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La tradizione

PREMESSA

La cattedrale di LarinoCoscienti della notevole difficoltà di chiunque nel descrivere la festa di San Pardo e nell’ identificare il sentimento che lega il popolo di Larino al proprio Patrono, nonché l’atmosfera che circonda la città durante la festa e consapevoli dell’enorme sforzo nel comprenderla, nei suoi molteplici aspetti, da parte del visitatore che non l’ ha mai vissuta in prima persona, ci accingiamo a trattarla nel miglior modo possibile già convinti di riuscirci solo con approssimazione (… e per questo ce ne scusiamo anticipatamente… ). Se poi,a dispetto degli sforzi compiuti, non fossimo riusciti a descrivere la festa neanche con approssimazione, allora abbiamo solo un consiglio da dare : " VENITE" a Larino per conoscerla di persona!

Sperando che San Pardo ci guidi la mano nello scrivere il giusto, esordiamo col dire che la festa di San Pardo è una processione a carattere mistico - religioso che rievoca la Traslazione delle Reliquie del Santo avvenuta nell’842 a.C. e che racchiude contenuti di profonda fede perfettamente conciliata con la più antica tradizione popolare.

Il 25, il 26 e il 27 maggio rappresentano solo il momento culminante della festa di San Pardo dato che quello spettacolo meraviglioso che appare agli occhi del visitatore nei detti giorni è solo la punta di un "iceberg", la cui massa per così dire nascosta è rappresentata dall’intero anno……perché la festa di San Pardo inizia il giorno dopo che è terminata.

Un anno intero trascorso dal Larinese nell’attesa di questo momento, attesa che diventa più dolce e più intensa qualche mese prima di maggio allor quando si passa alla preparazione di tutto l’occorrente e ,soprattutto, degli elementi fondamentali della PROCESSIONE in onore al Santo Patrono e cioè il CARRO e i BUOI, che per bellezza e numero non hanno eguali al mondo.

 

IL RISVEGLIO

" …il sole è sorto da poco sopra i tetti della città quando, anticipando nettamente lo squillo della sveglia, gli occhi si aprono quasi di scatto come se non volessero perdere neanche un attimo di questo giorno tanto atteso.

Ci si accorge così che è trascorso davvero poco tempo da quando il sonno ha finalmente avuto il sopravvento sulla tensione, sull’ansia e sulla voglia che arrivi l’indomani, smorzandone gli effetti e concedendo così alla mente e al corpo di cadere in un utile, pur se breve e lieve riposo. Scorre in questo modo la notte a cavallo tra il 24 ed il 25 maggio che per il carriere ,in un certo senso, fa parte della tradizione e per il quale si conferma come tipicamente insonne e "scomoda" trascorsa sperando che tutto vada per il meglio e che il sole domini nel cielo e la faccia da padrone."

 

I TRE GIORNI DI MAGGIO

25 maggio

La Chiesa di San Primiano

Sul far del tramonto i carri opportunamente schierati sono finalmente pronti alla partenza. Il maestoso corteo processionale s’incammina dal centro storico verso la chiesa di San Primiano, posta nel cimitero della città, in Pian San Leonardo, dove sorge il nuovo agglomerato urbano, per prelevare l’immagine del Santo Compatrono e , ponendola per l’occasione sul carro n°1, condurla in Cattedrale (….San Primiano va a render visita a San Pardo!…. ).

 

Schieramento (FOTO PILONE)                Piantina della disposizione dei carri

In prossimità della meta, l’oscurità della sera scende sul centro frentano in festa, avvolgendo i carri e i tantissimi fedeli al seguito, ma viene prontamente contrastata e vinta dalla luminosità di centinaia di piccole lampadine che definiscono i contorni di ciascun carro e da numerose fiaccole accese Fiaccolata del 25 a sera.la cui luce rischiara il lieto volto dei fedeli ed evidenzia il passo tranquillo dei placidi buoi mentre conducono il carro destinato ad essi verso la Cattedrale, per concludere così il primo giorno di festa, quando ormai il secondo già incombe.

