Parrocchia Sant'Agnese dei Padri Monfortiani - Diocesi di Matera-Irsina
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Vita brevissima  di S. LUIGI MARIA GRIGNION DA MONTFORT (D. Giuseppe De Luca)

      Data ultima modifica: 25/01/2004 16.39.33                                                                                                                    Home Page

San Luigi Maria Grignion da Montfort è stato uno dei missionari più ardenti che la Chiesa abbia conosciuto nei tempi moderni; missionario non già in terra di infeSan Luigi Maria Grignion da Montfortdeli, ma nelle nostre terre medesime, divenute per le cattive dottrine e soprattutto per i cattivi costumi ancora più infedeli delle stesse terre infedeli.

Nacque il 31 gennaio del 1673 a Montfort, nella diocesi di Rennes. Era dunque un uomo di quella nobile Brettagna, che San Luigi Maria Grignion da Montforttanta parte ha avuto nella civiltà cristiana, e appartenne anche Lui a quella generazione di eroici missionari brèttoni, che durante tutto il secolo XVII rievangelizzarono la loro regione. La famiglia era della buona borghesia locale, ed egli fu il secondo di diciotto figli. Studiò a Rennes, nel Collegio dei Gesuiti; quindi, per la teologia, si recò a Parigi, dove fu alunno del Seminario famoso di San Sulpizio; quivi ricevette l'ordinazione sacerdotale il 5 giugno del 1700. Durante i primi anni del suo sacerdozio, svolse un ministero vario, a Nantes dapprima e poi principalmente a Poitiers, dove ebbe cura dell'ospedale della città, conobbe e guidò Maria Luisa Trichet, e con lei fondò la Congregazione delle Figlie della Sapienza, oggi così fiorente. Verso il 1705 iniziò la sua vita di missionario perpetuo, vita alla quale restò fedele sino alla morte. Si può anzi dire che vi restò fedele anche dopo la morte, perché via via, ne' suoi ultimi anni, venne preparando una Congregazione di Missionari che, sotto il nome di Compagnia di Maria, proseguisse — così come la prosegue anche oggi — l'opera da lui iniziata. Nella primavera del 1706 si mise in viaggio per Roma, dove il 6 giugno fu ricevuto dal papa Clemente XI che gli consigliò di non recarsi, secondo che egli avrebbe desiderato, tra i pagani in terra lontana, ma di svolgere il suo ministero nella sua patria; e lo creò missionario apostolico.

Da allora in poi S. Luigi Maria si consacrò per intero alle sue missioni, che furono innumerevoli: morì nel bel mezzo di una missione, a Saint-Laurcnt-sur-Sèvre, il 28 aprile del 1716, di appena 43 anni. L'avevano spezzato le penitenze durissime, i gravi rischi patiti (fu attentato più volte alla sua vita), il lavoro incessante e quasi sovrumano, e lo stesso amore di Dio che gli faceva non desiderare altro che il ciclo.San Luigi Maria Grignion da Montfort

Resta, la sua figura, memorabile nella storia della Chiesa, per la assolutezza del suo ardore apostolico, per il rigore delle sue penitenze, per l'amore sviscerato ai poveri e alla povertà, per i grandi patimenti e ]e innumerevoli umiliazioni che gli venivano da ogni parte e che egli sopportò con una pazienza eroica, per il suo amore alla Madonna. Egli e stato, negli ultimi secoli, uno degli apostoli più fervidi e più efficaci della devozione alla Madonna.

Il Trattato della vera devozione a Maria Vergine, ritenuto comunemente il suo capolavoro, è un gran libro che nessun devoto di Maria SS. ignora e va annoverato tra i libri più universalmente conosciuti e amati del cattolicesimo contemporaneo, e tra quelli che più hanno contribuito alla pietà cristiana di oggi.

Non molti altri scritti egli ci ha lasciato, ma tra essi bisogna ricordare i Cantici Spirituali, ricchissima serie di canzoncine popolari, tutte assai belle come istruzione e consolazione del popolo, e qualcuna bella anche come poesia; inoltre, l'Amore dell'eterna Sapienza, piccolo sommario di verità e di affetti sull'amore per Nostro Signore.

L'insegnamento della sua vita può riassumersi in poche parole: far tutto per Dio solo; amare la Madonna; mettere in cima ai nostri pensieri l'affetto per i più poveri, i più infermi, i più abbandonati degli uomini; domare il nostro corpo sì da farlo servo obbedientissimo all'anima, e tener l'anima nostra nel fuoco dell'amore per Cristo, amore che non conosca debolezze ne esitazioni, ma soltanto nuovi progressi verso una dedizione sempre più assoluta, più totale.

La Chiesa lo ha riconosciuto uno de' suoi figli più insigni, elevandolo all'onore degli altari.

Don Giuseppe De Luca (1943)