Rituale
Non
è morto il dio del diluvio,
il dio solo placato dal sangue dei vergini:
soffia impietoso
sul mio cuore di foresta dove ogni ramo
disegna cuori trafitti sulle foglie
e poi, fiamme divenuto, svanisce;
soffia impietoso
sul mio cuore di spiaggia dove ogni onda
abbandona in schiuma rigonfia una disperazione compiuta;
soffia impietoso
sul mio corpo dipinto con i segni delle origini,
che la pioggia vuole cancellare,
e sul moncherino di ala d'angelo
che resta della mia casa di fango.
Ci sono vie e autostrade fra le nuvole non
a misura d'uomo, macabre
perché ad ogni fermata si levano e roteano
frammenti di pietre impazziti; perfino
i latrati sanno di terra,
quando la luna si dimezza
e scompare dietro corsie non più misteriose.
Qualcuno dirà che c'è dell'illogico
in tutto ciò e che i passi della grandine
non sono quelli dei guerrieri, anche se
affogano nidi o stracciano foglie condannate a finire.
Intanto, il suo gran sacerdote sale e si gonfia, superstiti
tesori d'oro antico nel suo nero inghiottendo.
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