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La luminosità della miriade di lampadine e delle fiaccole, esaltata dal buio della sera, costituisce uno spettacolo unico e imperdibile!

 

 

26 maggio

Riaggiogati gli animali e ricomposto lo schieramento iniziale , alla benedizione dei carri fa seguito la partenza del corteo.

Il percorso si snoda questa volta solo lungo le vie del centro storico e, data la notevole Le strette strade del Centro storicoristrettezza delle stradine che attraversano l’antico borgo, unitamente all’elevato numero dei carri, il corteo procede lentamente, a volte tangendosi e a tratti incrociandosi in un doppio senso di marcia, mentre i Santi tutti, rigorosamente maschi, vengono portati a spalla in coda al cordone intricato ma ordinato dei carri.

L’ultimo dei Santi a sfilare è proprio San Pardo quasi a cedere il passo per cordiale ospitalità. (…San Primiano, che al termine della processione del giorno precedente era stato deposto in Cattedrale accanto al Santo Patrono, oggi partecipa assieme a tutti gli altri "amici", eletti del Signore, alla festa del "padrone di casa"…).

 

27 maggio

Alla mattina del terzo giorno, dopo essersi schierati per l’ultima volta, i carri si apprestano a tornare in Pian San Leonardo per riaccompagnare San Primiano nella chiesa a Lui destinata per mezzo del carro n° 2 ; un accompagnatore d’eccezione prosegue alle sue spalle: San Pardo posto sul carro n° 1

Carro N°1 della Fam. Puchetti. Questo carro porta in processione San Pardo

(……San Pardo accompagna San Primiano nella Sua Chiesa……).

Giunti in prossimità del Cimitero nel primo pomeriggio, dopo la celebrazione della messa , i partecipanti accampatisi nei suoi pressi, si dedicano alla tanto attesa "scampagnata" alla quale i visitatori, nostri graditi ospiti, sono cordialmente invitati a partecipare. Al termine, dopo l’adeguata ristorazione e l’opportuno riposo, si proseguirà alla volta della Cattedrale per concludere definitivamente la festa.

In quest’ultima fase della processione l’Inno al Santo Patrono (Canto popolare) è intonato più forte del solito e sostenuto da voci spinte da un entusiasmo nato solo per combattere l’amarezza dilagante nell’animo dei carrieri e dei larinesi tutti, che si accresce man mano che la strada ancor da compiere s’accorcia.

Amarezza per quell’ormai imminente conclusione che riporterà la città di Larino in un nuovo anno di banalità e di attesa.

Una folla immensa si riversa così dinanzi alla Cattedrale per essere testimone del definitivo rientro di San Pardo nella propria chiesa, rientro suggellato da un interminabile applauso, tanta commozione e la speranza che l’anno prossimo arrivi presto!

San Pardo rientra in Cattedrale

 

UN CORTEO DI PASSIONI

L’ora tanto attesa è giunta: il segno della croce, che è un saluto speciale rivolto a colui che ha concesso di esserci ancora una volta, è seguito dal cenno di levare la "martellina" che tiene ferme le ruote.

Il crescere del peso del giogo ed il primo passo del carriere permettono ai buoi di capire che bisogna muoversi, cosicché lo scuotimento delle due teste appaiate e provviste di corna aziona i campanacci, i cui primi rintocchi scandiscono l’inizio del rincorrersi dei raggi delle ruote di legno.

Processione dei carri lungo il Viale della Stazione

Ad uno ad uno i carri acquistano la carreggiata, infilandosi l’uno dietro l’altro, a pochi metri di distanza, quasi a confondere il conduttore con i fedeli che seguono il carro antistante.

