Cammino
di chiocciola
Non
so perché scivoli lungo i costoni
delle crete o percorra vie per lei oceaniche
lasciando un'orma di schiuma innocente.
Non so perché sia così silenziosa nel campo
ove anche la notte è cratere rovente di bocche
dissociate e di veleni sonori;
perché levighi carezze sul volto
dei mille d'improvviso defunti nel suo territorio
minuto.
So che quando ascende alla vetta del più alto stelo
vorrebbe balzare sui colori dell'arcobaleno
a tessere sogni non più acidi di pioggia,
non più stremati dalle angosce dei piccoli fiori
che la nebbia affoga ogni ora.
Non sono più i sogni del dormiente
i sogni della paura e dei voli su vulcanici scempi,
i sogni dei fantasmi erosi
dall'acre fumogeno dello zolfo e dell'alta marea,
i sogni che antenne
simili a tenere e indecise insorgenze di stami
o a periscopici alberi filiformi di mozzo nautilo,
rivelano stillanti o affluenti dal giorno in ascite.
Poi, verso sera, quando ciascuna storia
con le altre si ricompone in unico insieme nero,
dai confini non più personali
tanti soli tra le mani esplodono rossi e traccianti
lungo tutte le strade percorse.
|
|