Parrocchia Sant'Agnese dei Padri Monfortiani - Diocesi di Matera-Irsina
Padre Basilio Gavazzeni (parroco)  - Padre Severino Donadoni (vice parroco)
Piazza Sant'Agnese - Matera - E-mail:basiliogavazzeni@tiscali.it - Tel. 0835 310033
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USURA- IL BERGAMASCO IN TRINCEA: SI E' ABBASSATA LA GUARDIA
                                          L'articolo è stato pubblicato su L'Eco di Bergamo del 5 Febbraio 2004      Leggi l'articolo in formato pdf

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Padre Basilio Gavazzeni, Parroco di Sant'Agnese, MateraPoche denunce, molte richieste d'aiuto: secondo padre Basilio Gavazzeni, monfortano originario di Verdello, parroco a Matera, da quindici anni in trincea, l'usura è un male ancora lontano dalla sconfitta. Una piaga vile, generata dalla «cultura del successo», che colpisce i più fragili, incapaci di accettare d'essere esclusi dai vantaggi della ricchezza. Padre Basilio ha toccato con mano quanto può essere pesante la minaccia degli usurai: nel '94 per punire il suo impegno a difesa dei più deboli hanno fatto saltare la porta della sua chiesa parrocchiale con un chilo di tritolo. Ma lui non si è mai arreso, e oggi insiste: «Non bisogna nascondersi nel silenzio».
Il Papa ha invitato ieri a non praticare l'usura, «piaga capace di strangolare la vita di molte persone».
«Il richiamo del Papa è controcorrente, perché molti negli ultimi anni hanno abbassato la guardia di fronte al tema dell'usura. È attuale, perché intercetta un male sempre presente. Ora ci sono un'usura spicciola e una macrousura che corrisponde al concetto di usurocrazia come la intende Ezra Pound, e che si è espressa in grandi fallimenti e nel giro vorticoso dei bond. Pensiamo a tutta la gente che ha perso tutto ciò che aveva. A chi si rivolgerà per ottenere denaro? Il popolo dei risparmi bruciati ingrossa le fila delle nuove povertà. I rovesci economici avvicinano al bisogno persone della classe media».
A cosa è dovuto il calo di attenzione degli ultimi anni?
«Sono subentrati altri problemi. E poi questa è una questione triste, un tema per cui è facile che scatti da parte dell'opinione pubblica una colpevolizzazione. “Ben gli sta - dice la gente - se l'è cercato”. Apparteniamo tutti a una società in cui la ricerca del denaro è importante, e lodiamo tutti il successo, invece chi cade nell'usura è in un circuito che richiama la fragilità, la possibilità di perdere».
Chi sono le vittime dell'usura?
«Sono spesso persone tra i trenta e i quarantacinque anni: uomini che non hanno superato la “linea d'ombra” dell'esistenza, cioè sono nelle pieno delle loro facoltà di produrre, di lavorare, e sono ancora perseguitati dal demone della realizzazione e dell'accumulo. Li consuma la volontà di far prendere corpo ai propri progetti, e pretendono sempre di più. Un calcolo mal fatto, un'emergenza improvvisa, il rovesciamento di una situazione li mettono in difficoltà. Se possono attingere denaro da un datore legale, le banche, va bene, altrimenti rimangono poche possibilità. Credo che nessuno oggi a parte i santi oppure gli sciocchi presti denaro, perfino a familiari, senza pretese esose».
E chi sono gli usurai?
«Persone di grande liquidità e poco coraggio, certo di una bella insensibilità morale, che non tengono conto delle conseguenze di ciò che fanno. Sono in grado di esercitare pressioni con la vergogna, con minacce, o con continue vessazioni, e stringono nel loro cerchio intere famiglie. L'usuraio nell'immaginario collettivo appartiene a un mondo minaccioso e misterioso mentre a volte è in realtà molto facile da trovare: è il vicino di casa, il collega».
È la povertà che spinge a chiedere denaro?
«In qualche caso c'è la necessità e quindi una specie d'innocenza in chi chiede denaro, ma non sempre. L'80 per cento delle persone finite sotto usura che ho incontrato non erano moralmente meritevoli. Questo non significa che non fossero legalmente meritevoli d'aiuto: intorno a loro c'erano sempre famiglie e figli innocenti. Però a volte mi trovo di fronte a fatti che fanno riflettere: perché ostinarsi in un'avventura imprenditoriale senza futuro? Perché vivere alla grande in tempi di economia fragile, soggetta a mutamenti continui? L'usuraio poi non ha presente il valore e il peso specifico della persona umana. È uno dei comportamenti malavitosi più vili».
Quanti denunciano l'usura?
«Negli ultimi anni c'è stato un calo notevole. Un fatto grave. È importante invece imparare a denunciare. Chi denuncia un usuraio non ne viene mai colpito. Le leggi permettono di difendersi bene da queste situazioni. Chi è sotto usura non deve chiudersi nel silenzio e nell'isolamento, tentazione frequentissima. Il ricorso alle fondazioni antiusura, che erogando prestiti esercitano un'azione di prevenzione, è continuo. Le cifre richieste sono più basse rispetto al passato: la stretta economica di queste ultime stagioni in qualche modo ha dato un insegnamento, ridimensionando desideri e ambizioni. Alle fondazioni, cresciute di numero negli ultimi anni, si è affiancata anche l'azione preventiva dei consorzi fidi, che utilizzano fondi di provenienza statale, rivolti soprattutto agli imprenditori. Noi soccorriamo le persone, a perseguire gli usurai devono pensare le forze dell'ordine. Per combattere il fenomeno comunque ci vuole soprattutto una cultura antidebito, anzi una cultura responsabile del debito e del denaro». (Sabrina Penteriani).

basiliogavazzeni@tiscali.it


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