Appena partiti e già s’immergono in un grosso pezzo di storia del frentano paese percorrendo difatti la via Cluenzio, coperta da tipiche pietre che la rivestono di un piano irregolare sul quale il rotolare delle grandi ruote produce un intenso vibrare di fiori, paragonabile all’intimo fremere dell’animo in un’emozione che finalmente si libera.

Non sono ancora tutti allineati quando i primi, con numeri grandi, giungono sulla tortuosa salita degli Emigranti che ricorda alla città coloro che negli anni passati lasciarono Larino per andare a cercare altrove quello che questo piccolo luogo non ha saputo offrire loro.

Un rudere dell'Ara Frentana

La doppia curva a gomito degli Emigranti è seguita da un lungo rettilineo interrotto da un ampio curvone a sinistra, seguito da un tratto tortuoso che porta all’Anfiteatro.

Carro tradizionale davanti all'anfiteatro romano di Larino

L’imponente corteo ha ormai assunto le definitive sembianze di un lungo serpentone, nel quale buoi e carri si ripetono costantemente per quasi cento volte, mentre il loro lento e fiero incedere è interrotto di tanto in tanto da brevi soste che permettono ai carri di portarsi le giuste misure.

Gli antichi ruderi dell’Anfiteatro, per un breve tratto, fanno da sfondo ai carri generando un’immagine nella quale tradizione popolare e antichità sono perfettamente conciliate.

Gli effetti dell’Anfiteatro sul corteo durano ben poco: brusco e netto è infatti il passaggio dall’antico al moderno e i ruderi di pietra sono velocemente sostituiti dagli imponenti palazzi La processione dei carri per Viale Giulio Cesareornati di vetrine illuminate, insegne luminose e cartelloni pubblicitari di tecnologie inimmaginabili da coloro che gustavano lo spettacolo incredibile dell’arena.

Il Cimitero è sempre più vicino, mentre una cornice di pubblico gode dello spettacolo offerto dalla splendida passerella. Agli occhi del visitatore si propone un’esplosione di colori e di suoni, il passo coordinato degli obbedienti buoi, l’espressione seria e serena dei conduttori dei carri, nonché la gioia di tutti coloro che ne sono al seguito.

Dietro l’aria tranquilla del carriere, attento che non ci siano sbavature nell’incedere del proprio carro, c’è il pensiero costantemente rivolto al Signore e al Santo Patrono; nello stesso tempo guardandosi intorno osserva i volti benevoli e compiaciuti degli spettatori e quello felice di amici e parenti, che con il loro aiuto hanno reso possibile tutto questo, offrendo così un contributo prezioso alla festa e un chiaro segno di devozione al Santo.

Prima di compiere un ultimo tratto nel centro storico, che è il solo palcoscenico della festa nel giorno 26 maggio, si giunge nel luogo silenzioso e "fermo" per prelevare, nella sera del 25 o restituire nel primo pomeriggio del 27, San Primiano.

Riportandosi sul lungo rettilineo della stazione inizia il percorso inverso a quello di andata, cosicché l’ampio curvone è a destra e la martellina attenua la discesa tortuosa degli Emigranti. Si torna così in Cluenzio da dove si arriva alla Basilica Cattedrale, sede del Santo Patrono.

Il lungo percorso non ha affaticato i piccoli fedeli, che tranquillamente seduti all’interno del carro, curiosamente osservano, scostando le belle tendine, da un lato il dorso, il giogo e le corna dei buoi, insensibili al peso del fanciullesco carico, dall’altro guardano meravigliati e divertiti genitori e conoscenti mentre cantano l’Inno al Santo. Quando poi nella sera del 25 la tarda ora incalza, ancora più volentieri i bambini salgono sui carri, per trovare astutamente un comodo e profondo sonno, cullati dalla lenta e regolare andatura dell’occasionale "lettone" a cupola.

Piccoli fedeli

Le strette strade del Centro Storico. I carri hanno circa 3cm di spazio sui due lati.

