI CARRIERI DI SAN PARDO

La forma giuridica amministrativa della Pia Associazione, le modalità di partecipazione dei carri e dei carrieri, nonché i requisiti che essi devono possedere per poter prendere parte al corteo processionale sono regolamentati da articoli elencati in apposito Statuto, discussi e approvati dai componenti dell’Associazione nel corso di assemblee convocate a tale scopo.

L’originale Statuto permase fino al 1996, quando il Consiglio Direttivo dell’Associazione, in data 30 marzo, convocò i soci in assemblea per adeguarlo ai tempi moderni e approvarne l’evoluzione in tal senso.

La convocazione scritta recapitata a ciascun carriere così sosteneva:

"visto che la numerazione dei carri risale in un periodo abbastanza lungo;

vista l’attuale intestazione di ciascun carro che, in alcuni casi, nel corso

degli anni ha cambiato nome;

visto che non ci sono rivendicazioni particolari sia riguardo alla

numerazione che all’intestazione"

e che pertanto sarebbe stato opportuno deliberare:

"di considerare il corrente anno 1996 con l’entrata in vigore del nuovo

Statuto, anno 0 ai fini dell’assegnazione dei numeri e dell’intestazione

di ciascun carro e, pertanto, fosse il nuovo punto di riferimento per il

futuro"

In altre parole quello che si fece in sede di assemblea fu di creare una sorta di sanatoria dell’irregolarità commesse negli anni passati (…pur se in buona fede…) riguardanti soprattutto l’intestazione di carri ed eventuali assenze ingiustificate di questi .

Il vecchio Statuto fu modificato in qualche dettaglio di fondo ma quello che maggiormente caratterizzò il nuovo fu l’imposizione del rispetto assoluto dei principi di regolarità degli articoli in esso contenuti.

Nell’anno 2000 a cadere sotto l’irremovibilità delle regole è stato addirittura il carro n°2, che, per effetto di questi principi, ha perso il diritto a occupare tale posizione è stato sostituito dal carro che prima di quell’anno occupava la posizione n°3.

 


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