 

La Cattedrale appare velata di sacralità, elevandosi maestosa e imponente davanti ai carri che scendono mentre altri salgono, dato che essa segna l’inizio e la fine delle strette vie di quell’ angolo di Larino antica che sorge aldilà della Basilica e che diventa scenario di uno spettacolo unico. Ciascuno anziano che vi abita, pazientemente aspetta il passaggio dei carri seduto sull’indispensabile poltrona che già da tanto descrive il profilo della loro schiena ricurva sotto il peso degli anni.

Ognuno attende ansioso nella penombra dell’ingresso della propria abitazione nella quale aleggia lo spirito del passato mortificato dal moderno essere, la cui porta che dà sulla via stretta tra i muri delle vecchie case eccessivamente affrontate, è spalancata per una veduta più ampia, permettendo a quei pochi raggi di sole che sono riusciti ad ingannare i fitti tetti, di penetrare nel buio ingresso: si genera così un gioco di ombre che sembrano definire un’immagine in bianco e nero, talvolta velata di tristezza e solitudine, nella quale l’anziano protagonista risalta appena siccome nascosto dal consueto abito nero, costante come il ricordo delle persone care che gli hanno attraversato la vita e con le quali tante volte ha vissuto questi giorni.

Quando iniziano a distinguersi il vociare e il cantare dei fedeli e più netti diventano i rintocchi dei campanacci, il debole cuore freme, il rosario torna a scorrere fra le dita tremolanti e le fini labbra ricominciano a muoversi appena, nascondendo il suono di parole, scostate dall’italiano, che possono essere ascoltate solo da colui al quale sono rivolte.

Ecco, finalmente si compie la dolce visione e gli stanchi occhi scorgono i buoi, con il giogo che li tiene appaiati, con gli ingombranti campanacci portati al collo, con le tovaglie che ne adornano le corna e le redini che ne dirigono l’andamento; compare il carro che con i suoi tanti colori contrasta fortemente con il suo mondo in "bianco e nero"; e i tanti e gioiosi passanti, qualcuno dei quali casualmente l’osserva e si rende perfettamente conto della provvisorietà della vita.

Coppia di mucce del carro N°90 di D'Attilia Raffaele

 

QUANDO FESTA E PROCESSIONE COINCIDONO

La processione di San Pardo è fortemente arricchita da elementi folcloristici che attribuiscono ad essa caratteri di festa senza che ne siano compromessi i contenuti religiosi che restano comunque dominanti.

È per questo che durante il suo svolgimento si confondono preghiera e sorrisi, vociare e meditazione, canto dei fedeli e suoni delle giostre.

Tra sacro e profano

Sono questi i giorni in cui l’amarsi come fratelli è reale, scompaiono le antipatie, le discordie, le incomprensioni, le barriere sociali cadono e si diventa tutti "compari", accolti nelle braccia di San Pardo.

 

TRA TEMPI E LUOGHI

Il corteo processionale, mostrando una continuità di circa 1 km, percorre nel primo e nel terzo giorno quasi 7200 m dal centro storico al Cimitero del nuovo centro urbano, per poi compiere il percorso inverso e tornare da dove è partito.

Nel secondo giorno, i carri percorrono 1600 m lungo le strette vie del centro storico.

Le postazioni di partenza, le stesse dell’arrivo, sono indicate da un numero scritto in terra sul quale viene parcheggiato il carro in attesa, a secondo del caso, della partenza oppure a percorso completato, del passaggio del Santo Patrono che chiude la processione. L’orario di partenza del corteo è sempre ben definito e rigorosamente da rispettare.

Esso è fissato alle ore 18:00 per il giorno 25, alle ore 11:00 per i giorni 26 e 27. L’orario di arrivo al contrario è estremamente variabile: nel primo giorno è previsto per le ore 20:00 l’arrivo al Cimitero dove, dopo la messa, viene prelevata la statua di San Primiano per trasferirla in Cattedrale nella quale si giunge intorno alle ore 2:00.

San Pardo rientra in Cattedrale Nel secondo giorno, San Pardo rientra in Cattedrale verso le ore 15:00, dopo aver attraversato tutto il centro storico dalla periferia alle strette stradine interne, secondo un immutabile e unico itinerario. Nel terzo ed ultimo giorno di festa l’arrivo al Cimitero, dove si giunge per riportare l’immagine del Martire Larinese è previsto per le ore 13:00, mentre la partenza per il Centro Storico della città frentana è fissata alle 16:00. Orario che pone fine alla scampagnata svoltasi nei pressi del Cimitero stesso ed ordina la ripartenza alla volta della Cattedrale, che accoglierà San Pardo nel suo ultimo e definitivo rientro previsto intorno alle ore 18:00.

 

ALCUNE CONSIDERAZIONI

Gli studi effettuati sulla storia di Larino hanno riportato alla luce pochi riferimenti sulla Carrese di San Pardo.

Alcuni particolari fanno supporre che essa fosse originariamente una corsa di carri trainati da buoi ma che successivamente, per motivi sconosciuti, si sia trasformata in quella attuale, come si ricorda da sempre.

Con itinerario del tutto ipotetico e con un numero di carri partecipanti mai ipotizzato, la corsa doveva partire da qualche punto del circondario di Larino, distante chissà quanto per poi giungere all’ingresso della città dove il carro primo arrivato aveva presumibilmente l’onore di portare in processione le Sacre Reliquie.

In poche parole l’origine della Carrese di San Pardo è ritenuta identica alle carresi dei paesi limitrofi a quello frentano.

Ammettendo che i pochi dati rinvenuti sulla corsa facessero effettivamente riferimento a quella di Larino, come mai dalla corsa si passò ad una semplice "passeggiata"?

L’ipotesi più accreditata è che durante la competizione, un incidente "irreparabile" scosse l’animo dei larinesi che si convinsero dell’opportunità di cambiare le caratteristiche della rievocazione religiosa. Sarebbe estremamente banale imputare l’origine della corsa alla fretta dei larinesi, se pur comprensibile, di tornare nella propria città dopo avere prelevato a Lesina le spoglie del Santo.

D’altronde l’ipotesi della corsa stona e non poco con la traslazione del corpo del Santo e ammettendo che possa avere delle similitudini con l’originale si può pensare che la corsa potrebbe far riferimento alla prima parte della traslazione dell’842, che avrebbe consentito al carro con le Sacre Spoglie di allontanarsi nel più breve tempo possibile dal territorio pugliese: ma una volta fuori pericolo? La ragione impone di pensare che si sia proseguiti a passo lento verso la Chiesa larinese: primo, perché non avrebbe avuto senso correre, secondo, perché nel caso contrario quanti buoi si sarebbero dovuti alternare nel traino del carro fino a Larino?

Terminiamo ipotizzando che potrebbe essere possibile che in prossimità della città, i larinesi spinti dall’entusiasmo per la magnifica impresa, scelsero di far a galoppo un ingresso trionfale fra le mura amiche, che per quanto trionfale, potrebbe risultare estremamente scomodo per una Sacra Spoglia.

Se poi, la corsa veniva intesa con un simbolismo particolare o semplicemente come sfida fra carri per far scegliere alla sorte quello che doveva avere il privilegio di portare in processione le reliquie del Santo, allora tutto come non detto!

Ricapitolando, per la rievocazione della traslazione fu scelta la corsa che poi, per qualche motivo fu convertita in tranquilla passeggiata…..Ma si è davvero certi che la Carrese di San Pardo non nacque così come appare oggi?

Questo dubbio è generato solo da riflessioni personali e da considerazioni fantasiose, basate sull’ignorare gli aleatori dati storici che siamo i primi a non discutere, facendo i migliori complimenti a colui o coloro o a qualsiasi evento che sia stato in grado di convincere un popolo a mutar completamente, niente meno che, l’origine della propria tradizione.

Processione carri di notte


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